“CASTA” DEI BALNEARI: LA COMMISSIONE EUROPEA HA FINITO LA PAZIENZA CON L’ITALIA SULLE CONCESSIONI DELLE SPIAGGE E STA PER SPEDIRE A ROMA LA LETTERA CHE CONCEDE SOLO DUE MESI PER “CONFORMARSI AL DIRITTO DELL’UNIONE”
OVVERO: ELIMINARE LA PROROGA AL 31 DICEMBRE 2024 E DARE SUBITO IL VIA AI BANDI. IL PASSO SUCCESSIVO È IL DEFERIMENTO ALLA CORTE DI GIUSTIZIA, CON IL RISCHIO DI UNA MAXI MULTA
Questa volta l’ultimatum di Bruxelles è netto: la questione delle concessioni balneari «va risolta rapidamente». E per far sentire ancor di più il fiato sul collo del governo italiano, la Commissione europea sta valutando la possibilità di estrarre dal cassetto la lettera che è pronta da tempo e che contiene una richiesta formale di conformarsi al diritto dell’Unione «entro due mesi». Altrimenti scatterà il deferimento alla Corte di Giustizia.
La decisione di prorogare le concessioni balneari al 31 dicembre 2024, adottata con il decreto “Milleproroghe”, era già stata bocciata a marzo dal Consiglio di Stato e non è affatto piaciuta alla Commissione europea.
La questione ha fatto capolino anche nell’incontro di giovedì sera a Palazzo Chigi tra Thierry Breton e Giorgia Meloni. Il commissario francese, che ha la delega al Mercato Interno, già a gennaio aveva lanciato un avvertimento al ministro per gli Affari Ue Raffaele Fitto nel corso di un faccia a faccia. Ma il governo e il parlamento erano andati avanti per la loro strada, senza ascoltare i rilievi di Bruxelles, del Consiglio di Stato e del Quirinale. Ora però sembra che anche la premier abbia preso atto che la situazione deve essere sanata mettendo a gara le concessioni balneari.
Uno snodo cruciale è atteso per giovedì, quando la Corte di Giustizia sarà chiamata a pronunciarsi su nove diversi quesiti presentati dal Tar della Puglia, che nel maggio dello scorso anno aveva sollevato la questione in via pregiudiziale alla Corte in seguito al ricorso dall’Agcom contro il Comune di Ginosa (Taranto).
Tra gli interrogativi sottoposti ai giudici di Lussemburgo ce n’è uno che chiede di sancire se la direttiva Bolkestein del 2006 «è valida e vincolante per gli Stati membri» essendo stata adottata a maggioranza anziché all’unanimità. Il Tar Pugliese ha inoltre chiesto se la direttiva è «auto-esecutiva e immediatamente applicabile» oppure se lascia «spazi discrezionali per il legislatore nazionale» e se la sua applicazione spetta ai giudici nazionali oppure ai Comuni.
Sono passati 28 mesi e nulla è cambiato, per questo – come previsto dal diritto Ue – la Commissione è intenzionata a fare il passaggio successivo: emettere un parere motivato. A quel punto il governo avrà due mesi di tempo per conformarsi alla richiesta, dopodiché l’esecutivo europeo potrà chiedere alla Corte di Giustizia di avviare un procedimento nel merito. Che in caso di condanna può portare anche a una maxi-multa.
(da La Stampa)
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