BERLUSCONI ORA VUOLE SCENDERE IN PIAZZA… FORSE CERCA UNA FARMACIA APERTA
“DOBBIAMO DIFENDERCI DA QUESTI PM”: NON SI E’ MAI VISTO UN GOVERNO CHE SCENDE IN PIAZZA CONTRO UN’ALTRO RAMO DELLE ISTITUZIONI…IL PDL PUNTA SUL PROCESSO LUNGO PER FERMARE I TRIBUNALI
“Basta, è inutile provare a difendersi da un processo kafkiano, è arrivato il momento di chiamare a raccolta gli italiani”.
Appresa la notizia che il tribunale di Milano ha rinunciato ai testimoni della difesa (già sentiti per rogatoria davanti a una corte britannica), Berlusconi esplode.
Sente che la tenaglia si sta per serrare, è convinto che entro dicembre arriverà la sentenza di condanna sul caso Mills.
Una mazzata che non solo castrerebbe qualsiasi possibilità di salire al Quirinale, ma renderebbe assai complicato persino immaginare una ricandidatura del Cavaliere a palazzo Chigi in caso di voto anticipato nel 2012.
E la reazione di pancia del premier è quella dell’appello alla piazza: “Dobbiamo organizzare una grande manifestazione per difendere la libertà . Per una giustizia giusta, per l’inviolabilità della privacy, per la difesa del voto degli italiani”.
Una manifestazione che servirà a mobilitare il partito.
Berlusconi infatti non è affatto contento per come i ministri e i big del Pdl – con l’eccezione del fido Alfano – lo hanno fin qui difeso da quello che considera un “assalto” dei magistrati.
E dunque, anche rinunciando all’apertura della stagione congressuale, presto a via dell’Umiltà potrebbe aprirsi il cantiere di una “grande” manifestazione nazionale contro i pm.
Ma quella del corteo è soltanto una delle armi che il capo del governo ha a sua disposizione.
Alla tentazione della piazza si affianca infatti uno strumento più efficace, concepito espressamente per far saltare il processo Mills: il disegno di legge sul processo lungo. A fine luglio il ddl, che obbligherebbe appunto il tribunale di Milano a sentire tutti i testi presentati dagli avvocati Ghedini e Longo, è stato approvato dal Senato con la fiducia.
L’intenzione è quella di farlo passare davanti a tutto, per approvarlo definitivamente alla Camera entro un mese senza alcuna modifica.
Prima della deposizione di Berlusconi in calendario per il 28 ottobre.
A quel punto il processo Mills scivolerebbe inevitabilmente nella prescrizione.
Ma quella che proviene da Milano è soltanto una delle minacce che incombono sulla testa del premier.
Le altre due si consumeranno nei prossimi giorni a Montecitorio.
Giovedì infatti è atteso il voto segreto sull’arresto di Marco Milanese e, nonostante ieri Berlusconi in una telefonata a Bossi (dopo gli auguri per i settant’anni) abbia provato ad avere garanzie dal leader del Carroccio, il destino del deputato tremontiano appare sempre più incerto.
I quaranta deputati “maroniti” propendono infatti per la linea dura.
Il problema inoltre è che nel centrodestra, tra i Responsabili e nello stesso Pdl, l’area degli scontenti aumenta ogni giorno di più.
E il voto su Milanese è considerato come una buona occasione, forse l’ultima, per mandare un segnale al premier, per indurlo a farsi da parte ed accettare l’unica soluzione che preserverebbe la legislatura e garantirebbe un futuro al Pdl oltre Berlusconi: un governo guidato da Alfano allargato al Terzo polo.
Così il voto su Milanese sarebbe sfruttato per mandare un avvertimento al Cavaliere, per fargli capire che la Camera potrebbe anche pronunciarsi a favore dell’accompagnamento coatto davanti ai pm di Napoli.
Per evitare l’arresto di Milanese i fedelissimi del premier stanno già organizzando le difese. “In aula non entreremo nel merito delle accuse – spiega uno di loro – perchè altrimenti Milanese è fritto. Diremo che i pm non posso incidere sul plenum dell’assemblea e faremo presente che l’altra volta, quando la Camera ha deciso per l’arresto di Alfonso Papa, la procura si è comportata male, abusando della carcerazione preventiva. Tanto che il deputato Papa è ancora in cella dopo due mesi”.
L’altra grana che sta per esplodere è la mozione di sfiducia sul ministro Saverio Romano che andrà al voto il 27 settembre.
Ieri Berlusconi l’ha chiamato per confermargli il suo sostegno e smentire le voci di una richiesta di dimissioni preventive.
Ma nessuno nel Pdl scommette sul voto dei maroniani per salvare un ministro che la procura di Palermo vuole rinviare a giudizio per concorso esterno in associazione mafiosa.
Francesco Bei
(da “La Repubblica”)
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