BERLUSCONI: “DARE UNA MANO A QUEI DUE? NON GLI DAREI NEANCHE UN DITO, SONO LA ROVINA DELL’ITALIA”
“CHE FACCIANO, SE NE SONO CAPACI”: I RETROSCENA DELLE PRESSIONI SU BERLUSCONI PERCHE’ DESSE IL VIA LIBERA
L’ultima cosa che ha voluto sapere è stato il nome attorno a cui ruotava la trattativa per la presidenza del Consiglio. «Salvini spinge su Giorgetti affiancato da due vice premier dei Cinquestelle», gli ha riferito Gianni Letta.
Sarà stato per curiosità o ancora per un briciolo di interesse, poco importa: per la prima volta nella sua lunga storia politica Berlusconi non è attore protagonista e neppure regista in una trattativa di governo che coinvolge il centrodestra.
D’altronde la coalizione non aveva più le sue sembianze da quando le urne si erano incaricate di assegnare il primato a Salvini.
Con il capo della Lega il Cavaliere non parla più da tempo, e anche ieri a tenere i contatti con Arcore è stato Giorgetti, verso il quale il leader di Forza Italia nutre affetto e ammirazione.
Ma è una simpatia personale, perchè i rapporti politici con i vertici del Carroccio si sono ormai consumati.
L’alleanza formalmente resta in piedi nei territori amministrati con la Lega, non fosse altro perchè minacciare la crisi delle giunte regionali e comunali sparse per l’Italia avrebbe potuto procurare a Berlusconi un’altra dolorosa scoperta: la presa di distanza di una parte consistente del suo stesso partito sui territori.
Già bastavano i sinistri scricchiolii nei gruppi parlamentari, meglio evitare.
Così l’ex premier ha ceduto e ha firmato la nota con cui sostiene di voler «togliere l’alibi» a Salvini e Di Maio: «Che si facessero il governo, se ne sono capaci».
La disistima nei loro confronti è pari alle pressioni di cui è stato oggetto: li considera «una rovina per il Paese».
Quando era ancora pomeriggio, a chi gli chiedeva di «dare una mano» per far nascere l’esecutivo, ha risposto di scatto: «Io non gli darei neppure un dito.».
Ed è andato a riposare, mentre il mondo gli faceva il girotondo e aspettava il suo pronunciamento. «Ne riparliamo».
Invece la linea Maginot è stata aggirata dai tanti conflitti d’interesse che reclamavano un suo «gesto di responsabilità ». E il Cavaliere, stritolato da questo singolare paradosso, ha firmato quella che somiglia tanto ad una resa. Perchè non votare la fiducia è cosa assai diversa dall’idea di annunciare un voto contrario del suo partito. Salvini però non lo avrebbe accettato e avrebbe aperto le porte dell’inferno: il voto anticipato.
Certo, strada facendo si vedrà se la scommessa di governo del leader leghista avrà successo. Certo, in qualsiasi momento Berlusconi potrà denunciare il fallimento dell’esperimento.
Ma i numeri in Parlamento lo relegano a un ruolo marginale: non sarà lui a poter staccare la spina.
(da “Il Corriere ella Sera”)
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