CARDIOLOGO PREMIATO ALL’ESTERO, DECIDE DI TORNARE A NAPOLI DA PRECARIO: “VOGLIO CREDERE NELLA MIA TERRA”
LA STORIA DI GIOVANNI CICCARELLI, UN ITALIANO CHE ONORA IL NOSTRO PAESE, A DIFFERENZA DI CERTI FUORICORSO CHE VOGLIONO FARE IL PREMIER
Si è laureato con 110 e lode all’Università Vanvitelli di Napoli, ma un brillante percorso lavorativo lo ha portato a lasciare la sua terra, a lavorare all’estero e ottenere qui uno dei più prestigiosi premi per la sua professione.
Lui è un cardiologo, si chiama Giovanni Ciccarelli e con la futura moglie – anche lei italiana espatriata per lavoro – hanno deciso di fare ritorno a Napoli, di sposarsi nella loro terra di origine e costruire qui il loro futuro. Ricominciano quasi da zero, da precari.
La storia di Giovanni e Francesca Conte la racconta il Corriere della sera.
Hanno vissuto gli ultimi anni della loro vita in Belgio, dove lei lavorava come neurologa e lui si è dedicato a una ricerca sulla diagnostica delle stenosi coronariche che gli è valsa lo Young Investigator Award, un riconoscimento che nel suo settore lo qualifica come il migliore al mondo.
Eppure, nonostante la carriera avvivata – lei aveva un lavoro a tempo indeterminato, lui stava per ottenerlo – hanno scelto di rimettersi in gioco.
Si legge sul Corriere della Sera:
“Io e la mia fidanzata avevamo deciso che saremmo tornati. A me era stato proposto di rimanere a Aalst, lei aveva già un contratto, eppure abbiamo preferito considerare quell’esperienza conclusa. Nel nostro futuro, c’è Napoli».
E però pure la ricerca di un lavoro. Sì, perchè se in Belgio Francesca era già a posto e Giovanni lo sarebbe stato a breve, a Napoli la situazione è completamente diversa.
Di contratti a tempo indeterminato per ora non se ne parla: “Il quadro lo conosciamo – dice il giovane cardiologo –. Nel settore pubblico bisogna aspettare i concorsi, e in quello privato si va avanti con contratti a tempo determinato. Almeno all’inizio”.
A Napoli adesso lei lavorerà come precaria nell’unico ambulatorio di Epilessia presente in città . Ma la precarietà non lo spaventa.
Si dice disposto a fare qualche sacrificio. Per lui è un atto dovuto. Non vuole unirsi alle voci critiche nei confronti del suo paese, ma fare qualcosa di concreto per far cambiare le cose:
“Io devo e voglio credere nella mia terra, e voglio dare il mio contributo. Quando sento parlare male della sanità napoletana o campana ci soffro perchè so che qui ci sono medici bravissimi e strutture che possono funzionare bene, se messe in condizione di farlo. Andarsene non sarebbe giusto”.
(da “Huffingtonpost”)
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