BERLUSCONI HA NOSTALGIA DEL PATTO DEL NAZARENO
MA QUESTA VOLTA VORREBBE TRATTARE DA SOLO CON RENZI
Silvio Berlusconi sta pensando di tornare a collaborare con Renzi.
Non ha ancora deciso, e a chi glielo chiede, in questi ultimi giorni, risponde che è più sul no che sul sì.
Ma questo, appunto, porta a scommettere che alla fine si lascerà tentare.
Lo spingono a farlo, nell’ordine: amici e collaboratori di peso come Fedele Confalonieri e Gianni Letta, convinti che non ci sia altro da fare che riannodare il filo con il governo.
L’alternativa è finire sotto il tacco di Salvini, dal momento che una rondine – e nello specifico una Liguria e un Toti – non fa primavera.
Silvio ascolta e rimugina, ma continua a ripetere che con Renzi è finita.
A trattenerlo dal riavvicinamento con quello che a un certo punto aveva considerato suo erede, infatti, è innanzitutto una questione personale.
Si è sentito preso in giro già ai tempi del Nazareno, quando il testo dell’accordo cambiava continuamente, e sulla legge elettorale – pur votata da Berlusconi fino al penultimo passaggio in Senato – furono imposte ben 17 modifiche, tutte o quasi contro gli interessi del centrodestra.
L’ex-Cav. decise di salvare lo stesso l’accordo, sperando che la contropartita sarebbe arrivata sul Quirinale; ma poi andò come si sa.
Dunque, d’ora in poi, mai più fidarsi.
Eppure – e qui, sottovoce, il ragionamento si fa intrigante -, se la trattativa dovesse riaprirsi malgrado tutto, ad esempio per approvare le riforme istituzionali, appese a una maggioranza al Senato assai ballerina, dopo la rottura con Forza Italia, Berlusconi sarebbe anche disposto a vedere le carte.
Ma a condizione di condurre il negoziato in prima persona, senza più affidarsi a Verdini, il perno del patto del Nazareno.
Non è solo questione di fiducia venuta meno (l’ex-Cav. ritiene che il senatore fiorentino si sia fatto prendere la mano dall’amico Matteo), ma di manico.
Uscito vittorioso e con le casse familiari rimpinguate dalla cessione del Milan, un affare gestito in prima persona e concluso salvando anche la presidenza del club, Berlusconi è sempre più convinto di non avere rivali quando si siede a un tavolo a trattare.
A Renzi, per cominciare, vorrebbe strappare cambiamenti significativi della riforma del Senato e la garanzia che la legislatura arriverà per davvero fino al 2018.
Ma se chiude gli occhi e ricomincia a sognare, come fa nei suoi momenti migliori, Silvio, con Matteo, sarebbe disposto a rifare un governo di larghe intese: l’unico, non si stanca di ripetere, in grado di affrontare la tempesta che incombe sull’Italia.
Marcello Sorgi
(da “Il Corriere della Sera”)
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