TANGENTI AI DS PER LAVORARE AL PORTO DI NAPOLI
NEI GUAI IL PRESIDENTE DELL’AUTORITA’ PORTUALE FRANCESCO NERLI, EX SENATORE DS… L’ACCUSA E’ DI CONCUSSIONE AGGRAVATA: CHIEDEVA DAI 5.000 AI 25.000 EURO AGLI IMPRENDITORI PER IL PARTITO… BUFERA NEL PD, GIA’ LOGORATO DALLA LOTTA INTERNA
Chiunque avesse affari o rapporti di lavoro all’interno del porto di Napoli doveva versare “contributi” da 5 a 25 mila euro all’allora partito dei Democratici di Sinistra.
Una tangente che – secondo l’accusa – il presidente dell’Autorità portuale, attraverso dipendenti a lui fedeli, avrebbe invitato a versare, sollecitando gli imprenditori e operatori portuali.
Su queste basi la Guardia di Finanza ha bussato alla porta dell’ex onorevole Francesco Nerli, notificandogli un provvedimento che gli vieta la dimora nell’intera Regione Campania. L’accusa è concussione aggravata, nei guai anche una sua strettissima collaboratrice. Perquisizioni domiciliari invece per sette funzionari.
Secondo le indagini della Procura, il presidente dell’Autorità portuale, Francesco Nerli, “forte dei potentissimi poteri attribuitigli dalla legge, ha indotto numerosi operatori del porto di Napoli ad effettuare contribuzioni economiche a favore del suo partito politico di riferimento”.
Nerli era stato eletto deputato del Pci nel 1987, senatore del Pds nel 1992, sempre nel collegio di Siena, nel 1995 viene nominato capo dell’Autorità portuale di Civitavecchia e nel 2000 di quella di Napoli.
Le indagini sono nate dopo che i finanzieri avevano trovato un prospetto riepilogativo nel quale erano riportati nomi di ditte e di società con a fianco l’indicazione degli estremi degli assegni e dell’importo.
Tutto confermato dagli imprenditori chiamati a testimoniare che hanno dichiarato di essere stati costretti a versare somme di denaro, tra il 2005 e il 2006, che andavano dai 5.000 ai 25.000 euro.
I versamenti richiesti risultano regolarmente contabilizzati dalle aziende e dallo stesso partito, i Ds, che ha beneficiato per anni dei “contributi obbligatori”, fatti passare come libere elargizioni.
La Procura della Repubblica di Napoli non ha dubbi: “L’uso strumentale del potere politico e l’indebita commistione tra funzione pubblica e attivismo politico sono state confermate dalle dichiarazioni degli imprenditori concussi”.
E ancora “le ditte operavano nel porto di Napoli, attraverso un rapporto di natura concessoria o di altra prestazione d’opera versa la committente Autorità portuale e quindi in una particolare situazione di soggezione di fronte a chi richiedeva siffatte contribuzioni”.
L’avvocato di Nerli sostiene che ” non risulta nessuna pressione o velata minaccia a evocare la propria autorità “, si tratterebbe di contributi non richiesti ma volontari.
Tesi smentita da una decina di coloro che invece hanno pagato la somma.
Uno scandalo che sta mettendo in seria difficoltà un partito già segnato dalla vicenda Bassolino e che ora si trova nuovamente nei guai per accuse gravi che minano la sua presunta immagine anticorruzione e di trasparenza ostentata.
Una brutta gatta da pelare per Veltroni & C…
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