A SINISTRA SI FANNO IN SEI: ATOMI IN LIBERTA’
DA CIVATI A RIZZO E CUPERLO, FINO ALLE PICCOLE GALASSIE DELLA SINISTRA PERENNEMENTE DIVISA
Nell’oceano del consenso renziano, la zattera della sinistra italiana prova a issare l’ultima bandiera.
Il sussulto arriva dalla “Leopolda rossa” organizzata da Pippo Civati a Livorno.
I tre giorni di “PolitiCamp” sono valsi una nuova “associazione apartitica” per tentare di arginare la deriva renziana.
Il nome sarà Possibile, i compagni di viaggio ci sono già : Gianni Cuperlo, tuttora in testa a una delle micro correnti di sinistra del Pd, e Nichi Vendola, leader di quel che resta di Sinistra
Ecologia e Libertà .
Maria Elena Boschi ha commentato con ironia feroce: “A questo punto dell’estate arriva sempre Civati, come le indicazioni dei telegiornali su come ci si ripara dal caldo”.
Pippo e gli associati, invece, promettono di non avere in cantiere un nuovo partito: la galassia della sinistra italiana gode già di un discreto numero di liste, dagli equilibri variabili e dal potenziale elettorale assai incerto.
Vendola e Sel, come detto, hanno appena subìto una separazione: Gennaro Migliore ha fatto le valigie con una decina di parlamentari e si è fatto anche lui la sua associazione: Libertà e diritti.
I fuoriusciti avranno mani libere nel rapporto con Renzi.
Vendola sull’argomento ondeggia : a giorni alterni rifiuta di “salire sul carro del vincitore”, o sostiene che “in autunno bisognerà riprendere il discorso col Pd”.
Il dibattito ha lacerato un partito che alle ultime elezioni politiche del 2013 (da alleato del Pd) ha preso il 3,2 per cento. Poi, alle europee di maggio, si è unito alla Lista Tsipras, contribuendo al 4 per cento finale.
Nel nome del leader greco, in vista delle urne, Vendola aveva seppellito l’acerrima rivalità con gli ex compagni di Rifondazione Comunista (a loro volta uniti con i Comunisti italiani nella Federazione della Sinistra).
Con il decisivo impulso dei garanti “società civile”, l’Altra Europa si è issata al fatidico 4 per cento, utile per eleggere tre deputati a Strasburgo.
Un successo ottenuto senza mai smettere di litigare.
Prima delle elezioni Camilleri e Flores d’Arcais hanno abbandonato il ruolo di garanti in polemica con la composizione delle liste, dopo le urne la decisione di Barbara Spinelli di non rinunciare al seggio (escludendo Marco Furfaro di Sel) è stata l’argomento per una nuova resa dei conti.
Il futuro è incerto: questa settimana gli eletti incontrano la “base”, alla presenza dello stesso Tsipras.
Vendola, rimasto senza eurodeputati, si è defilato. Rifondazione e Comunisti italiani sembrano favorevoli all’adesione.
L’ultima volta che entrarono in un cartello elettorale fu per le politiche del 2013: era la Rivoluzione Civile di Antonio Ingroia, con i Verdi, l’Idv e Luigi De Magistris. Misero insieme il 2,2 per cento.
C’è vita, si fa per dire, anche a sinistra di Tsipras.
Resiste a tutt’oggi l’irriducibile Partito Comunista dei Lavoratori.
Nato nel 2006 da una costola trozkista di Rifondazione, col suo leader Marco Ferrando contribuì al fallimento del secondo governo Prodi.
Alle politiche del 2013 ha preso un incoraggiante 0,26 per cento.
Alle stesse elezioni ha partecipato un’altra lista, oggi scomparsa: il Partito di Alternativa Comunista. Arci rivali di Ferrando e compagni (la Rete ne conserva memorabili invettive), si fermarono allo 0,01 per cento.
Infine, c’è l’indomito Marco Rizzo. Tre legislature nel Parlamento italiano con Rifondazione e Comunisti italiani, una in quello europeo, oggi guida il Partito Comunista (ex Comunisti Sinistra Popolare).
Il congresso (ri)fondativo si è svolto a gennaio. Il motto è lo stesso: “Ritornare tra la gente, ripartire dalle lotte”.
Tommaso Rodano
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