Maggio 10th, 2018 Riccardo Fucile
“CHE FACCIANO, SE NE SONO CAPACI”: I RETROSCENA DELLE PRESSIONI SU BERLUSCONI PERCHE’ DESSE IL VIA LIBERA
L’ultima cosa che ha voluto sapere è stato il nome attorno a cui ruotava la trattativa per la presidenza
del Consiglio. «Salvini spinge su Giorgetti affiancato da due vice premier dei Cinquestelle», gli ha riferito Gianni Letta.
Sarà stato per curiosità o ancora per un briciolo di interesse, poco importa: per la prima volta nella sua lunga storia politica Berlusconi non è attore protagonista e neppure regista in una trattativa di governo che coinvolge il centrodestra.
D’altronde la coalizione non aveva più le sue sembianze da quando le urne si erano incaricate di assegnare il primato a Salvini.
Con il capo della Lega il Cavaliere non parla più da tempo, e anche ieri a tenere i contatti con Arcore è stato Giorgetti, verso il quale il leader di Forza Italia nutre affetto e ammirazione.
Ma è una simpatia personale, perchè i rapporti politici con i vertici del Carroccio si sono ormai consumati.
L’alleanza formalmente resta in piedi nei territori amministrati con la Lega, non fosse altro perchè minacciare la crisi delle giunte regionali e comunali sparse per l’Italia avrebbe potuto procurare a Berlusconi un’altra dolorosa scoperta: la presa di distanza di una parte consistente del suo stesso partito sui territori.
Già bastavano i sinistri scricchiolii nei gruppi parlamentari, meglio evitare.
Così l’ex premier ha ceduto e ha firmato la nota con cui sostiene di voler «togliere l’alibi» a Salvini e Di Maio: «Che si facessero il governo, se ne sono capaci».
La disistima nei loro confronti è pari alle pressioni di cui è stato oggetto: li considera «una rovina per il Paese».
Quando era ancora pomeriggio, a chi gli chiedeva di «dare una mano» per far nascere l’esecutivo, ha risposto di scatto: «Io non gli darei neppure un dito.».
Ed è andato a riposare, mentre il mondo gli faceva il girotondo e aspettava il suo pronunciamento. «Ne riparliamo».
Invece la linea Maginot è stata aggirata dai tanti conflitti d’interesse che reclamavano un suo «gesto di responsabilità ». E il Cavaliere, stritolato da questo singolare paradosso, ha firmato quella che somiglia tanto ad una resa. Perchè non votare la fiducia è cosa assai diversa dall’idea di annunciare un voto contrario del suo partito. Salvini però non lo avrebbe accettato e avrebbe aperto le porte dell’inferno: il voto anticipato.
Certo, strada facendo si vedrà se la scommessa di governo del leader leghista avrà successo. Certo, in qualsiasi momento Berlusconi potrà denunciare il fallimento dell’esperimento.
Ma i numeri in Parlamento lo relegano a un ruolo marginale: non sarà lui a poter staccare la spina.
(da “Il Corriere ella Sera”)
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Maggio 9th, 2018 Riccardo Fucile
IL COMUNICATO UFFICIALE: “RIMANIAMO DELL’IDEA CHE DOVEVAMO INSISTERE PER UN GOVERNO DI CENTRODESTRA, PRENDIAMO ATTO CHE LA LEGA VUOLE ANDARE AL GOVERNO CON IL M5S CHE HA DIMOSTRATO DI NON AVERE LA MATURITA’ PER GOVERNARE IL PAESE”
Arriva il sì di Silvio Berlusconi al governo di M5s e Lega.
Arriva intorno alle 21 la dichiarazione ufficiale del leader di Forza Italia, che rappresenta il via libera a Luigi Di Maio e Matteo Salvini che avevano chiesto al presidente della Repubblica Sergio Mattarella altre 24 ore per trattare.
“Il Paese da mesi attende un governo. Continuo a credere che la soluzione della crisi più naturale, più logica, più coerente con il mandato degli elettori sarebbe quella di un governo di Centro-Destra, la coalizione che ha prevalso nelle elezioni, guidato da un esponente indicato dalla Lega, governo che avrebbe certamente trovato in Parlamento i voti necessari per governare – spiega il Cavaliere -. Questa strada non è stata considerata praticabile dal Capo dello Stato. Ne prendo atto. Da parte nostra non abbiamo posto e non poniamo veti a nessuno, ma — di fronte alle prospettive che si delineano – non possiamo dare oggi il nostro consenso ad un governo che comprenda il Movimento Cinque Stelle, che ha dimostrato anche in queste settimane di non avere la maturità politica per assumersi questa responsabilità . Questo lo abbiamo sempre detto, e per quanto ci riguarda non è mai neppure cominciata una trattativa, nè di tipo politico, nè tanto meno su persone o su incarichi da attribuire. Se però un’altra forza politica della coalizione di centro-destra ritiene di assumersi la responsabilità di creare un governo con i cinque stelle, prendiamo atto con rispetto della scelta. Non sta certo a noi porre veti o pregiudiziali”.
Ecco, dunque, quale sarà la formula lasciapassare: “In questo caso non potremo certamente votare la fiducia, ma valuteremo in modo sereno e senza pregiudizi l’operato del governo che eventualmente nascerà , sostenendo lealmente, come abbiamo sempre fatto, i provvedimenti che siano in linea con il programma del centro-destra e che riterremo utili per gli italiani. Se invece questo governo non potesse nascere, nessuno potrà usarci come alibi di fronte all’incapacità – o all’impossibilità oggettiva – di trovare accordi fra forze politiche molto diverse. Di più a noi non si può chiedere, anche in nome degli impegni che abbiamo preso con gli elettori. Tutto ciò non segna la fine dell’alleanza di centro-destra: rimangono le tante collaborazioni nei governi regionali e locali, rimane una storia comune, rimane il comune impegno preso con gli elettori. Continuiamo a lavorare per tornare a vincere, ma soprattutto perchè torni a vincere l’Italia”.
(da agenzie)
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Maggio 9th, 2018 Riccardo Fucile
CHIESTE ALTRE 24 ORE PER TRATTARE IL TRADIMENTO DEL PROPRIO ELETTORATO
All’ultimo minuto utile la trattativa sembra essersi riaperta. Ed è per questo che al Quirinale sono arrivati messaggi informali dagli ambasciatori dei leader del centrodestra per chiedere “ancora un po’ di tempo”.
E una certa tolleranza rispetto al termine ultimo delle 17.00, ora in cui se non dovessero arrivare novità , Sergio Mattarella sarebbe pronto a calare il suo asso conferendo l’incarico per il governo di tregua.
Nella lunga notte di Arcore, senza alcun entusiasmo, Silvio Berlusconi ha ragionato, con più convinzione, sullo schema che porta a “non impedire” la nascita del governo Lega-M5s, pur di togliersi dalla gola il coltello delle elezioni anticipate, a luglio o settembre.
L’ipotesi, attorno a cui si ragiona, al momento e in ore in cui tutto cambia repentinamente, è quello caro a Gianni Letta, il principe della diplomazia berlusconiana.
E non è il classico “appoggio esterno”, perchè l’appoggio esterno presuppone il voto di fiducia. Però Forza Italia non si metterà neanche all’opposizione dura e pura, cosa che ormai non fa da tempo con nessun governo, perchè questo significherebbe la rottura totale dell’alleanza con la Lega nei territori e nelle regioni del Nord.
Per spiegare questa sorta di “separazione consensuale” qualcuno, nella cerchia ristretta del Cav, evoca il cosiddetto modello Monti o Letta, quando cioè Silvio Berlusconi sostenne quei governi e la Lega rimase all’opposizione senza che si compromettesse l’asse di ferro nelle regioni del Nord.
In questa trattativa, ancora in corso perchè davvero si svolge sul terreno della fantasia politica più sfrenata, ai limiti del “pasticcio” per i contrari, il via libera al governo M5s-Lega si realizzerebbe o con un voto di astensione o, più probabilmente, con un voto contrario di Forza Italia, che renderebbe plastico che quello che sta nascendo è un governo senza Berlusconi.
Si spiegano così le parole dolci di Luigi Di Maio verso il Cavaliere. Parigi, si diceva una volta, val bene una messa.
Ecco perchè l’impresentabile che fu è diventato “il meno responsabile di questa impasse” e “su di lui non ci sono veti”.
Un’operazione del genere, ovvero un governo che nasce con il via libera di Berlusconi, non si può fare con i veti, ma esaudendo la principale richiesta che arriva da Arcore, ovvero il riconoscimento che il Cavaliere è uno statista responsabile e non un appestato, a cui si chiedono i voti senza concedere l’onore.
Perchè è chiaro che, una volta che non si è impedita la nascita del governo, c’è una quotidianità da gestire. Formalmente, almeno così pare, il Cavaliere sarà all’opposizione, sostanzialmente sarà una opposizione le cui sfumature cambiano a seconda dei provvedimenti: se si dovesse fare la Flat Tax votebbe a favore, se si dovesse fare il reddito di cittadinanza contro.
Negli schemi di accordo ognuno perde e guadagna qualcosa.
C’è un motivo se fino a ieri Matteo Salvini spingeva per un appoggio esterno puro perchè “io posso presentarmi come il leader del centrodestra e non come quello solo della Lega”, ma è chiaro che il leader leghista ha un problema di forza contrattuale e il Cavaliere di dignità e ognuno deve farsi concavo e convesso. È chiaro che una soluzione del genere, che va oltre gli artifici politici e verbali della Prima Repubblica, va limata in tutti i dettagli e può saltare in ogni momento, perchè Forza Italia pare davvero un frullatore impazzito. Chi fa il premier?
Forza Italia? Non avrà formalmente ministri, ma è chiaro che un qualche uomo di fiducia nel governo lo vuole. Salvini e Di Maio formalmente staranno fuori.
E il programma? Ad Arcore i più spinti sulla linea governista hanno già in mente il comunicato da scrivere: ancora una volta Silvio Berlusconi ha dimostrato, senza fare alcun passo indietro, tutta la sua responsabilità favorendo la nascita di un governo…. Insomma, posto davanti al dilemma del diavolo tra una resa e l’estinzione alle elezioni, è al lavoro su una resa a metà per evitare l’estinzione.
Aspettando il primo barcone che sbarca a Lampedusa, quando Salvini urlerà alla cacciata degli immigrati e Di Maio dovrà farci i conti. E lui formalmente non sarà al governo… Chissà .
(da “Huffingtonpost”)
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Maggio 8th, 2018 Riccardo Fucile
E SE I NOMI PIACESSERO AGLI ITALIANI? SAREBBE DIFFICILE ESSERE “CONTRO” PER PARTITO PRESO SENZA PAGARE DAZIO NELLE URNE… BERLUSCONI E MATTARELLA SANNO MUOVERSI MEGLIO DEI DUE TREMEBONDI FANCAZZISTI
A questo punto Sergio Mattarella è pronto ad affidare l’incarico già nel pomeriggio di domani o al massimo giovedì.
Perchè, dopo oltre sessanta giorni, tre giri di consultazioni e un appello alla “responsabilità “, si è consumata anche l’ennesima attesa delle convulsioni del centrodestra.
Ad Arcore è andato in scena l’assedio per far “mollare” Silvio Berlusconi e consentire la nascita di un governo Salvini-Di Maio attraverso l’appoggio esterno del suo partito. Pezzi di partito del Nord che ormai gravitano nell’orbita della Lega, inquieti parlamentari del Sud terrorizzati dalla prospettiva di un ritorno al voto e soprattutto i vertici aziendali, da sempre sensibili al tema della stabilità e per definizione “filo-governativi”: per tutto il giorno il Cavaliere è stato bersaglio di un pressing asfissiante.
Passaggio difficile per l’ex premier posto di fronte al dilemma tra il rischio delle urne e la firma della “resa”.
Al bivio, prevale l’indole, il “no” senza se e senza ma all’appoggio esterno, e con essa l’orgoglio, perchè accettare un passo indietro equivarrebbe ad ammettere di essere un “impresentabile” troppo ingombrante per essere riconosciuto al tavolo delle trattative, ma a cui si chiede sostegno.
E però in questa resistenza c’è la consapevolezza che l’automatismo col voto a luglio è meno scontato di quel che sembra.
Perchè è vero che il tentativo del capo dello Stato, di un governo di tregua, almeno sulla carta è destinato a fallire, visto che, al momento, solo il Pd è disponibile ad annunciare un governo del presidente.
Ma in questa crisi delle “lunghe attese”, la dinamica è assai più complicata, perchè cioè che è stata letta come una rassegnata impotenza da parte del capo dello Stato in verità è una “serena determinazione”.
L’incaricato, o meglio l’incaricata – trapela che l’incarico sarà affidato a una donna – riceverà il mandato tra domani e giovedì, per poi sciogliere la riserva nella giornata di sabato.
Significa che, a conti fatti, dopo il giuramento il nuovo governo si presenterà alle Camere almeno alla metà della prossima settimana, quando sul calendario sarà già trascorsa la prima metà di maggio.
I partiti lo bocceranno?
Tra il frequentatori del Colle viene ostentata una sicurezza olimpica: “Bene Mattarella, come ha spiegato nel suo discorso, si dirà pronto a sciogliere le Camere in due giorni, se è questo che vogliono”.
Toccherà ai partiti assumersi la responsabilità davanti ai cittadini che non sembrano così entusiasti dell’inconcludenza dei partiti di questi mesi e poco disposti ad annullare le ferie per andare a votare.
E toccherà spiegarlo agli albergatori, agli operatori del settore turistico la cui preoccupazione sulla stagione è stata già recapitata ai parlamentari dei vari territori. Ed evidentemente c’è un motivo se Luigi Di Maio, ospite a Di Martedì, ha chiesto un decreto per votare a giugno, consapevole che la data di luglio oltre ad essere una follia in termini astratti, è rischiosa in termini concreti, per un partito forte nel Sud, dove normalmente a luglio la domenica ci si reca al mare più che nei seggi.
E poi, parliamoci chiaro, c’è il Parlamento. Che non è Facebook.
E potrebbe per esempio accadere che, dopo la bocciatura del governo di tregua, emergano gli elementi per un nuovo giro di consultazioni che il presidente non potrebbe negare.
E a quel punto un nuovo giro di colloqui renderebbe impossibile sciogliere in tempo utile per votare il 22 luglio.
Insomma, è vero che il tentativo del presidente, detta in modo un po’ brutale, è destinato ad andare a vuoto. Ma un governo neutrale è pur sempre un passaggio politico, e un passaggio politico non è mai neutro, produce sempre degli effetti, anche in questa epoca di messaggi semplificati e di ubriacatura da ritorno al voto.
E, a dirla in modo un po’ semplificato, il messaggio sarà che Mattarella avrà fatto un governo di persone competenti e oneste, dopo mesi di chiacchiere, puntigli e veti.
Ci sta che qualcuno dica: “perchè non lo facciamo lavorare?”.
Può anche accadere che questo governo, una volta vista la composizione, possa piacere all’opinione pubblica.
Mettiamola così: il capo dello Stato è consapevole che, molto probabilmente, il destino di questo governo è segnato. Però comunque innesca una dinamica.
E comunque, al tempo stesso, consente ai partiti il tempo per cercare — ancora — un’intesa, perchè qualora dovesse realizzarsi, il governo si dimetterà il minuto dopo.
E qui si torna a Berlusconi, da sempre molto più politico di come viene descritto. Perchè cedere ora al ribasso quando è chiaro che è assai difficile votare e luglio, e magari tra una decina di giorni ci sarà un nuovo giro di consultazioni?
Bisogna conoscerlo Berlusconi, negoziatore fin troppo abile: ammesso che si molli, si molla all’ultimo minuto utile, fino ad allora si gioca.
E l’ultimo minuto non è ancora arrivato.
(da “Huffingtonpost”)
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Maggio 8th, 2018 Riccardo Fucile
IL LEADER DI FORZA ITALIA E’ SU TUTTE LE FURIE PER LE CONTINUE PRESSIONI D SALVINI E STILA UNA NOTA UFFICIALE
Pressioni fuori tempo massimo della Lega e le ultime speranze M5s che il passo indietro di Silvio
Berlusconi, pur di evitare le urne estive, potesse arrivare.
Ma il colpo di scena, come da copione, non c’è stato e probabilmente non ci sarà mai. Il Carroccio in extremis in mattinata ha chiesto apertamente che il leader di Forza Italia si facesse da parte “con responsabilità ” per far partire un esecutivo Lega-M5s. Non ha parlato Matteo Salvini, ma il suo emissario Giancarlo Giorgetti. §
L’ex Cavaliere, descritto furente, ha mandato avanti i suoi per tutto il giorno fino a diramare in serata una nota ufficiale in cui ha escluso qualsiasi ipotesi di appoggio esterno.
“Silvio Berlusconi”, è la comunicazione, “smentisce fermamente le indiscrezioni secondo le quali sarebbe pronto a dare un appoggio esterno ad un governo guidato da M5S e Lega. Dopo due mesi di tentativi per dare vita ad un governo espressione del centrodestra, prima forza politica alle elezioni del 4 marzo, si precisa “Forza Italia non può accettare nessun veto”.
Quindi, quell’idea di strappare un sì pur di concedere “ministri di area”, circolata nelle scorse ore, viene relegata alle ennesime speculazioni da fantapolitica.
E’ un segnale: Sergio Mattarella, che si è preso ancora un po’ di tempo per indicare un esecutivo neutrale e vedere se mai ci fossero nuove evoluzioni, dovrà continuare con la convinzione che per il momento non c’è la tanto agognata maggioranza politica.
E a niente è servito tirare le orecchie ai partiti: “Io sono arbitro imparziale, ma per condurre bene serve la correttezza dei giocatori”, ha detto ricevendo Juventus e Milan nel pomeriggio. Una stoccata molto dura, ma che nessuno dei leader è intenzionato a prendere sul personale.
Per tutta la giornata i partiti hanno cercato di trovare un accordo al fotofinish per evitare il dibattito sul ritorno alle urne. Che per il momento sembra ancora essere l’unico e inevitabile approdo: sia i 5 stelle che la Lega hanno annunciato che non voteranno la fiducia al governo di servizio e Forza Italia, che pure sarebbe tentata, ha detto che al momento “non ci sono le condizioni“. “Non tradiremo gli alleati”, è stato il succo delle dichiarazioni della capogruppo azzurra Maria Stella Gelmini.
(da agenzie)
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Maggio 6th, 2018 Riccardo Fucile
IL CAVALIERE PUNTA SU UN INCARICO ALLA PRESIDENTE DEL SENATO E SUL SOSTEGNO DI UN PEZZO DEL PD
Quattro schemi e un funerale, cioè le elezioni anticipate.
L’ora “ics” delle fatali consultazioni del capo dello Stato s’avvicina e nel centrodestra, meglio dentro Forza Italia, si registra un incessante lavorìo per trovare una soluzione contro il voto in autunno, a settembre o ottobre.
Il Quirinale è al corrente di questi “movimenti” diurni e notturni — definirle vere e proprie trattative è forse troppo — e vi assiste con un realismo che rasenta l’atarassia. Ossia, parafrasando Democrito, con un stato d’animo di perfetta indifferenza, o quasi. Tanto il momento della verità è domani al terzo giro di consultazioni e Sergio Mattarella farà tutte le sue domande in merito, cercando di avere risposte certe, se mai ci saranno.
Primo schema.
È l’unico che ha qualche probabilità residua di verifica. Ed è un pre-incarico o un incarico pieno alla presidente del Senato Elisabetta Casellati, già esploratrice senza successo del perimetro tra centrodestra e Cinquestelle. Stavolta però il suo nome potrebbe essere fatto per un esecutivo sostenuto dal centrodestra con un appoggio esterno del Pd.
Dice un influente berlusconiano: “Il nome di Casellati è l’unico per ingabbiare Salvini e Meloni, contrari a ogni collaborazione con il Pd, ma comunque è difficile”.
In ogni caso l’eventualità di un pre-incarico consentirebbe alla presidente del Senato di guadagnare altri giorni per far maturare un’improbabile svolta, sia sul fronte fascioleghista, sia su quello dei democratici.
Ragionano al Colle: “Renzi ha appena chiuso una direzione dicendo mai con Salvini o Di Maio. Un pre-incarico? Non ce n’è bisogno: Mattarella incontrerà Martina subito dopo la delegazione del centrodestra e glielo chiederà direttamente: ‘Siete disponibili ad appoggiare un tentativo del centrodestra?’”.
Comunque su Casellati pesa il precedente istituzionale del dc Amintore Fanfani nel 1987: fu lui, presidente del Senato e premier di un governo senza fiducia nel Parlamento, a traghettare il Paese al voto delle elezioni politiche di quell’anno.
Ma in questo caso la composizione di un esecutivo Casellati sarebbe diversa da quella di uno di centrodestra.
Secondo schema.
Discende dal primo ed è un governo di centrodestra camuffato da esecutivo di scopo. È la versione berlusconiana dell’offerta salviniana dell’altro giorno al M5S, immediatamente respinta da Luigi Di Maio.
In pratica l’ex Cavaliere avrebbe già offerto al Pd un premier modello Guido Tabellini, l’ex rettore della Bocconi, per superare l’estate, fare la manovra in autunno e finire a dicembre. In pratica un governo dell’Iva con voto anticipato a fine febbraio. Ovviamente l’incognita è il solito Salvini, che non concederà mai a Di Maio di cavalcare da solo le sterminate praterie dell’opposizione.
Questo schema però potrebbe essere propedeutico al vero governo di tregua che Sergio Mattarella prospetterà ai suoi interlocutori. Tabellini o meno, dalle parti del Pd renziano si chiedono: “Come farà tutto il centrodestra a dire di no al presidente della Repubblica?”. Ogni riferimento al leader leghista è fortemente voluto.
Terzo schema.
Qui si entra nel territorio ai confini della realtà . Nel senso che i “movimenti” ci sono ma non porteranno a nulla. Tutto nasce dagli abboccamenti quotidiani tra Gianni Letta e Luca Lotti, ambasciatori del renzusconismo. Sarebbe stata esaminata persino un’ipotesi tra Pd e Forza Italia ma in questo caso i famigerati Responsabili, alla Camera, dovrebbero essere ben cento. Un’impresa disperata.
Ma se per miracolo dovesse essere fattibile, al Quirinale s’avanza un’obiezione decisiva: “Quale sarebbe l’impatto di un governo degli sconfitti Renzi e Berlusconi?”.
Al di là di tutto, il fenomeno rinato del lettalottismo è il segnale della strategia renziana di creare un blocco centrista alla Macron.
Per farlo, l’ex Rottamatore aveva messo in conto anche la scissione dal Pd ma i sondaggi commissionati in segreto su un nuovo partito renziano sono stati spietati: non più del 3 per cento, come Liberi e Uguali.
Quarto schema.
Come il precedente, appartiene alla sfera dell’irrealtà . Se non altro perchè presupporrebbe un incarico a Salvini o Giorgetti, che ormai dentro Forza Italia danno per “impossibile”.
È la strada del centrodestra più Responsabili. Ma i 50 necessari alla Camera, con tanto di nomi e facce come chiede il capo dello Stato non ci sono.
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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Maggio 3rd, 2018 Riccardo Fucile
ORA NON GLI RESTA CHE EVITARE LE ELEZIONI ANTICIPATE E HA FREGATO TUTTI, ANCHE PERCHE’ IL PARTITO REGGE E L’OPA DI SALVINI NON VA IN PORTO
Quello che doveva essere il matrimonio politico dei vincitori non solo non si è celebrato ma rischia
di finire in tribunale dopo la montagne di accuse che Luigi Di Maio ha riversato su Matteo Salvini.
«Ha perso la testa», ha osservato il leader del Carroccio con alcuni parlamentari a lui vicini.
Salvini prende atto che non ha più margini di manovra e sente alle spalle le risate e i sarcasmi che arrivano da Arcore per la pietra tombale messa dal M5S sulla liaison con il Carroccio.
Arrivati al punto così basso dei rapporti anche personali, Salvini vuole addossare tutta la colpa del voto al grillino. È convinto di far pesare questa responsabilità in un’eventuale campagna elettorale che intende trasformare in un duello a due: Matteo contro Luigi.
Chi si gode la scena di un idillio andato in frantumi è Silvio Berlusconi.
Ha sabotato in tutti i modi l’accordo politico M5S-Lega, non ha accettato di fare il passo indietro e nemmeno di lato, ha impedito a Salvini di farsi rappresentare, ha chiesto di essere legittimato al tavolo della trattativa.
§Ma soprattutto non ha fatto, almeno finora, il passo falso di proporre esplicitamente un accordo del centrodestra con il Pd o il governissimo. L’ex premier sapeva che Salvini aspettava questo passo falso per mollarlo e convolare a nozze con Di Maio.
Tutto questo è ormai alle spalle. Lo scenario è un piano inclinato verso le elezioni che Berlusconi vuole evitare.
Intanto gode nel sentire il capo dei grillini addentare il leghista. «Ecco qual è il risultato di tanto corteggiamento: insulti, cattiverie. Ho sempre pensato e detto – ha osservato il leader di Forza Italia – che sono inaffidabili, persone poco serie. Con queste persone un’alleanza non durerebbe neanche due settimane».
Berlusconi ora deve evitare le urne. Una deriva che il portavoce dei gruppi parlamentari di Forza Italia, Giorgio Mulè, considera da «irresponsabili».
Per evitarla l’ex premier è pronto a sostenere qualunque iniziativa del Capo dello Stato. Gli va bene anche quel «governo di tregua» di cui si parla.
Un esecutivo che consenta di fare una nuova legge elettorale su cui insiste Giorgia Meloni.
(da agenzie)
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Aprile 30th, 2018 Riccardo Fucile
L’EX DIRETTORE DE “LA PADANIA”: “CHIESI IL LICENZIAMENTO DI SALVINI QUANDO SCOPRII CHE FALSIFICAVA I FOGLI DI PRESENZA PER NON PRESENTARSI AL LAVORO”
Gigi Moncalvo è un giornalista di lungo corso, che conosce molto bene la Lega. Dal 2002 al 2004 ha
anche diretto La Padania.
“Quando diressi il giornale della Lega chiesi il licenziamento di Matteo Salvini”.
Perchè?
Perchè falsificava i fogli presenza. Vale a dire che non si presentava al lavoro, ma firmava ugualmente la presenza.
Oggi è un leader politico
Senza dubbio, però a sovranità limitata.
Cioè?
Cioè che non può staccarsi da Berlusconi, neanche se lo volesse. E lo avrebbe potuto fare dopo le consultazioni al Quirinale, dopo la pantomima di Berlusconi al suo fianco. Però non può liberarsene.
Perchè vuol essere il leader di tutto il centrodestra?
No, perchè sono vincolati da un vecchio contratto.
Un contratto? Spieghi.
Siamo nel 2000, alla vigilia delle elezioni. Berlusconi capisce che senza la Lega di Bossi perderebbe ancora, come nel 1996. Allora decide di perdonarlo, anche se non si fida più di lui.
E allora cosa fa?
Porta Bossi da un notaio, in via Abbondio Sangiorgio a Milano, e fa mettere nero su bianco un accordo a tempo indeterminato.
Che prevede cosa?
Che Berlusconi rinuncerà a tutte le cause civili fatte negli anni alla Lega, quando lo insultavano con cose tipo “mafioso” o “piduista”… Borghezio girava con un documento, evidentemente falso, della polizia cantonale del Ticino nel quale si diceva che Berlusconi fosse un trafficante di droga. Secondo: appianare i tanti debiti della Lega, soprattutto quello contratto per la sede faraonica di via Bellerio.
E in cambio Berlusconi cosa chiede?
La proprietà del simbolo della Lega Nord, quello con il guerriero con lo spadone, vale a dire Alberto da Giussano. Con questo atto notarile la Lega non potrà più presentarsi col suo marchio alle elezioni politiche senza allearsi con Forza Italia. E infatti da allora non sono mai andati alle elezioni separati.
Un atto firmato da Bossi, forse non vale più
No, vale ancora, perchè a firmarlo non furono i privati cittadini Berlusconi e Bossi, ma le due entità giuridiche che rappresentavano, ossia il presidente pro-tempore di Forza Italia e il segretario pro-tempore della Lega Nord.
Come facciamo a sapere se quel documento esiste davvero o no?
Ci sono tante testimonianze, la più significativa è quella dell’eurodeputato Francesco Speroni che raccontò a Radio Radicale, qualche anno fa, dell’esistenza di questo documento. Poi c’è un documento dell’ex tesoriere di Forza Italia, Giovanni Dell’Elce, che scrive, su carta intestata di Forza Italia, alla Banca di Roma, allora guidata da Geronzi, per concedere una fideiussione di 2 miliardi di vecchie lire alla Lega Nord. Di questo ne scrisse anche Mario Calabresi su Repubblica anni fa, prima di dirigerla.
Berlusconi spese tutti questi soldi solo per un marchio?
Lui è uomo di marketing, sa quanto valgono. Pensa che quando scelse “Forza Italia” esisteva già , era di una trasmissione di Odeon Tv condotta da Maurizio Mosca, Walter Zenga e Fabio Fazio. Bene, per avere il marchio assunse Maurizio Mosca a Mediaset, perchè il marchio “Forza Italia” l’aveva depositato lui.
Torniamo all’accordo.
Sì, una volta firmato arriva il risvolto comico: natale del 2000, Berlusconi con famiglia invita ad Arcore Bossi con famiglia. Perchè? Per fare un giuramento solenne tra le due famiglie. Una sorta di rito per sancire l’accordo raggiunto. Me lo raccontò Bossi.
Ma poi Salvini lo ha un po’ cambiato quel marchio
Non c’entra, se vuole usare Alberto da Giussano deve rispettare quel contratto. Altrimenti è plagio, punto. E comunque è noto che negli ultimi giorni sono accadute delle cose importanti che rinsaldano l’asse tra Berlusconi e Salvini.
Quali?
Due giorni fa la Rai annuncia che la prossima conduttrice del programma di Antonella Clerici La prova del cuoco sarà la fidanzata di Matteo Salvini, Elisa Isoardi. Per me questo non è un fatto di poco conto.
Cose più concrete
Quando giorni fa Di Maio denunciava il fatto che Salvini fosse continuamente attaccato dai programmi giornalistici di Mediaset diceva il vero. Ora non accade più.
Dunque anche se Salvini dovesse trionfare in Friuli non cambierà niente con Berlusconi?
No, perchè non può. E alle elezioni anticipate andranno ancora insieme.
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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Aprile 25th, 2018 Riccardo Fucile
MA ARRIVA IL DIFENSORE D’UFFICIO DEI GRILLINI: “MEGLIO RISPETTARE IL VOTO CHE DIRE SCIOCCHEZZE”, PURTROPPO PERO’ SALVINI CONTINUA PURE A LUI A PARLARE
“Sta succedendo qualcosa in Italia di davvero pericoloso. L’altro giorno ho chiesto ad alcune persone a cui stavo dando una mano: ‘come vi sentite di fronte al comportamento di questa formazione politica, di questo movimento che non si può definire un partito democratico?’ Mi hanno risposto che si sentono come gli ebrei al primo apparire di Hitler”.
Lo ha detto Silvio Berlusconi parlando dal palco a Porzus, in Friuli, dove nel febbraio 1945 furono uccisi 17 partigiani.
“Siamo impegnati oggi a cercare una soluzione alla crisi politica – ha continuato -, senza veti nè preclusioni, rispettosa del voto espresso dagli italiani”.
Berlusconi ha spiegato: “Tutte le forze politiche hanno il dovere di essere responsabili, nel linguaggio e nei comportamenti: il calcolo politico non può portare a disgregare quella convivenza democratica faticosamente acquisita settant’anni fa”.
Sul paragone con Hitler interviene con una nota Matteo Salvini, leader della Lega e alleato di Berlusconi: “Berlusconi paragona i 5 Stelle ai nazisti? È meglio tacere e rispettare il voto degli italiani invece di dire sciocchezze”.
(da agenzie)
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