BERLUSCONI SCEGLIE VERDINI E GIURA FEDELTA’ AL NAZARENO
NEL GIORNO DI MATTARELLA, SILVIO RITORNA SUI SUOI PASSI
Nel nuovo Quirinale delle parole misurate e dei silenzi morotei, irrompe Silvio Berlusconi come un carnevale durante la Quaresima.
L’insediamento di Sergio Mattarella è soprattutto per il Cavaliere l’occasione per reinsediare Verdini al vertice di Forza Italia.
E per pronunciare il suo solenne giuramento di fedeltà al Nazareno, attraverso il pluri-inquisito: “Sono sicuro della lealtà di Verdini”.
È il segnale, politico. Uno dei pochi, che interrompe una serie infinita di gaffe.
Incrocia Rosy Bindi: “Mai — dice — avrei pensato che un uomo, pardon una donna, si commuovesse per l’elezione del presidente”.
Lei, di ghiaccio: “Pensavo che col tempo fosse diventato più galante”. A quel punto, l’ex premier tenta di scusarsi con un baciamano: “Io sono sempre galante”.
Ma la frittata è fatta. E l’imbarazzo del Cavaliere nullo.
Perchè nel carnevale berlusconiano l’importante è la battuta, è il compiacimento narcisistico di essere circondati dai cronisti — e poco importa se al Quirinale o all’osteria — è il one man show, che giornate come quella di oggi esaltano.
Perchè vuoi mettere, dopo mesi a Cesano Boscone, tornare nel salone del Quirinale, gaserebbe un depresso, figuriamoci uno che si ama.
Milan, barzellette, battute, pure sessiste, insomma il solito tentativo di rubare la scena, di avere un titolo sui giornali.
Nella giornata dell’insediamento solenne del nuovo capo dello Stato, Berlusconi neanche gli va a stringere la mano, dopo aver dichiarato che lo stima: “C’è troppa gente — dice – ci vedremo un’altra volta in udienza”.
Perchè la verità è che il palcoscenico serve non a complimentarsi col protagonista, ma a perseguire l’obiettivo personale.
Dare segnali sul Nazareno. Non sono parole di fuoco quelle che Berlusconi pronuncia quando incrocia Matteo Renzi: “Birichino” dice l’uno. “Meno birichino di te” l’altro. Nella classifica dei birichini si ritrova anche Padoan, il terzo del capannello.
Il patto dei birichini pare reggere.
Per questo, sulle riforme, l’ex premier non solo non annuncia vendetta, ma — a modo suo — rassicura: “A volte per amore di riforme abbiamo detto sì a cose che non ci convincevano, da qui in avanti diremo sì soltanto a ciò che ci convincerà veramente”.
Il minimo sindacale. Tradotto: se Renzi non cambia le carte in tavola, Forza Italia continuerà a tenere la parola data.
È quando incrocia Nunzia De Girolamo che si compone l’ultimo tassello. Berlusconi, con voce non troppo bassa, le dice: “Mica lo so se questo patto con Alfano tiene”.
Poco più in là c’è Angelino. Pare che i due si siano salutati freddamente.
Perchè Berlusconi si sente tradito davvero sulla vicenda del Quirinale, nè ha apprezzato come si è comportato il suo ex delfino in Aula durante il discorso di Mattarella.
Mentre Lupi non era seduto tra i banchi del governo, gli è sembrato che Alfano avesse un atteggiamento compiacente nei confronti di Renzi.
Insomma, si è re-insediato il Nazareno: fiducia a Verdini, battute con Renzi, gelo con Alfano.
La chiave sta proprio nel rapporto con “Denis”.
Negli ultimi giorni il cerchio magico ne ha chiesto la testa, stroncando la gestione del Nazareno da parte del “duo tragico” di Gianni Letta e Verdini. Berlusconi, per ora lo conferma nel suo ruolo.
Prima al Quirinale, con una dichiarazione. Poi nel corso di un colloquio.
Il Fatto ha raccolto un interessante analisi di un azzurro di peso: “Denis lo tiene per le p…e, Berlusconi non può permettersi di mollarlo”.
I motivi sono due. Il primo sono i numeri. Pare che i franchi soccorritori a Mattarella organizzati dal nume tutelare del Nazareno siano molti di più di quelli che Berlusconi aveva stimato in un primo momento: 71. Proprio così: settantuno.
Il che significa che, sulla carta, Verdini avrebbe i numeri per creare dei gruppi di “responsabili” che facciano da polizza di assicurazione a Renzi.
Il secondo è la ghirba. Nel senso che il 20 febbraio sarà il giorno della salva-Silvio e l’ex premier considera inopportuno correre rischi ora.
Negli ultimi giorni sono arrivate rassicurazioni, a partire da quella pubblica della Boschi sul famoso tre per cento. Ecco.
Magari con Renzi è calato il sospetto. E la ferita sull’elezione di Mattarella brucia ancora. Però, se questo è il quadro, per Berlusconi l’unica strada percorribile resta quella di rimanere aggrappato al Patto.
Un parlamentare che ha parlato con Verdini tira le conclusioni: “Renzi il tre per cento lo farà . E il 20 sera vedremo chi è più forte, se noi o chi ci vuole fare fuori”.
(da “Huffingtonpost”)
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