ALTRO CHE “PORTI CHIUSI”, TUTTI GLI OBIETTIVI SULL’IMMIGRAZIONE ANNUNCIATI DALLA DUCETTA PRIMA DI ENTRARE A PALAZZO CHIGI SONO STATI MANCATI
LE 157.652 PERSONE SBARCATE NEL 2023 SONO IL DATO PIÙ ALTO DAL 2016 … DEI 10 NUOVI CENTRI PER IL RIMPATRIO PROMESSI DA PIANTEDOSI NON C’È TRACCIA E I MIGRANTI RISPEDITI A CASA NEGLI ULTIMI 12 MESI SONO STATI APPENA 4.000… ACCORDI CON I PAESI DI ORIGINE? ZERO… E IL VIMINALE NON CHIEDE NEANCHE PIU’ LA CAUZIONE DOI 5.000 EURO DOPO LE BOCCIATURE DEI TRIBUNALI
I 157.652 sbarcati del 2023 (mai così tanti dal 2016) non sono l’unico fallimento della politica migratoria del governo Meloni.
A parte gli accordi con Paesi che, calpestando i diritti umani, fanno il lavoro sporco per l’Italia contrabbandando come soccorsi in mare quelli che non sono altro che respingimenti vietati dalle convenzioni europee, tutti gli obiettivi annunciati sono stati mancati.
I Cpr al palo
Dei dieci nuovi centri per il rimpatrio, uno per regione, di cui il governo favoleggia da quando si è insediato, non c’è traccia. I 5,4 milioni di euro stanziati un anno fa nella legge di bilancio per la costruzione, acquisizione, ristrutturazione di immobili da adibire a Cpr sono rimasti nel cassetto e della lista di strutture che il ministero della Difesa è stato incaricato di individuare nelle varie regioni non si è saputo più nulla.
Qualche struttura, lì dove gli amministratori sono favorevoli, da Bolzano a Ferrara, da Albenga a Crotone, è stata sottoposta al Viminale, ma oltre ai sopralluoghi non si è andati.
Nel frattempo il governo prevede di investire per il 2024 nella gestione di quelli che ci sono, veri e propri lager come racconta la recente inchiesta su via Corelli a Milano, 32 milioni di euro.
I rimpatri
Circa 4.000 i migranti rimandati a casa nel 2023, nulla rispetto ai 157.000 sbarcati e agli espulsi che di fatto restano sul territorio italiano. Piantedosi vanta un aumento del 15% rispetto al 2022, ma appena il 50% delle persone rinchiuse nei Cpr poi viene rimpatriata. E questo a dispetto dell’allungamento dei tempi di detenzione amministrativa fissati dal decreto Cutro.
Le procedure accelerate
Ricordate la cauzione di 5.000 euro chiesta ai migranti provenienti dai Paesi sicuri per attendere in libertà l’esito delle procedure accelerate di frontiera, pilastro del decreto Cutro per rispedire entro 30 giorni a casa persone che non hanno diritto alla protezione?
Ovviamente nessuno li ha versati anche perché — dopo le ripetute bocciature dei giudici delle sezioni immigrazioni — il Viminale ha di fatto rinunciato ad applicare queste procedure in attesa che la Cassazione si pronunci il prossimo 30 gennaio.
Gli accordi con i Paesi d’origine
Neanche uno. La collaborazione con i Paesi di origine e transito citata ad ogni dichiarazione di intenti dalla premier e ministri competenti non ha prodotto assolutamente nulla. Eppure stringere patti con Paesi come Guinea, Costa d’Avorio e Bangladesh, da cui quest’anno sono arrivati quasi un terzo di tutti i migranti sbarcati, sarebbe l’unico modo per rendere effettive le espulsioni.
I diritti umani
Lo ha ricordato il presidente della Repubblica Mattarella nel discorso di Capodanno: «La tutela dei diritti umani è irrinunciabile per la Repubblica ». Ma nel 2023 sono state diverse le sentenze della Corte europea che hanno condannato l’Italia per la detenzione illegale di minori migranti, per trattamenti inumani e degradanti nei Cpr e nei centri di accoglienza.
(da agenzie)
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