Gennaio 9th, 2018 Riccardo Fucile
NOTO PERCHE’ ANDAVA IN COMUNE IN PORSCHE, NON RIMPIANTO DAI CONCITTADINI… E ALLA FINE NEL FEUDO LEGHSITA HA VINTO IL CENTROSINISTRA
Sessantacinque anni, amico personale di Roberto Maroni, l’avvocato varesino Attilio
Fontana, in pole per rappresentare il centrodestra nella corsa elettorale per conquistare la presidenza della Regione Lombardia, è un leghista ‘moderato’ con un cursus politico da amministratore locale.
Sindaco di Induno Olona, nel Varesotto, dal 1995 al 1999, entra al Pirellone nel 2000 e viene eletto presidente del Consiglio regionale lombardo.
Nel 2006, in seguito allo scandalo ‘rosa’ che porta alle dimissioni del sindaco di Varese Aldo Fumagalli, viene chiamato da Umberto Bossi e Maroni a candidarsi nella città simbolo, dove la Lega fu fondata.
Lontano dalle figure di primo cittadino ‘sceriffo’ che hanno segnato la storia del Carroccio, come il trevigiano Giancarlo Gentilini, nei dieci anni alla guida di Varese viene ricordato come il ‘primo cittadino in Porsche’ (la sua auto personale con cui andava tutte le mattina in municipio),
Finisce nel mirino del cerchio magico ‘bossiano’ per la protesta contro i tagli ai Comuni decisi da Giulio Tremonti nell’ultimo governo Berlusconi 2008-2011. Al termine dei due mandati, nel 2016, Fontana torna a fare l’avvocato e il centrodestra perde Varese a favore del candidato del Pd Davide Galimberti.
Sposato, padre di tre figli, amante del golf e dei viaggi al momento dell’ufficializzazione da parte del consiglio nazionale della Lega Lombarda ha assicurato che darà “il massimo per la nostra Lombardia”.
Ma non è tipo che accenda i cuori edè noto che Berlusconi preferirebbe la Gelmini.
(da agenzie)
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Gennaio 8th, 2018 Riccardo Fucile
IERI LA LEGA HA STRETTO UN’ALLEANZA CON QUELLO STESSO CONDANNATO CHE TANTO DISPREZZAVA
Certi amori fanno giri immensi e poi ritornano. È il caso di Matteo Salvini e Silvio Berlusconi.
Oppure se preferite della Lega Nord e di Forza Italia.
Perchè nonostante Capitan Ruspa abbia tentato di costruire un partito personale in grado di raccogliere consensi anche a Sud del Po’, nonostante abbia fatto levare il suffisso “Nord” dalla Lega, Salvini sa che fuori dalla Padania non ha speranza di prendere voti.
E così la Lega 2.0 di Salvini si riduce a fare quello che ha sempre fatto la “vecchia” Lega di Umberto Bossi.
La prima volta è stata nel 1994, Bossi dichiarò che non avrebbe mai sostenuto Berlusconi perchè alla Presidenza del Consiglio ci doveva andare Roberto Maroni.
Tempo una quindicina di giorni e Lega Nord e Forza Italia si troveranno assieme al governo.
Ma solo fino a quando Bossi fece saltare il primo governo Berlusconi dicendo che “Berlusconi ha preso i soldi da Cosa Nostra” e accusando Berlusconi di essersi alleato con Fini e con i fascisti.
Dall’altra parte Silvio replicò con un “Non mi siederò mai più a un tavolo con Bossi, è una persona completamente inaffidabile”. Nel 1998 Bossi scriveva sulla Padania: “La Fininvest è nata da Cosa Nostra. Ci risponda Berlusconi, da dove vengono i suoi soldi?”.
Lo scambio di accuse e di insulti proseguì fino al al 2001 quando i due tornarono buoni amici (e vinsero le elezioni).
Nel 2011, un’altra frattura. Il governo Berlusconi cadde e arrivò Monti che in Parlamento ottenne i voti del PdL ma non della Lega che però rimase all’opposizione giusto il tempo di arrivare alle politiche del 2013 quando i due partiti si presentarono di nuovo assieme (ma persero).
Il Patto del Nazareno tra Renzi e Berlusconi sancì di nuovo la rottura dei rapporti tra Berlusconi e la Lega.
Nel 2013 Salvini scrisse su Facebook che i “kompagni del PD” erano al governo con un un condannato.
Anche questa volta però Salvini non fu in grado di tenere il broncio tanto a lungo anche perchè il patto del Nazareno va in frantumi (e anche Forza Italia, che perde pezzi). Novembre 2015: Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni sono assieme sul palco di Bologna. Salvini annuncia con orgoglio la riunificazione del centrodestra e iniziano le grandi manovre per conquistare la leadership.
Passa poco meno di un anno e dal raduno di Pontida del settembre 2016 il Capitano della Lega torna a tuonare contro Berlusconi: «Se qualcuno pensa che il futuro della Lega sia ancora quello di un partitino servo di qualcun altro, di Berlusconi o di Forza Italia, ha sbagliato a capire. Noi non saremo più schiavi di nessuno. Noi accordi al ribasso non ne faremo con nessuno».
In quell’occasione Salvini lanciò un duro monito a Forza Italia: «Deve scegliere se stare con noi o con la Merkel in Europa. O con noi sempre, oppure mai».
Il resto è storia recente. Storia che si è conclusa ieri con il patto siglato nella villa di Arcore .
Salvini insomma ritorna con il “Condannato Silvio Berlusconi” e sembra non essersi accorto che nel simbolo di Forza Italia è scritto “Berlusconi Presidente”.
Chissà come faranno ora i “kompagni della Lega” a giustificare il fatto che sono al governo con un condannato in via definitiva.
Di sicuro questo non è un problema per Salvini, ha messo in moto la sua ruspa e ha rimosso quella frase dalla sua memoria.
(da “NextQuotidiano“)
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Gennaio 6th, 2018 Riccardo Fucile
IL PORTALE DEL PARTITO (FORSE HACKERATO) ORA CURA LE DISFUNZIONI ERETTILI… PASSATI I TEMPI IN CUI L’AVEVA DURO
Cosa c’entra la Lega con il Viagra? Apparentemente nulla, ma da qualche ora il portale del
partito è diventato un sito per vendere il Viagra e prodotti simili per la cura delle disfunzioni erettili.
A sottoporlo all’attenzione è il sito d’informazione BsNews.it ed è facilmente possibile verificarlo.
Basta digitare nel motore di ricerca di Google parole chiave come “leganord.org” e “viagra” o altre dello stesso contesto per venire reindirizzati a store online per chi desidera migliorare le proprie prestazioni sessuali.
Inoltre, l’url del dominio e quello delle sezioni inerenti il tesseramento alla Lega Nord includono pagine sulla vendita di viagra, cialis e decine e decine di rivenditori di prodotti per finalità sessuali.
Attualmente non si conosce ancora l’autore della manomissione, non si esclude possa esserci stata una compromissione del codice url del sito a causa di un virus.
(da agenzie)
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Dicembre 22nd, 2017 Riccardo Fucile
PER MODIFICARE GLI ART 1 E 3 DELLO STATUTO NON BASTA L’INTESA DI QUATTRO NOTABILI CHE PENSANO ALLE POLTRONE
La scelta di Matteo Salvini e del Consiglio Federale della Lega Nord priva la politica italiana di quello che ormai era il più longevo marchio elettorale: la Lega Nord, apparsa per la prima volta su una scheda elettorale nel 1990 e che da oggi diventa solo Lega.
Alle prossime elezioni, il nome e il simbolo più antichi potrebbero essere quelli di Forza Italia, partito comparso alle elezioni del 1994.
Trent’anni fa, alle elezioni politiche del 1987, Umberto Bossi entrò in Senato per la prima volta diventando subito il senatùr, ma era stato eletto come rappresentante della Lega Lombarda.
La Lega Nord, che punta a raccogliere tutti i movimenti localistici, nasce invece due anni dopo, nel 1989.
Lo statuto, che ancora si può leggere sul sito non lascia dubbi su quali siano le intenzioni del movimento.
L’articolo 1 dice che “ha per finalità il conseguimento dell’indipendenza della Padania attraverso metodi democratici e il suo riconoscimento internazionale quale Repubblica Federale indipendente e sovrana”.
D’altra parte il nome per intero è appunto “Lega Nord per l’indipendenza della Padania”. Insomma la Padania è, o dovrebbe diventare, una vera e propria repubblica federale indipendente, e dunque staccata dal resto dell’Italia, composta da quelle che vengono enfaticamente chiamate Nazioni, con la enne maiuscola. Il partito, da parte sua, si definisce una confederazione.
Il primo grande successo elettorale è alle elezioni amministrative del 1990, quando la Lega Nord supera il 20 per cento in molte province e a Milano sfiora il 13 per cento.
Alle elezioni politiche del 1992 supera l’8 per cento ed elegge 80 parlamentari. Due anni dopo, nel 1994, grazie all’alleanza con Silvio Berlusconi e al sistema maggioritario con collegi uninominali i deputati e senatori diventano addirittura 180, la Lega Nord va al governo e Irene Pivetti diventa Presidente della Camera dei deputati.
Ventotto anni dopo la prima apparizione sulle schede elettorali il simbolo della Lega Nord non ci sarà più.
Nel nuovo logo scompare il verde del fiore delle Alpi, scompare il Leone di Venezia, restano il nome Lega, scritto con lo stesso carattere, il colore blu e il guerriero di Legnano con lo spadone sguainato, quello che molti identificano, sbagliando, con Alberto da Giussano.
L’errore, tra l’altro, è contenuto anche nello statuto della Lega Nord, che al simbolo dedica l’articolo 3.
E siccome la modifica dello statuto non spetta al Consiglio Federale ma al Congresso, per modificare ufficialmente sia l’articolo 1 che il simbolo la Lega Nord dovrà adesso affidarsi a un vero congresso.
Fino ad allora, i voti alla Lega saranno voti alla Lega Nord, dati per l’indipendenza della Padania “quale Repubblica Federale indipendente e sovrana”.
(da “La Stampa”)
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Dicembre 11th, 2017 Riccardo Fucile
I SONDAGGI E GLI ALLEATI CERTIFICANO CHE NON FA I CONTI CON LA REALTA’: CON IL 12,5% E CON NESSUNO CHE LO VUOLE LEADER DELLA COALIZIONE PUO’ VINCERE SOLO LA COPPA DEL NONNO
“Sarò io il premier” così domenica 11 dicembre 2017 Matteo Salvini ha lanciato la
sfida elettorale a Matteo Renzi, promettendo che alle elezioni politiche 2018 sarà candidato in ogni collegio dove sarà presente il segretario del Pd.
Nel suo comizio romano, Salvini ha usato toni pacati perchè “così fanno i presidenti del consiglio” si è premurato di spiegare a chi ha sfidato il freddo per essere in piazza.
Il leader della Lega esposto il suo programma e chiederà agli alleati degli accordi preventivi per poter governare serenamente.
Un patto sull’abolizione della legge Fornero, sull’atteggiamento da tenere in Europa, “non più con il cappello in mano”, e l’istituzione di un salario minimo orario.
Salvini parla come se la coalizione avesse già scelto lui come futuro premier, mentre la realtà è ben diversa.
Basterebbe rendersi conto guardando gli ultimi sondaggi che danno la Lega al 13 per cento in caduta libera, mentre Forza Italia guida la coalizione di centrodestra con il 15,4 per cento.
Inoltre, in questi mesi di contatti nessuno degli interessati si è mai espresso nella direzione di affidare la premiership alla Lega, tanto che Giorgia Meloni si è sbrigata a dire che anche lei vorrebbe fare il leader e il premier del centrodestra.
Le ambizioni sono legittime, ma se tutti chiedono un’alleanza sul programma prima o poi bisognerà capire chi guiderà la coalizione il giorno dopo le urne.
Anche se a guardare i sondaggi, e la capacità di leadership, le cose appaiono abbastanza chiare. Domenica a Piazza Santi Apostoli erano radunate appena 500 persone, truppe cammellate da altre regioni. Alcuni pullman sono arrivati da Latina, Reggio Calabria, Catania e anche dall’Emilia Romagna.
Tra i sostenitori della Lega, fuori dalla Padania, ci sono solo gli ex di Alleanza Nazionale che dopo un breve passaggio nelle fila di Berlusconi, vogliono riconquistare una poltrona.
Salvini disperato spera di trovare un margine di crescita del consenso in loro, compreso il sindacato Ugl, tanto che il segretario generale Francesco Paolo Capone, domenica, è stato tra i pochi ad intervenire dal palco prima di Salvini, mentre non c’è stato nessun intervento per Barbara Saltamartini, Roberto Calderoli, Massimiliano Fedriga, Claudio Borghi che sono rimasti tra il pubblico.
La scena doveva essere tutta per Matteo Salvini che sogna di fare il premier e governare almeno dieci anni, ma, sondaggi alla mano, il centrodestra unito oggi raccoglie appena il 34,2 per cento dei consensi che è ancora molto lontano da quel 40 per cento che gli garantirebbe – forse – la governabilità del paese.
I sogni son desideri, certo.
Ma spesso i desideri non diventano realtà .
(da “Panorama“)
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Dicembre 11th, 2017 Riccardo Fucile
IERI A ROMA IL LEADER LEGHISTA HA CONTRADDETTO LA STESSA RAGIONE DELLA MANIFESTAZIONE DA LUI INDETTA: I SONDAGGI NEGATIVI LO HANNO MANDATO IN TILT
«Per me italiani non sono coloro che hanno la pelle bianca per me sono anche italiani
i tantissimi immigrati regolari e per bene che sono qua a pagare a portare rispetto e a portare un contributo alla nostra società ».
Così parlò Matteo Salvini dal palco della manifestazione “No Ius Soli” andata in scena ieri a Roma da piazza Santi Apostoli.
Forse il Segretario della Lega Nord, che aspira a diventare il prossimo Presidente del Consiglio, non lo sa ma quella frase è di fatto un’apertura allo Ius Soli.
Anzi, va ben oltre quanto previsto dalla legge arenatasi in Parlamento e che la Lega tanto contesta.
Salvini forse lo ignora, o più semplicemente fa finta di non saperlo.
La legge sullo Ius Soli non concede la cittadinanza italiana in maniera indiscriminata a tutti i figli di stranieri.
La proposta di legge prevede chei figli — nati in Italia — di stranieri regolarmente residenti in Italia da almeno cinque anni possano chiedere ed ottenere la cittadinanza italiana.
Da questo provvedimento sono quindi esclusi i figli dei migranti “appena sbarcati” nel nostro Paese e ovviamente tutti coloro i cui genitori sono immigrati irregolari.
La legge attualmente in vigore (Legge numero 91 del 5 febbraio 1992) prevede invece che una persona nata in Italia possa ottenere la cittadinanza italiana solo al compimento del diciottesimo anno d’età .
Con la legge sullo ius soli (che in realtà è uno ius soli temperato) non ci sarà alcun automatismo tra la nascita e la concessione della cittadinanza.
La legge renderà più semplice e veloce l’acquisizione della cittadinanza per i minori al di sotto dei 12 anni che completano un intero ciclo scolastico nel nostro Paese.
Oppure che nascono da genitori stranieri che risiedono in modo stabile e regolare in Italia da almeno 5 anni senza interruzioni antecedenti alla nascita.
È abbastanza chiaro che questi eventuali nuovi cittadini italiani (si tratta di circa 800mila persone) non hanno nulla a che fare con i fantasiosi piani d’invasione e di sostituzione etnica paventati da Salvini.
Anche perchè Salvini è ben oltre la legge sullo Ius Soli.
Per Salvini sono italiani tutti gli immigrati regolari che lavorano e pagano le tasse in Italia contribuendo al benessere del nostro Paese. Bene.
Ma la legge sullo ius soli non si azzarda nemmeno a fare questa ipotesi. La proposta di legge si limita ad agevolare la concessione della cittadinanza per i minorenni.
Che la otterrebbero in ogni caso la cittadinanza italiana al compimento della maggiore età .
Gli adulti, ovvero quelli che lavorano e pagano le tasse (anche se non hanno la pelle bianca) non c’entrano nulla. Per gli adulti la procedura per la concessione della cittadinanza rimane invariata (il richiedente deve risiedere in Italia da almeno 10 anni).
Salvini invece dal palco di Roma ha pensato bene di estenderla a tutti gli immigrati regolari che lavorano in Italia.
Ad esempio: chi è arrivato regolarmente da un anno e lavora e paga le tasse nel nostro Paese per Salvini è italiano.
Salvini se la prende con Soros, con il Piano Kalergi, con il governo e con l’Unione Europea. Ci dice sempre prima gli italiani e indice una manifestazione contro una proposta di legge della quale distorce il contenuto e il significato.
Ma allo stesso tempo scopriamo che per Salvini “gli italiani” sono tutti quelli che lavorano e pagano le tasse in Italia, anche gli immigrati regolari.
Ecco a voi lo Ius Salvini.
(da “NextQuotidiano”)
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Dicembre 10th, 2017 Riccardo Fucile
PRETENDERE CHE I LADRONI PADANI RESTITUISCANO I 49 MILIONI CHE SI SONO FOTTUTI SAREBBE “UN FURTO”
«Mancano 90 giorni mica sei mesi, noi partiamo svantaggiati perchè non abbiamo una lira, saluto i giudici di Genova che hanno deciso di mettere fuori legge la Lega, potete rubarci i soldi ma non la dignità . Gli altri hanno un sacco di soldi, pensate che c’è chi spende mezzo milione di euro per girare in treno e prendere pernacchie il Leopoldo pensa di spendere così i soldi. Io preferisco 10 euro puliti dei 10 milioni di euro di qualcun altro»: lo ha afferma il leader della Lega Matteo Salvini durante il comizio a piazza Santi Apostoli durante la manifestazione contro lo Ius Soli.
Il sequestro era stato disposto dopo la sentenza di primo grado nei confronti di Umberto Bossi e Francesco Belsito per la truffa allo Stato sui rimborsi elettorali da circa 49 milioni, usati, secondo i giudici, anche per fini personali o del tutto estranei all’attività politica.
Un processo in cui Salvini ha deciso di non costituire la Lega Nord parte civile nei confronti degli imputati, come invece avrebbe potuto fare.
In realtà la procura di Genova si è limitata a bloccare solo due milioni su 49, gli unici trovati nelle casse delle varie Leghe nazionali.
Mentre logica (e precedenti specifici) vorrebbero che venissero bloccate anche le future entrate, fino al concorso della somma in oggetto.
Cosa che avverrebbe per ogni comune mortale.
Belsito e Bossi sono stati condannati in primo grado per avere “distratto” 49 milioni di euro, soldi degli italiani usati a fini personali. E Salvini che fa? Si costituisce parte civile per recuperare soldi nostri così malamente usati?
Neanche per idea: non si costituisce affatto.
Anzi, alla Procura di Genova che cerca di recuperare i fondi sprecati dalla “Roma ladrona”, ha il coraggio di dire “ci rubate i soldi”.
Salvini recuperi i soldi portati all’estero, venda i diamanti e restituisca i soldi al popolo italiano, invece che diffamare i magistrati.
(da agenzie)
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Dicembre 10th, 2017 Riccardo Fucile
NON GLI SERVONO IRRUZIONI, C’E’ CHI GLI DA’ UN MICROFONO
Incrociamo un po’ di virgolettati. Poche righe per fare il punto, dal momento che ci si
indigna giustamente per il metodo, dimenticando che la questione del merito è più importante perchè propedeutica alla prima.
Como, 29 novembre. Gli skinhead del Veneto fanno irruzione nella sede dell’associazione Como senza frontiere e declamano (non senza qualche imbarazzante difficoltà di lettura) un volantino contro “tutti coloro che mirano a sostituire questi popoli (europei, ndr) con non popoli”. “Fermiamo l’invasione“, concludono.
Una settimana più tardi, militanti di Forza Nuova si presentano a volto coperto sotto la sede de La Repubblica e diffondono il loro messaggio sul web: “Rappresentiamo ogni italiano tradito da chi con la penna favorisce Ius soli, invasione e sostituzione etnica“. “Da oggi — proseguono, minacciando il quotidiano e L’Espresso — inizia il boicottaggio sistematico e militante contro chi diffonde la sostituzione etnica e l’invasione”.
Era il 6 dicembre.
Tre giorni prima Matteo Salvini, intervistato da SkyTG24, spiegava che gli skinhead dell’irruzione di Como solo solo “4 ragazzi con un volantino”, mentre “è in corso “un’invasione pianificata del nostro paese. Un tentativo di sostituzione etnica dei nostri lavoratori con dei disperati”.
Nulla di nuovo. Quello del segretario della Lega è un mantra: “Sono poi sempre più convinto che sia corso un chiaro tentativo di sostituzione etnica di popoli con altri popoli”, diceva il 2 maggio a Catania.
La prima volta lo aveva fatto il 3 dicembre 2014 a Radio Anch’io: “Lo Ius soli in Italia non lo accetto, è una sostituzione di popoli, una immigrazione programmata”.
Il 17 febbraio 2015 era andato oltre, regalando agli annali un upgrade di toni e contenuti in senso ancor più estremista: con gli immigrati “è in corso un’operazione di sostituzione etnica coordinata dall’Europa”, diceva a Radio Padania spiegando che ci sono “padani discriminati, vittime di pulizia etnica“.
Ora, la domanda non è la seguente: ci rendiamo conto che da anni Matteo Salvini e parte della destra parlamentare ripete gli stessi concetti di Forza Nuova e skinhead senza che nessuno abbia nulla da ridire?
E poi: è questa l’offerta politica del centrodestra moderato di cui Silvio Berlusconi si riempie la bocca?
Perchè gli alleati in coalizione non sono da meno: “Il loro obiettivo (del Pd, ndr) è una sostituzione etnica e favorire con l’immigrazione lo sfruttamento del lavoro”, diceva Giorgia Meloni, arringando i suoi il 24 settembre sul palco di Atreju.
Ora dire come ha fatto a piazza Santi Apostoli a Roma che “anche gli immigrati regolari sono italiani”, per Salvini equivale a indossare il vestito buono, utile a darsi una parvenza di presentabilità e a raschiare qualche voto anche nei settori meno meno estremisti dell’elettorato del centrodestra.
Ma è una foglia di fico.
Che differenza c’è allora tra le teste rasate e il leader del Carroccio?
Il metodo: Salvini non ha bisogno di fare irruzioni o usare la forza dell’intimidazione, perchè gli si mette davanti il microfono senza problemi e nella maggior parte dei casi senza nessuno che gli faccia notare le bestialità che dice.
Così facendo il segretario della Lega ha alimentato la palude, ha creato il contesto culturale in cui sguazzano i razzisti. Ha sdoganato loro e il messaggio che veicolano.
Tutto questo sarebbe successo se dall’altra parte della barricata ci fosse stato un partito di sinistra vero? Probabilmente no.
Invece c’è il Pd, che traccia la propria strategia sulla questione dei flussi migratori veicolandola con lo slogan “aiutiamoli a casa loro” di Matteo Renzi, parole che lo stesso Salvini ripete da anni.
O che dice: “Sui migranti ho temuto per la tenuta democratica del Paese” come ha fatto a più riprese in estate il ministro dell’Interno Marco Minniti.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Dicembre 10th, 2017 Riccardo Fucile
ALL’OSCURO DELLA TRATTATIVA TRA I SUOI ESPONENTI LOCALI E LA GIUNTA DI CENTRODESTRA HA FATTO LA FIGURA DEL PIRLA CHE ALLEVA POLTRONISTI… PROVA A SMENTIRE PER SALVARE LA FACCIA, MA I SUOI CONFERMANO: LA FRITTATA SOVRANISTA E’ FATTA
Il video su Foggia Today è esilarante: ieri, al Teatro Giordano, dove il leader leghista
ha partecipato alla presentazione del libro dedicato al compianto Salvatore Tatarella (assieme a Nello Musumeci, presidente della regione Sicilia, e al critico d’arte e assessore dell’Ars, Vittorio Sgarbi) il sindaco di Foggia Landella, con un guizzo ritenuto politicamente poco ortodosso, fa la “concessione”: “Caro Matteo, per rinsaldare il nostro legame, vi dono l’assessorato alla sicurezza”
Gelo e imbarazzo sul volto di Salvini, che chiama immediatamente a rapporto, dietro le quinte, i suoi consiglieri seduti tra il pubblico della sala Fedora per “chiedere conto” dell’annuncio del primo cittadino: sono secondi frenetici, tutti negano.
Il che offre materiale a Salvini per replicare con un certo sarcasmo, nel tentativo anche di allontanare l’immagine di una “Lega poltronista”, quella per cui “se vuoi i nostri voti, devi darci una cadrega”: “Non mi interessano gli assessorati,i doni me li faccio portare da Gesù Bambino”.“
L’esultanza dei minuti precedenti si trasforma in smarrimento. Qualche salviniano mostra soddisfazione: “Ben detto” dichiara a Foggiatoday il coordinatore cittadino, Silvano Contini, “la penso esattamente come Matteo”
Ma i salviniani non avevano chiesto a Landella proprio quell’assessorato? “Si ma non così.”
Insomma: se Landella pensava che il suo gesto sarebbe stato distensivo e chiarificatore rispetto ai rapporti burrascosi con i tre ex civici diventati leghisti a Palazzo di Città , si sbagliava: la sensazione è che, stante la modalità , il movimento si sia indispettito e la confusione acuita.
Ma c’è chi non ci sta a questo atteggiamento da “casco dal pero”.
“I salviniani sapevano eccome” replica a Foggiatoday Bruno Longo, il capogruppo sovranista che esprime in giunta proprio la delega da cedere a Salvini con il genero, Claudio Amorese.
Lo stesso a cui Landella si è rivolto nelle scorse settimane, investendolo del ruolo di mediatore tra le parti.
“Vedendo il muro contro muro ed essendo stato il destinatario della richiesta di aiuto del sindaco per la risoluzione della crisi, ho ceduto una parte importante dell’assessorato dei sovranisti ” conferma Longo a Foggiatoday.
E avverte: “Che sia chiaro: la risoluzione dovrà essere politica e dovrà avvenire alla presenza di tutti i partiti della coalizione di centrodestra, compresi i capigruppo, nell’ambito di una riunione che dovrà tenersi necessariamente dopo il consiglio comunale di lunedì, già martedì. In quella sede – fa sapere – chiederò la sottoscrizione di un patto che metta la parola fine a questa politica ricattatoria ed estorsiva. Nessuno deve più ritenere che questo atteggiamento di ricatto politico sia premiante. Ora basta”.“
La toppa è peggior del buco: non saremmo quindi di fronte a una donazione ma a un ricatto dei tre consiglieri passati a “Noi con Salvini”.
Forse sarebbe stato meglio tacere.
(da “FoggiaToday”)
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