ARTEM USS, UN GIOCO DI SERVIZI E SERVIZIETTI: IL PADRE DELL’IMPRENDITORE SCAPPATO DAI DOMICILIARI E’ UN CARO AMICO DEL MINISTRO DELLA DIFESA RUSSO, SERGEJ SHOIGU, CHE COMANDA IL “GRU”, IL POTENTE SERVIZIO SEGRETO MILITARE DI MOSCA
IL SOSPETTO E’ CHE PROPRIO L’INTELLIGENCE RUSSA ABBIA ASSOLDATO IL COMMANDO CHE HA ESFILTRATO USS PORTANDOLO FUORI DALL’ITALIA
A Mosca gli esperti della nomenklatura sanno chi è il nume tutelare al Cremlino di Aleksander Uss, il padre del fuggitivo di Basiglio: Sergej Shoigu, il potente ministro della Difesa. Un legame che nasce alla fine degli anni Settanta nell’università a Krasnoyarsk — Sergej al Politecnico, Aleksander a Legge — quando hanno iniziato a fare politica nel Pcus.
Poi entrambi hanno lavorato nell’industria dell’alluminio, la grande risorsa di quelle terre che ha poi creato la ricchezza di oligarchi come Oleg Deripaska. Il vento della Perestrojka scatenato da Gorbaciov ha spinto la carriera di Shoigu, che nel 1990 si è trasferito nella capitale e poi ha scalato le posizioni di governo. Ma i due sono rimasti vicini, tanto che nel 2017 sarebbe stato proprio il ministro della Difesa a suggerire a Putin la promozione di Uss al vertice della regione siberiana, scrigno delle materie prime più preziose.
Aleksander Uss non manca di omaggiare il suo sponsor. Chissà se nel ringraziamento formulato al ritorno in patria dall’evaso Artem Uss non ci fosse anche un riferimento al vecchio amico di famiglia. Il giovane ha parlato di «persone forti e affidabili» che gli erano state al fianco «nei giorni drammatici» della detenzione italiana. Non bisogna dimenticare che agli ordini diretti di Shoigu c’è il Gru, il servizio segreto militare protagonista delle azioni più temerarie in Europa: gli agenti che hanno avvelenato i dissidenti, corrotto a Roma un ufficiale della Marina e infiltrato una donna sotto falso nome nel comando Nato di Napoli. Insomma, i professionisti migliori per organizzare l’esfiltrazione del giovanotto dagli arresti domiciliari milanesi.
L’ultima trasferta nota di Shoigu a Krasnoyarsk risale allo scorso agosto: si è recato nella fabbrica Kramash per ispezionare la produzione dei nuovi missili intercontinentali Sarmat. Si tratta dell’ultima “arma dell’Apocalisse”, che può scagliare dieci testate atomiche — come ha dichiarato Putin due mesi fa — «in qualunque angolo della Terra, senza venire intercettata ». Guarda caso, secondo il mandato di cattura statunitense, tra le strumentazioni che Artem Uss avrebbe contrabbandato in Russia ci sarebbero stati anche sistemi destinati a questo mostruoso ordigno hi-tech, così micidiale da venire ribattezzato “Satan” dalla Nato.
(da La Repubblica)
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