IN MORTE DELL’ESPERTO (RIMPIAZZATO DAL TUTTOLOGO IGNORANTE) : VIVIAMO IN UNA SOCIETÀ IN CUI CHI HA ESPERIENZA E CONOSCENZA VIENE TRAVOLTO DALLO SCETTICISMO MENTRE, NEL DIBATTITO PUBBLICO, DAI SOCIAL ALLA TV, SI LASCIA SPAZIO A TUTTOLOGI INCOMPETENTI E IGNORANTI CHE NON ARGOMENTANO QUELLO CHE DICONO E SI LIMITANO SPESSO A URLARE
PAOLO FALLAI: “NON AVREMMO MAI ACCETTATO DI FARCI OPERARE AL CUORE DA UN ‘NON ESPERTO’ E NON AVREMMO MAI AFFIDATO LA COSTRUZIONE DI UN PONTE A UN IMPROVVISATO. INVECE, SULLA SCIA DEL CHIACCHIERICCIO IMPERANTE, SUCCEDE ANCHE QUESTO”
C’è una categoria umana che da qualche tempo soffre di una grave crisi: l’esperto è sempre più depresso.
Attaccato da un’ondata montante di scetticismo («come fa a sapere quelle cose?»), soggetto a sospetti ricorrenti («avrà i suoi motivi per parlare così»), travolto dalla semplificazione dialettica che fa di ogni confronto uno scontro a base di insulti.
Eppure, la sua origine è semplice: la parola ci arriva dal latino expertus, participio passato del verbo experiri che vuol dire provare, sperimentare o mettere in atto qualcosa in modo ragionato. Il nostro esperto è quindi chi ha esperienza in un determinato campo e conosce bene un argomento per averlo studiato ed è riconosciuto per i titoli (accademici o di ruolo, o le pubblicazioni) e per l’apprezzamento dell’opinione pubblic
Hanno sempre ragione?
Viviamo un’epoca in cui questo riconoscimento non ha fortuna: il problema non è che nel 2024, tra i 25 e i 34 anni, solo il 31,6% possedeva una laurea e quindi si suppone esperto almeno un po’ nel suo campo.
Né che siamo più di 10 punti sotto la media europea, che sfiora il 44%, e lontanissimi dall’obiettivo del 45% fissato per noi
dall’Ue per il 2030.
Il tema è che nel dibattito pubblico, dai social alla tv, siamo stati invasi da incompetenti, ignoranti e profani che si occupano di tutto, non argomentano quello che dicono, si limitano spesso a urlarlo
Non avremmo mai accettato di farci operare al cuore da un «non esperto» e non avremmo mai affidato la costruzione di un ponte a un improvvisato. Invece, sulla scia del chiacchiericcio imperante, succede anche questo. Forse l’agonia non riguarda solo gli esperti.
Paolo Fallai
per il “Corriere della Sera”
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