SALVINI, IL NULLA AUTOPROCLAMATOSI PREMIER
I SONDAGGI E GLI ALLEATI CERTIFICANO CHE NON FA I CONTI CON LA REALTA’: CON IL 12,5% E CON NESSUNO CHE LO VUOLE LEADER DELLA COALIZIONE PUO’ VINCERE SOLO LA COPPA DEL NONNO
“Sarò io il premier” così domenica 11 dicembre 2017 Matteo Salvini ha lanciato la sfida elettorale a Matteo Renzi, promettendo che alle elezioni politiche 2018 sarà candidato in ogni collegio dove sarà presente il segretario del Pd.
Nel suo comizio romano, Salvini ha usato toni pacati perchè “così fanno i presidenti del consiglio” si è premurato di spiegare a chi ha sfidato il freddo per essere in piazza.
Il leader della Lega esposto il suo programma e chiederà agli alleati degli accordi preventivi per poter governare serenamente.
Un patto sull’abolizione della legge Fornero, sull’atteggiamento da tenere in Europa, “non più con il cappello in mano”, e l’istituzione di un salario minimo orario.
Salvini parla come se la coalizione avesse già scelto lui come futuro premier, mentre la realtà è ben diversa.
Basterebbe rendersi conto guardando gli ultimi sondaggi che danno la Lega al 13 per cento in caduta libera, mentre Forza Italia guida la coalizione di centrodestra con il 15,4 per cento.
Inoltre, in questi mesi di contatti nessuno degli interessati si è mai espresso nella direzione di affidare la premiership alla Lega, tanto che Giorgia Meloni si è sbrigata a dire che anche lei vorrebbe fare il leader e il premier del centrodestra.
Le ambizioni sono legittime, ma se tutti chiedono un’alleanza sul programma prima o poi bisognerà capire chi guiderà la coalizione il giorno dopo le urne.
Anche se a guardare i sondaggi, e la capacità di leadership, le cose appaiono abbastanza chiare. Domenica a Piazza Santi Apostoli erano radunate appena 500 persone, truppe cammellate da altre regioni. Alcuni pullman sono arrivati da Latina, Reggio Calabria, Catania e anche dall’Emilia Romagna.
Tra i sostenitori della Lega, fuori dalla Padania, ci sono solo gli ex di Alleanza Nazionale che dopo un breve passaggio nelle fila di Berlusconi, vogliono riconquistare una poltrona.
Salvini disperato spera di trovare un margine di crescita del consenso in loro, compreso il sindacato Ugl, tanto che il segretario generale Francesco Paolo Capone, domenica, è stato tra i pochi ad intervenire dal palco prima di Salvini, mentre non c’è stato nessun intervento per Barbara Saltamartini, Roberto Calderoli, Massimiliano Fedriga, Claudio Borghi che sono rimasti tra il pubblico.
La scena doveva essere tutta per Matteo Salvini che sogna di fare il premier e governare almeno dieci anni, ma, sondaggi alla mano, il centrodestra unito oggi raccoglie appena il 34,2 per cento dei consensi che è ancora molto lontano da quel 40 per cento che gli garantirebbe – forse – la governabilità del paese.
I sogni son desideri, certo.
Ma spesso i desideri non diventano realtà .
(da “Panorama“)
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