AI BALLOTTAGGI IL M5S VINCE PERCHE’ INTERCETTA I VOTI DI DESTRA
PD MAI COSI’ MALE DA 20 ANNI
Le immagini di Virginia Raggi trionfante rimbalza sui siti di tutto il mondo, “primo sindaco a 5 Stelle della Capitale”. Rimbalza anche il trionfo di Chiara Appendino, che ha espugnato una città governata dalla sinistra dal 1993. Vince col 67 per cento la prima, col 55 per cento la seconda. Roma, Torino, ma non solo.
A tarda notte, Luigi Di Maio compare in tv sorridente: “Su 20 comuni in cui i 5 Stelle sono al ballottaggio, siamo avanti ovunque. Altro che voto di protesta. Ora siamo pronti a governare”.
Effettivamente, oltre a Roma e Torino, i 5 Stelle vincono un po’ ovunque: a Carbonia — altro capoluogo di provincia – contro il Pd.
Sempre contro il Pd vincono a Cattolica, Gensano, Marino, Pinerolo, Noicattaro.
A Chioggia e Pisticci vincono contro una civica, a Nettuno, San Mauro Torinese, Ginosa contro il centrodestra, Castel Fidardo contro la sinistra-sinistra. Alla fine il risultato è quasi uno strike, 19 vittorie su 20 ballottaggi.
Numeri che indicano una dinamica, tutta politica.
Al secondo turno, i 5 Stelle intercettano un consenso ampio e trasversale: la Raggi passa da 461mila a 750mila voti; la Appendino da 118mila a oltre 200mila.
Mentre il Pd a stento riesce a mantenere l’elettorato fidelizzato al primo turno.
Detto in modo un po’ sbrigativo ma efficace, la destra, o meglio gli elettori di destra, al secondo turno votano i 5Stelle.
Non accade il contrario, come invece racconta il dato di Milano, nel senso che l’elettorato a 5Stelle non converge sul candidato del centrodestra Stefano Parisi. Il quale passa solo da 220mila voti del primo a 250 del secondo, segno di una minore capacità espansiva.
Dinamica fotografata con grande chiarezza da Piero Fassino, commentando a caldo il voto mentre il capogruppo del Pd a Porta a Porta prova a minimizzare parlando di voto locale: “Mi pare evidente — dice Fassino – che va data una lettura di tipo politico. L’elettorato di centrodestra ha votato la Appendino. Questo deve far fare delle riflessioni di quadro politico, perchè accade in tutte le città ove c’è un ballottaggio coi 5Stelle”.
Letta in chiave nazionale, la dinamica suggerisce che, se si votasse oggi con l’Italicum, al secondo turno si salderebbe, attorno ai 5Stelle, un fronte elettorale anti-renziano in grado di battere il Pd. I pentastellati con Grillo che sapientemente è stato un passo a lato in tutta la campagna elettorale, non solo non spaventano, ma attraggono come una “spugna” consensi ovunque.
Sono il vero “partito pigliatutto”. La Raggi asfalta Giachetti, soprattutto nei quartieri popolari dove la proporzione è di 4 elettori su 5 che la votano, mentre 1 su 5 vota Giachetti. La Appendino stravince nei quartieri popolari su Fassino, che già al primo turno aveva parlato di voto “frutto della crisi della disaffezione”.
A Borgo Vittoria-Vallette, Barriera di Milano, tradizionali zone popolari raggiunge il 65 per cento, a Mirafiori Nord e Sud il 56. Nei quartieri della buona borghesia del centro vince invece Fassino: “La verità — dice il senatore dem di Torino Federico Fornaro — è che si è rotta una diga, anche per ragioni di critica alle politica nazionali, e pezzi del nostro mondo sono andati verso astensionismo e 5 Stelle”.
Rispetto al 2011, per dare un’idea, il centrosinistra passa dal 56,7 al 41,8 l’erosione. Sono, grosso modo, 118mila voti dei 5Stelle.
Il Pd, dunque, conquista Milano e tiene a Bologna, al secondo turno e con un’erosione di consenso. Perde Roma, Torino e Napoli, dove il Pd è rimasto fuori dal ballottaggio. È in assoluto il peggior risultato del centrosinistra negli ultimi Vent’anni.
Negli anni Novanta, tranne Milano — storica roccaforte berlusconiana — il centrosinistra governava ovunque.
Era l’era di Rutelli, Bassolino, Castellani a Torino.
Nel 2001 la geografia era questa, sempre molto colorata di Ulivo: Chiamparino (Torino), Albertini (Milano), Veltroni (Roma), Iervolino (Napoli). Nel 2006: Chiamparino (Torino), Moratti (Milano), Veltroni (Roma), Iervolino (Napoli). Nel 2011: Fassino (Torino), Pisapia (Milano), a Roma c’è Alemanno che aveva vinto nel 2008 poi nel 2013 Marino, a Napoli De Magistris.
“Risultato articolato” si legge in una imbarazzata nota del Pd. “Ha perso l’Italia di Renzi” dice Di Maio senza imbarazzo alcuno.
Questi i commenti. I dati dicono che erano oltre 20 anni che la sinistra non andava così male.
(da “Huffingtonpost“)
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