“SUL RISPARMIO RENZI SBAGLIA”: INTERVISTA ALLO PSICOLOGO PAOLO LEGRENZI
“NON E’ COLPA DEGLI ITALIANI CHE NON SPENDONO SE L’ECONOMIA NON RIPARTE”
“Dal 2012 al 2014 le famiglie italiane hanno tirato i remi in barca e hanno aumentato i propri risparmi di 400 miliardi”, spendono poco e quindi l’economia non riparte, ha detto il presidente del Consiglio Matteo Renzi a Che tempo che fa domenica sera.
Non si sa da dove arrivi il dato citato: secondo la Banca d’Italia, la ricchezza delle famiglie italiane è di 8.728 miliardi, l’8 per cento in meno che nel 2007, prima della crisi.
Ma in effetti dopo otto anni di cali nel 2013 il risparmio è tornato a crescere, da 34 a 46 miliardi.
Ha ragione Renzi? Lo abbiamo chiesto a Paolo Legrenzi, professore emerito di psicologia cognitiva alla Cà Foscari di Venezia.
Da anni studia il rapporto tra psicologia ed economia, cioè come prendiamo le decisioni sui soldi. Il suo ultimo libro, con Carlo Umiltà , è “Perchè abbiamo bisogno dell’anima” (Il Mulino).
Professor Legrenzi, il premier sostiene che la ripresa non arriva per colpa degli italiani che non spendono perchè stanno risparmiando troppo. È così?
No. Gli italiani secondo i dati di Bankitalia hanno circa 4.400 miliardi da parte di ricchezza non immobiliare, incluse le azioni. Il resto è immobiliare, più o meno 4.500 miliardi. Perchè gli italiani erano convinti che il risparmio negli immobili non tradisca mai. Il vantaggio psicologico di questo investimento è che il prezzo lo sai solo quando compri o quando vendi, mentre di Eni e Fiat lo sai ogni giorno, in Borsa. E i prezzi delle case crescevano, almeno quelli nominali. Ora invece scendono addirittura i prezzi reali, cioè al netto dell’inflazione. E non era mai successo dagli anni Cinquanta.
Con quali conseguenze?
E dalle ricerche di Daniel Kahneman sappiamo di essere molto più sensibili alle perdite che ai guadagni: il fatto che le case perdano di valore è una rivoluzione per l’italiano medio. Che è preoccupato perchè sta diventando più povero, visto che perfino gli immobili hanno smesso di crescere di valore. Le famiglie che riescono a mettere via qualcosa sono diminuite della metà dal 2007 a oggi. E la fascia ristretta che può ancora risparmiare continua a farlo perchè è preoccupata, vedendo i risparmi accumulati nel passato stanno perdendo di valore.
Secondo Renzi sono italiani che hanno poca fiducia nel futuro e impediscono al Paese di ripartire.
Il governo dice che non hanno coraggio. No, sono saggiamente frugali perchè pensano al futuro dei loro figli e alle loro prospettive di reddito.
Il governo ha scelto di incentivare i consumi e tassare il risparmio (“rendite finanziarie”) per spingere la spesa. Funzionerà ?
Le persone sono razionali. Quei pochi che possono risparmiare lo fanno per integrare le perdite che il loro portafoglio ha subito. Sono più poveri di cinque anni fa e ora ne sono consapevoli, soprattutto perchè vedono che addirittura le case stanno perdendo valore. Dopo l’aumento della tassa sui rendimenti dei conti correnti dal 20 al 26 per cento, in Italia c’è una tassazione media sul risparmio analoga a quella che Thomas Piketty auspica a livello mondiale per ridurre le disuguaglianze, attorno al 2 per cento.
Cosa dovrebbe fare quindi Renzi?
Per agevolare i risparmiatori dovrebbe abbassare drasticamente la tassazione perchè i risparmi sono consumi differiti. Invece in questi anni la tassazione sul lavoro è sempre salita, per le piccole imprese e le partite Iva. E dovrebbe ridurre le tasse sul risparmio, limitare le perdite sui risparmi accumulati.
Dipende tutto dalle scelte del governo?
Gli italiani hanno molte colpe per non aver diversificato i loro investimenti: è tutto concentrato sull’Italia. Anche i risparmi non immobiliari, cioè non immobilizzati in case, sono soprattutto in titoli di Stato italiani o in obbligazioni delle nostre banche. E queste scelte non dipendono da ragioni patriottiche ma dal fatto che i risparmiatori hanno ragionato con lo specchietto retrovisore, allettati dai rendimenti passati. Una scelta che si sta rivelando profondamente sbagliata.
Quindi se l’Italia non si riprende, sono guai per tutti.
Esatto. In nessun altro Paese c’è questa situazione nell’allocazione dei risparmi.
Stefano Feltri
(da “il Fatto Quotidiano“)
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