AVENTINO E NO SEGRETI: LA STRATEGIA DEL FRONTE ANTI RENZI
LA REGIA DI BRUNETTA E DEI BERSANIANI PREPARA LA SORPRESA PER IL VOTO FINALE SULL’ITALICUM DI LUNEDI: OPPOSIZIONI FUORI, MINORANZA DEM DENTRO
La scena dovrebbe essere questa.
Nella notte di lunedì (prossimo) seduti in Aula ci sono solo i deputati della maggioranza. Mentre tutte le opposizioni, fuori, urlano contro la “prepotenza e l’arroganza di Renzi”.
E dall’Aventino si appellano a Mattarella perchè “mai si è visto sulla legge elettorale una tale forzatura del governo”.
Dentro, nel voto segreto, compito della minoranza Pd è quello di “allargare” il numero dei contrari al provvedimento, oltre i 38 irriducibili.
Morale della scena: rendere plastica una situazione e un clima “senza precedenti”. Perchè senza precedenti è quello che è successo.
Ecco, è per proiettare questo film che i registi hanno cominciato a sentirsi in queste ore, dove i registi sono i capigruppo di Forza Italia Brunetta, quello di Sel Arturo Scotto, quello dei Cinque Stelle Toninelli e quello della Lega Fedriga.
Nel ruolo di regia della regia, i bersaniani duri, all’interno dei quali il mago dei numeri è unanimemente considerato Nico Stumpo.
L’ipotesi che le opposizioni facciano l’Aventino sul voto finale, mentre la minoranza resti in Aula a votare contro è assai concreta.
Anticipata già nella terza chiama sulla fiducia. In Aula, tra le opposizioni, ci sono solo i parlamentari di Fratelli d’Italia. il resto è fuori.
Una mossa, l’Aventino sul voto finale, che deriva da un moto di rabbia, dopo lo smacco di questi giorni, ma anche da un calcolo razionale.
Per capire il calcolo bisogna riprendere in mano il pallottoliere di quando sono state votate le pregiudiziali di costituzionalità . È lì che si capiscono molte cose.
Nel voto palese la maggioranza prende 360 voti, nel voto segreto 389. Significa che, nel voto segreto, Renzi può contare su un “soccorso”.
Anzi su un doppio soccorso: quello azzurro di Denis Verdini, che alla Camera conta 17 parlamentari, e quello di una pattuglia di Cinque Stelle.
È questa la sensazione di parecchi nel Pd: “A Grillo questa legge va bene, infatti ha fatto finta di fare opposizione. Ma quando gli ricapita una legge in cui ha il ballottaggio, dove può arrivare, e le liste bloccate?”.
Dunque, nel voto finale può accadere ciò che si è già verificato nelle pregiudiziali.
Nel voto palese di fiducia il governo si è attestato attorno a quota 350. Nel voto segreto rischia di salire.
E non ci vuole molta fantasia a immaginare i tweet di Renzi. Il combinato disposto di Aventino e voto contrario di un pezzo di Pd assume invece, secondo i ben informati, potrebbe far scendere la maggioranza sotto quota 350.
E soprattutto assume il significato di una dichiarazione di guerra, da parte della minoranza del Pd che sta gestendo l’operazione: “Ormai — dice un bersaniano di ferro — pure Bersani ha dismesso ogni prudenza. Quella dichiarazione in cui dice che la natura di Renzi non è una bella natura significa che si è passati dal conflitto politico all’odio antropologico”. Ed è solo l’inizio.
Unità di intenti sulle strategie d’Aula che potrebbe tramutarsi poi in un atto concreto fuori: promuovere una raccolta firme per dar vita a un referendum abrogativo sull’Italicum.
A lanciare per primi la proposta sono stati i grillini ma il fronte è destinato ad allargarsi, arricchendosi anche della presenza di Forza Italia e Sel.
(da “Huffingtonpost”)
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