AZIENDE IN GINOCCHIO: LA GRANDE ILLUSIONE DEI 40 TAVOLI RISOLTI
SPOT DI FINE ANNO: RENZI SPACCIA PER SUCCESSI SOLUZIONI-TAMPONE PAGATE CON SOLDI PUBBLICI… E RESTANO 150 VERTENZE APERTE
Matteo Renzi ne fa vanto e lo ha dimostrato ieri con l’ennesimo tweet:
“Dopo Terni, Piombino, Gela, Trieste, Reggio Calabria, Electrolux, Alitalia, oggi Termini Imerese. Domani Taranto. Anche questo è #jobsact” .
Gli fa eco il ministero dello Sviluppo Federica Guidi che assicura: “Quaranta crisi risolte in nove mesi”.
La tv del Pd, Youdem ci ha fatto uno spot con i nomi di tutte le aziende “salvate” (a questo elenco ci siamo attenuti per fare le verifiche che seguono).
Dire che non è vero rischia di fare torto ai lavoratori che si sono battuti per salvare il posto di lavoro. Ma, scorrendo i dati delle aziende interessate, le questioni irrisolte sono maggiori di quelle definite.
Lo Stato, tramite un ministero dello Sviluppo economico che sembra un Pronto soccorso, tampona, rinvia, mette cerotti.
Le imprese italiane preferiscono passare la mano, anche a multinazionali straniere (Cina, Algeria, Emirati Arabi, Belgio). E, sul totale dei tavoli di crisi aperti al ministero (153), le soluzioni sono una minoranza.
Tra le vertenze irrisolte ce ne sono alcune drammatiche come la Meridiana, con i suoi 1634 esuberi, la Trw di Livorno, 400 dipendenti, il settore dei call center con circa 5000 posti a rischio.
E se si guarda a quelle risolte i dubbi restano superiori alla media.
Termini Imerese. Insieme all’Ilva è l’ultima in ordine di tempo. Lavoratori dell’azienda salvi con passaggio alla Metec (in orbita Fiat) ma quelli dell’indotto per ora senza prospettive. Le prime vetture ibride solo nel 2018. Ieri l’ok dell’assemblea.
Electrolux. Qui si è fatto ricorso ai contratti di solidarietà così come modificati dalla legge che ha portato la copertura statale dal 60 al 70%. L’accordo prevede il dimezzamento delle pause, dei permessi sindacali, la riforma delle ferie, l’aumento dei ritmi di lavoro e ha un arco temporale di quattro anni. Con l’ultima legge di Stabilità , poi, il governo ha riportato la copertura per la solidarietà al 60%.
Ast Terni. Il piano ha previsto 290 esuberi anche se rubricati alla voce “esodi incentivati”. L’azienda ha garantito la ripartenza produttiva ma i problemi potrebbero riemergere.
Ideal Standard. L’azienda di Orcenico non trova l’accordo con la cooperativa che si candida a soppiantarla e a cui dovrebbe cedere i macchinari e lo stabilimento. Si confida in un accordo, ma non è ancora arrivato.
Marcegaglia. Grazie all’intervento di Otlec, il sito di Marcegaglia Buildtech di Taranto ha salvato gli 84 dipendenti. Non è andata così allo stabilimento in provincia di Lodi dove restano 29 licenziamenti.
Jabil. La multinazionale americana ha accolto la richiesta di sospendere la mobilità fino a successiva convocazione di cui ancora non si ha notizia. Interessati 300 lavoratori su 600.
Eni Marghera e Gela. Eni ha confermato che vuole realizzare investimenti per riconvertire Porto Marghera in una green refinery. I posti di lavoro tutelati nei due stabilimenti, però, saranno ripagati da “un nuovo protocollo di relazioni sindacali per la competitività ”.
Natuzzi. Dopo un anno dalla cassa integrazione per evitare 1.700 esuberi nessun accordo è stato finora raggiunto per la proroga degli ammortizzatori. Il governo propone la solidarietà ma al momento si limita a garantire una “cabina di regia”. Intanto sono già attive le produzioni in Romania ma anche l’attività della newco italiana che ha beneficiato di 100 milioni di aiuti pubblici.
Irisbus. Appartenente alla King Long Italia, società italiana del gruppo cinese in collaborazione con Finmeccanica che porta in dote la BredaMenarinibus, l’Industria italiana dell’autobus si impegna ad assumere i 298 dipendenti nel sito di Flumeri ma usufruendo per il 2015 e il 2016 della Cigs.
Bontempi. Difficile comprendere il termine “soluzione” per la Bontempi che ha messo in cassa integrazione straordinaria 60 dipendenti di Martinsicuro e 33 di Potenza Picena con apertura della procedura di mobilità per 50 dipendenti.
Micron. Crisi tamponata alla Micron di Agrate dove l’intesa evita 419 licenziamenti grazie a un anno di Cigs per 405 persone e 14 esodi volontari. I lavoratori in cassa andranno però spostati in base alle disponibilità tra StMicroelettronics mentre Micron offre 62 opportunità all’estero e 40 in altri siti italiani.
Vestas. La multinazionale danese produttrice di pale eoliche aveva deciso di chiudere lo stabilimento Nacelles di Taranto. Al posto della mobilità si è passati alla Cigs per 24 mesi.
Acc. A Mel e Pordenone è stato approvato l’accordo che prevede un taglio di 142 dipendenti (in Cigs) e la riduzione del 16% del costo del lavoro. In cambio, l’acquirente cinese si impegna a rilanciare lo stabilimento tecnologico
Officine ferroviarie veronesi. Le Ofv vengono annoverate tra le pratiche risolte perchè l’amministrazione straordinaria ha sostituito il fallimento decretato dal Tribunale. Per il momento i 204 posti di lavoro sono tutelati.
Ilva Patric. La struttura del frusinate è passata alla Bruni Service che intende garantire la ricollocazione della forza lavoro ma solo “al realizzarsi di condizioni determinabili dalle parti sociali e dai lavoratori oggi posti in mobilità ”.
Gruppo Novelli. L’azienda dell’agroalimentare umbro ha evitato il fallimento proponendo “un graduale riassorbimento” della forza lavoro occupata
Metalba. Intesa tramite procedura di affitto di ramo d’impresa che prevede il mantenimento dei 180 posti di lavoro e la cassa integrazione. Il riavvio delle attività sarà graduale
Alitalia. La vicenda simbolo del 2014 è stata risolta con 2.171 esuberi e la vendita a Etihad, sia pure azionista al 49% per aggirare i vincoli europei.
Rdb. Alla Rdb, rilevata con acquisizione di ramo d’azienda dal gruppo Geve, sono stati salvati 180 lavoratori ma si è fatto ricorso alla Cigs.
Snam Fondogas. La società ha potuto aggirare le proprie difficoltà con la pratica degli esuberi incentivati e il reinserimento di nuove 150 unità utilizzando i contratti di somministrazione e quelli a tempo indeterminato.
Lucchini. Qui ci ha pensato il magnate algerino Isaad Rebrab, a salvare il governo. Con un investimento dichiarato di 3 miliardi, di cui 400 milioni nel 2015, è stato garantito il ripristino dello stabilimento di Piombino per garantire una produzione di acciaio da 2 milioni di tonnellate l’anno. Si vedrà se agli impegni seguiranno i fatti. Ferretti. Il gruppo nautico aveva preannunciato la chiusura dello stabilimento di Forlì con 200 trasferimenti e 53 esuberi. Si chiude, invece, con la mobilità volontaria per 30 impiegati.
Sgl carbon. La società è stata acquisita dalla Morex che ha offerto 20 mila euro a coloro che hanno accettato di finire nelle liste di mobilità Pirelli Steelcord. Ceduta ai belgi della Bekaert prevede garanzie occupazionali fino al 2017. Sul dopo occorre ancora discutere con i sindacati.
Piaggio Aero. La storica azienda aeronautica è stata ceduta al fondo sovrano Mubadala Development Company, del governo di Abu Dhabi. Anche qui, cassa integrazione straordinaria per ristrutturazione.
Migliore Gd. L’azienda di packaging bolognese si è salvata al prezzo di una intensificazione del lavoro: non più due turni per cinque giorni alla settimana con il sabato di straordinario concordato preventivamente, ma tre turni, compreso quello di notte, di sette ore ciascuno (pagate otto).
Ilva Genova. Cassa integrazione in deroga alternata alla straordinaria per 765 lavoratori con la possibilità di destinare, chi lo voglia, a lavori di pubblica utilità nel comune di Genova.
Eurallumina. Con la firma del Contratto di Programma, per una centrale termoelettrica e l’ambientalizzazione del sito, si è avuto accesso a un periodo di Cigs per dodici mesi.
Keller. Per quanto riguarda la società che occupa 285 lavoratori a Villacidro in Sardegna e 190 a Carini, in Sicilia, il Tribunale di Cagliari ha decretato il fallimento. Il governo ha deciso di intervenire.
Italtel. Proroga fino ad aprile prossimo della cassa integrazione straordinaria per 165 lavoratori ma l’azienda punta all’esodo incentivato di 300 persone ridottesi, forse, a 208.
Salvatore Cannavò
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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