BERLUSCONI SFIDA LE COLOMBE SULLA FINANZIARIA
“LEGGE DI STABILITA’ DA MODIFICARE”
Berlusconi e i suoi alla carica della legge di stabilità . È il primo terreno di scontro col governo, alla portata, ed ecco in arrivo una valanga di emendamenti, quando giovedì scadranno i termini per la presentazione in commissione Bilancio del Senato.
Il premier Letta prova a correre ai ripari, dopo aver incontrato mercoledì il gruppo Pd, vedrà anche i pidiellini.
Alfano e i suoi ministri confermano ai colleghi di partito la disponibilità a modificare il testo ma sottolineando nei colloqui di queste ore che «i saldi dovranno restare invariati».
E siccome i conti finali non si toccano, i margini di manovra in realtà saranno strettissimi. Così, sulla legge finisce col riprodursi lo schema della guerra interna al Pdl-Forza Italia, con i “lealisti” da una parte e i filo governativi dall’altra.
Il là all’affondo raccontano lo abbia dato lo stesso Berlusconi dal quartier generale di Arcore, dove si è ritirato nel fine settimana.
Sta di fatto che ieri si contavano a decine gli attacchi al ddl finanziario 2014 da parte di tutta l’ala a lui più vicina.
Il pressing sulla stabilità finirà col diventare una delle pedine di scambio da far pesare nella trattativa che il Cavaliere ha aperto col vicepremier Alfano, quando martedì tornerà forse a incontrarlo per tentare una difficile tregua interna.
Berlusconi è intenzionato a pretendere comunque dal suo ex delfino una piena adesione, e a breve, al documento dell’ufficio di presidenza sul passaggio immediato a Forza Italia.
E con la stessa determinazione, spiega chi gli ha parlato in queste ore, vuole ancora anticipare il Consiglio nazionale del partito che invece il ministro degli Interni vorrebbe confermare per l’8 dicembre.
Molto, anzi tutto dipenderà dalla data della seduta sulla decadenza da senatore, che i capigruppo di Palazzo Madama fisseranno proprio martedì.
Il leader rivendica un’acclamazione nella kermesse di partito prima che venga espulso dal Parlamento. Favorevole a un anticipo anche il sottosegretario e berlusconiano di ferro Gianfranco Miccichè, convinto che l’unificazione dovrà passare innanzitutto attraverso una pacificazione «tra l’ala laica e quella cattolica» del partito.
Ma aggiunge: «Secondo me Fitto sarebbe un ottimo leader di una nuova Forza Italia, giovane, preparato, competente». Il muro contro muro continua.
«Il governo è impegnato a migliorare il ddl, i loquaci esponenti del Pdl dovrebbero evitare polemiche strumentali» è intervenuto a un certo punto della giornata il viceministro pd all’Economia, Stefano Fassina.
Ma l’assedio ormai non si ferma. Letta e ancor più il ministro Saccomani sono nel mirino. I toni sempre più pesanti.
«Solo tasse, io rispondo: basta, basta, basta. Questo governo è assolutamente indisponibile a valutare tagli di spesa e soluzioni in favore dei cittadini» attacca Giancarlo Galan. E come lui Daniele Capezzone, falco e presidente della commissione Finanze alla Camera sostiene che la «Stabilità è da riscrivere, una stangata sulla casa inaccettabile». È un’escalation.
«Le tasse aumentano, il governo cambi radicalmente rotta o continuare a sostenerlo sarebbe un esercizio di masochismo per noi e di sadismo verso gli italiani» avverte Anna Maria Bernini, senatrice.
Come pure la deputata Renata Polverini: «La manovra stabilizzerà pure il governo, ma destabilizza il Paese». Insomma, per dirla con Gasparri, «va completamente riscritta: meglio avviare Saccomanni verso la lauta pensione che purtroppo incasserà ».
Gli “innovatori” di Alfano sono in trincea, convinti di avere i numeri a Palazzo Madama per difendere il governo.
Formigoni si dice certo che più di trenta pidiellini su novanta stanno dalla loro parte. «La legge va modificata, ma gli ultimatum non servono» dice Barbara Saltamartini.
E il rischio, aggiunge Maurizio Sacconi, è che «il confronto nel Pdl danneggi la governabilità ». Un altro falco di peso come Sandro Bondi spera che si ritrovi l’unità «attorno alla leadership di Berlusconi», ma a quel punto, avverte, «si decida tutti insieme, democraticamente, la posizione da assumere sulla legge di stabilità ».
Col sottinteso che se prevarrà il no, i ministri si dovranno adeguare.
Carmelo Lopapa
(da “La Repubblica”)
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