CASALEGGIO LANCIA ULTIMATUM ALLA RAGGI: “GIUNTA ENTRO OGGI”
VORTICE DI COLLOQUI PER LA SINDACA
Temposcaduto. Entro oggi, costi quel che costi, Virginia Raggi deve chiudere la lista degli assessori, da presentare dopodomani in assemblea capitolina. Come da calendario annunciato. Senza possibilità di deroga nè slittamento alcuno.
A darle l’ultimatum – esteso contestualmente ai quattro componenti del mini-direttorio costituito per affiancare la neosindaca nella prova di governo della capitale – è stato Davide Casaleggio in persona.
Il quale, dopo Beppe Grillo, ha deciso di far sentire la sua voce per placare la guerra fra correnti che tanto male sta facendo al Movimento e all’immagine stessa della prima cittadina a 5 stelle.
«La squadra va completata entro martedì», ha tagliato corto il figlio del fondatore. Obbligando la Raggi ad adeguarsi.
A innescare una girandola di incontri, consultazioni telefoniche e colloqui coi fedelissimi per riuscire a trovare una sintesi in grado di salvarle la faccia e la poltrona. Sempre in bilico tra le istanze della senatrice Paola Taverna, ricevuta al mattino in Campidoglio, e le pretese di Roberta Lombardi, grande sponsor di Marcello De Vito, l’ex portavoce in consiglio comunale che l’influente deputata avrebbe voluto candidare sindaco, perdendo poi la sfida interna con “Virginia” e i suoi supporter.
Una corsa contro il tempo, condita da gaffe e inciampi sulle nomine, che sta creando non pochi malumori fra i parlamentari pentastellati.
Riportati a caratteri cubitali su uno dei siti di riferimento del M5s alle prese con la politica romana: «Per la Raggi comunque vada sarà una sconfitta», titolava ieri ecodaipalazzi.it, aggiungendo nella sintesi a corredo del pezzo: «La neosindaca si è cacciata in un vicolo cieco in cui o viola le norme interne del Movimento oppure dimostra che l’ultima parola spetta al direttorio romano».
Un clima da lunghi coltelli che sta rendendo la vita difficile all’avvocata grillina.
La quale ieri ha comunque trovato il tempo per confrontarsi con due assessori in pectore: prima Paolo Berdini (Urbanistica, forse in accoppiata con i Lavori Pubblici), poi Paola Muraro, destinata all’Ambiente, a dispetto della richiesta di 200mila euro inoltrata tramite avvocati all’azienda dei rifiuti, che dovrebbe controllare, per un vecchio brevetto da lei inventato.
E poi pure intervenire a un’assemblea di dipendenti per annunciare che terrà per sè la delega al Personale.
Quasi a voler ostentare quella normalità da tutti pubblicamente dichiarata: «Ci siamo quasi. Non usiamo il manuale Cencelli, ragioniamo e decidiamo insieme», il mantra ripetuto fino allo sfinimento.
Il problema è che resta ancora da stabilire una casella fondamentale per il governo di una città sull’orlo del default.
Dopo il pasticcio su Daniele Frongia, il braccio destro della Raggi che per la legge Severino non può fare il capo di gabinetto, la giudice contabile Daniela Morgante (già assessore della prima giunta Marino) è stata infatti dirottata al vertice di quell’ufficio. Lui sarà invece vicesindaco politico con delega alle Partecipate. Facendo così tornare in auge Marcello Minenna, l’ex Consob che la sindaca sin dal principio avrebbe voluto custode dei conti capitolini. Il problema è superare le sue resistenze. Un’impresa nella quale ieri sera si è cimentato Luigi Di Maio, entrato a gamba tesa nella partita romana, nella quale si gioca pure il suo futuro: a cena con l’alto dirigente in un ristorante a Porta Pia ha tentato di convincerlo ad accettare l’incarico in giunta. O, in alternativa, il posto di Ragioniere generale del Campidoglio.
Un risiko che però rischia di scoprire un altro fianco.
Al momento le donne certe della squadra sono solo quattro, Raggi compresa, ma per Statuto devono essere almeno la metà .
Anche l’ultimo assessore individuato per lo Sviluppo economico è infatti uomo: Adriano Meloni, ex ad di Expedia. Senza contare il rebus i Trasporti. Che però entro oggi dovrà essere risolto.
Giovanna Vitale
(da “La Repubblica”)
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