A PONTIDA HANNO FESTEGGIATO I 57.000 VOTI IN MENO NEL NORD OVEST?
CONTINUA IL GRANDE EQUIVOCO DELLA “VITTORIA” LEGHISTA: FERMA NEL NORD EST, SCONFITTA AL NORD OVEST, SENZA I 157.000 VOTI RACCATTATI NEL CENTRO SUD SAREBBE STATO UN DISASTRO… ALLE PROVINCIALI, RISPETTO ALLE EUROPEE, LA LEGA PERDE SECCO ALTRI 156.709 VOTI NELLE 28 PROVINCE PADANE…
Fa sorridere, ma anche pensare, la superficialità con cui molti media continuano a parlare delle recenti elezioni europee come caratterizzate da un vittoria della Lega.
E mentre a Pontida il tradizionale raduno “festeggia” la presa del potere in qualche altro comune della Casta in camicia verde, a base di salsiccia, polenta e consulenze agli amici degli amici, sono pochi gli analisti che hanno il coraggio di commentare scientificamente i numeri reali.
Vediamo di riassumerli, essendo ufficiali sono verificabili da tutti.
Rispetto alle politiche 2008, la Lega è aumentata di 103.000 voti complessivamente: ne ha persi 57.000 nel Nord ovest, ne ha guadagnati appena 3.000 nel Nord Est ( dove avrebbe dovuto esserci il sorpasso del Pdl) , 108.000 al Centro e 49.000 nel Sud e nelle Isole, dove prima non si era presentata.
A Milano città dal 12,3% delle politiche, la Lega scende all’ 11,7%.
Un trend negativo se si pensa alla Lega di Formentini del 1993 quando il partito raggiunse in città il 40%. Ora a malapena in Lombardia arriva 22,7% e all’ 11,7% in città .
Segnale evidente che Milano premia il pragmatismo poliedrico di Berlusconi, più che i temi della Lega. Secondo molti analisti la Lega riesce a governare i piccoli comuni, ma sul grande non ce la fa.
Milano è una città profondamente commerciale, accoglie tutto e tutti, se non scambia muore,la sua anima profonda intuisce da dove arriva l’agiatezza e si ribella alle posizioni da frontiera. I bisogni dei cittadini sono diversi.
Altro dato importante: l’espansione al Sud ,che stavolta è servita a tamponare le perdite, è minima, irrilevante, resta una pia illusione, sono solo briciole.
E’ la terza volta che la Lega ci prova e dovrebbe ormai rassegnarsi al suo ruolo “regionalista”.
Ma anche al Nord ci sono resistenze a una espansione ormai bloccata e un problema ancor più grave: la Lega non riesce a “fidelizzare” il proprio elettorato.
Se tutti i padani che l’hanno votata almeno una volta lo facessero nuovamente le sue percentuali sarebbe bulgare, ma così non è.
I “delusi” non tornano indietro e gli ex leghisti aumentano la fascia degli astensionisti.
Le principali critiche che vengono mosse dagli ex votanti sono che non riesce a essere a un partito territoriale perchè lascia le istanze identitarie in secondo piano, non fa cultura da tempo, rinunciando al ruolo di “nation building” che è invece primario in tutti i grandi movimenti autonomisti e indipendentisti e non bastano certo Miss Padania e una squadra di calcio a risvegliare l’identità perduta.
La Lega poi non ha mai chiarito l’ambigua convivenza tra ruoli di lotta e di governo, basti pensare all’assurdo di agitare la “mancanza di sicurezza” proprio ora che hanno un ministro dell’Interno della Lega.
Non ha creato una classe dirigente omogenea : a un gruppo di amministratori locali bravi ( ma onesti e capaci di loro) contrappone una corte dei miracoli di personaggi riciclati in tuiie le salse che sopravvivono solo grazie alla benevolenza del capo e al suo terrore di allevarsi concorrenti.
Si proclama autonomista ma sorregge iniziative che di federalista hanno soltanto il nome, si dice migliana ma di Miglio non c’è traccia nel suo operato.
Alla fine queste contraddizioni esplodono e la Lega è diventata un ufficio di collocamento per mezze figure e servi zelanti in cerca di occupazione.
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