ALTRO CHE COSTI-BENEFICI, SULLA TAV DECISIONE POLITICA: E ALLORA TANTO VALEVA DECIDERE SEI MESI FA
LO CONFESSA ANCHE CONTE … L’ANALISI COSTI-BENEFICI E’ STATO SOLO TEMPO PERSO… I GRILLINI VICINI ALL’ENNESIMA FIGURA DA TREMEBONDI CIOCCOLATAI
L’analisi costi-benefici sulla Tav non è più un totem. La presa d’atto piomba sulla scrivania del premier Conte durante il vertice con i due vice Salvini e Di Maio e il ministro dei Trasporti Toninelli.
Lo studio, fortemente a sfavore dell’Alta velocità Torino-Lione, sventolato come un simulacro dagli M5s in queste settimane, inizia per ammissione di tutti a vacillare.
La decisione da prendere, se realizzare o no la grande opera, è più complessa e quindi la scelta finale sarà politica, pur partendo dal dossier redatto dalla commissione guidata da Marco Ponti.
Un’ora di riunione a palazzo Chigi è servita a mettere in chiaro questo concetto e soprattutto a consegnare la questione nelle mani del presidente del Consiglio, che agirà come un arbitro imparziale e la cui decisione non sarà più messa in discussione.
Come è già successo durante la trattativa con la commissione Europea quando veniva chiesto all’Italia di abbassare il deficit nominale in manovra di bilancio. E così, nonostante gli annunci di barricate che arrivavano dai due vicepremier, il deficit è passato dal 2,4% al 2,04%.
Mentre il sottosegretario grillino Stefano Buffagni e il viceministro ai Trasporti leghista Rixi discutevano a distanza l’uno contro l’altro sull’eventuale caduta del governo a causa della Tav, a Palazzo Chigi si è deciso di far parlare solo e soltanto il premier e soprattutto di tenere bassi i toni in un momento in cui gli M5s devono trovare il modo per comunicare senza troppi contraccolpi l’eventuale decisione di pubblicare i bandi di gara e quindi di non fermare l’opera, almeno nell’immediato.
Riservandosi sempre la possibilità di annullarli entro i primi sei mesi.
La Lega dal canto suo ha la necessità di portare a casa la legge sulla legittima difesa e teme una reazione grillina, quindi non ha alcun interesse di appesantire il dibattito.
Così a controbilanciare le parole forti di Rixi ci pensa il capogruppo del Carroccio alla Camera Riccardo Molinari: “Siamo fiduciosi che si risolverà tutto per il meglio. La decisione è nelle mani di Conte”.
Circondato dalle telecamere in piazza Colonna il premier risponde alle domande per un quarto d’ora. Il messaggio è il seguente: “Adesso oltre al percorso di razionalità tecnica c’è anche un percorso di razionalità politica che è l’ultima fase. Siamo nel percorso finale, quello più squisitamente politico”.
E poi ancora: “Non accetto che sul tavolo pesino posizioni pregiudiziali di M5s e Lega”. Parole che sembrano superare il dibattito in corso tra i due partiti e guardare a tutto tondo anche agli accordi con l’Europa e con la Francia, pur precisando che per il momento non c’è un’interlocuzione in corso con il paese di Emmanuel Macron.
Il dossier di Ponti riguarderà quindi sono una parte del ragionamento, come spiega anche il sottosegretario alla Pubblica amministrazione Mattia Fantinati: “La decisione sarà politica, non una semplice ratifica dell’analisi costi benefici”.
La scelta di pubblicare o meno i bandi di gara sarà ufficializzata entro venerdì, anche perchè lunedì 11 si riunirà il consiglio di amministrazione di Telt, la società metà italiana e francese che si occupa della realizzazione della Tav e che entro quel giorno deve sapere cosa fare altrimenti l’Italia perderà 300milioni di finanziamenti europei e sarà messa la parola ‘fine’ alla grande opera.
Il conto alla rovescia è partito. Oggi sono state gettate le basi per la discussione.
Prima però il premier ha voluto ascoltare le posizioni dei due vicepremier. Posizioni che rimangono distanti e inconciliabili.
Il Movimento 5 Stelle con Di Maio è contrario alla Tav, vorrebbe bloccare tutto per non perdere le proprie radici e puntare sull’ammodernamento della linea del Frejus.
La Lega con Salvini ha contestato i contenuti dell’analisi stessa sponsorizzando una mini-Tav. Alla fine una cosa potrebbe non escludere l’altra. Ognuno resterà della sua idea e sul tavolo c’è la possibilità di pubblicare i bandi e dire che si iniziarà una trattativa con l’Europa per rivedere l’opera. In fondo è solo un modo per superare le elezioni europee.
Domani sera ci sarà un altro incontro, questa volta con i tecnici, per esaminare punto per punto il dossier e gli esperti leghisti sono pronti a smontarlo.
A Palazzo Chigi appare chiaro che bisogna andare oltre l’analisi costi-benefici, che le distanze tra M5s e Lega sono siderali e nessuno dei due può permettersi di affrontare una campagna elettorale per le Europee incassando il colpo. Bloccare i bandi in via definitiva significa un ‘no’ alla Tav, indigeribile per l’elettorato leghista.
Gli esperti, a cui si sarebbe rivolto Di Maio, hanno chiarito che i bandi, una volta pubblicati, possono essere annullati entro sei mesi trattandosi di una fase di esplorazione di mercato.
Quindi sulla base di questo gli M5s stanno provando a convincere i duri e puri e, una volta pubblicati i bandi, se così sarà , continueranno a sostenere che i fondi destinati alla Tav potranno essere trasferiti alla realizzazione della seconda canna della linea storica del Frejus.
Unica carta che i pentastellati possono giocarsi per non ammettere il passo indietro rispetto a un’altra loro battaglia storica.
(da “Huffingtonpost“)
Leave a Reply