AIUTO, C’E’ L’ACCORDO SUL MES
IN EUROPA PASSA LA LINEA ITALIANA, MA UN MINUTO DOPO RIPARTE LA SCENEGGIATA DEL M5S, CONTE PRESO NEL MEZZO RIMANDA AL RECOVERY FUND CHE AVRA’ TEMPI LUNGHI E MILLE INCOGNITE…L’ITALIA VUOLE SOLDI GRATIS, I PRESTITI NON GLI PIACCIONO
Com’era nell’aria già da giovedì, l’Eurogruppo sigla l’accordo sulle caratteristiche della nuova linea di credito istituita nel Meccanismo europeo di stabilità per la pandemia.
Passa la linea italiana: assenza di condizionalità , prestiti disponibili per un anno, estensibile fino a dicembre 2022, della durata di dieci anni (l’Olanda aveva chiesto che maturassero in 2-3 anni), a un tasso di partenza dello 0,1 per cento, nessuna troika, ma solo un controllo sulla destinazione delle spese dirette e indirette legate all’emergenza sanitaria.
Una prima vittoria, perchè semmai il problema si porrebbe dopo, con la riattivazione del Patto di stabilità e crescita che però non è roba che riguardi solo i prestiti del Mes, ma in generale il bilancio italiano. Eppure no. Un minuto dopo, nel Governo scoppia l’ennesima baruffa tra Pd e M5s. E il successo rischia di diventare un incubo.
Diametralmente opposti i commenti di Luigi Di Maio e Nicola Zingaretti. Il ministro degli Esteri: “Il Mes? Come ha detto Conte, dobbiamo leggere i regolamenti. Si parla di circa 30 miliardi del Mes per l’Italia, ma noi stiamo lavorando su un accordo per il Recovery Fund che vale tra i 1.500 e 2.000 miliardi. Quindi, se ci sarà un poderoso Recovery Fund, non ci sarà bisogno di nessun altro strumento”.
Per i 5 stelle “il Mes è uno strumento inadeguato”. “Il Mes rischia di trasmettere un’immagine di debolezza del nostro Paese. Il futuro dell’Europa si gioca con il Recovery Fund che ha tutt’altra potenza di fuoco. Su quello concentreremo i nostri sforzi”, dice la capodelegazione del Movimento 5 Stelle all’Europarlamento Tiziana Beghin.
Per il segretario del Pd invece, ora “sarà possibile utilizzare il Mes senza condizionalità per gli investimenti in sanità . Una grande opportunità per l’Italia: 37 miliardi di euro per ospedali, assunzione di medici infermieri, personale, investimenti per nuovi farmaci e cure. Costruiamo un grande piano con le Regioni per la rinascita italiana e per migliorare la vita delle persone”.
Il Pd quindi non ha dubbi sul fatto che intanto il Meccanismo europeo di stabilità vada utilizzato.
Nel mezzo, Giuseppe Conte: “Le tre misure Sure, Bei, Mes sono insufficienti, ammontando a una frazione di quanto altre grandi economie, come quella Usa, stanno spendendo per sostenere le loro imprese e le loro famiglie.
Il prestito effettivo del “Recovery Fund” sui mercati (distinto dalle risorse totali che esso mobilita) deve essere di notevole dimensione, almeno 1 trilione di euro, per portare la dotazione totale della risposta europea in linea con le necessità finanziarie complessive dell’Ue”. La vera battaglia italiana, quindi, difficilissima, è un’altra.
Ma sul ‘recovery fund’ bisognerà attendere ancora altre due settimane per la proposta della Commissione europea. Negoziato in salita, perchè il fondo è legato al bilancio pluriennale dell’Ue su cui gli Stati membri devono ancora raggiungere un accordo e perchè ancora non è stata raggiunta un’intesa sulla percentuale di prestiti e di finanziamenti a fondo perduto (ancora nord contro sud Europa).
E anche il piano ‘Sure’ della Commissione, di sostegno alla disoccupazione, non si sente tanto bene: alcuni Stati europei devono ratificarlo in Parlamento e siccome il piano prevede una garanzia statale di 25 miliardi di euro, l’esito dei dibattiti nazionali non è scontato.
Per ora sul tavolo c’è il Mes e l’Italia non sa ancora se attivarlo o meno. Il direttore Klaus Regling esclude anche il cosiddetto ‘effetto stigma’ sui mercati, vale a dire un segnale negativo da parte di un paese che decida di ricorrere al prestito del Salva Stati. Insomma, secondo Regling, il fatto che le caratteristiche decise oggi valgono per tutti gli Stati membri, non farà fare brutta figura al primo che chieda il prestito, non sarà un avvertimento di rischio default.
Ad ogni modo i prestiti del Mes dovrebbere essere operativi a partire da giugno o anche prima. Dipenderà dai tempi di approvazione dell’intesa raggiunta oggi nei Parlamenti di Olanda e Germania.
Il Parlamento italiano invece voterà solo sull’eventuale richiesta di un prestito del Salva Stati da parte del Governo. Ma alla luce della spaccatura odierna, con Matteo Salvini che soffia sul fuoco continuando a dire no al Mes, i tempi della decisione dell’esecutivo non sono per niente chiari.
Il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri è soddisfatto, twitta la svolta raggiunta in Eurogruppo, a distanza di un mese dalle due riunioni di aprile: la prima senza risultati dopo 16 ore di negoziato, un vero “incubo”, la descrivono così alcuni ministri Ue; la seconda con il pacchetto da 540 miliardi di euro tra i prestiti del Mes (240 miliardi da dividere tra gli Stati membri che ne vorranno fare uso per quote pari al 2 per cento del pil del 2019, per l’Italia circa 36 miliardi di euro), il piano della Bei e lo ‘Sure’ della Commissione di sostegno alla disoccupazione.
(da “Huffingtonpost”)
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