ASSALTO AL SECOLO, MA CHI NON MOLLA SCENDE IN STRADA
OCCUPATA IERI SIMBOLICAMENTE LA SEDE DELLA STORICA TESTATA DI DESTRA PER PROTESTARE CONTRO LA NOMENKLATURA DEI BERLUSCONES CHE VOGLIONO APPROPRIARSI DEL GIORNALE…GLI USURPATORI, ACCOLTI AL GRIDO DI “BUFFONI”, NON DANNO NEANCHE GARANZIE SUL POSTO DI LAVORO
E così la sede di via della Scrofa è stata occupata.
Dalle sinistre? No, dai futuristi.
È quello che è successo ieri, ed è solo l’ultimo capitolo dell’incredibile telenovela aperta dal tentativo dei berluscones dell’ex An di impossessarsi del controllo del Secolo d’Italia, che da anni è saldamente nelle mani dell’accoppiata futurista doc, Enzo Raisi-Flavia Perina.
La guerriglia va avanti da mesi.
Il deputato e la direttrice rivendicano i frutti del loro lavoro di questi anni: deficit ridotto a 500 mila euro (da due milioni) e giornale rifondato, reso glamour e intrigante.
I cinque commissari nominati dall’area La Russa-Gasparri, invece, rivendicano il diritto al controllo: “Ormai son fuori linea — spiega Mario Landolfi — non rappresentano più la sensibilità della destra, sembra che facciano il verso alla sinistra, hanno posizioni minoritarie”.
Il primo atto di guerra era stata la minaccia di chiudere i rubinetti della liquidità .
Il secondo, affiancare i cinque commissari a Raisi fino ad esautorarlo.
Il terzo era quello in programma per ieri: riunirsi e sostituire la Perina con un altro direttore (il candidato ideale era Gennaro Malgieri, che però ha declinato).
Ma qui sono iniziati gli effetti speciali e i guai.
Con il solo strumento di Internet, davanti alla sede del giornale e del partito si sono raccolti 200 militanti finiani pronti a fare di tutto per opporsi alla scelta.
I commissari (oltre a Landolfi, il deputato Alessio Butti, poi Valentino, Mugnai e Lisi) si sono trovati di fronte una muraglia umana di militanti e deputati: c’è, per esempio, Fabio Granata. C’è Raisi.
Ci sono i redattori del quotidiano che chiedono garanzie per il loro futuro, visto che il tam tam dice che l’obiettivo è ridurre l’organico e la foliazione per arrivare a un modello Foglio.
Entra Landolfi (che fra l’altro era un ex redattore) e parte un coretto: “Buuuu, buuuu!”.
Entra Butti e il coretto inizia a crescere, partono grida isolate: “Buffone!”.
I commissari salgono nella sede per cominciare la riunione, ma le soppresse non sono finite.
Gli animatori del sit-in li seguono.
La Perina chiede di entrare nella stanza riunione, anzi lo fa senza troppi complimenti: “Che succede?”, chiede Landolfi. “Cosa volete?”, aggiunge Butti.
“Vorrei — esordisce la direttrice — che deste garanzie sul mantenimento dei posti di lavoro”.
L’avvocato Valentino sembra quasi affranto: “Ma se ci siamo insediati da appena cinque minuti!”.
La direttrice, granitica: “Però quello che volete fare si sa da mesi…”.
Landolfi è categorico: “Non è vero nulla”.
La Perina: “Se le voci sono false, non dovete fare altro che smentirle…”. Landolfi, senza scomporsi: “Stiamo ancora controllando i conti, non possiamo dire nulla!”.
Ma la direttrice non molla la presa: “Ma come? tre mesi che ci pensate, ancora non avete un’idea?”.
A questo punto si arrabbia Butti e la tensione sale alle stelle: “Flavia, per piacere, smettila, di parlare a ruota libera…”.
La direttrice punta i piedi: “Vogliamo un comunicato in cui si garantisca che non toccherete i posti di lavoro”.
Landolfi media: “D’accordo”.
A fine serata, però, la rassicurazione non arriva.
Sentiamo Landolfi, che spiega: “Abbiamo bisogno di almeno un mese per decidere…”.
Ma alla domanda diretta conferma che la sorte della Perina è segnata: “Sarei ipocrita se non dicessi che ci deve essere assolutamente un cambiamento di linea. E quindi anche del direttore che garantisce quella linea”.
Volete un quotidiano berlusconiano?, chiedo.
E il deputato: “Possono anche sopravvivere delle quote di ‘eresia’, dei punti di vista vicini a Fini… Ma le idee della destra devono essere rappresentate”.
Poi il tono si fa quasi amareggiato: “Proprio ieri ho avvertito una brutta sensazione di estraneità alla nostra storia. La forma movimentista del sit-in. Il processo tardo-sessantottino intentato dalla Perina. sembravano degli extraparlamentari di sinistra!”.
Anche lo storaciano Fabio Sabbatani Schiuma protesta: “Ormai il Secolo sembra una succursale de l’Unità ”
Ma la Perina si arrabbia: “Ho scapocciato!”.
Prego? “È romanesco. Molti di noi sono entrati in sezione, ai tempi del Msi, a 13 anni. Questa è casa nostra e loro non hanno coraggio”.
Sta di fatto che tutto resta ancora aperto.
Se non altro perchè c’è un altro problema: la Perina, deputata, lavora gratis. E il giornale, in stato di crisi, non può fare assunzioni: “Dove lo trovano un altro che si fa il mazzo gratis?”.
Luca Telese
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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