Settembre 5th, 2013 Riccardo Fucile
“FLI HA PERSO CONSENSI PERCHE’ SI E’ TROPPO SCHIACCIATO SU MONTI” “ABBIAMO UNA DIVERSA SENSIBILITA’ DAL PDL, UN CORPO ESTRANEO AI VALORI LIBERALI E AL RISPETTO DELLE ISTITUZIONI”… “IN UNA FUTURA UN’ALLEANZA DI CENTRODESTRA, UNA NUOVA DESTRA DEVE CARATTERIZZARSI DALL’ APPORTO ORIGINALE DI IDEE ALLA COALIZIONE”
Il coordinatore nazionale di Futuro e Libertà , impegnato in questi giorni alla Festa Tricolore
di Mirabello, ha gentilmente risposto, in questa intervista, alle domande anche un poco “provocatorie”, postegli dal nostro direttore.
Due giorni fa è iniziativa la Festa tricolore a Mirabello senza tanti amici di un tempo e senza Fini: che sensazioni ha provato?
Del tempo che passa, di nuove responsabilità che s’avanzano e della complessità della vita e della politica in particolare ma di un futuro da costruire, sempre.
Tracciamo un bilancio dell’esperienza di Fli? Sincero: quali i meriti e quali gli errori.
Il merito, di aver colto le contraddizioni di un PdL inadeguato a rappresentare, politicamente, le istanze profonde di una destra moderna, costruttiva e coinvolgente. Da solo, infatti, non ha conquistato il primato del favore elettorale e si barcamena, nell’esperienza di governo, in uno sfibrante equilibrismo di sintesi con il Pd.
Gli errori, di essere stati forse troppo schiacciati sul governo Monti la cui figura ha finito per cannibalizzare gli alleati, dopo aver svilito anche se stessa, da un lato con un deficit di coraggio nell’affrontare i più grandi tabù della politica italiana, il funzionamento malato e ipertrofico della pubblica amministrazione, anzitutto, e, dall’altro lato, con la decisione di tuffarsi nell’agone elettorale, perdendo irrimediabilmente quel profilo super partes su cui molto del favore dell’opinione pubblica s’era formato. Nel rincorrere l’“agenda Monti”, poi, poco o punto si è veicolato di messaggi di destra. Infine, diversamente da come si supponeva, l’elettorato, ha condiviso solo in minima parte il messaggio terzopolista e di ciò abbiamo preso atto.
A giudizio di molti militanti due degli errori più evidenti sono stati quelli di aver avuto una linea politica oscillante e di non aver saputo essere coerenti al manifesto fondativo. Non mi dirà che sono così fuori strada…
Mah! Oscillante non direi, semmai, come ho notato, eccessivamente appiattita sul Governo Monti. Quanto alla coerenza con il manifesto fondativo il discorso è più complesso perchè documenti di quel genere rappresentano riferimenti ideali ai quali tendere ma, ovviamente, tra mille difficoltà . Comunque, almeno sulle ispirazioni di fondo la coerenza mi pare ci sia stata. L’essere alternativi al Pdl discende dal diverso modo di intendere e, soprattutto, di interpretare la sensibilità politica di destra; e l’essere antagonisti al Pd è perchè ci si discosta dai suoi valori di fondo, per la diversa attenzione e sensibilità che riserviamo all’individuo, alle sue capacità , alla sua libertà , pur regolata e contemperata rispetto alle esigenze della collettività e al bene comune.
Eravate oltre 20 deputati, lei è uno dei pochi rimasti non alla finestra, Fini stesso ha passato la mano. E’ opinione di taluni che qualcuno sia rimasto per cercare un posto futuro da parlamentare europeo in una grande area di ex An. Visto che lei è un affermato imprenditore, cosa la spinge a questo tentativo?
La coerenza con le ragioni del mio ingresso in politica, ossia l’ambizione di cimentarmi in un contributo per la realizzazione, nel nostro Paese, di una società liberale e democratica nella quale mi piacerebbe vivere e far vivere i nostri figli.
Lei due giorni fa ha auspicato la nascita di una nuova destra “alternativa al Pdl e antagonista alla sinistra. Un vero partito di destra, visto che la destra berlusconiana non esiste”. Vuole chiarire meglio?
Antagonista alla sinistra perchè i nostri valori, le nostre idee non sono quelle della sinistra, non antepongono lo Stato al cittadino ma pongono lo Stato a servizio del cittadino. Può sembrare una banale affermazione di principio ma, invece, i concetti hanno una pesantissima ricaduta pratica. Inoltre, per dirla con John Kennedy, un liberale e democratico “non si chiede cosa lo Stato può fare per lui ma cosa lui può fare per lo Stato”, dando per scontato quello che da noi scontato non è, ossia che lo Stato non faccia nulla per creare difficoltà al cittadino e, al contrario, gli assicuri ogni sforzo per realizzare quel “servizio” che la cosa pubblica dovrebbe rendere alla comunità . Il Pdl ha mancato nella rappresentanza del pensiero autenticamente liberale e, soprattutto, nel sostegno alla sua crescita in seno alla nostra società . La lievitazione della presenza dello Stato nella vita del cittadino, il dilagare della burocrazia, la crescita inarrestabile della spesa pubblica testimoniano non tanto il fallimento del Pdl rispetto all’affermazione dei valori liberali bensì la sua sostanziale estraneità ad essi.
C’è una destra in Italia che non vuole più saperne sia di Berlusconi che degli ex colonnelli di An. Vorrebbero ricostruire un movimento di destra moderna ed europea dal basso, senza padrini. Si sente in sintonia con loro?
Personalmente, sì. Non perchè abbia in astio il presidente Berlusconi ma perchè sono disallienato rispetto al suo modo di intendere la politica, poco attento alla reale importanza delle istituzioni che devono essere rispettate fino in fondo anche se, proprio per questo, ben delimitate nelle funzioni e nei poteri. “Ex colonnelli di An” mi pare un’espressione ormai un po’ insignificante, essendosi determinata una diaspora che ne inficia ogni valenza politica d’insieme.
Non sembra che il tentativo di raggruppare i vari partitini di destra finora abbia dato risultati: Fratelli d’Italia pare voglia più annettere che rifondare, Alemanno è per un’alleanza con il Pdl, Storace e Fli pare abbiano perso ogni speranza. Non è un tentativo disperato?
Beh, non è sulle probabilità di successo che si misura il valore di un tentativo ma sul grado di convincimento che il progetto perseguito sia giusto e valido. Il pensiero moderato, di destra, in Italia è, anche in modo latente, strutturalmente maggioritario. Le divisioni non riguardano ideali e valori; quelli sono interpretabili anche con accentuazioni e sensibilità diverse, ma sono indivisibili. Ciò che può distaccarsi, dividersi, anche polverizzarsi, sono le posizioni personali specie se dettate da ambizioni soggettive, da egoismi di parte, da partigianerie di gruppi
Se anche andasse in porto chi sarebbero i capolista alle Europee? Facce nuove o i soliti noti?
Mi permetto di dire che il riferimento ai soliti noti è divenuto quasi un intercalare, un luogo comune. In ogni caso, si può stare tranquilli. Basta guardare l’attuale composizione del Parlamento per constatare che “i soliti noti” sono ormai una specie in via di estinzione. Battute a parte, è ben prematuro, credo comprensibilmente, parlare di liste di candidati. La distanza che ci separa dalle elezioni europee è persino maggiore di quella trascorsa dalle elezioni politiche. Comunque, per restare alle facce, la stessa decisione del presidente Fini indica, in maniera non equivoca, un modello comportamentale.
Con l’affermarsi di Renzi il Pd si sposterà sempre più verso una politica pragmatica e poco sociale, mentre il disagio di ormai 9 milioni di famiglie italiane è certificato dalle statistiche. Una futura destra pensa debba rivolgersi anche a loro?
Non so dire del futuro pragmatismo di Renzi. Sono però convinto che una politica autenticamente liberale gioverebbe a quelle famiglie ben più degli attuali orientamenti. Esemplificando, se è vero che i Centri per l’impiego “riescono a intermediare solo 3 assunzioni su cento”, come si legge su un importante quotidiano italiano, è chiaro che a non funzionare, piuttosto che il mercato sia lo Stato che, in quel modo, dissipa risorse ingenti per mantenere in piedi una rete burocratica con costi ragguardevoli per personale, logistica e consumi vari, sostanzialmente inutile tant’è che, stando alla notizia, non impiegherebbe praticamente nessuno. Una destra di valori e non di proclami deve prestare il massimo di attenzioni a queste questioni che sembrano disinteressare tutti pur essendo tutti interessati al tema delle risorse che non ci sono. E se ne deve occupare per questione di principio, non solo di risorse dissipate.
Non pensa che una futura destra debba porsi una questione dirimente: allearsi o no con un Pdl berlusconizzato? Perchè uno dovrebbe votare una nuova formazione se poi si allea con il Pdl, tanto vale votarlo direttamente… Fratelli d’Italia in tal senso è un esempio, lei si pone un altro obiettivo?
Io, che non ho la spocchia di credermi espressione di un soggetto politico maggioritario, penso che le alleanze debbano evidentemente ricercarsi e che il nostro ambito di riferimento ideale sia la destra non è un’eresia. Vecchia o nuova formazione che sia, in ogni caso, uno la vota perchè condivide idee e programmi, pur contemperati, nell’ottica di un’alleanza, con idee e programmi di altri. Il ragionamento semplificativo vale se nel progetto politico di una formazione non è espressa nessuna originalità ; allora, forse, può valere la pena di votare per il suo principale alleato; diversamente, significa privare di sostegno chi nell’alleanza o nella coalizione darebbe un apporto originale e, dunque, importante. Le operazioni di “reductio ad unum”, le massificazioni, in società complesse come le nostre possono semplificare il lavoro di chi detiene il potere ma non la vita di coloro sui quali quel potere si esercita. L’obiettivo che mi pongo è di elaborare, con gli amici e colleghi di partito, un progetto valido e originale da offrire agli elettori.
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Settembre 5th, 2013 Riccardo Fucile
ASSENTE (GIUSTAMENTE) FINI, GLI EX AN ORA INVITANO IL LEGHISTA TOSI, NUOVO FORNITORE DI CARTA IGIENICA TRICOLORE
Al via a Mirabello, in provincia di Ferrara, la 32esima edizione della Festa del Tricolore,
appuntamento tradizionale fin dai tempi dell’Msi di Giorgio Almirante. Quattro giorni di incontri e dibattiti, che gli organizzatori sperano di trasformare in un punto di partenza per una nuova destra.
“Berlusconi vuole rifondare Forza Italia, perchè noi non possiamo costruire una sorta di Alleanza nazionale rinnovata?” spiega Vittorio Lodi, uno dei principali promotori della festa.
Assente nel programma Gianfranco Fini, che per la prima volta non parteciperà alla kermesse.
Eppure, solo tre anni fa, proprio a Mirabello, l’ex presidente della Camera fu incoronato leader della destra ex-missina, e raccolse applausi trionfali con un discorso che segnò la rottura definitiva con il Pdl.
Da allora sembra passata un’era.
Oggi il popolo di destra, in bilico tra pessimismo e nostalgia, è alla ricerca di una nuova guida. “Alemanno? Neanche per sogno. Lui e La Russa sono traditori”.
Molti rimangono fedeli a Fini, che vedono ancora come “l’unico erede di Almirante”. Anche se c’è chi pensa già alle primarie “per far fuori i colonnelli e premiare volti giovani”.
Ai dibattiti saranno invece presenti il sindaco di Verona Tosi, Rosi Bindi, Alemanno, Storace e La Russa.
Un buon motivo per Fini per essere assente ed evitare di frequentare cattive compagnie.
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Luglio 9th, 2013 Riccardo Fucile
TRADIRONO FINI ALL’ULTIMO MOMENTO E SALVARONO BERLUSCONI… UNA DIVENNE VICEMINISTRO, L’ALTRA POTEVA ENTRARE NEL CDA DELLE POSTE… LA TESTIMONIANZA SEGRETATA DI FINI IN PROCURA A NAPOLI
Due, parallele “campagne acquisti” in Parlamento, datate 2007 e 2010.
Missioni distinte per le modalità impiegate e per i “registi” incaricati. E due elenchi di presunti “traditori” ricoperti di gratitudine dall’entourage berlusconiano.
Ad esempio.
C’era anche il diniano di ferro ed ex della Margherita Giuseppe Scalera – come già racconta a verbale l’ex faccendiere “pentito”, Arcangelo Martino – tra i senatori che nel 2007 furono remunerati perchè impallinasse con la sua astensione in aula il governo Prodi?
E tre anni dopo, nel 2010, quali utilità e vantaggi avrebbero ottenuto Catia Polidori, Grazia Siliquini e Luca Barbareschi del Fli per aver drasticamente voltato le spalle, in circostanze diverse, al presidente Gianfranco Fini?
Scalera, Siliquini e Polidori al momento non risultano indagati.
Ma toccherà alle Procura di Napoli e Roma separare le semplici illazioni da eventuali evidenze e ricostruire i “patti scellerati” che hanno inquinato la dialettica parlamentare della Repubblica.
Il primo atto sarà l’udienza preliminare fissata per il 19 luglio a Napoli: il giudice Amelia Primavera dovrà decidere sulla richiesta di patteggiamento ad un anno e otto mesi per il senatore reo confesso Sergio De Gregorio (“comprato” con 3 milioni di euro), in aula non è escluso possa comparire anche l’imputato Silvio Berlusconi, difeso dagli avvocati Niccolò Ghedini e Michele Cerabona, oltre al coimputato Valter Lavitola.
Si scriverà la prima pagina sulla corruzione che deviò il corso del governo Prodi.
Un filone che non è estinto, nè all’ombra del Vesuvio, nè a Roma.
Spuntano nomi. Affiorano squarci di vecchie votazioni.
Emerge anche un interrogatorio, rimasto inedito, di Gianfranco Fini, sentito a Napoli come testimone.
È il 5 aprile. Fini non è più parlamentare, chiede riserbo.
Entra nella caserma della Finanza, sentito dai pm Vincenzo Piscitelli ed Henry John Woodcock che guidano l’inchiesta sull’“Operazione Libertà ” con i colleghi Alessandro Milita e Fabrizio Vanorio.
Negli uffici del Nucleo di Polizia tributaria guidato dal colonnello Nicola Altiero, Fini parla di Valter Lavitola, dell’operazione “casa di Montecarlo” e non si sottrae, a fine verbale, a riflessioni sulla sorpresa che gli provocò il voto di alcuni dei suoi in quel dicembre 2010.
Dice, in sintesi, Fini: del coinvolgimento di Lavitola nella storia di Montecarlo, e della lettera sequestrata nel computer dell’avvocato Carmelo Pintabona con cui l’ex direttore deL’Avanti!ricattava l’ex premier Berlusconi, l’ex presidente della Camera apprese «dalle agenzie, prima di entrare in una trasmissione televisiva» (disse di getto: «Berlusconi è un corruttore, e ora mi quereli»).
Quanto al coinvolgimento del presidente panamense Ricardo Martinelli, aggiunge Fini, «vi rimando a un capitolo del libro di Italo Bocchino, “Una storia di destra”», in cui il suo ex delfino racconta di essere stato avvicinato da una fonte del Pdl che gli spiffera che dietro l’operazione “Montecarlo” c’è l’aiuto «di Martinelli».
Bocchino e Fini se la ridono: pensano al deputato di An Marco Martinelli.
Ma il versante che costa di più a Fini, al di là dei verbali, è quello che riguarda il voto di fiducia del 14 dicembre 2010, in cui le due parlamentari Fli, Catia Polidori e Grazia Siliquini, votarono a favore di Berlusconi.
Era notte, la vigilia di quel voto, quando la Polidori, tesissima, rimase chiusa in stanza con Fini e Bocchino.
Lei poi votò contro Fli, come la Siliquini.
La prima diventò viceministro, dopo.
La seconda fu nominata nel Cda delle Poste: ma la Siliquini si aspettava di diventare presidente delle Poste, ci rimase male e tornò in parlamento.
Guarda caso, era lo stesso Cda delle Poste citato da Lavitola nella sua lettera del ricatto: «Berlusconi (…), ho ottenuto da lei che la Ioannucci andasse al Cda delle Poste».
Conchita Sannino
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Luglio 9th, 2013 Riccardo Fucile
QUANDO LE COSE ANDAVANO BENE E FINI LI AVEVA TOLTI DAL SOTTOSCALA DELLA POLITICA, RIPETEVANO A MEMORIA LE TESI DI FLI, ORA SONO TORNATI A PULIRE LE SCALE CON LO SPAZZOLONE E LO STRACCIO
L’occasione di queste poche righe di costume ce la fornisce la visita di Papa Francesco a
Lampedusa con la sua denuncia: “Chi ha pianto per la morte di questi fratelli e sorelle? Per queste persone che erano sui barconi e per le giovani mamme che portavano i loro bambini? Chi ha pianto per questi uomini? Siamo una società che ha dimenticato l’esperienza del piangere, del patire. La globalizzazione dell’indifferenza ci ha tolto la capacità di piangere”.
Chi ci segue da anni sa che sul tema siamo sempre andati controcorrente rispetto al becerume imperante in una certa pseudodestra italica, sempre pronta a richiamare i migranti ai loro doveri, ma senza mai rammentare i loro diritti.
Come se destra non fosse rispetto della dignità umana e delle convenzioni internazionali che il nostro Paese ha firmato.
Come se seguire l’iter legale per l’eventuale rimpatrio di chi non ha titolo per restare nel nostro Paese, fosse una noiosa perdita di tempo e fosse pertanto più rapido provvedere al loro affogamento in mare, magari stipulando convenzioni ad hoc con un criminale esperto nel fare il lavoro sporco per nostro conto.
Concedendogli pure un bonus per il disturbo: tot immigrati affogati, tot chilometri di strade asfaltate.
In quei tempi i parlamentari di Fli erano ancora allineati a Pdl e Lega e votavano norme vergognose.
Poi la svolta di Fini e un approccio diverso: non certo accoglienza senza limiti, ma rispetto della legge e della dignità umana.
Il manifesto di Bastia Umbra segna il cambiamento, ed ecco che intorno a Fini si manifesta il popolo adorante di sculettatori/trici di professione, di adoratori della “destra moderna”, di convertiti allo studio dei “flussi migratori”.
Sembravano sinceri quando si accapigliavano con i becerodestri nel pretendere rispetto dei diritti e non solo dei doveri o quando hanno scoperto che esistevano i diritti civili, faceva così chic.
Invece che capire che il tema non poteva essere lasciato alla sinistra, si compiacevano solo di essere stati ammessi nei salotti buoni: non per rivoltarli come un calzino, ma solo per posare le chiappe su una poltrona.
Svanita la prospettiva di trovare collocazione ai loro poco nobili lombi, finita Fli per errori che abbiamo denunciato a tempo debito (raccogliendo gli improperi proprio degli sculettatori/trici perchè osavamo criticarne la gestione) rieccoli mescolarsi ai loro odiati nemici leghisti e pidiellini.
Addio coerenza sui contenuti: i migranti tornano a essere gasparrianamente “clandestini”, il Papa “poteva evitare” certi riconoscimenti ( ai morti, badate bene…) , arrivano nei commenti fin dove neanche la Santanchè ha osato librare le sue morbide ali.
C’è chi ha bisogno di rifarsi una verginità politica, c’è chi sculetta altrove.
In politica ci vuole culo, secondo taluni osservatori.
Forse è vero.
Ma con certe facce da culo è sempre meglio non avere nulla a che fare.
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Luglio 2nd, 2013 Riccardo Fucile
MENTRE LA PROCURA INDAGA SUL RITORNO DELL’ATTORE ALLA CORTE DI BERLUSCONI: SECONDO DE GREGORIO IN CAMBIO DELL’ACQUISTO DI DUE FICTION PER 15 MILIONI DI EURO
Eletto in Parlamento alle Elezioni politiche del 2008 con il Popolo della Libertà , nel luglio 2010
lascia il partito di Berlusconi per aderire a Futuro e libertà .
Ma nel febbraio 2011 annuncia la sua uscita anche dal movimento politico fondato da Gianfranco Fini ed entra nel gruppo misto.
Ora l’ex senatore azzurro Sergio De Gregorio lo accusa di essersi lasciato comprare dal Cavaliere per cambiare casacca
Inizio con Parmenide”. Si migliora stando lontano dalla politica. Un bell’esempio di pulizia interiore, riflessione, apertura al mondo classico e recupero della memoria lo mostra Luca Barbareschi, chiamato in causa per traffico di fiction da Sergio De Gregorio, il maggior trasformista vivente. “Opinione da un lato, verità dall’altro”.
Il pensiero intramontabile del fondatore della scuola eleatica.
Canaglie, spargitori di merda, lordume.
Eravamo a Parmenide.
Voi giornalisti dovreste stare lontani dalle canaglie. Puntare alla verità dei fatti. Come è stato possibile che abbiate creduto a un uomo che ha venduto la sua anima, come egli dice, e accusa altri senza un perchè?
Il nome di Barbareschi dentro il mercato berlusconiano è parso plausibile. Perchè è successo?
Lo chiedo a lei.
Domandiamocelo insieme.
La politica mi ha ridotto alla fame. Sa a quanto ammontava la mia dichiarazione dei redditi prima di entrare in politica? Un milione e mezzo di euro. Sa dopo? Duecentomila euro.
Orribile svalutazione.
Sono socialista a sangue perchè amo la socialità . Amavo Craxi come Silvio lo ha amato. E infatti in Berlusconi ho ritrovato la luce perduta. Lo conoscevo ben prima, e il mio curriculum cinematografico, fiction comprese, è così sterminato da non avere bisogno del tradimento per alcunchè. Ho perso non ho ricevuto. Altro che sette fiction in cambio del sì al suo governo. Il mio è stato un gesto deliberato, fondato sul sentimento e sulla ragione, appena mi sono accorto… vogliamo dirci tutto?
Diciamoci tutto. Barbareschi ha gareggiato alle elezioni della scorsa legislatura con il cartello appeso al collo Silvio mi manchi.
Sapesse quanto mi è costato. Parlo quattro lingue, ho dato tanto al teatro, al cinema. Ho una personalità forte e riconosciuta. L’amor proprio, il senso dell’integrità , dell’identità .
È andato tutto a ramengo.
Ecco, stavo per dirlo. Cammin facendo nella legislatura mi convinco che è tempo di una rivoluzione liberale e aderisco al progetto di Fini. Scrivo il famigerato discorso all’Italia. Di più: gli creo il nome. Futuro e libertà è una mia idea.
Questo non si sapeva.
Logico, non conosce International, un mio film in cui il protagonista parlava di Futuro nella libertà .
Ma perchè De Gregorio si è incarognito
Mi creda: non lo conosco. Un giudice riceve una deposizione, fa il suo mestiere. Sa cosa mi è capitato?
È stato convocato dal giudice.
Intercettano una telefonata in cui dico ad Alemanno che voglio fare qualcosa per il Paese. Fammi fare l’assessore alla Cultura, il viceministro, oppure il ministro. Sono in Parlamento, voglio rendermi utile.
Giustissimo.
Alemanno mi dice che queste cose le organizza Bisignani.
Ma va!
E chiamo Bisignani, che conosco da una vita.
Giusto
Il senso del mio impegno era di dare qualcosa all’Italia. Ho rinunciato a fare film perchè non volevo che si dicesse male. Mi sono ritagliato solo qualche apparizione teatrale, dieci minuti al pianoforte, qualcosa che mi facesse riprendere aria.
La politica è stata una delusione.
Non le ho detto perchè è finita con Fli.
Per divergenze politiche.
Vengo a sapere che in sala, la sala di Bastia Umbra, del discorso all’Italia… c’era un bel po’ di camorristi.
Accidenti!
La fonte è qualificata e io faccio un test di prova, verifico direttamente con Berlusconi che conferma la vocina che mi è giunta.
Da lì sceglie il ritorno all’antico amor.
In tutta libertà e chiarezza, altro che fiction. Io ho pagato caro e ho rifiutato cose, parlo solo dell’ultimo lavoro, di Olivetti. Andrà in onda su Rai l’anno prossimo.
È una fiction!
Ma è del 2012! E io non ho fatto Olivetti. La parte l’ho ceduta a Zingaretti.
Non so gli altri, ma io le credo.
Non capite il danno d’immagine della mia vicinanza a Fini. Per un mese, come effetto collaterale dell’inchiesta sulla casa a Montecarlo, mi sono ritrovato Il Giornale che mi ha fatto le pulci sulla mia casa di Filicudi. Una vasca per l’acqua di trent’anni fa ritenuta abusiva.
La sua casa è bellissima.
La più bella dell’isola.
Muoio d’invidia.
Può essere mio ospite, se ritiene.
La ritorsione è tra le ingiustizie quella più ingiusta.
Assolto da tutto naturalmente.
La verità vince sulla bugia.
Solo che adesso hanno ripreso in mano l’inchiesta perchè dicono che avrei fatto pressioni su chissà chi fregiandomi del mio status di deputato.
Militi indomiti.
Verrà fuori la verità .
La politica sporca.
Mi trovavo a Porta a Porta e avevo di fronte un politico ladro che pontificava. Ladro condannato come tale. Allora gli dissi: spero che la mettono in cella e buttino la chiave. Sa che il ladro mi ha fatto causa ?
E perchè?
Perchè non potevo dirgli che era un ladro. Quarantamila euro gli ho dovuto risarcire.
Che ladro.
Mi raccomando a lei.
Non ritorni più in politica.
Mai.
Solo guai.
Mi sento liberato.
Però qualcosa mi dice che invece
Sbaglia. L’unico mio piacere è fare qualcosa per l’Italia, per il bene comune.
Antonello Caporale
(da “il Fatto Quotidiano“)
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Giugno 1st, 2013 Riccardo Fucile
“FLI DOVEVA ESSERE UNA FASE PER NUOVE AGGREGAZIONI, NON UN PARTITO”… “FINI DOVEVA INDICARE LA ROTTA, NON LASCIARE LA GESTIONE AI COLONNELLI”…”400 MILIONI DI IMMOBILI E 80 MILIONI DI LIQUIDI: IL PATRIMONIO DELLA FONDAZIONE AN SONO CONGELATI DALLE DIVISIONI INTERNE: QUALCUNO ORA SPERA DI AVERE VOCE IN CAPITOLO NELLA SPARTIZIONE”
Dopo aver lasciato il posto di assessore alla Cultura nella giunta Alemanno, Umberto Croppi
è stato uno dei più accesi sostenitori della terza via finiana, di un nuovo contenitore che andasse oltre le appartenenze tradizionali.
Il fallimento di Futuro e Libertà e l’appoggio al sindaco uscente al ballottaggio annunciato da Roberto Menia, dunque, non possono averlo lasciato indifferente. Intervistato da Intelligo, Croppi non si mostra sorpreso dagli ultimi sviluppi e, sul tentativo di ricomposizione della destra italiana, ha una teoria che farà discutere.
Cosa pensa dell’appoggio di Fli ad Alemanno per il ballottaggio?
«Fli non c’è più, ammesso che ci sia mai stato. Mi fa solo sorridere la cosa. L’ho scritto anche quando ne ero un dirigente: la metafora del Fli era una esigenza di fase, che Fini aveva anche un po’subito, ma nessuno, Fini soprattutto, aveva mai immaginato che potesse diventare un partito».
In che senso?
«Già prima del risultato elettorale, si era dimostrato che la consistenza politica di Futuro e Libertà era inesistente. Dopo si è sostanzialmente sciolto, con l’abbandono di Fini. Fli non c’è più. La dichiarazione di un ex parlamentare, che aveva una carica in questo partito, senza una espressione diretta di chi a Roma aveva costituito Fli, non ha proprio nessun valore».
E allora che senso ha questo endorsement?
«È un’uscita che si giustifica alla luce di un altro motivo. Io non ho mai aderito ad An o al Pdl, quindi non faccio parte di questa storia, ma è in atto un tentativo di ricomposizione di un nucleo di vertice di ex esponenti di Alleanza Nazionale legato alla pura speranza di avere voce in capitolo sul patrimonio della Fondazione An, costituito da 400 milioni di immobili e 80 milioni di liquidi, oggi congelati dalla magistratura proprio a seguito delle divisioni che si erano verificate nel Cda».
I tre anni di vita di Fli, anche alla luce di questo epilogo, sono stati del tutto inutili?
«Sì, perchè Fini ha svolto un altro ruolo. Doveva diventare il coagulo di una aggregazione di tipo nuovo, più vasto, con altri protagonisti. La costituzione di un partito, che lui stesso ha subito, tant’è vero che più volte ha parlato di un superamento di Fli, era una necessità di passaggio molto limitante, che conteneva già nella sua nascita tutti gli elementi che l’hanno poi portato a diventare un frammento».
Qualche responsabilità Fini ce l’ha?
«Certo, è chiaro. Lui aveva tutta la forza per indicare la rotta Invece lo ha fatto nel modo in cui aveva gestito An, cioè immaginando che i colonnelli potessero sgravarlo da responsabilità ».
Ma secondo lei questa “cosa” di destra nascerà ?
«Guardi, non mi riguarda».
Domenico Naso
(da “Intelligo news“)
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Maggio 29th, 2013 Riccardo Fucile
IL LIQUIDATORE DI FLI PORTERA’ CERTAMENTE ALL’EX SOCIALE I 120.000 EX VOTO NECESSARI PER LA SANTIFICAZIONE DELLA DESTRA PARENTALE
Roberto Menia, liquidatore di Futuro e Libertà , ha “indicato la rotta” a quello che resta
dell’arcipelago finiano: “A Roma votiamo al ballottaggio Alemanno”.
Il novello Schettino, dove aver coordinato Fli dalla battigia, assistendo inerte e complice all’annegamento dei valori del manifesto di Bastia Umbra, ora ha deciso di dare un contributo letale al naufragio della “destra parentale” dell’ex sociale, puntando dritto sugli scogli del “tengo famiglia”.
Da grande stratega, lui che aveva votato contro la liquefazione di An nel bollitore Pdl, salvo poi coerentemente conservare la poltrona di parlamentare Pdl con relative prebende, invece che limitarsi a fare l’esecutore testamentario di Fli sta perseguendo il sogno-delirio della riunificazione della becerodestra italiana.
I maligni dicono per aspirare a una poltrona di parlamentare europeo e per “controllare da vicino” il patrimonio milionario dell’ex Fondazione An, i più buonisti pensano semplicemente che per lui si tratti di un ritorno a casa o caserma che sia.
Con chi dovrebbe allearsi infatti questa “destra riunificata” se non con i responsabili dello sfascio morale della destra politica italiana da venti anni a questa parte?
Quelli che fino a ieri erano indicati da Menia come esempio di malcostume e malgoverno?
Molti si chiedono chi abbia deciso questa nuova linea politica e in nome di chi.
Se Fli non esiste più, Menia a che titolo parla?
Non certo degli ex iscritti o militanti che sul web sono incazzati per il suo pronunciamento a favore di un bollito misto irrancidito.
Come si permette di far compiere a un partito che mai avrebbe votato Alemanno una totale inversione di marcia, dimostrando non solo di non aver rispetto di sè, ma neanche della storia di Fli?
Se Menia ama il libero mercato, si metta pure in vendita, ma lo faccia a titolo personale.
Saremo anche in una politica da caserma, ma preferiamo umili trombettieri con degli ideali a vecchi tromboni trombati .
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Maggio 9th, 2013 Riccardo Fucile
MENIA METTERA’ FLI SUL LIBERO MERCATO NEL “SACRO NOME” DELLA DESTRA: PER LA SERIE “PER TRE ANNI ABBIAMO SCHERZATO”… FORTE DEI 994 VOTI PRESI DA FLI A TRIESTE DOPO 30 ANNI CHE FA POLITICA, MENIA PUNTERA’ AD ACCORDI CON GLI ALTRI TROMBATI DELLA DESTRA ASOCIALE… IN PALIO UNO STIPENDIO AL PARLAMENTO EUROPEO E LA GESTIONE DELLA FONDAZIONE EX AN
Tutto come previsto: l’assemblea di Futuro e Libertà , tenuta nel pomeriggio nello studio
dell’avv. Consolo (scelta logistica perlomeno originale per una riunione politica nazionale, anche alla luce del fatto che il noto legale non è neanche un esperto di diritto fallimentare) ha accettato le dimissioni che l’ex presidente della Camera aveva presentato dopo l’insuccesso elettorale.
Fini ha ribadito le proprie irrevocabili dimissioni, mantenendo fede al concetto “non sono uomo per tutte le stagioni” e prendendo le distanze da un cambiamento di linea politica che cercherà di “ricollocare” Fli nell’alveo “attuale” della destra di Crispi e nel conservatorismo della destra d’ordine.
Mirabile, nel tempestivo documento finale di analisi del voto, stilato ad “appena” tre mesi dalle elezioni, il riferimento “al liberismo economico come presupposto della giustizia sociale”.
E’ noto infatti come, laddove il liberismo trionfa, i poveri viaggino in limousine.
Altro divertente passaggio: ” Non sono venuti meno gli italiani che si riconoscono in questi principi (di destra), è mancata la capacità politica di rappresentarli in modo unitario ed efficace”.
Quindi la cosa migliore è continuare ad affidare quel che rimane di Fli agli stessi incapaci.
E poi l’invito perentorio: si apra “una fase Costituente per tutta la Destra italiana“ (quale?)
Obiettivo: una riorganizzazione in vista delle prossime elezioni europee del 2014, non si sa mai che si acchiappi una poltrona a Bruxelles.
Non una riga di critica al Pdl, non una minima analisi politica che vada oltre il bolso richiamo all’interesse nazionale, insomma un documento “renziano”: rappresentando il nulla, può andare bene a (quasi) tutti.
E per dimostrare che non solo il Pd ha gli uomini adatti alla bisogna, ecco affidato a Menia il mandato di “assumere tutte le iniziative politiche organizzative ritenute opportune”.
Chi meglio di colui che “voto’ contro lo scioglimento di An” nell’acido del Pdl (salvo rimanerci per anni da parlamentare), può gestire il ritorno nell’alveo dei satelliti “duri e puri” composti da ex autisti, ligrestiani, sorelle sole e fratelli lunatici?
E i tre anni di Futuro e Libertà , le tesi di Bastia Umbra, le battaglie in Parlamento per la legalità e i diritti, i “se non ora quando?”, la cittadinanza?
“Suvvia – sembrano dirci – “da buoni burloni abbiamo scherzato, si ritorna tutti amici, anche il Cepu val bene una messa”…
Anche fare la guardia all’isola del tesoretto ex An e spartirsi qualche doblone in fondo sono un atto dovuto alla causa del riscatto della destra.
Al militante, trattato da militonto, dopo questa assemblea di innovatori della politica, non resta che operare la giusta sintesi: ma andate a fanculo!
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Maggio 7th, 2013 Riccardo Fucile
FUTURO E LIBERTA’ SI SCIOGLIE, MA QUALCUNO SI E’ GIA’ SISTEMATO
Il problema dell’occupazione? Per alcuni non esiste.
Vedi Italo Bocchino, disoccupato come parlamentare ma già occupatissimo, con doppio lavoro oltre alla liquidazione di 150 mila euro ricevuta dalla Camera, come generoso Tfr per le legislature svolte in An, Pdl e poi Fli.
IL RITORNO AL GIORNALISMO
Ecco, l’ex deputato e tuttora vicepresidente di Fli, fino allo scioglimento definitivo già avviato da Gianfranco Fini, altro esodato della politica, si è sistemato alla grandissima.
Il finiano già arcinemico di Silvio Berlusconi e del Pdl è infatti riuscito a farsi assumere, ovviamente solo grazie al curriculum, nella redazione del Secolo d’Italia, giornale organo del Pdl area ex An, e perciò finanziato dai fondi per l’editoria di Palazzo Chigi con qualche bel milioncino l’anno.
INVIATO PARLAMENTARE
Italo è stato subito preso come inviato parlamentare, un inquadramento di riguardo, di solito frutto di lunghe carriere e scoop, a 3 mila euro al mese.
Senza aver ancora scritto un rigo, peraltro.
Uno schiaffo per tutti i praticanti e i giovani che escono dalle scuole di giornalismo. Per i quali un’assunzione in una redazione è un miracolo di Lourdes.
IL LEGAME CON ALFREDO ROMEO
Ma Bocchino non si è fermato qui. Ha trovato, sempre grazie al curriculum, un altro bel lavoretto.
Sentite bene.
Qualcuno si ricorda di Alfredo Romeo, l’imprenditore napoletano a capo di un impero, il gruppo Romeo, che prende appalti dalle pubbliche amministrazioni e dalle società pubbliche?
Romeo è stato condannato, pena sospesa, per corruzione e turbativa d’asta, dopo un’inchiesta che tirò in ballo proprio Italo Bocchino per una serie di intercettazioni.
L’AFFAIRE GLOBAL SERVICE
«Siamo un sodalizio», dice Bocchino in una delle telefonate.
«Quindi poi ormai…siamo una cosa…quindi…consolidata, un sodalizio, una cosa solida…una fusione di due gruppi».
Secondo i magistrati della procura di Napoli in quelle intercettazioni c’era l’evidenza di un canale privilegiato tra Romeo e Bocchino per orientare le decisioni del gruppo di An al Comune di Napoli in merito a un mega appalto, il Global Service, che stava molto a cuore a Romeo.
Nella conversazione intercettata vi è la dichiarazione di «un soddisfatto Bocchino», commentano i pm, «per l’esito del ritiro degli emendamenti più ‘fastidiosi’ proposti dal gruppo consiliare di An con riferimento alla delibera avente a oggetto il progetto Global Service»
UN POSTO DA LOBBISTA
E che fa ora Bocchino, oltre a essere inviato del Secolo d’Italia? Il consulente lobbista proprio per il gruppo di Alfredo Romeo.
Quanto prenderà di stipendio? Questo potrà chiarirlo direttamente Bocchino, l’ex moralizzatore della destra «seria, senza la bava alla bocca», come disse in polemica col centrodestra Pdl berlusconiano, che ora si scopre a libro paga del Pdl (tramite il Secolo d’Italia) e contemporaneamente anche dell’imprenditore con cui finì nei guai per i rapporti tra politica e affari.
L’OMBRA DEL CONFLITTO DI INTERESSI
Non vale infatti per i parlamentari quel che vale per i ministri che non possono per legge (sul conflitto di interessi) accettare incarichi in settori privati affini al settore di cui si sono occupati, non prima di un anno dalla scadenza del loro mandato.
Sarebbe forse opportuno allargarla anche ai deputati, per evitare che un eletto che magari ha fatto il presidente della commissione Sanità appena finito il mandato finisca a lavorare per una casa farmaceutica, o che un deputato che è vicepresidente di un partito che conta consiglieri comunali e regionali venga assunto come lobbista per un gruppo che lavora con la pubblica amministrazione.
Cioè esattamente il caso di Italo Bocchino.
IL TESORETTO EX ALLEANZA NAZIONALE
L’assemblea nazionale del partito, convocata per il prossimo 8 maggio nella sede già dismessa di via Poli a Roma, deciderà lo scioglimento di Fli ma in ballo ci sono una montagna di soldi e di case, quelle della ex An.
Almeno 60 milioni di euro e una settantina di immobili di proprietà sparsi in tutta l’Italia, compreso lo storico palazzo di via della Scrofa a Roma, dove ha sede il Secolo d’Italia.
Il tesoretto è amministrato da una fondazione presieduta dagli ex colonnelli di An confuiti nel Pdl, da Altero Matteoli a Maurizio Gasparri fino a Ignazio La Russa.
Ma Fli, come erede minore di An, nonostante sia in via di scioglimento rivendica la sua parte.
Insomma, una vicenda intricata, di soldi e di potere: per fare un po’ di luce ci vorrebbe un segugio giornalistico, un vero inviato.
Perchè non affidare questo servizio al nuovo inviato di punta del Secolo, nonchè lobbista di Romeo, Italo Bocchino?
(da “Lettera 43“)
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