SPANDING REVIEW, ANCORA NON C’E’ INTESA: TAGLI A GIUSTIZIA, SANITA’ E PUBBLICO IMPIEGO
CHIUSURA DI 280 UFFICI, TRA TRIBUNALI, PROCURE E SEZIONI DISTACCATE… TAGLI NON LINEARI NELLA SANITA’ PER 8,5 MILIARDI IN TRE ANNI… DIECIMILA ESUBERI TRA GLI STATALI, POSSIBILE BLOCCO DEL TFR MA NON DELLA TREDICESIMA… SINDACATI SUL PIEDI DI GUERRA
Lunga riunione a Palazzo Chigi sul tema della spending review. L’incontro, a cui ha partecipato anche il premier Mario Monti, ha affrontato l’entità dei tagli valutando l’opzione tra un decreto pesante da 7-8 miliardi (ma la cifra potrebbe arrivare a 10) e un provvedimento più leggero, da 5 miliardi, rinviando il resto del pacchetto all’autunno.
Quest’ultima sembra essere l’ipotesi più probabile al momento.
Le misure: la giustizia.
Intanto, dalla bozza messa a punto dai tecnici del ministero della Giustizia per il decreto di attuazione della delega sulla revisione della geografia giudiziaria, emergerebbe la volontà dell’esecutivo di procedere a un sostanzioso taglio nel sistema.
Si tratta dell’effetto della revisione delle circoscrizioni giudiziarie, che porterebbe alla chiusura di oltre 280 uffici giudiziari, tra tribunali, procure, e sezioni distaccate. In particolare, cancellazioni o accorpamenti che riguarderebbero tutte le 220 sezioni distaccate e tra i 32 (ipotesi più probabile) e i 36 tribunali e altrettanti uffici requirenti.
Ma su questi numeri ancora non c’è intesa tra governo e maggioranza.
Il progetto fa seguito al taglio dei 674 uffici dei giudici di pace, già deciso a gennaio dal Consiglio dei ministri.
Il Guardasigilli Paola Severino ne ha discusso in un incontro con i responsabili Giustizia dei partiti della maggioranza e sembrava che il provvedimento dovesse finire già nel pomeriggio all’esame del Consiglio dei ministri, ma un accordo non si è raggiunto e alla fine si è deciso per uno slittamento alla riunione in cui il governo si occuperà della spending review.
Il timore è che i tagli non superino l’esame del Parlamento.
Le misure: la sanità .
Dopo giorni di incontri, colloqui e trattative, il governo avrebbe trovato la quadra anche sull’ingente contributo che la sanità pubblica dovrà dare alla spending review.
Un risparmio, secondo quanto si apprende, che alla fine dovrebbe aggirarsi attorno agli 8,5 miliardi di euro in tre anni: un miliardo quest’anno, circa 3 miliardi nel 2013 e oltre quattro miliardi nel 2014.
Il ministro della Salute Renato Balduzzi, sempre a quanto si apprende, presenterà già nell’incontro interministeriale di stasera un cospicuo dossier sui punti su cui intervenire per raggiungere l’obiettivo, evitando tagli lineari.
Il piano prevederebbe la chiusura di alcuni enti, la riduzione del tetto della spesa farmaceutica e della spesa per beni e servizi, meno sprechi nel consumo di farmaci con la possibilità per le farmacie ospedaliere di preparare dosi “personalizzate” per i pazienti.
Risparmi insospettabili anche dai farmaci a cui scade il brevetto (250 milioni di euro l’anno), e persino dall’utilizzo “off label”, ossia fuori dalla prescrizione prevista in Italia, dei farmaci innovativi: è di oggi lo studio uscito sulla Voce.info, secondo cui utilizzando uno specifico farmaco biologico (bevacizumab), autorizzato in Italia per il tumore al colon, contro la maculopatia porterebbe a 200 milioni di euro l’anno di risparmio rispetto alla terapia standard.
La partita sanità potrebbe essere chiusa stasera, per presentare un documento organico alle parti sociali nell’incontro di domani.
Le misure: gli statali.
Sul fronte degli statali, confermato un piano di esuberi per almeno diecimila unità , con un accompagnamento verso la pensione in deroga alla riforma Fornero.
Deroga che però, come contropartita, potrebbe comportare il blocco del Tfr fino al compimento dell’età pensionabile, così da compensare i costi dell’anticipo della pensione.
Esclusa invece la possibilità di un taglio della tredicesima.
Il decreto è atteso dopo gli incontri con parti sociali ed enti locali, rinviati a domani.
Riunioni che potrebbero influire sulle scelte del governo, vista la forte preoccupazione dei sindacati per le nuove pesanti misure, in particolare quelle sugli statali.
Le reazioni. I dipendenti del pubblico impiego, avverte la segretaria della Cgil Susanna Camusso in un’intervista al Mattino, “hanno già compiuto sacrifici con il blocco per tre anni dei contratti” e “con strette ulteriori la crisi si avviterà su se stessa”.
“Cosa diversa – precisa Camusso – è incidere su un miliardo e mezzo di consulenze e società costituite dalle amministrazioni spesso per garantire solo posti di potere ad alcuni”.
La Cgil mette in guardia in particolare dalla possibilità di tagli al settore della sanità in quanto, ricorda, “i tagli lineari già adottati ammonteranno nel prossimo triennio a 17 miliardi, con quasi tre miliardi di nuovi ticket”.
“Se si fanno tagli con criterio va bene e noi lo sosterremo – spiega il segretario della Cisl Raffaele Bonanni – Altrimenti, se si faranno tagli tanto per farli, si faranno solo più guai. A quel punto, faremo iniziative in tutta Italia e in tutte le città . Vedremo cosa faranno e poi ci regoleremo di conseguenza. Faremo quello che serve, se occorrerà uno sciopero generale lo faremo ma ci sono mille modi per protestare. Al governo chiederemo un piano chiaro frutto di una ristrutturazione pensata e discussa con parti sociali e Parlamento, non vogliamo una cosa che rischia di essere come quella degli esodati – conclude Bonanni – Quello che è stato fatto con gli esodati rappresenta ciò che non deve essere fatto”.
Mette dei paletti ben precisi anche Luigi Angeletti.
Se fossero confermate le indiscrezioni sulle misure sul pubblico impiego, dice il segretario della Uil intervenendo al Giornale Radio Rai, i sindacati “reagiranno”. “Non possiamo accettare – sottolinea Angeletti – una soluzione sulla parola d’ordine per cui bisogna ridurre la spesa pubblica, che sicuramente è una parola d’ordine popolare e per certi versi condivisibile, in cui gli unici a pagare sarebbero i più deboli, mentre la quantità di denaro che viene sprecata o viene spesa in maniera non efficiente nella pubblica amministrazione è enorme e non dipende di certo dagli impiegati: la pubblica amministrazione non è mica una cooperativa”.
Il leader della Uil, come Bonanni, non esclude quindi la possibilità di forme di lotta dura per far valere le ragioni del sindacato. “Temo che il proseguimento di questa politica economica del governo – dice – ci costringerà a fare uno sciopero che a quel punto sarà uno sciopero politico, non solo per protestare ma per dire in maniera netta ‘basta’, ovvero che bisogna cambiare la politica economica di questo governo”.
Al termine della riunione il ministro della Cooperazione Andrea Riccardi non ha voluto precisare se il provvedimento sarà varato dal Consiglio dei ministri in programma venerdì prossimo.
Il governo, si è limitato a dire Riccardi, si aspetta molto dall’incontro con le parti sociali di domani sulla spending review “perchè la linea seguita è giusta e corretta e spero sia sempre più condivisa. Spiegare, ascoltare è il grande segreto”.
(da “La Repubblica”)
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