IL NORD EST VUOLE MENO TASSE, LA LEGA FA DA POMPIERE
DUE ANNI FA GLI IMPRENDITORI DEL NORD EST SCESERO IN PIAZZA CONTRO PRODI…ORA C’E’ CRISI: LA CASSA INTEGRAZIONE E’AUMENTATA DEL 29%… SI CHIEDE UNA REVISIONE DEGLI STUDI DI SETTORE E UNA RIDUZIONE DELLE TASSE… LA LEGA AL GOVERNO IN FORTE IMBARAZZO
La contraddizione è evidente: nell’autunno di due anni fa gli imprenditori e gli artigiani del Nord est scesero in piazza per protestare contro il governo Prodi e le tasse di Visco. In quei cortei c’erano tanti politici del centrodestra, alcuni dei quali oggi sono al Governo.
Se non fosse per dare loro un’ultima chance, la base avrebbe già deciso una manifestazione antigovernativa, esasperata dall’aggravarsi della situazione economica internazionale, ma anche dall’immobilismo del governo amico. Il famoso Nord est produttivo che ha superato gli anni della svalutazione e della delocalizzazione, ormai pensava che i peggiori difetti della globalizzazione fossero passati.
Invece il crollo del sistema finanziario mondiale taglia le gambe anche al “modello veneto”, già provato dall’impennata del costo delle materie prime e del cambio sfavorevole del dollaro.
Un insieme di tante piccole e medie imprese che messe insieme formano la locomotiva produttiva italiana.
La disoccupazione è un incubo che si allarga: nella sola provincia di Treviso, dove c’e’ una partita Iva ogni 8 abitanti, da gennaio ad agosto le assunzioni a tempo indeterminato sono calate del 30%, mentre parallelamente è cresciuta la cassa integrazione ( + 29,3% quella ordinaria, + 22% quella straordinaria).
Boccheggiano i distretti manifatturieri, dalle scarpe al tessile, dalla meccanica al legno, dagli occhiali all’oreficeria…
La Electrolux di Susegana ha lasciato a casa 380 persone, il maglificio Monti di Maserada parla di 250 esuberi, la Aprilia di Scorzè ( gruppo Piaggio di Colaninno) ha 350 persone in cassa integrazione.
Si sente dire “lo Stato paga i debiti di Alitalia” ma non pensa a noi”.
L’ esasperazione prende ancora una volta la forma della ribellione fiscale contro gli studi di settore, cioè i parametri per calcolare le tasse da pagare in base al reddito presunto.
Si stanno raccogliendo firme per bloccare l’applicazione degli studi di settore nel 2008 e nel 2009, al fine poi di ridiscutere la materia.
Gli artigiani di Mestre sottolineano che il governo pensa a intervenire sugli acconti Irpef, sull’imponibile Irap, sui termini di pagamento dell’Iva, ma occorre ben altro, ovvero congelare gli studi di settore di Visco, insostenibili in un periodo di recessione.
Per non parlare dell’insofferenza localistico-economica derivante dal fatto che sono stati concessi sconti-benzina per le aree di confine con la Svizzera e non a quelle con l’Austria.
La Lega che fino a qualche mese fa cavalcava proteste ben più immotivate di questa, scendendo in piazza ad ogni occasione, oggi precisa che “non è il momento della protesta, ma di rimboccarci le maniche”.
Ma l’asse Tremonti-Lega pare perdere colpi e le imprese dovranno accontentarsi anch’esse di qualche briciola.
Roma ora che non è più ladrona, da quando governa la Lega vietato parlarne male, è diventata parsimoniosa forse, certamente coraggiosa nelle scelte a sostegno di imprese e famiglie mai. Come
sempre il popolo veneto se la dovrà cavare da solo, in attesa di un federalismo che non gli auguriamo.
Si sono già fatti abbastanza del male, senza dover pagare altre nuove tasse.
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