“BASTA FINANZIARE I GIORNALI SENZA LETTORI”: INTERVISTA AL NEO-SOTTOSEGRETARIO LEGNINI
IN PASSATO LO STATO GARANTIVA 700 MILIONI DI SOVVENZIONE AI GIORNALI, ORA SIAMO ARRIVATI A 95… “UN GIORNALE ESISTE SE VIENE ACQUISTATO IN EDICOLA, LO STATO NON PUO’ SOSTENERE PRODOTTI CHE NON HANNO PIU’ MERCATO”
Qualcosa ci siamo persi, cinque anni fa, se il governo poteva spendere 700 milioni per sovvenzionare un gran mucchio di giornali, di partiti, di cooperative o religiosi
Il gruzzolo si è assottigliato col tempo e, adesso, non si stacca dai 95 milioni
Una recente legge, governo di Mario Monti, ha cercato di espiare le colpe dei tanti Valterino Lavitola o Denis Verdini che non avevano interesse a procacciare le notizie: lo Stato garantisce il rimborso sino al 50% dei costi per i quotidiani cartacei e il 70% per i siti d’informazione.
Ma la sofferenza non è finita.
E il sottosegretario per l’Editoria, il democratico Giovanni Legnini, abruzzese di collina che s’accascia sotto la Maiella, non vuole sprecare ancora: “Un giornale esiste se viene acquistato in edicola o pagato in rete, lo Stato non può sostenere i prodotti editoriali quando non vengono più letti. Il mercato fa selezione, anche se qualunque intervento va sempre meditato perchè si sta parlando di un lavoro prezioso e di tanti giornalisti in difficoltà ”
Legnini, il suo appare un principio rivoluzionario.
Addirittura? Le cose rivoluzionarie sono le cose semplici.
S’è chiusa l’epoca dei soldi buttati via, dice, ma che farete?
C’è la norma del mio predecessore, Paolo Peluffo, che non regala più nulla, ma che premia soltanto coloro che sanno gestire bene l’attività e che emigrano su internet per essere operativi. Dobbiamo intensificare i controlli e applicare la legge.
I contributi annuali non rischiano di allontanare la chiusura, mentre mancano persino gli stipendi per i giornalisti?
Penso che andranno valutati anche i riscontri con i lettori, in edicola e in rete, e legare il finanziamento anche a questo parametro come si inizia a fare con il decreto legge dell’anno scorso. Perchè i soldi sono pochissimi rispetto al passato e nemmeno un centesimo può essere speso con leggerezza: chi merita sostegno, deve averlo; chi non lo merita, deve trovare una soluzione. Ripeto, però, io sono preoccupato per la forza lavoro perchè qui si parla di lavoratori professionisti e non solo di imprese.
Il passaggio online non rischia di funzionare da palliativo?
La forma digitale è il futuro per molteplici ragioni sia industriali che legate alle modalità di accesso agli strumenti d’informazione, quindi bisogna sostenere l’avvio di questa evoluzione. Naturalmente anche per i giornali online vale il criterio di mercato.
Avete recuperato gli oltre 20 milioni di euro che la famiglia Angelucci vi deve restituire per il Riformista e Libero?
Il procedimento è in corso e in parte il recupero è già avvenuto. Le risorse saranno redistribuite tra gli aventi diritto in regola rispetto all’anno 2010. Alcune settimane fa, il dipartimento ha pubblicato il decreto. Ma come avete sentito in questi giorni, c’è sempre una battaglia per ridurre il fondo.
Vi hanno utilizzato per pagare i debiti statali.
Non siamo in pericolo per l’anno corrente. Posso dire che è stato un taglio non meditato e il governo si è impegnato a ripristinare lo stanziamento. Ma la questione è un’altra.
Quale?
Avere la consapevolezza della necessità del rigore nella gestione dei soldi pubblici che devono sostenere l’informazione e il pluralismo e non imprese decotte. Bisogna fare tutto ciò che è necessario affinchè non si ripetano gli scandali del passato e l’utilizzo delle poche risorse disponibili sia razionale e selettivo.
Carlo Tecce
(da “il Fatto Quotidiano“)
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