BERLUSCONI STOPPA LA TRATTATIVA: “UN SEGNALE DAL PD O NIENTE INCONTRO”
MA GLI SHERPA LAVORANO PER UN CONTATTO DOMANI SERA
Il day after delle piazze di lotta e di minaccia lascia spazio e tempo alla diplomazia sotto traccia dei pontieri di Pd e Pdl.
Ma a tre giorni dall’apertura dell’urna di Montecitorio per la scelta del capo dello Stato, la soluzione condivisa non c’è.
Per la verità , per tutto il giorno i contatti telefonici tra Letta, Alfano e Verdini, da una parte, Migliavacca, Errani, Enrico Letta, dall’altra hanno tessuto una trama sottile che ha tenuto in piedi le candidature di Franco Marini e di Anna Finocchiaro.
Proprio in chiave «conciliazione», con spiragli successivi per un governo delle riforme.
E questo, nonostante le chiusure di sabato di Bersani e il Berlusconi in versione campagna elettorale di Bari.
Tutto sembrava procedere in quella direzione finchè su trattative e dialogo non è piombata l’intervista al Tg5 di Matteo Renzi.
Per il sindaco di Firenze e la cinquantina di suoi grandi elettori in Parlamento non è lui il cattolico sul quale bisognerà puntare.
E non è un mistero che i renziani, con i prodiani, tra oggi e domani usciranno più o meno allo scoperto per lanciare la corsa del Professore.
Tra i candidati di «pacificazione », se così stessero le cose, resterebbe in gioco Giuliano Amato e, dietro, Massimo D’Alema.
Prodi, ancora una volta, chiamato in causa, glissa giocando sull’ironia: «Non vorrei che si creasse un problema di emigrazione di massa, ma posso solo dire che nella cosiddetta corsa per il Quirinale non ci si iscrive e non ci si deve nemmeno pensare» risponde con chiara allusione a Berlusconi («Con lui, andiamocene tutti all’estero ») in un’intervista che andrà in onda su Servizio pubblico, La7.
Che il quadro si faccia più complicato, Silvio Berlusconi lo aveva intuito già¡ sabato.
E segnali improntati al pessimismo li ha lasciati filtrare per tutto il giorno dal ritiro di Arcore, evitando anche il bagno di folla alla fiera del mobile di Rho.
«Si eleggano pure Prodi e allora andiamo dritti al voto e vedremo chi tornerà a Palazzo Chigi », si è sfogato sabato sera sull’airbus privato al rientro dal capoluogo pugliese.
Ad ascoltarlo, al fianco della fidanzata Pascale, Lupi, Bonaiuti, Santanchè, Schifani, Capezzone, Maria Rosaria Rossi.
E «al voto, al voto» il Cavaliere ripeteva ancora ieri, con i dirigenti sentiti da Villa San Martino, galvanizzato dalla risposta di piazza di sabato.
Per il resto, scetticismo: «Se da Bersani non arrivano segnali concreti di apertura e disponibilità al confronto sul nuovo presidente, allora per me l’incontro possiamo anche non farlo», è stato lo sfogo con alcuni fedelissimi.
Filtra anche l’intenzione di rientrare a Roma mercoledì, se nulla cambia.
Vorrebbe dire annullare il faccia a faccia. Ma è vero, come confermano da via del Nazareno, che non è stato ancora inserito in agenda.
Ma è altrettanto vero che il Cavaliere – nella lettura delle «colombe» Pdl – fa molta tattica.
Alza il tiro per stanare nelle ore decisive Bersani. Tant’è che chi è di casa a Palazzo Grazioli sostiene che il capo potrebbe rientrarvi nelle prossime 24 ore per incontrare il leader Pd magari già domani sera o al più mercoledì.
Del resto, tutto vuole Berlusconi in queste ore fuorchè una rottura che porterebbe dritti all’elezione di un presidente «ostile».
E allora «il Pd ci fornisca una terna all’interno della quale scegliere», invoca un’ultima volta una fedelissima come Daniela Santanchè.
Carmelo Lopapa
(da “La Repubblica“)
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