“BERLUSCONI E’ FINITO, IL GOVERNO ALLO SFASCIO”: COSI’ BISIGNANI RACCONTA IL TRAMONTO DEL PREMIER
DA LA RUSSA A TREMONTI, DALLA GELMINI ALLA CARFAGNA, DA SCARONI A CAPEZZONE, GLI SFOGHI DEGLI ALLEATI CONTRO IL PREMIER
Luigi Bisignani il gran commis della politica e degli affari italiani, lo aveva previsto. Le informazioni che raccoglieva da uomini dell’alta finanza, militari, magistrati amici ed infedeli, gli sfoghi dei ministri, sottosegretari e onorevoli vari non lasciavano dubbi.
Al telefono, nel suo ufficio di piazza Mignanelli, ascoltava.
E più ascoltava, più capiva. Che «il Governo è ormai allo sfascio», che «il povero Gianni Letta non ha più nessun tipo di ascendente», che Silvio Berlusconi «si fa male da solo», che «il comportamento dei ministri è da asilo Mariuccia».
Bisignani ascolta, passa ore al telefono, annota nomi, muove pedine.
La Guardia di Finanza – in un’informativa ai pm – stila una classifica dei contatti più frequenti: in testa, il sottosegretario Daniela Santanchè e il ministro Frattini.
A seguire Lorenzo Cesa, Raffaele Fitto, Mario Baccini, il ministro Prestigiacomo, Denis Verdini, Clemente Mastella e altri.
«Chiedono tutti ripetutamente un appuntamento, o anche solo un contatto al telefono». Lui non si nega.
Gli raccontano di un Consiglio dei ministri che vara la Finanziaria in tre minuti.
«Una roba vergognosa, il governo non esiste più». Gli spiegano le faide interne e lui si preoccupa. Teme che Berlusconi possa cadere e andare a processo e «con le regole normali, lo condannano sicuro, finisce la festa per tutti».
Cerca di ricucire lo strappo dei finiani, ma gli attacchi di Libero e il Giornale sulla casa di Montecarlo gli scombinano il puzzle.
Al grande “confessore” arrivano pure i gossip.
Il più succoso: «Mara Carfagna vuole sposare Silvio Berlusconi».
Questo lo scenario che si apre agli occhi di Bisignani: ricorda vagamente “le Iene” di Quentin Tarantino, tutti contro tutti, zero fiducia, ansia da fine impero.
Una sceneggiatura “scritta” nelle migliaia di intercettazioni, contenute nella richiesta di arresto per Luigi Bisignani e per il deputato del Pdl Alfonso Papa.
Il 14 ottobre del 2010 alle 15,23, Roberto Sambuco, il Garante per la sorveglianza dei prezzi, chiama Bisignani.
Il Consiglio dei ministri è stato un lampo, appena tre minuti, e Sambuco racconta: «Gianni Letta ha portato la Finanziaria pregando tutti di non intervenire, una roba vergognosa. Non funziona più Luigi, se è così è finita. Lui (Tremonti, ndr) si è fatto pure la conferenza stampa, Paolo Bonaiuti almeno ha avuto il buon gusto di non andare».
E le agenzie stampa riportano le parole di Tremonti, quel giorno: «Abbiamo varato la Finanziaria dopo una discussione responsabile».
E che la situazione all’interno del Governo sia esplosiva, Bisignani lo capisce anche da Paolo Scaroni, amministratore delegato dell’Eni.
Scaroni: «Devo dire la verità , lui (Berlusconi ndr) parla bene, è un fuoriclasse assoluto. Se soltanto…».
Bisignani chiude la frase: «Se soltanto si mettesse a fare il Presidente del Consiglio…».
«Infatti – chiosa Scaroni – Berlusconi si fa male da solo».
Un’opinione, quella dell’ad dell’Eni, che si rafforza dopo aver incontrato ad Arcore il premier il 25 ottobre: «Ma che tristezza – racconta all’amico Gigi – non sa proprio che pesci pigliare».
Lo strappo di Fini, le polemiche sulla casa di Montecarlo, tormentano Bisignani per tutta l’estate: «Questa rottura è una follia – si lamenta con Ciriaco Pomicino, suo amico intimo – Berlusconi è caduto nella trappola di Ignazio La Russa, di Gasparri e di Matteoli che gli hanno fatto fare quello che non sono mai riusciti a fare e che avrebbero voluto fare con Fini».
E Pomicino: «Ti devo dire la verità , il vero nemico è l’altro, il ministro Tremonti». Bisignani: «Certo che è l’altro, ha soltanto da guadagnarci…Il povero Letta non ha nessun tipo di ascendente in questo momento, è in balia proprio. Le trattative riservate le sta facendo tale Silvia Rossi (forse Mariarosaria Rossi deputata del Pdl ndr), una che ha l’ottava misura, guarda sono senza parole…».
A fine estate il telefono di Bisignani brucia.
Lo chiamano l’allora ministro Andrea Ronchi, il ministro la Russa («tu mi puoi aiutare a trovare il bandolo della matassa»).
Arriva anche la chiamata di Daniele Capezzone, portavoce del Pdl. «Per organizzare il programma degli interventi alla festa di Milano, sapessi, la fiera delle piccole vanità , a livelli da asilo Mariuccia. E si tratta di ministri, viceministri, sottosegretari… degli spettacoli da ridere. Se sulle cose più banali si fa questo circo, figurati sulle cose serie».
È il 22 ottobre quando Bisignani chiama il giornalista Roberto D’Agostino.
I due parlano del ministro delle Pari opportunità Mara Carfagna e del gossip riguardo a una sua relazione con Italo Bocchino.
«È sempre più matta – dice D’agostino – l’ultima che mi hanno detto è che lei vuole…pretende davvero la mano di Berlusconi, vuole che la prenda…la impalmi». Bisignani: «Ma cose da pazzi».
«E non hai idea di cosa sta facendo quell’altro, Mezzaroma (Marco, il fidanzato della Carfagna, ndr). Mezzaroma mezza comparsa ovviamente».
Denis Verdini, coordinatore del Pdl, chiama il ministro Maria Stella Gelmini per ringraziala dell’aiuto.
Il ministro informa subito Bisignani e gli racconta di avere affrontato un incontro con 40 parlamentari impazziti, che volevano la testa di Verdini, degli altri coordinatori e dei capigruppo.
Gelmini informa ancora l’amico Luigi di aver firmato un patto di non belligeranza con gli ex di An.
Fabio Tonacci e Francesco Viviano
(da “La Repubblica”)
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