BERLUSCONI E LE INTERCETTAZIONI: BALLE A STELLE E STRISCE, IN USA SI INTERCETTA E SI PUBBLICA
BERLUSCONI CITA GLI STATES PER DIFENDERSI, MA LI’ LE REGISTRAZIONI VANNO SUI GIORNALI E ANCHE SULLE RADIO LOCALI… POLITICI CON LE SQUILLO E SEGGI IN VENDITA, MA NIENTE BAVAGLI
Negli Stati Uniti “chi passa le intercettazioni alla stampa va in galera, e ci resta per molti anni”, ha detto Berlusconi.
Cerchiamo di capire che succede in America, ne scopriremo delle belle. Scopriremo – se già non lo sapevamo – che le intercettazioni hanno fatto cadere il governatore dello stato di New York, Eliot Spitzer.
Che aveva fatto?
Aveva pagato le costose prostitute del Vip Club Emperors (“Club Imperatori”). La più famosa, quella che si è guadagnata le copertine dei tabloid per le sue forme generose, si faceva chiamare Ashley Duprè, ma il suo nome reale era nientemeno che Ashley Rae Maika Di Pietro.
Passare un’ora con lei, però, costava un migliaio di dollari.
Sull’ Huffington Post sono comparsi gli sms che il governatore mandava alle sue amanti a pagamento.
A “Kristen” , ad esempio, chiedeva: “Pls let me know if ‘package’ arrives 2mrw”. Ovvero: “Per favore fammi sapere se il pacchetto (con i soldi per la prestazione, ndr) arriva domani”.
Nessun giornalista è andato in galera.
A dire il vero, neppure Spitzer sta passando le sue giornate dietro le sbarre. Anzi, è finito a condurre un programma televisivo sulla CNN (nemmeno qui i confini tra politica e tivù sono così chiari).
“Le intercettazioni sono strumenti essenziali per le indagini – aveva sottolineato Lanny Breuer, del dipartimento di giustizia di Washington, durante una visita italiana – la legislazione italiana, così come è stata finora, è stata molto efficace nella lotta alla criminalità organizzata”.
La legislazione americana in tema di intercettazioni si basa principalmente sull’Electronic Communications Privacy Act del 1986, che consente di registrare una conversazione telefonica solo dopo aver mostrato una “probabile causa” di attività illegale, e dopo aver ottenuto un ordine dalla corte.
Passiamo ad un secondo caso americano, che tocca un altro ex governatore, Rod Blagojevich, già alla guida dell’Illinois.
Lui è uscito di scena per aver tentato di “vendere” la poltrona che era di Barack Obama.
Quanto è stato eletto presidente, il suo seggio senatoriale di Obama è rimasto vuoto.
Tocca al governatore del relativo Stato decidere il sostituto. Blagojevich voleva soldi dagli aspiranti senatori: è emerso da alcune intercettazioni, pubblicate dalla stampa e trasmesse dalle tv.
Quando Blagojevich ha saputo di avere il telefono sotto controllo, si vantò di non temere le indagini: “Che mi intercettino in pubblico o in privato – andava dicendo – vi posso assicurare che tutto ciò che dico è sempre legale”.
E ancora: “Se qualcuno vuole registrare le mie conversazioni, vada pure avanti, si senta libero di farlo: apprezzo chiunque mi registri in maniera aperta e conosciuta, ma coloro che vogliono farlo di nascosto, beh, gli ricordo che puzzano di Nixon e Watergate”.
Il riferimento è interessante: lo stesso indagato sosteneva che finchè le intercettazioni sono legali e trasparenti va tutto bene, perchè il vero problema sono le registrazioni telefoniche clandestine, come quelle ordinate dal presidente Nixon contro i suoi avversari democratici (proprio per questo fu costretto alle dimissioni).
Anche sulle intercettazioni illegali, comunque, il pragmatismo anglo-sassone vince sui libri del diritto.
Prendiamo un terzo caso, catalogato nei manuali di giurisprudenza sotto il titolo “Bartnicki versus Vopper”.
Due esponenti del sindacato degli insegnanti in Pennsylvania vengono intercettati illegalmente, da uno sconosciuto.
Dicono che se le loro richieste non verranno soddisfatte “andremo nelle nelle loro case, a buttar giù le loro verande”.
La registrazione viene mandata in onda dalle radio locali.
I due esponenti del sindacato sostengono che la legge è stata violata.
Il caso sale tutti i gradini del sistema giudiziario americano, arrivando alla Corte Suprema, che stabilisce: il primo emendamento della Costituzione (libertà di espressione) vince sul diritto alla privacy.
Poco conta, insomma, se la conversazione è stata registrata illegalmente.
Matteo Bosco Bortolaso
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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