CAMORRA, RICHIESTA DI ARRESTO PER IL DEPUTATO LUIGI CESARO DI FORZA ITALIA
L’EX PRESIDENTE DELLA PROVINCIA DI NAPOLI DETTO “GIGGINO A PURPETTA” INDAGATO PER APPALTI A DITTE LEGATE AL CLAN DEI CASALESI
Ieri Giancarlo Galan in carcere a Opera per corruzione dopo il sì della Camera all’autorizzazione a procedere.
Oggi all’Aula di Montecitorio è stata inviata un’altra richiesta di arresto per un altro deputato di Forza Italia, Luigi Cesaro.
Era dal 2011 che gli inquirenti napoletani lo avevano messo nel mirino ma solo oggi la Dda ha spedito a Roma la documentazione con cui chiede il carcere per l’ex presidente della Provincia di Napoli, indagato in una inchiesta su presunte irregolarità nella concessione di appalti del Comune di Lusciano (Caserta) a ditte legate al clan dei Casalesi.
Cuore dell’inchiesta le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Luigi Guida, che ha guidato per lungo tempo la fazione Bidognetti del clan dei Casalesi.
Secondo l’ipotesi accusatoria, numerosi appalti pubblici sono stati assegnati illegalmente a ditte vicine al clan, con l’estromissione forzata di imprese concorrenti. Tra gli appalti sospetti c’è quello per la costruzione di un impianto sportivo a Lusciano.
Nell’inchiesta, coordinata dal procuratore aggiunto di Napoli Giuseppe Borrelli e dai sostituti Antonello Ardituro, Giovanni Conzo, Marco Del Gaudio e Cesare Sirignano, sarebbero coinvolti ex amministratori pubblici, l’ex consigliere regionale Nicola Ferraro e alcuni fratelli del deputato Luigi Cesaro.
I rapporti con la criminalità organizzata sono stati sempre un “problema” per l’onorevole.
Dell’avvocato Cesaro parla il boss Raffaele Cutolo intercettato in carcere a colloquio con la nipote Rosetta: “Faceva il mio autista mi deve tanto”.
Il politico si è sempre difeso dicendo di essere stato assolto per non aver commesso il fatto dalla Cassazione, presieduta da Corrado Carnevale.
Il nome del politico era spuntato anche in una inchiesta — in cui non risultava indagato — che faceva emergere la presunta confluenza dei voti della camorra sul suo nome. Casero era finito nella bufera mediatica anche perchè un condannato per corruzione era stato inserito nel cda del Teatro Stabile.
“Giggino a Purpetta”, già indagato, nell’ottobre del 2012 si era dimesso da presidente provinciale per scegliere il seggio al Parlamento.
Per lui fu varata una complicata procedura di ‘decadenza’ in modo da consentire alla giunta e al consiglio provinciale di Napoli di rimanere in carica fino al 2014 con un facente funzioni.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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