CAOS NEL PDL, SCATTA L’ALLARME FUGA: DISSIDENTI VERSO FUTURO E LIBERTA’, LASCIANO ANCHE BIONDI E MUSSO
“E’ STATO CONSEGNATO IL PARTITO NELLE MANI DI VERDINI E LA RUSSA, NON POSSIAMO PERMETTERLO”: SONO TRENTA I SENATORI PRONTI A FIRMARE UN DOCUMENTO DI PRESA DI DISTANZA DAL VERTICE…SONO IN TANTI ORMAI PRONTI AD APPOGGIARE UN GOVERNO TECNICO
Il senatore ligure Enrico Musso lascia deluso il Pdl, già corteggiatissimo dai finiani.
Alfredo Biondi, ex ministro ed ex deputato forzista, chiama Berlusconi e gli comunica la decisione “irrevocabile” di lasciare la direzione del partito, finora riunita una sola volta (il 22 aprile, giorno del famoso indice puntato di Fini). “Può darsi che lasceremo anche il Pdl” comunica l’anziano avvocato, tra i fondatori di Forza Italia.
Di due deputati pidiellini, quelli di Futuro e libertà attendono l’arrivo ad horas.
È uno smottamento, lento e costante, con faglia unica che attraversa Camera e Senato.
Al quartier generale berlusconiano da 48 ore trilla l’allarme.
Soprattutto per quel che accade a Palazzo Madama, dove finora la maggioranza (a differenza che a Montecitorio) aveva mantenuto dieci parlamentari di vantaggio.
Gasparri e Quagliariello hanno convocato in mattinata il gruppo, sedando a stento la vivace contestazione dei malpancisti.
Una decina, tanti quanti hanno firmato il documento polemico presentato da Andrea Augello, Ferruccio Saro e Piergiorgio Massidda e che martedì sarà messo ai voti.
Nel mirino, le nuove regole interne approvate dell’ufficio di presidenza Pdl sulla nomina dei coordinatori – invocano “maggiore coinvolgimento e democrazia” – ma anche la “necessità di riconoscere appieno la terza gamba finiana e di trattare con Fli”.
Anche per questo oggi i tre coordinatori hanno convocato il comitato statuto del partito.
Al gruppo sono mancati mugugni sui ministri, Tremonti in testa, e sullo “scarso coinvolgimento”.
Saro conferma la “grande amicizia personale con Berlusconi”, ma spiega che tra i suoi colleghi “i malesseri sono reali: quando non c’è più sicurezza, nascono fibrillazioni che possono degenerare in crisi se non sedate in tempo. Noi vogliamo aiutare il premier, speriamo non sia troppo tardi”.
Un’agitazione che va avanti da settimane e che non accenna a rientrare. Gasparri e Quagliariello sono riusciti a blindare per ora il senatore sardo Massidda (molto vicino a Pisanu).
“È il miglior nome per il Comune di Cagliari” dice il capogruppo dopo il lungo colloquio avuto con lui.
Ma gli altri? Paolo Amato, per esempio? E Massimo Baldini?
“Ricostruzioni infondate, nessuna slavina” taglia corto Quagliariello.
Musso intanto è già andato via: “Poca democrazia, chi dissente viene cacciato, come Fini”.
Forfait pure di Alfredo Biondi dalla direzione: “Atrofizzata dal non uso, poi io sono un liberale, qui la dialettica turba”.
Alla Camera, i finiani attendono a giorni l’ufficializzazione del passaggio di Roberto Rosso (per lui uno dei tre posti di coordinatore Fli in Piemonte) e di Giancarlo Mazzuca, ex direttore del Carlino.
I due per il momento negano.
Ma il pressing è insistente anche su Alessio Bonciani.
Carmelo Lopapa
(da “la Repubblica“)
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