AI RENZIANI 17 POSTI BLINDATI, DENTRO LO STAFF, BARICCO FRENA
IN CORSA ANCHE GENTILONI, REALACCI E SCALFAROTTO…TRA I PAPABILI ANCHE IL RE DEL CACHEMIRE
«La corsa continua », ripetono i candidati renziani a caccia di voti per un posto in parlamento.
Le primarie si tengono domenica 30 in Toscana e non c’è tempo di celebrare Santo Stefano.
Si corre, si telefona, si organizzano aperitivi con gli elettori.
Matteo Renzi invece no, il suo Santo Stefano è con gli sci ai piedi sui pendii dell’Abetone: l’accordo con Bersani sulla ‘quota nazionale’, cioè sui posti in lista blindati, in fondo ce l’ha già .
Sono 17 in tutto, secondo l’ultima versione: 17 caselle ancora da attribuire nella geografia delle regioni, ma da riempire con nomi di suo gradimento.
Non c’è ancora stato un faccia a faccia Renzi-Bersani. E neppure una trattativa con il segretario del Pd, che si è riservato cento posti di ‘quota nazionale’ al di fuori delle primarie.
Si sono però sentiti, Bersani gli ha offerto 17 caselle in bianco e Renzi l’ha accettate. «Se davvero ci fosse stata una trattativa il segretario avrebbe dovuto partire dal 40 per cento, che è la quota raggiunta al ballottaggio», rivendicano i suoi.
E invece neppure il venti per cento, perchè un tira e molla sui posti sarebbe stato devastante anche per l’immagine del sindaco-rottamatore.
Chi saranno i 17 candidati in quota Renzi? Il sindaco aveva pensato allo scrittore Alessandro Baricco, che considera una delle sue muse ispiratrici e che sente spesso. Solo che, a quanto pare, lo scrittore non è convinto.
Frena davanti all’idea di sedersi a Montecitorio.
Pietro Ichino, a cui deve tanta parte del suo programma sul tema del lavoro, se n’è andato dal Pd.
Anche l’ex Mediaset Giorgio Gori sembra fuori gioco: ha scelto di correre presentandosi direttamente alle primarie. E nel suo entourage si dà per certa la presenza nelle quote garantite del suo capo staff Roberto Reggi, che quando c’è da alzare la voce «è sempre un asso».
Si fanno pure i nomi del costituzionalista Francesco Clementi, docente a Perugia, del vicepresidente del Pd Ivan Scalfarotto, dell’ex ministro Paolo Gentiloni, che si è schierato da tempo con il sindaco di Firenze, e di Ermete Realacci, l’ambientalista eletto l’altra volta in Toscana che non ha ancora ottenuto nessuna rassicurazione.
C’è chi giura che tra le 17 caselle potrebbe finire anche lo scrittore Giuliano Da Empoli che, dopo aver lasciato la carica di assessore alla cultura di Firenze, è rimasto a fianco di Renzi come l’uomo del programma.
Solo che anche Da Empoli non pare entusiasta all’idea di trovarsi «a schiacciare bottoni» in parlamento.
Mentre la ex responsabile del tour elettorale Simona Bonafè, assessore a Scandicci e stretta collaboratrice di Renzi, sembra ormai assodata.
Una candidatura, la sua, alla quale potrebbe affiancarsi anche quella del capogruppo Pd a Palazzo Vecchio Francesco Bonifazi.
Renzi in realtà non ha ancora deciso. In fondo, c’è ancora tempo dal momento che le ‘quote nazionali’ saranno decise ben dopo la conclusione delle primarie.
Perfino dopo la Befana. Il sindaco però ha già chiaro di voler puntare su almeno un paio di nomi ‘di peso’, un paio di esponenti della ‘società civile’ che incarnino credibilità e innovazione allo stesso tempo.
Tra questi, magari, un imprenditore come il ‘re del cachemire’ Brunello Cucinelli, che lo stesso Renzi ha voluto al suo fianco come testimonial durante la campagna delle primarie per la premiership.
Massimo Vanni
(da “La Repubblica“)
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