I DUE LAVORI DI ITALO BOCCHINO: INVIATO PARLAMENTARE DEL “SECOLO” E LOBBISTA PER ALFREDO ROMEO, CONDANNATO PER CORRUZIONE
FUTURO E LIBERTA’ SI SCIOGLIE, MA QUALCUNO SI E’ GIA’ SISTEMATO
Il problema dell’occupazione? Per alcuni non esiste.
Vedi Italo Bocchino, disoccupato come parlamentare ma già occupatissimo, con doppio lavoro oltre alla liquidazione di 150 mila euro ricevuta dalla Camera, come generoso Tfr per le legislature svolte in An, Pdl e poi Fli.
IL RITORNO AL GIORNALISMO
Ecco, l’ex deputato e tuttora vicepresidente di Fli, fino allo scioglimento definitivo già avviato da Gianfranco Fini, altro esodato della politica, si è sistemato alla grandissima.
Il finiano già arcinemico di Silvio Berlusconi e del Pdl è infatti riuscito a farsi assumere, ovviamente solo grazie al curriculum, nella redazione del Secolo d’Italia, giornale organo del Pdl area ex An, e perciò finanziato dai fondi per l’editoria di Palazzo Chigi con qualche bel milioncino l’anno.
INVIATO PARLAMENTARE
Italo è stato subito preso come inviato parlamentare, un inquadramento di riguardo, di solito frutto di lunghe carriere e scoop, a 3 mila euro al mese.
Senza aver ancora scritto un rigo, peraltro.
Uno schiaffo per tutti i praticanti e i giovani che escono dalle scuole di giornalismo. Per i quali un’assunzione in una redazione è un miracolo di Lourdes.
IL LEGAME CON ALFREDO ROMEO
Ma Bocchino non si è fermato qui. Ha trovato, sempre grazie al curriculum, un altro bel lavoretto.
Sentite bene.
Qualcuno si ricorda di Alfredo Romeo, l’imprenditore napoletano a capo di un impero, il gruppo Romeo, che prende appalti dalle pubbliche amministrazioni e dalle società pubbliche?
Romeo è stato condannato, pena sospesa, per corruzione e turbativa d’asta, dopo un’inchiesta che tirò in ballo proprio Italo Bocchino per una serie di intercettazioni.
L’AFFAIRE GLOBAL SERVICE
«Siamo un sodalizio», dice Bocchino in una delle telefonate.
«Quindi poi ormai…siamo una cosa…quindi…consolidata, un sodalizio, una cosa solida…una fusione di due gruppi».
Secondo i magistrati della procura di Napoli in quelle intercettazioni c’era l’evidenza di un canale privilegiato tra Romeo e Bocchino per orientare le decisioni del gruppo di An al Comune di Napoli in merito a un mega appalto, il Global Service, che stava molto a cuore a Romeo.
Nella conversazione intercettata vi è la dichiarazione di «un soddisfatto Bocchino», commentano i pm, «per l’esito del ritiro degli emendamenti più ‘fastidiosi’ proposti dal gruppo consiliare di An con riferimento alla delibera avente a oggetto il progetto Global Service»
UN POSTO DA LOBBISTA
E che fa ora Bocchino, oltre a essere inviato del Secolo d’Italia? Il consulente lobbista proprio per il gruppo di Alfredo Romeo.
Quanto prenderà di stipendio? Questo potrà chiarirlo direttamente Bocchino, l’ex moralizzatore della destra «seria, senza la bava alla bocca», come disse in polemica col centrodestra Pdl berlusconiano, che ora si scopre a libro paga del Pdl (tramite il Secolo d’Italia) e contemporaneamente anche dell’imprenditore con cui finì nei guai per i rapporti tra politica e affari.
L’OMBRA DEL CONFLITTO DI INTERESSI
Non vale infatti per i parlamentari quel che vale per i ministri che non possono per legge (sul conflitto di interessi) accettare incarichi in settori privati affini al settore di cui si sono occupati, non prima di un anno dalla scadenza del loro mandato.
Sarebbe forse opportuno allargarla anche ai deputati, per evitare che un eletto che magari ha fatto il presidente della commissione Sanità appena finito il mandato finisca a lavorare per una casa farmaceutica, o che un deputato che è vicepresidente di un partito che conta consiglieri comunali e regionali venga assunto come lobbista per un gruppo che lavora con la pubblica amministrazione.
Cioè esattamente il caso di Italo Bocchino.
IL TESORETTO EX ALLEANZA NAZIONALE
L’assemblea nazionale del partito, convocata per il prossimo 8 maggio nella sede già dismessa di via Poli a Roma, deciderà lo scioglimento di Fli ma in ballo ci sono una montagna di soldi e di case, quelle della ex An.
Almeno 60 milioni di euro e una settantina di immobili di proprietà sparsi in tutta l’Italia, compreso lo storico palazzo di via della Scrofa a Roma, dove ha sede il Secolo d’Italia.
Il tesoretto è amministrato da una fondazione presieduta dagli ex colonnelli di An confuiti nel Pdl, da Altero Matteoli a Maurizio Gasparri fino a Ignazio La Russa.
Ma Fli, come erede minore di An, nonostante sia in via di scioglimento rivendica la sua parte.
Insomma, una vicenda intricata, di soldi e di potere: per fare un po’ di luce ci vorrebbe un segugio giornalistico, un vero inviato.
Perchè non affidare questo servizio al nuovo inviato di punta del Secolo, nonchè lobbista di Romeo, Italo Bocchino?
(da “Lettera 43“)
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