CALENDA NON SOPPORTA IL TROPPO SPAZIO CHE SI STA PRENDENDO RENZI, CHE VA CONTRO IL PATTO SIGLATO AL MOMENTO DELLA NASCITA DEL TERZO POLO
DOPO IL VOTO, IL “CHURCILL DEI PARIOLI” FARÀ VALERE LE SUE RAGIONI SU DUE ASPETTI: L’ATTIVITÀ BEN RETRIBUITA DA CONFERENZIERE E I FLIRT ECCESSIVI CON BERLUSCONI
Ricordate quando Carlo Calenda e Matteo Renzi misero insieme le loro ambizioni, i loro ego smisurati e i loro partitini striminziti per lanciarsi alla conquista del voto degli italiani? Renzi, all’epoca, era solito obbedir tacendo: parlava poco, si esponeva meno, lasciava microfoni e telecamere al “Churchill dei Parioli”, che aveva, anche percentualmente, il peso maggiore all’interno del cartello elettorale.
Tornato a poggiare le terga sulle morbide poltrone di Palazzo Madama, Matteuccio ha riacceso il motore: ogni giorno monita, rilascia interviste, elargisce dichiarazioni, oscurando completamente il suo “senior partner” Carletto.
Quest’ultimo, ovviamente, l’ha presa malissimo. Non accetta che l’accordo iniziale, che regolava i rapporti, venga via via stravolto. Nonostante mastichi amaro, Calenda per ora tace, evita di creare fratture, soprattutto per non agitare le acque prima delle elezioni regionali. Solo a urne chiuse avrà un chiarimento con il suo alleato. È da comprendere il povero Carlo: si è dovuto dare una calmata, si è autosedato, soprattutto per il delicato scenario politico in cui si è andato a infilare.
Nel Lazio, ha deciso di allearsi con il PD per sostenere Alessio D’Amato. In Lombardia, si è schierato contro il Partito democratico per sostenere Letizia Moratti. In questa fase, quindi, ogni parola che proferisce può essere usata contro di lui per scombussolare il faticoso equilibrio raggiunto.
Solo quando il nodo elettorale sarà sciolto, Calenda potrà tornare a dar fiato alle trombe, e far valere le sue ragioni. In particolare, con Renzi, dovrà chiarire due aspetti: il primo è legato alla ben remunerata attività di conferenziere intrapresa dall’ex premier in giro per il mondo. Come ha ricordato Giuseppe Conte in una velenosa intervista rilasciata a “Repubblica” ieri, lo stesso Calenda prima di allearsi con Renzi si scagliava contro il senatore semplice di Riad: “È inaccettabile che un senatore della Repubblica, pagato dai cittadini, vada in giro per il mondo a fare il testimonial di regimi autocratici dietro pagamento di lauti compensi”.
Insomma, a Calenda non va giù né l’attivismo di Renzi tra le tavole rotonde, né il suo rapporto privilegiato con il principe saudita Mohammed Bin Salman. Il segretario di Azione è inoltre convinto che, alla lunga, gli speech dell’alleato penalizzino elettoralmente il suo partito.
Il secondo aspetto che verrà al pettine dopo il voto delle amministrative riguarda la linea politica del Terzo Polo. A Calenda, costretto a barcamenarsi tra situazioni complesse nel suo rapporto con il Pd, non piace l’abilità manovriera di Renzi che strizza l’occhio a Berlusconi, ricevendo in cambio parole di miele: “Ho sempre stimato Renzi e ho sempre pensato che giochi in una metà campo che non è la sua” – ha detto il “Banana” in un’intervista rilasciata al “Corriere” oggi – “Certamente, se lo volesse, potremmo lavorare in sintonia su diversi temi ma gli italiani hanno scelto alle elezioni da chi vogliono essere governati”.
(da Dagonews)
Leave a Reply