ACCORDO SUL PROCESSO BREVE: IL “FINI” GIUSTIFICA I MEZZI
BLOCCATA LA PRESCRIZIONE, LA NORMA SUI PROGETTI TRIBUTARI, LA CANDIDATURA DI COSENTINO IN CAMPANIA… VIA PARLAMENTARE PER IL PROCESSO BREVE, MA IL PREMIER NON SI FIDA… POSSIBILE CHE LA POLITICA DEL CENTRODESTRA SI DEBBA RIDURRE A TROVARE UNA SOLUZIONE AI PROCESSI A BERLUSCONI?
Un accordo al ribasso e ancora tutto da scrivere: dopo due ore animate di confronto tra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini, l’intesa è stata trovata solo sulla presentazione di un disegno di legge (con tempi parlamentari non brevi) che sancisce il principio che un processo, a carico di un incensurato, possa durare al massimo sei anni, due per ogni fase di giudizio.
Nessuna prescrizione breve quindi che avrebbe bloccato subito il processo Mills e quello per i fondi neri Mediaset, e neppure nessuna norma transitoria che consenta a Mediaset di chiudere la vertenza con l’Agenzia delle Entrate pagando solo il 5% dei 200 milioni di euro richiesti.
Si è raggiunta questa mediazione nel corso di un incontro burrascoso tra i due fondatori del Pdl, ma non è finita qua: ora il sospetto è che ciascuno possa tentare un blitz a scapito dell’altro.
Fini ha sostenuto “ho una faccia da difendere , non intendo giocarmela su amnistie mascherate come questa (riferendosi alla prescrizione breve proposta da Ghedini). Il Quirinale una cosa come questa non la firma, minacce e ultimatum con me non funzionano”, mentre Berlusconi ha accusato Fini di “comportamento disdicevole” rimproverandolo: “solo la prescrizione breve mi garantisce di chiudere il caso Mills, se non mi appoggi lo interpreterò come un tradimento”.
Alla fine si arriva a una mediazione, ma il premier è contrariato, non era quella che avrebbe voluto.
Niente prescrizione breve, niente 5% sul contenzioso con l’Agenzia delle entrate, bocciato Cosentino in Campania.
Solo il processo breve che il premier vorrebbe vedere approvato entro Natale, ma i rischi ci sono.
Una volta approvato comunque farebbe decadere il processo sui diritti Tv, ma il processo Mills andrebbe avanti ancora per diversi mesi, con le conseguenze mediatiche relative.
Di qui la possibilità di provare con un emendamento a forzare la situazione in Parlamento, ma i finiani sono con gli occhi ben aperti.
Ormai tra il presidente della Camera e il premier non c’è più nè fiducia nè rapporto di amicizia.
Vediamo che fine farebbero i due processi sulla base della nuova legge sul processo breve.
Quello sui diritti Mediaset, considerato che è iniziato il 21-11-2007 e si è interrotto per il lodo Alfano a ottobre 2008, sarebbe già fuori tempo massimo, se si considera il limite dei due anni per ogni fase processuale.
Diverso il caso Mills che riprenderà , con una nuova Corte, il 27 novembre: se i due anni si calcoleranno dal marzo 2007, quando iniziò il procedimento, detratto il periodo del lodo Alfano, il tetto dei due anni scadrebbe a marzo 2010.
Se si calcoleranno invece dalla ripresa ex novo, allora scadrà nel 2011.
Non si andrà in ogni caso oltre la primavera del 2011 e questa scadenza fa temere Berlusconi qualche trappola durante l’iter parlamentare.
Non a caso i giornali vicini al premier sono piuttosto freddini verso la soluzione del processo breve.
Ma qua vogliamo esprimere alcune considerazioni politiche a quanto sta avvenendo.
In primo luogo è inconcepibile che da settimane l’unica preoccupazione del governo sia quella di fare una legge “ad personam” per togliere il presidente del Consiglio dai guai giudiziari.
Quello che non vale per gli altri cittadini deve valere solo per lui? Passi (si fa per dire) cercare di annullare i due processi Mills e diritti Tv, ma arrivare al punto di voler azzerare anche il contezioso con l’Agenzia delle Entrate per 200 milioni di euro della sua azienda che c’entra con la persecuzione giudiziaria?
Il premier sostiene che “gli italiani lo hanno chiamato a governare”, ma se era a conoscenza delle leggi italiane sapeva benissimo che sarebbe anche stato chiamato a rispondere alla giustizia: non gliel’ha ordinato il medico di presentarsi alle elezioni.
Completamente sbagliata la strategia: sei vittima di persecuzione da parte di certa Magistratura?
Ragione di pù per essere presente a ogno udienza e contestare con i mezzi mediatici che possiedi le accuse. Non di trovare scuse per disertarle.
Male non fare, paura non avere.
Anzi, una presenza processuale costante ne farebbe semmai un martire , semprechè uno non abbia nulla da nascondere.
In caso contrario è peggio dare pure l’impressione di cercare mezzucci per non farsi giudicare.
Ricordiamo che il premier ha avuto spesso in passato ragione in terzo grado, quindi non è vero che tutti gli danno addosso, la sua innocenza spesso è stata riconosciuta.
L’elettore di centrodestra alla lunga si sta stancando di queste vicende e non ama avere un punto di riferimento che dedica il suo tempo, invece che ai problemi del Paese, a far approvare leggine ad personam.
Fini questo l’ha capito ed è riuscito per ora a coprire lo spazio dei delusi.
Se anche lui si prestasse alla “cocca” perderebbe quel minimo di credibilità che è riuscito a riconquistarsi con un atteggiamento istituzionale negli ultimi mesi.
E i problemi personali del premier non possono diventare l’argomento quotidiano dell’ordine dei lavori parlamentari, tra lecchini, portaborse e scemi del villaggio.
Ci vuole anche l’intelligenza, la dignità e l’onesta di accettare le regole della giustizia, non di cambiarle a proprio uso e consumo.
Uno di destra le situazioni le affronta, non scappa.
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