ASSALTO ALLA MANOVRA
I RENZIANI VOGLIONO L’ABOLIZIONE TOTALE DI QUOTA 100… DI MAIO IL SALARIO MINIMO E LA CANCELLAZIONE DEL SUPERTICKET
La scena è questa. Ore 18.45: mancano poco più di tre ore al vertice sulla manovra convocato da Giuseppe Conte a palazzo Chigi con i rappresentanti di Pd, 5 stelle, Italia Viva e Leu.
È la riunione decisiva. I giochi vanno chiusi entro martedì. Bisogna ancora trovare la quadra sulle coperture, ma è anche l’ora delle decisioni politiche su temi che non hanno ancora un’interpretazione univoca dentro al governo.
Al Tesoro è in corso da oltre due ore e mezza una riunione per preparare i dossier da portare al tavolo politico notturno. È in quel momento che Luigi Marattin, vicecapogruppo dei renziani alla Camera e uno degli invitati al tavolo, accende la miccia: “Italia Viva chiede l’abolizione totale e immediata di quota 100”.
Nella delicata fase di saldatura della legge di bilancio arriva una richiesta pesante perchè tocca il nervo delicato di una riforma che i grillini non possono permettersi di cestinare. E non è la sola.
La richiesta dei renziani, motivata tra l’altro da un giudizio politico severissimo (“la politica più ingiusta degli ultimi 25 anni”), scarica fibrillazione sul vertice a casa Conte.
Il premier si ritrova ancora nei panni del mediatore, accerchiato da richieste che non collidono. Tra l’altro l’unico precedente di riunione allargata della maggioranza sulla legge di bilancio è finita male. Gli stessi renziani, insieme ai pentastellati, alzarono le barricate contro l’ipotesi di un ritocco all’Iva. Ma, come si diceva, quella di Italia Viva non è la sola richiesta di peso che arriva a ridosso della riunione a palazzo Chigi.
Nel primo pomeriggio, infatti, arriva la lunga lista dei desiderata che Luigi Di Maio ha messo a punto a Napoli, a margine di Italia 5 stelle.
Un vero e proprio vertice, simile a quelli convocati nella scorsa settimana alla Farnesina, diventato luogo di discussione anche di legge di bilancio.
Oltre un’ora con i ministri e sottosegretari, tra cui la titolare del Lavoro Nunzia Catalfo e la viceministra dell’Economia Laura Castelli, le più vicine al dossier della manovra.
Al termine un lungo resoconto, affidato a fonti del Movimento. Si parla di riduzione del cuneo fiscale per le imprese, quando la cornice della manovra parla di un taglio indirizzato esclusivamente ai lavoratori. Si torna a parlare di salario minimo, legandolo proprio all’intervento sulle tasse sul lavoro in favore delle aziende. Si parla – e questo lo dice Di Maio in chiaro – della volontà di abolire il superticket nel 2020. Sono tutte che richieste che hanno un costo.
Sono tutte richieste che creano frizione, e non poca, se poggiate sull’impianto della manovra che deve ottemperare alla necessità di trovare le coperture sulle misure già programmate.
E poi ci sono le decisione politiche da prendere su queste stesse misure. Come si farà il taglio delle tasse che gravano sulle buste paga? Rimodulando gli 80 euro, che diventerebbero così detrazioni fiscali, in modo da estendere il beneficio ai lavoratori con un reddito annuno fino a 35mila euro oppure fermarsi a quota 26mila euro, tirando dentro gli incapienti, cioè chi dichiara un reddito sotto gli 8mila euro e non riceve oggi gli 80 euro?
C’è poi da definire il funzionamento del cashback, cioè il bonus fiscale che riceverà chi pagherà con la carta di credito o il bancomat invece che con il contante.
L’ipotesi di riordino delle aliquote Iva, che tanto ha fatto infuriare i renziani e i grillini, sarà ineludibile per finanziare la restituzione fiscale? E poi c’è il tema dell’assegno unico per i figli, caro soprattutto a Italia Viva ma anche al Pd. I 5 stelle insistono sull’inasprimento del carcere per i grandi evasori. Al vertice notturno di palazzo Chigi è affidato l’arduo compito di dare le risposte.
(da “Huffingtonpost”)
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