SILENZIO DI STATO
C’È STATA COLLABORAZIONE TRA ITALIANI E SPECIALISTI DI MOSCA?
Ricordate Herbert Kappler? Nel ferragosto del 1977 l’ex colonnello nazista è riuscito a scappare dall’ospedale militare del Celio chiuso in una valigia, trasportata lungo le scale dalla moglie Anneliese. Questa la surreale versione stesa dal governo Andreotti per nascondere la verità: la fuga dell’ufficiale malato, morì sei mesi dopo, venne agevolata in tutti i modi per evitare una crisi diplomatica con la Germania Federale, che aveva chiesto per tre volte un provvedimento di clemenza. La ragione di Stato aveva spinto a lasciare il responsabile del rastrellamento del Ghetto e del massacro delle Fosse Ardeatine senza la minima sorveglianza, permettendogli di allontanarsi indisturbato.
Qualcosa di simile è avvenuto il 22 marzo con Artem Uss, il giovane oligarca russo evaso dagli arresti domiciliari in una cascina milanese dove nessuno lo teneva sotto controllo. […] oggi il silenzio dell’esecutivo guidato da Giorgia Meloni sulla fuga di Uss spinge ai peggiori sospetti. [Appare incredibile che non sia stata decisa una vigilanza speciale nei confronti del manager che la magistratura statunitense ritiene protagonista di traffici fondamentali per la macchina bellica russa: è accusato di permettere la costruzione delle armi tecnologiche che bombardano l’Ucraina.
Invece è stato messo ai domiciliari con un braccialetto elettronico privo di segnalatore di posizione, dove riceveva frequenti visite della moglie e dei funzionari del consolato russo. Misure di sicurezza inferiori a quelle previste per un piccolo spacciatore o uno scippatore. Perché?
L’estradizione dall’Italia agli Stati Uniti di Artem Uss avrebbe provocato una reazione feroce del Cremlino, che ha fatto pressioni su tutti i vecchi amici italiani per impedirla: tanti a Roma devono avere tirato un sospiro di sollievo alla notizia della fuga di Artem Uss. È paradossale però che il ministro dell’Interno Piantedosi e la stessa premier non abbiano ancora fornito spiegazioni al Parlamento e ai cittadini. Il danno alla credibilità del nostro Paese provocato dall’evasione è tale da minare la fiducia nell’Italia degli alleati atlantici.
E lo scenario che emerge dalle indagini della procura di Milano sembra confermare le ipotesi iniziali: è stata un’operazione pianificata al massimo livello dall’intelligence russa, condotta da “agenti a contratto” di diverse nazionalità che sono entrati in azione alle porte di Milano. Un’esfiltrazione — come si dice nel gergo delle spie — che ha trasferito il detenuto attraverso tutta l’Italia settentrionale, fino alla frontiera di Trieste e ai Balcani.
Una volta a Mosca, Artem Uss ha lodato «le persone forti e affidabili» che gli «sono state vicine». E il padre Alexander ha pubblicamente ringraziato Vladimir Putin «che ha un cuore grande e generoso». Per poi aggiungere una frase sibillina: «Il nostro Paese ha molti amici e persone oneste che lo sostengono e che al momento giusto sono pronte ad aiutare. So di cosa parlo…». Chi sono questi amici? c’è stata anche una collaborazione attiva tra italiani e gli specialisti ingaggiati da Mosca?
(da La Repubblica)
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