BERSANI TALLONATO DA RENZI E DI PIETRO
I DEMOCRATICI E L’IPOTESI DI PRIMARIE DI COALIZIONE… NEL PDL LO VUOLE IL 74%
Si parla sempre più di consultazioni primarie.
Esse costituiscono comunque un evento molto richiesto dalla popolazione: la netta maggioranza le vede con favore, ritenendole un importante momento di partecipazione e di democrazia.
Tanto che la gran parte degli italiani dichiara che si recherebbe a votare.
Può sorprendere il fatto che la massima diffusione dell’intenzione a partecipare si trovi nell’elettorato del Pdl.
Qui quasi tre elettori su quattro si dichiarano pronti («sicuramente» o «probabilmente») a votare alle primarie di partito.
Segno forse dell’ampiezza e dell’importanza del dibattito in corso nella formazione di Alfano e Berlusconi.
Appaiono particolarmente sensibili al tema – e intenzionati a partecipare – gli elettori più giovani (tra gli under 24 la quota supera addirittura il 90%, prova della particolare sensibilità di questa generazione verso gli ambiti di partecipazione), i laureati e i residenti nel Nordest.
Non molto dissimile risulta l’intenzione a recarsi a votare per le primarie tra gli elettori del Pd, che raggiunge il 70%.
In questo caso, tuttavia, appaiono relativamente più sensibili i meno giovani, oltre i 55 anni, (la generazione «storica» del partito) e gli operai.
Come si sa, è anche in discussione la possibilità di permettere la partecipazione alle primarie non solo agli elettori del Pd, ma al complesso dei votanti o simpatizzanti per tutte (o alcune) forze del centrosinistra, indicendo le cosiddette «primarie di coalizione».
Anche in questo caso, la partecipazione sembrerebbe coinvolgere la netta maggioranza (più di due terzi) degli aventi diritto (abbiamo considerato tutti i votanti per i partiti del centrosinistra, nessuno escluso).
L’insieme di questi dati fa ritenere che l’afflusso (per ora potenziale) alle urne delle primarie potrebbe essere elevato.
Ma con quali risultati? Fare previsioni oggi è arduo.
Se non altro perchè la consultazione sarebbe preceduta da una combattuta campagna elettorale, che potrebbe formare o modificare l’orientamento di molti elettori.
Al momento sembrerebbero prevalere, in entrambe le competizioni, i leader attuali: Alfano e Bersani.
Con percentuali di consenso relativamente simili, entrambe poco sotto al 50% dei voti. Tuttavia, c’è una differenza significativa.
Nel caso del Pdl, ad Alfano si contrappone una pluralità di competitor, nessuno dei quali riesce a minare il predominio del segretario (abbiamo escluso Berlusconi, anche se alcuni intervistati dicono che lo vorrebbero votare comunque).
Nel Pd, viceversa, pur senza intaccare la vittoria di Bersani, Renzi concentra su di sè più di un quinto dei voti, arrivando a costituire una minaccia consistente.
Nel caso di una competizione allargata a tutto il centrosinistra, il risultato appare meno scontato.
Bersani giungerebbe comunque primo, ma viene «tallonato», a pochi punti di distanza, da Di Pietro e, ancora una volta, da Renzi. L’esiguità della differenza di voti rende dunque, nel caso di primarie della coalizione del centrosinistra, il possibile esito aperto.
Insomma, le primarie rappresentano un desiderio assai diffuso in tutto l’elettorato, di centrodestra e di centrosinistra.
Con risultati che sembrano oggi privilegiare lo status quo costituito dagli attuali segretari di partito.
Ma con possibili evoluzioni difficilmente stimabili in questo momento.
Renato Mannheimer
(da “Il Corriere della Sera“)
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