PER LA NUOVA LISTA MONTI UN BADGET DA 15 MILIONI: ECCO GLI IMPRENDITORI PRONTI A FINANZIARLA
LA FONDAZIONE DI MONTEZEMOLO SARA’ LO ZOCCOLO DURO DEL MOVIMENTO
Ci vorranno 10-15 milioni di euro per la campagna elettorale della lista Monti.
Soldi che solo in parte arriveranno dal finanziamento pubblico ai partiti, quello al quale possono accedere l’Udc di Pier Ferdinando Casini e Fli di Gianfranco Fini, ma non ancora Italia Futura di Luca di Montezemolo con le altre associazioni della società civile di Verso la Terza Repubblica.
Una parte importante delle risorse, dunque, sarà raccolta tra i privati.
Tra chi, imprenditori in testa (ma con il limite di 10 mila euro come prescrive la nuova legge sul finanziamento ai partiti), deciderà di sostenere il nuovo movimento, che sorgerà dalle ceneri da Italia Futura, nata think tank tre anni fa e divenuta quasi movimento politico.
Dopo l’anomalia di Forza Italia nel 1994, quello Luca di Montezemolo, Andrea Riccardi, Andrea Olivero e Raffaele Bonanni è il nuovo tentativo (esclusi il Movimento, anch’esso anomalo, di Beppe Grillo e prima quello dell’Idv dell’ex pm Antonio Di Pietro) in circa un ventennio della seconda Repubblica, di presentare alle elezioni un nuovo partito, con ambizioni di governo, che non rappresenti un maquillage di uno già esistente.
E che quindi non erediti risorse, strutture organizzative, immobili, personale e vantaggi
competitivi come quello di non dover raccogliere le firme per la presentazione delle liste.
Servono soldi, quindi. «Ma non tantissimi. Non faremo una campagna elettorale miliardaria», dicono dalla sede di Italia Futura nel quartiere borghese romano di Prati. Senza aggiungere per ora nulla di più.
Perchè tutto dipenderà da come l’alleanza per Monti andrà alle elezioni: con una sola lista, che avrà il pregio pure di dimezzare i costi, dal momento che sarà più facile veicolare un unico messaggio; oppure con più liste, nel quale caso gli investimenti per i nuovi arrivati sono destinati ad aumentare.
A Italia Futura dicono di essere pronti, ma non danno alcun’altra informazione, nemmeno sulle attuali disponibilità finanziare della Fondazione movimento e sui suoi principali sostenitori.
Ma i conti sono stati fatti se uno dei promotori del nuovo partito stima, off the record, in «dieci, quindici milioni» le risorse necessarie.
Considerando che sarà una campagna elettorale piuttosto breve e soprattutto in un contesto recessivo.
Benzina e manifesti saranno le spese principali, tenendo conto pure che gli spazi con più appeal (quello delle grandi stazioni ferroviarie, per esempio) sono già stati prenotati dai vecchi partiti, Pd in particolare.
E non costerà usare i social network come dimostra la recente “salita” del senatore Monti su twitter.
Italia Futura sfiora i 70 mila iscritti. La quota minima di iscrizione è di 20 euro annuali, 100 per il cosiddetto aderente, 500 per il sostenitore.
Di certo in tanti, soprattutto imprenditori, hanno sborsato molto di più. In tutte le convention in giro per l’Italia, Montezemolo ha raccolto finanziamenti.
Italia Futura è il nocciolo duro del nuovo partito perchè nè Olivero, che si è dimesso da presidente in vista della sua prossima candidatura, nè Bonanni, che ha ormai fatto un passo indietro e non parteciperà personalmente alla campagna elettorale, possono schierare rispettivamente le Acli e la Cisl.
Singoli militanti e iscritti ci saranno, ma è evidentemente un’altra cosa.
Discorso identico per la Comunità di Sant’Egidio di Riccardi.
E le risorse per questo che appare un nuovo partito trasversale della borghesia, tanto più dopo l’abbraccio tra Sergio Marchionne (la Fiat è proprietaria della Ferrari di cui è presidente Montezemolo) e Monti davanti agli operai della fabbrica di Melfi, arriveranno soprattutto da imprenditori.
Ce ne sono alcuni già in prima fila, altri più defilati, tra questi in molti indicano il patron di Tod’s, Diego Della Valle, che però ha sempre smentito.
Certo c’è Gianni Punzo presidente dell’Interporto campano di Nola, e socio di Montezemolo, insieme, tra gli altri, allo stesso Della Valle, in Ntv, il treno ad alta velocità .
C’è poi Maria Paola Merloni, deputata Pd, ora presidente di If Marche e figlia di Vittorio Merloni, ex presidente di Confindustria, presidente onorario della Indesit.
C’è il proprietario e presidente della Ferrarelle, Carlo Pontecorvo che presiede If della Campania; Salvatore Matarrese, costruttore, presidente dell’Ance pugliese, che guida If Puglia; Cinzia Palazzetti, imprenditrice del settore edile, già presidente degli industriali di Pordenone; Federico Vecchioni, imprenditore agricolo, dimessosi recentemente da coordinatore di If dopo essere stato rinviato a giudizio con l’accusa di truffa dalla procura di Grosseto.
Insomma, «i soldi non sono proprio un problema», sintetizza uno degli esponenti della Fondazione che entro la fine di questa settimana si trasformerà formalmente in movimento politico, con i vincoli di legge in termini di democrazia interna e di trasparenza dei finanziamenti.
Roberto Mania
(da “La Repubblica”)
Leave a Reply