CASAPOUND A TRIESTE RIESCE A RESUSCITARE L’ANTIFASCISMO
CITTA BLINDATA PER I 100 ANNI DALLA GRANDE GUERRA… LA BATTAGLIA DEI NUMERI: 5000 IN PIAZZA CONTRO I 2000 DELLA MANIFESTAZIONE NAZIONALE DI CASAPOUND
Corteo nazionale di CasaPound da un lato, manifestazione antifascista dall’altro: ecco come si è presentata oggi Trieste in occasione delle commemorazioni per il centenario della Prima Guerra Mondiale.
Un doppio corteo che assume una valenza simbolica ancora maggiore, visto che si è svolto in una città simbolo della Grande Guerra.
Da una parte, dunque, CasaPound Italia che ha voluto celebrare l’anniversario della vittoria nella Prima Guerra Mondiale, con tanto di striscione tricolore “Difendere l’Italia fino alla Vittoria”, seguito dalle bandiere delle “terre irredente” di Istria, Fiume e Dalmazia.
Dopo settimane di tensioni e polemiche che hanno anticipato l’iniziativa, il corteo di CasaPound è partito da Largo Riborgo sulle note dalla “Cavalcata delle Valchirie” di Wagner, alla presenza dei due leader, Iannone e Di Stefano.
Dall’altro lato, il contro-corteo della rete antifascista e antirazzista, promosso da Anpi e Cgil cui hanno aderito associazioni, gruppi, collettivi, sindacati, singoli cittadini e diversi esponenti politici (fra cui la deputata del Pd, Debora Serracchiani, e il Dem Gianni Cuperlo)
I militanti del partito della tartaruga frecciata sono giunti da tutta Italia: circa 30 bus per un totale di 2mila persone.
La rete antifascista ha risposto con un corteo ancora più affollato: circa 5.000 persone, secondo le stime della Questura.
Da parte dei manifestanti antifascisti ci sono state trattative da parte dei collettivi alla testa del corteo per ottenere di arrivare in piazza Libertà e promotori hanno chiesto di potersi “riappropriare della città e di fermare l’invasione di CasaPound”. Alla fine, non sono stati registrati scontri.
Molte erano le paure dei cittadini e delle comunità religiose di Trieste, che nei giorni scorsi avevano rivolto appello rivolto alle istituzioni a favore “della pace” e contro il “clima di razzismo e di intolleranza che si respira in Italia e in Europa”.
Per le istituzioni locali, il diritto a manifestare era rimasto inviolabile.
(da “Huffingtonpost”)
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