Destra di Popolo.net

ALTRO CHE LE PEN, NASCE LA DESTRA DA “BAR DELLO SPORT” DI SALVINI

Novembre 19th, 2015 Riccardo Fucile

SPECULA SUI MORTI E RICOMINCIA COI VERTICI A CASA DI BERLUSCONI

Lei, Marine, da giorni dichiara il meno possibile. E, in nome dello spirito repubblicano, ha interrotto la campagna elettorale per le amministrative, mettendo il silenziatore alla propaganda.
Lui, Matteo Salvini, da giorni vive in tv e alla propaganda ha messo il megafono: “interveniamo”, “via terra via mare”, “subito intervento militare in Siria”, “Alfano, incapace, dimettiti”.
L’ultima è “via la Turchia dagli Europei di calcio”.
Lei, all’Eliseo è stata ricevuta da Hollande, gesto dirompente, anche agli occhi del ceto progressista francese, per cui il Front National è un ghetto estremista.
Lui ha passato il pomeriggio a palazzo Grazioli, assieme alla Meloni e Silvio Berlusconi, come Bossi e Fini facevano venti anni fa.
E se è vero che la Francia non è l’Italia, è soprattutto vero che lei non è lui.
E la guerra ha fatto cadere il velo.
Pietrangelo Buttafuoco, intellettuale che pure è stato considerato vicino all’elaborazione del nuovo corso di Salvini, è pressochè inorridito: “È la destra da Bar dello sport. Come Piscitelli rideva al caldo delle lenzuola all’idea di fare affari dopo il terremoto all’Aquila, così la destra da Bar Sport, davanti alle stragi islamiste si sente sciogliere l’acquolina in bocca. Pensa solo al pallottoliere elettorale”.
Ecco, il Bar dello Sport. Se poi chiedi a Buttafuoco quali siano le ragioni di questa posizione politicamente opportunista e culturalmente scadente, risponde così: “Perchè Salvini parte da un cortocircuito che è quello di mettere sullo stesso piano l’immigrazione e la religione. Poi dovrebbe smarcarsi rispetto alla subalternità  delle alleanze internazionali, contrastare la politica ufficiale di tutte le destrucole schiacciate sugli interessi degli Americani. Siamo alle solite: la destra in Italia non è nè Le Pen nè Putin. E si limita a fare sempre la pesca delle occasioni. Ormai la politica interna è politica estera e invece la destrucola nostrana legge la politica estera in base alle convenienze della politica interna”.
Attenzione. Il moderatismo non c’entra. Lei non è una moderata, nonostante la rottura col padre, Le Pen Senior. Anzi.
Antonio Rapisarda, ha recentemente scritto un libro All’arme, siam leghisti in cui spiegava l’universo simbolico e culturale del salvinismo.
All’HuffPost dice “Su alcune tematiche è più radicale la figlia del padre. Sull’economia il padre guardava a Regan, lei ha una visione attenta alla sovranità , non a caso si parla di etnosocialismo. È attenta ai quartieri del nord che vivono le crisi industriali piuttosto che al vecchio elettorato dei nostalgici dell’Algeria, i piccoli proprietari del sud a cui guardava il padre”.
La differenza rispetto alla destrucola di cui parla Buttafuoco è il modo in cui interpreta la leadership.
Altro che felpe, bullismo, battute e parolacce e anche opportunismo. A due settimane dalle elezioni, con a portata di mano la vittoria in regione che equivale a una entry strategy per la sua corsa all’Eliseo, dice: prima la Repubblica.
Lui, invece, appena i suoi capigruppo escono da palazzo Chigi – unico momento repubblicano — inizia il bombardamento di parole.
Marcello Veneziani parla in modo ormai disincantato: “Bah, siamo all’impressionismo, non alla strategia, al cosa serve per captare gli umori. Con tutti i suoi limiti Sb in politica estera era lungimirante, sia in relazione a Gheddafi sia a Putin. Non c’è una lettura culturale da fare. Si vuole cavalcare un umore del momento, all’insegna del “possiamo prendere schiaffi, dunque dobbiamo reagire”.
La guerra è però solo un capitolo, sia pur il principale che disvela quello che per molti sta diventando un bluff del Le Pen nostrano.
Quello che diceva “mai più con Silvio”, ha passato il pomeriggio a palazzo Grazioli assieme a Giorgia Meloni.
L’accordo c’è: ovunque il centrodestra avrà  candidati comuni. Anche sui nomi è stato fatto qualche passo avanti. O indietro.
Nel senso che Alfio Marchini, il grande corteggiato da Berlusconi, non è più sul tavolo causa veto degli alleati. Sia l’ex premier sia Salvini hanno chiesto a “Giorgia” di buttarsi nell’impresa. La risposta non è stato un no: “Se non si trova un candidato — dice una fonte di Grazioli — toccherà  a Giorgia che ha chiesto a quel punto carta bianca su coalizione e programma”.
Mentre a Bologna si va verso la candidata leghista Lucia Borgonzoni, l’ex frequentatrice dei centri sociali.
Il che, nel Cencelli del centrodestra, significa che su Milano e Torino la prima scelta sarà  di Forza Italia.
È la destra nostrana. E il 7 febbraio è convocata una manifestazione comune a Roma, con nuova foto Berlusconi, Salvini e Meloni.
Angelo Mellone, impegnato a scrivere un romanzo sulla destra, dice: “In Italia abbiamo una risposta di retroguardia alla necessità  di un nuovo progetto politico, ed è una risposta perfettamente funzionale al renzismo. Retroguardia perchè quella di Salvini è un vecchio modello di destra radicaleggiante che può andare bene in Polonia ma non in paese dell’Europa mediterranea.”

(da “Huffingtonpost“)

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BE-SA-ME POCO: PER LA GHISLERI IL FLOP DI BOLOGNA NON PORTA VOTI

Novembre 10th, 2015 Riccardo Fucile

INTERVISTA ALLA SONDAGGISTA DEL CAV

Alessandra Ghisleri ride: “Arieccoci con questa storia dei moderati. Che termine repellente…”
L’infallibile sondaggista del Cavaliere è nel suo studio di Euromedia research. Mentre parla si sente il rumore delle dita che sbattono sulla tastiera del computer, da dove legge i dati. Tra questi, appena arrivati, i primi sondaggi sull’effetto della manifestazione di Bologna.
Quando vale la foto di Bologna “Be-Sa-Me” ovvero Berlusconi-Salvini-Meloni?
Se la chiama “Be-sa-me” dovrei rispondere per forza mucho… Ma, battute a parte, capiamo prima cosa significa quella foto. Significa voglia di ricominciare insieme, i tre partiti con i loro leader. È un segnale di unità  e di un nuovo inizio.
Ha portato consenso?
Non per ora. Ha giovato, per esempio, alla fiducia personale nei confronti di Silvio Berlusconi che dal 24 per cento arriva al 26 per cento. Ma non è questo il punto. Il punto è che quella foto in quella piazza dice che c’è una opposizione al governo e una opposizione alternativa ai Cinque stelle. È come dire: ci siamo.
All’interno del ci siamo c’è Salvini incoronato come leader e Berlusconi fischiato.
Diciamo che la foto parla ma non ha l’audio… E sulle televisioni, che hanno l’audio, i fischi non si sono sentiti. Dunque, parla la foto.
Parliamo di numeri.
La manifestazione non ha prodotto una grande mobilitazione dei partiti verso la crescita, insomma ha dato un motivo in più per guardare in una direzione piuttosto che in un’altra. La foto dice: fidelizziamo quello che abbiamo e lavoriamo per crescere.
Quanto è “quello che abbiamo” ?
Tutta la coalizione di centrodestra insieme è intorno al 30 per cento. Mentre il Pd è tra il 31-33 e i Cinque stelle il 26 e il 29. È chiaro che l’unione del centrodestra è resa necessaria dalla legge elettorale e consente di contendere il ballottaggio a Grillo. Tenga poi presente che il primo partito resta sempre il partito dell’astensione, che è tra il 36 e il 40 e che nessuna offerta politica al momento intercetta.
Insomma, questo centrodestra se la può giocare.
Sennò al ballottaggio andrebbero Cinque stelle e Pd. Attenzione, aggiungo: Renzi è in campo come leader e come proposta, gli altri non hanno ancora indicato il “chi”, intesa come leadership e programma.
Ma la piazza parlava ai moderati?
Arieccoci con questa storia dei moderati. No, quella piazza non parlava ai moderati, parlava al centrodestra
Alt alt, la interrompo. Insomma, io imprenditore o professionista che ho votato Berlusconi per 20 anni, sopportandomi pure i suoi processi e i suoi eccessi, mentre la sinistra voleva la patrimoniale, ora voto Renzi che mi toglie l’articolo 18, l’Imu e alza il contante. Altro che quella piazza dai toni estremi.
Certo, c’è anche questo. Mettiamola così: il partito democratico viene interpretato in maggioranza come un partito di centro, non di sinistra. E la sua base sociale ed elettorale si è allargata verso il ceto che votava Silvio Berlusconi. Ma non li ha presi tutti quelli che lei chiama moderati. Ha preso i grandi imprenditori, i professionisti, insomma i “moderati di potere” e anche una buona parte delle aziende anche sotto i quindici dipendenti che in questo ultimo periodo hanno avuto un po’ di ossigeno. Questi sono già  confluiti su Renzi. Il problema di Renzi sono gli annunci e le promesse che non realizza, come il pagamento dei debita della Pa. Però ci sono anche i piccoli imprenditori, gli autonomi, le partita Iva. Questi sono nel limbo.
Si spieghi meglio.
Quelli che hanno in antipatia Renzi sono le categorie culturalmente più elevate e quegli “ultimi” che per la disperazione desiderano subito il cambiamento e dunque sono più critici. La piazza di domenica può parlare a loro. Ma, aggiungo: il Pd, avendo le leve del governo, ha gli strumenti per parlarci in modo diretto.
Con l’Imu ha parlato, eccome. Ghisleri, lei era col Cavaliere quando, nel 2006, si inventò l’abolizione della tassa sulla prima casa. Quanto vale l’Imu in termini elettorali?
Parecchi voti. Le do un dato. Nel 2006 a fine marzo Forza Italia è al 21,9. Una settimana dopo, nel corso del faccia a faccia con Prodi, Berlusconi propone l’abolizione dell’Ici e alle elezioni Forza Italia prende il 23,9 per cento, due punti in più che consentono alla coalizione quasi di vincere. In relazione ai votanti di allora due punti significa tra gli 800mila e il milione di voti. Il dato del 2013 è più complesso perchè si incrocia con la partecipazione alla trasmissione di Santoro. Comunque anche in quel caso la promessa di abolire la tassa sulla prima casa e di restituire ciò che era stato pagato con Monti fece effetto.
Quanto vale oggi il marchio Berlusconi?
Tra l’11 e il 13. In termini elettorali Forza Italia è Berlusconi. Senza, non esisterebbe.
Chi è il leader di questo centrodestra nato a Bologna?
Nella fotografia non c’era un leader, c’erano tre punti di riferimento. Leader e programma al momento non ci sono, saranno definiti, credo, nel corso del cammino.
Una domanda su Renzi. Lei per anni a proposito di Berlusconi teorizzava a ragione che amministrative e politiche sono due partite diverse. E cioè uno può perdere le amministrative ma poi vincere le politiche, come accadeva a Berlusconi. Vale anche per Renzi ?
Certo, vedo che si parla molto di che succede se perde le amministrative. Renzi ha la necessità  di portare avanti un programma nazionale, basato sul cambio del sistema. È una sfida nazionale che regge anche se perde le città , quando i candidati non sono simboli del cambio di sistema che ha in mente. Non a caso Renzi vuole mettere uomini di sistema, da Sala per Milano ai prefetti a Roma. Propone cioè uomini di cambio di sistema, non di cambio di corrente di partito. È giusto quello che dice Renzi: il suo consenso si misura più sul referendum che sulle amministrative.

(da “Huffingtonpost“)

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TRA UNA SETTIMANA “LA COSA” DI DESTRA: INTERVISTA AL “QUARANTENNE ALESSANDRO URZI’

Novembre 3rd, 2015 Riccardo Fucile

CONFERMATE LE NOSTRE ANTICIPAZIONI: UN NUOVO SOGGETTO POLITICO CON RIFERIMENTO AD AN, DISTANTE DA FDI E LEGA… “ROTTAMARE FINI E ALEMANNO? NO, NOI VOGLIAMO ROTTAMARE RENZI”

«Di Fini e Alemanno? Non è di nessuno se non degli italiani». Alessandro Urzì, consigliere regionale e provinciale dell’Alto Adige nel cuore, è un “quarantenne”: ossia uno dei firmatari della famosa mozione sconfitta all’assemblea della Fondazione An che chiedeva la ricomposizione della diaspora della destra a partire da quella “casa madre”.
Urzì risponde così sulle voci che danno come nascente il nuovo soggetto politico ispirato alla mozione
Iniziamo dai rumor. Sta nascendo il partito di Fini e Alemanno?
«Non è un partito, ma una associazione che vuole riaggregare, rianimare una comunità  fiaccata dalla diaspora seguita all’esaurimento del progetto del Pdl, seguito allo scioglimento di Alleanza nazionale. Riteniamo che esista un largo spazio politico che va colmato. Non vogliamo avere padrini o padroni nel coltivare questo sogno di riscatto».
Che cosa sarà  allora «Azione nazionale»
«Il nome lo comunicheremo lunedì, quindi non faccio anticipazioni, ma non soffermiamoci sulla forma, il nostro progetto è soprattutto sostanza. Siamo un gruppo numeroso di italiani che sentono su di loro il peso della responsabilità  di creare le condizioni per cui la destra, ma anche l’intero centrodestra possa esercitare il ruolo protagonista che le spetta».
Il richiamo ad An ci sarà ?
«Ci sarà  ovviamente in primo luogo nel valore assoluto che ha avuto An, ossia quello di unire anime diverse, traendo da ciascuna di esse il riferimento per una politica nell’esclusivo interesse nazionale. Manca molto oggi tutto questo…»
In polemica con Fratelli d’Italia?
«Non cerchiamo la polemica con nessuno. Anche nella nostra sfida in Fondazione avevamo posto un tema politico: un congresso di fondazione di un nuovo soggetto a cui potessero aderire oltre a Fdi tutte le anime della diaspora. Un congresso, ribadisco, per costruire assieme qualcosa avvertito da tutti come la propria nuova casa di cui ci sentiamo orfani. Ha vinto, di stretta misura (ma solo fra gli iscritti alla Fondazione, l’Italia a cui ci rivolgiamo è un’altra) la linea dettata da FdI di un loro congresso, a cui saremmo stati invitati ad aderire. Se volevamo aderire a FdI lo potevamo fare anche ieri. C’è bisogno, e lo dico con rispetto verso gli amici di Fratelli d’Italia, di un perimetro più ampio, non subordinato alla Lega Nord. Lavoreremo a questo».
Fini e Alemanno non avranno ruoli. È una «rottamazione» a destra?
«Se dobbiamo rottamare qualcuno questo è Renzi. Ma non vogliamo nemmeno che si dica di questo nostro sforzo quello che non è, ossia il partito di altri. Una volta che la sfida viene raccolta da chi non ha rivestito ruoli primari nella politica nazionale riconoscetegli il coraggio: l’impresa è di chi ci crede».

Antonio Rapisarda
(da “il Tempo”)

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RIPORTARE L’UOMO E I SUOI BISOGNI AL CENTRO DELLA POLITICA

Ottobre 14th, 2015 Riccardo Fucile

LA DESTRA RIPARTA DALL’ART 3 DELLA COSTITUZIONE E RACCOLGA LA SFIDA DELLA MODERNITA’

Se davvero si vuole “lavorare” – per “costruirla” – alla “‪destra‬ che non c’è”, allora bisognerà  essere capaci di consumare un significativo “salto culturale”.
Le tradizioni, la storia, le stesse Istituzioni, sono parte integrante del nostro passato ed anche del futuro a condizione che, alla pseudo-sacralità  dei principi immutabili, si sappia arditamente sostituire quella “delle persone”, anche in ragione delle mutate condizioni dei tempi e della società …
Non è più tempo di sterili distinzioni stucchevoli, pleonastiche ed offensive, sia della nostra storia, che della nostra matrice umanistica.
Per costruire “il nuovo” v’è una sola sfida davvero pregnante: quella di battersi affinchè l’articolo 3 della Costituzione (quello che ci vorrebbe tutti uguali, senza distinzione di sesso, lingua, colore della pelle e così via) diventi la “stella polare” di un cammino etico, culturale e valoriale capace, da un lato di elidere in nuce il pericolo di quella “massificazione socialista” alla quale la sinistra prova in tutti i modi a costringerci; dall’altro, capace di renderci partecipi di una nuova, entusiasmante stagione nella quale sostituire la “sostanza” alle mere affermazioni di principio.
Nel mio interlocutore “dovrò” sempre e soltanto vedere un “uomo” ed i suoi bisogni. La contesa dovrà  essere su quello e non più su tradizioni prive d’umanesimo e d’umanità .
La politica, le visioni ardite, la stessa storia, non si fanno con gli slogan ma con le scelte e le battaglie incendiarie…
La sinistra va affrontata e battuta sul suo stesso terreno, abiurando le massificazioni ed esaltando le “differenze” e le stesse “diversità “.

Salvatore Castello
Right BLU – La Destra Liberale

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SE RENZI SFILA AL CENTRODESTRA ANCHE L’ITALIA ALLE VONGOLE

Ottobre 7th, 2015 Riccardo Fucile

L’IDENTIFICAZIONE ANTROPOLOGICA DELL’ELETTORE DI CENTRODESTRA NEL RENZISMO

In principio furono le scarpe ghepardate della Boschi alla Leopolda, che fecero notizia come uno sbarco di marziani perchè nell’immaginario collettivo della sinistra la donna in politica non porta tacchi alti e tantomeno stampe animalier. Poi venne “Amici”. E poi, pian piano, tutto il resto.
Il renzismo non convince gli elettori (ex elettori?) della destra solo con l’abolizione dell’Imu, il calo delle tasse, la fine dell’articolo 18, ma anche con un’identificazione antropologica che funziona assai meglio di qualsiasi campagna politica.
Lo sdoganamento di Denis Verdini, l’assoluzione politica dei gesti sessisti di Barani e D’Anna, l’immagine di Lotti che ride al telefono per la canzoncina contro i bersaniani, sono l’estremo tributo al mood esistenziale di quelli che, tanto tempo fa, si divertivano alle barzellette sulla Bindi e facevano di Scilipoti un mito pop.
L’elettore medio di centrodestra non ha bisogno di leggere l’ultimo decreto del governo per sentirsi affine al leader.
Una battuta via l’altra, il renzismo ha conquistato le simpatie pre-politiche di quella che una volta si chiamava l’Italia alle vongole, già  riferimento primo del berlusconismo, “quel mondo allegro e solare — per dirla con Giuliano Ferrara che la esaltò come modello di riferimento — legato alla tv e al calcio, magari a volte sguaiato e volgarotto ma di buona pasta”.
È un mondo che si compiace della battuta grassa, che si riconosce nell’inglese maccheronico del capo, si diverte all’idea che giochi alla Playstation aspettando i risultati delle regionali, va in solluchero per lo sceriffo De Luca che dà  dei camorristi ai giornalisti di RaiTre, non vede niente di strano nei tweet di Esposito che paragona gli anti-juventini a “impotenti che esultano se qualcuno fa godere la loro donna”.
Oltre ogni giudizio moralistico, è il centrodestra che dovrebbe preoccuparsi, e molto. Dove andrà  a cercare i voti se il renzismo si ruba non solo i suoi temi forti — meno tasse, lotta allo strapotere sindacale, abolizione dell’Imu — ma anche il suo immaginario?
In nome di cosa chiederà  consenso ora che il Pd di Renzi fa pure la guerra e manda i caccia a bombardare l’Isis cancellando l’estremo argomento polemico — il “buonismo” delle sinistre — rimasto alla destra?
Chi gli rimane se l’Italia della piccola impresa e delle partite Iva, dei bar di provincia e del pubblico di Pomeriggio Cinque, gli volta le spalle?
Ossessionati dal tema della leadership, a destra si sono dimenticati che la politica è fatta anche di occupazione di spazi politici.
E lo spazio politico attualmente libero in Italia è davvero piccolissimo: nel settore degli ultras antisistema c’è Grillo; in quello dei lavoratori dipendenti — insegnanti, statali, burocrazie pubbliche — domina la sinistra-sinistra; tutto il resto è occupato dal renzismo salvo lo spicchio xenofobo monopolizzato da Salvini.
Servirebbero sforzi da gigante per inventarsi qualcosa, un punto di ripartenza, una piattaforma — anche “estetica”, antropologica, culturale in senso lato — oltre all’interpretazione dei sentimenti dell’Italia alle vongole.
Ma ho i miei dubbi che ci sia qualcuno in grado di compierli, e anche solo di riconoscere il problema.

Flavia Perina
(da “Strade”)

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SETTE RIFLESSIONI SULL’ESITO DELL’ASSEMBLEA DELLA FONDAZIONE AN

Ottobre 4th, 2015 Riccardo Fucile

LE CONTRADDIZIONI DEI FRONTI CONTRAPPOSTI

Non ci ha mai appassionato la caccia al tesoro della Fondazione An da parte delle varie sedicenti componenti della attuale destra italiana, ma al termine della corsa dei ronzini al forziere qualche riflessione vale la pena di farla, perchè anche dietro gli aspetti umoristici si possono trovare le ragioni dello sfacelo della destra nel nostro Paese.
Poichè l’occasione era vista da molti come la possibilità  di “ricostruire” una destra credibile viene da porsi alcune questioni:
1) Se destra è legalità , almeno tre colonnelli inquisiti con relativo seguito non avrebbero dovuto avere diritto di cittadinanza a deciderne le sorti future.
2) Se la destra è coerenza, chi ora milita in partiti di centro che c’azzecca, direbbe Di Pietro, con il dibattito in corso? Pensino alle sorti dei loro partiti.
3) Il simbolo di An non può essere dato in affitto a chi tiene lo strascico a un partito antinazionale e xenofobo, in aperto contrasto con la storia e i valori di Alleanza Nazionale
4) E’ ridicolo spendersi per mesi in pseudo-dibattiti interni quando è evidente che chi ha già  una sua forma-partito non ha alcuna intenzione di rinunciare al suo 3-4% che garantisce pur sempre la certezza di non dover andare a lavorare.
Ai cognati d’Italia interessa aggregare al carro qualche utile pirla per aumentare dello 0,01% i consensi e stabilizzare le proprie poltrone, non certo disegnare una destra moderna.
5) Dall’altra parte, quella dei ricostruttori quarantenni, ci si chieda: ma come si fa a farsi rappresentare in questa ipotetica battaglia da Alemanno e Bocchino?
E’ come giocare con due difensori esperti in autogol, perderebbe anche il Barcellona contro il Borgosesia.
6) Si noti il fatto che alla fine sono sempre gli stessi a tirare le fila, quelli che hanno distrutto la destra italiana: cambiano partito e costumi di scena, ma sempre caratteristi rimangono.
Mai vista un’opera teatrale di successo senza primattori veri, capaci di occupare la scena con un testo capace di suscitare passioni.
7) La dice lunga che il dibattito si sia fossilizzato sul patrimonio, ovvero sui quattrini: tra chi voleva usarli per finanziare “il nuovo” e chi aveva l’unico scopo di impedirlo per   non avere concorrenti al loro “dolce far niente”.
Morale finale: fino a che queste vecchie cariatidi non scompariranno dalla scena, nessun rinnovamento potrà  emergere da un ambiente dove loro siano presenti.
Ai tanti giovani che credono ancora in un vero cambiamento un consiglio: imparate a camminare con le vostre gambe perchè andando con gli zoppi si finisce per zoppicare anche se avete un fisico atletico.
E la destra del futuro si disegna con idee nuove, una linea politica coerente, sacrifici e passione, non cercando mappe per raggiungere l’isola del tesoretto.
Troppi pirana in giro.

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LA VITALITA’ DELLA DESTRA ATTUALE? C’E’ PIU’ VITA ALL’OBITORIO

Settembre 29th, 2015 Riccardo Fucile

VETI INCROCIATI, RIPICCHE, PERSONALISMI, PASSIONE E VISIONE IDEALE ZERO, FORMULE DA POLVEROSE SOFFITTE…MANCANO UN LEADER MODERNO, UN PROGETTO E UNA SINTESI

Sarò oltremodo sincero… I continui attacchi, soprattutto quelli degli ultimi giorni, a Gianfranco Fini, proprio non li capisco.L’ennesimo momento di tensione “nell’area ideale” che fu di Alleanza Nazionale – tanto per non cambiare — è stato nuovamente il famigerato “tesoretto” della relativa fondazione.
“Il club dei quarantenni” vorrebbe che la fondazione impiegasse una parte di quel “tesoretto” per sostenere una nuova associazione che possa essere il punto di riferimento per la costruzione di una “casa comune”.
Fratelli d’Italia si è opposta in modo oltremodo diretto e plateale assumendo che quel “punto di riferimento” già  ci sarebbe (e si tratterebbe proprio di FdI, tanto per essere chiari), contestualmente “impartendo l’ordine”, ai propri iscritti, di non sostenere nessun progetto diverso e/alternativo.
Lo scenario è oltremodo chiaro anche se parimenti triste e sconsolante…
Alleanza Nazionale ha incarnato, e rappresentato, “un grande ponte verso l’avvenire”. Un ponte che non è stato costruito soltanto da Tatarella, ma da un’intera generazione di uomini e donne cresciuti, accuditi e formatisi sotto la guida illuminata ed illuminante di Almirante, Rauti e di tutti quegli uomini e quelle donne che hanno speso una vita intera in nome e per conto di una visione.
Allenza Nazionale, insomma, rappresentò quella destra che, nell’affrancarsi dal grande compito di conservazione della memoria storica, si proiettava verso le grandi sfide del nuovo millennio.
La visione illuminata di una destra che propugnava meno “stato burocrazia” e più Stato di diritto.
Una destra capace di cavalcare le necessità  del liberismo economico senza mai dimenticarsi “chi sta e/o è rimasto indietro”, però.
Una destra della libertà , della solidarietà , della legalità  e dei diritti.
Mi chiedo cosa vi sia in Fratelli d’Italia di quella tradizione. A ben vedere, proprio nulla.
Non è per fare lo schizzinoso, ma quel partitino, tutto è, tranne che l’effettiva “reincarnazione” di quella storia. Così com’è, non sarà  mai “il punto di riferimento” per la costruzione di una nuova “casa comune”.
Al netto delle speculazioni sofisticate e delle varie dietrologie possibili, l’oggettività  dimostra che agiscono sempre secondo vecchi schemi e che pensano – e ragionano – in modo confuso e confusionario.
Destra statalista e conservatrice, insomma, ma nel senso più gretto e minimalista del termine, perchè una destra che sa soltanto gridare contro lo straniero o contro le diversità ; una destra che sa soltanto ipotizzare di bloccare l’Italia per due giorni anzicchè prodursi in appassionanti proposte alternative; una destra che sa soltanto mettersi un bavaglio per protestare contro una pseudo-censura ministeriale (peraltro inesistente), beh, “una destra del genere” non ha proprio nulla di quella libertà  e di quella visione illuminata che su la grande sfida storico-culturale incarnata da Alleanza Nazionale.
Comunque sia, la politica non si fa rispolverando vecchie bandiere. Soprattutto oggi, le persone ed il Paese hanno bisogno di una visione pregna di idee incendiarie e di prassi operative e metodologiche capaci di infiammare i cuori e le speranze.
Di un “nuovo ponte” che, nel “farci uscire dal pantano”, ci proietti nuovamente verso l’avvenire.
Ovviamente, le formule “vuote” – o “di stile” – non servono proprio a nulla… Liberali. Destra, Azzurri. Blu. Repubblicani. Conservatori. Radicali. Missini. Vetero-missini. Leghisti. Riformisti. Radicali… Sono tutte formule vuote, oramai.
Orpelli incapaci di “dire qualcosa” e di arrivare al cuore della gente. Giusto per chiarezza: anch’io, con alcuni amici, ho “messo su” una piccola associazione politico-culturale. Ovviamente ha una propria denominazione. Anzi, è per buona parte “Incarnata” proprio da questo sito.
Ma quella denominazione non è altro che il modo per richiamare – “in forma sintetica” – i valori ai quali si fa riferimento: quelli di una “visione” di “destra liberale ed illuminata”, capace di coniugare il conservatorismo valoriale alle nuove sfide dei tempi (anche per quanto attiene direttamente ai valori).
Ciò non di meno, “una cosa” è “mettere su” una piccola associazione politico-culturale, ben altra sostanza ha immaginare di dare vita ad un partito.
Il linguaggio deve essere del tutto diverso e gli stessi parametri di riferimento devono essere entusiasmanti, appassionanti ed incendiari.
Credo di essere oltremodo nel vero se assumo che, le attuali compagini partitiche che si richiamano alla “pseudo-destra”, non hanno proprio nulla di incendiario e/o di appassionante.
Vecchi rivoli di storia, peraltro confusa e confusionaria.
Una grande casa comune sarà  possibile soltanto se si saprà  essere capaci di organizzare una sincera ed audace alternativa al “renzismo dilagante”, perchè Renzi, pur non essendo una cima, è comunque un politico di razza. “Uno che sa parlare”. Uno che sa arrivare al cuore, alla testa e finanche alla pancia della gente.
Comunicare, in ultima analisi, è proprio questo.
I risultati elettorali hanno sempre più dimostrato che la strada intrapresa dal coevo “centro-destra” è sterile e poco produttiva.
Non incarna quel 50% di elettori stanchi e sfiduciati, che non va più a votare, e non soddisfa appieno chi, invece, ancora lo fa.
I partiti sono ancora strumenti di interessenza tra la società  civile deviata e/o abbisognante di assistenzialismo clientelare, ed una nomenclatura incapace di fare altro.
Immaginare un futuro diverso richiede uno sforzo davvero immenso e, soprattutto, postula una grande sincerità  di spirito, oltre alla dimensione di visioni ardite e prorompenti.
Io capisco che, se proprio si guarda a destra, l’unico ancora capace di saper fare analisi e proposizioni degne di note, sia proprio Fini: basta sentire la sua intervista all’ultima convention di Mirabello per averne ulteriore e lucida conferma.
Comprendo pure che, per chi si atteggia a pseudo-leader, “un’ombra” culturale del genere, anche se ricondotta allo zero/virgola percentuale in termini elettorali, possa essere — come in effetti è – davvero molto ingombrante, però non è demonizzando chi è “capace di analizzare e di proporre” che si incarna un’alterativa.
Anzi, se davvero si vuole dar vita ad una destra della legalità  e del “merito”, e allora non bisognerebbe mai dimenticarsi di farlo anche in senso pragmatico.
E poi, diciamocela tutta… Se si mettono a confronto Salvini e la Meloni con Renzi, Renzi “li asfalta”: arriva almeno al 75% del proscenio mentre gli altri due, forse, a malapena al 14%.
E se succede, un motivo ci sarà , perchè “fare politica”, non è “parlare giusto per”, ma farlo con cognizione di causa.
La politica non è conservazione di quello che c’è, ma una grande sfida per l’avvenire.
Fini non ha detto che vuole rifare il leader di qualcosa. Si è sempre – e soltanto – offerto di “dare una mano”; di dare un contributo alla discussione.
Soltanto i gretti e gli stolti non sanno cogliere la differenza.
Ma nella vita ognuno fa le proprie scelte. Non voglio propugnare “Fini” e/o schierarmi contro chi non “lo sopporta”.
Dico soltanto che certi attacchi, certe insinuazioni e certi “processi alle intenzioni”, sono cosa davvero molto triste e indegna. Una “cosa non da destra”, va…
Io penso che tutti quelli che sono stati parte di “una storia” abbiano il compito e l’obbligo etico e morale, non di rimettersi in gioco, ma di dare una mano “alla creazione di una nuova stagione di idee”, ad una nuova “classe politica” ed alla stessa società  civile affinchè possano esprimere una rinnovata ed appassionante storia.
Se ne vuole fare a meno? Si vogliono mettere paletti? Si vuole continuare coi “muri e coi muretti”? Si vuol provare a “camminare soltanto con le proprie gambe”? “Okay”. Va bene… Ciò non di meno, se proprio lo si vuol fare, e allora che si abbiano davvero le reali capacità  e la necessitata umiltà  per “potervicisi produrre”.
Ed è proprio “qui” che riposa il nocciolo duro della questione, perchè un mero partitino confuso e confusionario o un mero “club di amministratori quarantenni”, non possono essere sufficienti per rappresentare un’alternativa, ed i vari test elettorali lo hanno chiaramente dimostrato.
La gente “salta dalle sedie”, si appassiona e sogna, se “vede” una “visione”, se c’è una battaglia da combattere e se c’è una “conquista” da consumare.
La copie e “copiarelle”. Lo stress da competizione o, peggio ancora, il “cavalcar della disperazione di un popolo”, sono cose che non hanno mai costruito nulla.
E allora, lasciamo perdere le primarie, i personaggi più o meno spendibili o le sterili discussioni sul “chi viene prima” e “sul chi viene dopo”; sul “chi ha diritto di parlare” e “chi meriterebbe soltanto di tacere”.
Si riapra una fase di grande dialogo, discussione e costruzione.
Un grande tavolo dove l’invito sia per tutti quelli che hanno voglia di dare una mano. Si riporti la politica tra la gente e si faccia politica tra la gente, con la gente e per la gente: per noi tutti! Perchè i giochetti di Palazzo proprio non appassionano più.
E nel farlo, si abbia il coraggio di andare oltre gli steccati perchè le locuzioni e “le censure sulle persone” servono davvero a poco: quello che serve al nostro Paese è un mondo ricco di idee e di grandi guerrieri pronti a battersi.
Se non si comprende questo nessuna formula servirà  mai a nulla, perchè la vera necessità , non è il modus, ma l’in sè…

Salvatore Castello
Right BLU – La Destra Liberale

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UNA NUOVA DESTRA CIVILE STA EMERGENDO

Settembre 3rd, 2015 Riccardo Fucile

“CAMBIA VERSO” IN EUROPA: DALLA MERKEL A CAMERON,   MUTA L’APPROCCIO AL PROBLEMA PROFUGHI….L’ORGOGLIO DI ESSERE UN’AVANGUARDIA CULTURALE DEL CAMBIAMENTO

Qualcosa in Europa sta cambiando: comincia a farsi strada un approccio diverso al problema dei profughi da parte di importanti governi e cancellerie: in primis la Merkel, ma anche Cameron ieri sera ha inviato significativi segnali.
E altri governi di centrodestra si stanno lentamente allineando.
Da tempo riteniamo la battaglia sull’accoglienza dei profughi che fuggono da zone di guerra e massacri il crocevia della battaglia di cambiamento della destra italiana: o si continua a cavalcare razzismo e xenofobia per garantire la poltrona di parlamentare al notabilato che ha distrutto la destra italiana tra scandali, corruzione, puttanieri e servi proni, o si svolta verso la destra del futuro che ponga quattro priorità : legalità , merito, diritti civili e giustizia sociale.
E su di esse costruisca un programma comune da sottoporre al giudizio degli italiani.
Una destra che isoli e combatta senza tregua ogni forma reazionaria e becera, una destra libera e libertaria, ancorata ai valori etici, non al loro uso strumentale per riproporre copioni condannati dall’usura del tempo.
Una destra di persone oneste non di evasori fiscali, di servitori della Nazione non di servi di un capomandamento.
Destra di popolo, come è avvenuto in altre occasioni, è uno dei pochi blog “non conforme” e non allineato, ma proprio per questo molto seguito, anche dagli addetti ai lavori.
La nostra posizione sull’accoglienza dovuta ai profughi può aver fatto scandalo in un’area che dopo venti anni di berlusconismo e leghismo è quasi completamente rincoglionita, incapace persino di distinguere tra valori di destra e pulsioni populiste da assecondare per interesse.
Come se fosse importante vincere dalla parte sbagliata piuttosto che rischiare di perdere da quella giusta.
Come se essere forte coi deboli e debole coi forti fosse il nostro destino.
Come se scopiazzare altri movimenti europei non fosse dimostrazione di debolezza e di incapacità  di trovare una “via italiana”, ma solo garanzia di effimeri successi.
Noi non ci siamo piegati a questa logica e mai ci piegheremo, forse perchè veniamo da lontano e non amiamo seguire le mode, forse perchè abbiamo letto qualche libro in più, forse perchè viviamo in mezzo al nostro popolo e ne conosciamo pregi e debolezze.
E non abbiamo paura di andare controcorrente per delineare scenari futuri: quelli della destra che non c’è, ma che va edificata giorno dopo giorno, demolendo e ricostruendo con tenacia e visione del mondo, facendo riflettere e “crescere” la nostra area, non assecondando gli istinti peggiori.
E i primi riscontri stanno arrivando: qualcosa sta cambiando, non solo nell’atteggiamento dei governi, ma anche nel seguito che riscontriamo direttamente, nell’attenzione che riceviamo alle nostre tesi.
Ieri ci ha chiamato il capogruppo alla Camera di un partito di opposizione (non di sinistra, quindi): ci segue da qualche tempo e ha voluto manifestarci il suo apprezzamento per lo sforzo che sosteniamo per “delineare” una destra civile in Italia.
Sono segnali che vanno nella direzione che abbiamo tracciato: solo attraverso un azzeramento del ceto politico attuale potrà  nascere una nuova destra.
Che abbia la capacità  di saper parlare a tutti, attraverso quella trasversalità  che sola può permettere di governare un Paese con il consenso del popolo.
Ci vorrà  del tempo, ma la meta è meno lontana.
Dipende anche da voi: è il momento di ritornare a essere protagonisti se non volete morire da comparse.

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SALVINI E MELONI NON CASTRANO PIU’: IL VIOLENTATORE E’ ITALIANO E PURE DELLA MARINA MILITARE

Luglio 1st, 2015 Riccardo Fucile

IL LEADER DELLA LEGA NON COMMENTA PIU’ DALLE 13 DI IERI, LA MELONI INVOCA PENA ESEMPLARE “PERCHE’ HA GETTATO DISCREDITO SULLA MARINA”… MA QUANDO E’ UN IMMIGRATO A COMMETTERE UN REATO FORSE NON GETTA DISCREDITO SUI SUOI CONNAZIONALI?… E SU FB LA FECCIA MASCHILISTA INSULTA LA RAGAZZINA

Ore 13.12 di ieri, Salvini scrive su Fb: “Roma, una ragazza di 16 anni è stata violentata stanotte. Per lo schifoso, di qualunque razza sia, CASTRAZIONE CHIMICA e via!”
Si noti il “di qualsiasi razza sia”, simbolo di speranza (sotto inteso “magari fosse un immigrato”).
Gli fa eco Giorgia Meloni che, essendo più informata, chiosa su toni più bassi:   “Solidarietà  totale alla ragazza di 16 anni che ieri sera ha subito a Roma un’assurda violenza sessuale”.
Ci viene spontaneo chiederci se esista una violenza sessuale giustificabile e non “assurda”, ma passiamo oltre.
La Meloni conclude: “Spero che il colpevole sia identificato e punito. Chiediamo per queste bestie certezza della pena: questa gente deve stare in galera”.
Arriviamo ad oggi: viene fermato con prove schiaccianti il responsabile della violenza.
E’ un italiano appartenente alla Marina militare e non un immigrato, un profugo o un clandestino.
A distanza di ore Salvini non dice più nulla, lui che scrive ogni secondo per segnalare anche quando piscia controvento nella sua seconda casa di Recco e Senarega è costretto a spostarsi.
Non si castra più nessuno, non sia mai che ci giochiamo il voto dei militari.
Con qualche ora di ritardo arriva il commento della Meloni che invoca “Pena esemplare per lo schifoso che ha stuprato una ragazza di 16 anni a Roma. È un vigliacco che col suo gesto ha anche gettato discredito su un’intera categoria di lavoratori al servizio del Ministero della Difesa.”
Se quindi un immigrato commette un reato dovrebbe valere lo stesso concetto: getta discredito sulla sua comunità , peccato che non abbiamo mai letto nulla al riguardo, anzi si tende a colpevolizzarli tutti.
Con questo originale concetto meloniano se il violentatore fosse stato un operaio avrebbe gettato discredito sui metalmeccanici?
O se fosse stato un commerciante sugli esercenti?
Chiudiamo in bruttezza: sulla pagina TGcom si commenta la notizia della violenza a una 15enne.
Si va da “cosa ci faceva per strada a quell’ora” al “se l’è cercata”, dal “zozzetta” a “si sarà  fatta sbattere”, dal “avrà  fatto un’orgia” a “vedrai che le tette di fuori non le mette piu”.
In uno Stato serio questi escrementi umani sarebbero già  stati prelevati casa per casa e condannati a pulire cessi senza guanti per dieci anni.
In assenza dello Stato, una destra seria (quindi non quella suddetta) li avrebbe già  ospedalizzati.
Decidete voi se a psichiatria o a traumatologia.
Noi un’idea la abbiamo.

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