Marzo 29th, 2019 Riccardo Fucile
SMONTA L’INTENZIONE DI LEGA E M5S DI TRASFORMARE LA COMMISSIONE IN UN TRIBUNALE DEL POPOLO
La firma era inevitabile, perchè Mattarella non poteva fare altrimenti. Se non avesse dato il via
libera alla legge per istituire la commissione banche, rispedendola alle Camere, sarebbe accaduta una cosa molto semplice: che le Camere l’avrebbero rispedita a Mattarella, riapprovandola tale e quale, in un clima di conflitto istituzionale, polemiche e argomentazioni perfette per i comizi elettorali col capo dello Stato esposto alla pubblica gogna perchè “non vuole che si faccia chiarezza su chi ha truffato i risparmiatori”.
Funziona così, di questi tempi in cui le istituzioni vengono vissute come facili bersagli, non come luoghi di garanzia per tutti.
Però, e non è un dettaglio, anzi questa è la notizia, mai si era vista, in questo mite e prudente settennato, una promulgazione di una legge accompagnata da una lettera che, di fatto, la demolisce rispetto alle intenzioni con cui era stata approvata.
Proprio così, la demolisce, in modo severo e puntiglioso, con lo spirito del rigoroso giurista che spiega a una banda di ragazzini che a giocare col fuoco ci si fa male, e si rischia di far male al paese, proprio in un momento delicato, in cui tutti gli indicatori economici ripropongono il tema del “rischio Italia”. Ed è cruciale la tutela della reputazione delle istituzioni più importanti del paese, a partire da Bankitalia e Consob, la salvaguardia della loro di autorevolezza interna e internazionale e credibilità per i mercati.
Leggiamo solo titoli
Punto 1: “No al controllo del credito”. Punto 2: “Condizionare le banche sarebbe fuori dalla Carta”. Punto 3: “Bankitalia e Bce sono indipendenti dai governi”. Punto 4: “Commissione non si sovrapponga a Consob”. Punto 6: “Commissione non interferisca con Giustizia”. Punto 7: “I presidenti delle Camere vigileranno”.
Nel linguaggio del Quirinale siamo di fronte a considerazioni dure e asciutte che delimitano ambiti e perimetro d’azione della commissione. Certo affidato a richiamo politico, perchè il testo resta quello. Però non è affatto poca cosa.
E rivelano, innanzitutto, la volontà di mettere in luce tutta la miseria propagandistica di una operazione concepita non per amor di verità , ma come una clava, con lo spirito di chi si predispone interrogare imputati già considerati colpevoli, che devono solo rivelare i nomi di complici politici e mandanti delle truffe ai risparmiatori.
Solo che questi presunti colpevoli sono istituzioni vitali per il sistema creditizio, la cui destabilizzazione potrebbe creare crisi finanziarie. E la tutela del risparmio rientra tra quei valori costituzionali di cui il capo dello Stato è garante.
Per come è scritta, la legge in questione ha poteri così estesi e un campo di indagine così vasto, da poter creare conflitti con tutti, siano organi dello Stato come la magistratura sia autorità europee di Vigilanza. Ecco, proprio questa brusca delimitazione degli ambiti è l’oggetto della disamina presidenziale che mette in luce tutto il pericoloso mix di incompetenza sul merito e azzardo politico, insito nell’operazione, proprio alla vigilia della campagna elettorale. Perchè, parliamoci chiaro, le intenzioni su cui è stata approvata la legge, erano di ripartire da dove aveva finito il Pd di Renzi nella scorsa
legislatura, o meglio da dove non era riuscito il Pd. Ovvero dal “grande processo” a Bankitalia.
Colpisce lo stile di Mattarella stavolta. Dietro il glaciale distacco presidenziale si avverte una sottile forma di sdegno verso chi non sa, fa finta di non sapere, e gioca a trasformare il parlamento in un tribunale che popolo che fa processi sommari.
Leggete i passaggi che iniziano con un “ricordo che”, ad esempio, nè le banche centrali nè, tantomeno, la Banca centrale europea possono sollecitare o accettare istruzioni dai governi o da qualsiasi altro organismo degli Stati membri. O il passaggio in cui viene ricordata la riservatezza dei dati agli agit prop dell’invidia sociale.
Diciamo le cose come stanno. Altre volte la formula della lettera di accompagnamento aveva rappresentato un “warning giuridico”, come nel caso del decreto sicurezza.
Questa volta il warning è soprattutto politico. E chiama in causa, i presidenti di Camera e Senato, cui spetta il controllo sulla corretta attività della Commissione d’inchiesta che, secondo le intenzioni, durerà tutta la legislatura.
Esperienza del vecchio cronista suggerisce che, in questi casi, se c’è stata una promulgazione dopo un incontro, qualche rassicurazione c’è già stata. Sia come sia, se a qualcuno verrà la brillante idea di esondare dagli ambiti elencati, spetterà innanzitutto a Fico e Casellati alzare la cornetta e ricordare ciò che si può fare e ciò che non si può fare.
(da “Huffingtonpost”)
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Marzo 8th, 2019 Riccardo Fucile
NE’ PREOCCUPAZIONE, NE’ MEDIAZIONE… NON STA CADENDO IL PAESE, AL MASSIMO CADE UN GOVERNO
Cosa pensi, in cuor suo, il capo dello Stato di un governo che rischia di cadere su una galleria e di questa gigantesca confusione, a pochi giorni dalla presentazione dei bandi per avviare i cantieri, dopo mesi di chiacchiere allegre, è immaginabile. Ma non è oggetto di questo articolo.
Lo è invece cosa intende fare Mattarella nelle prossime ore, per scongiurare un’eventuale crisi, o come abbia in mente, nel caso, di affrontarla.
O se ha intenzione, in queste ore, di ricorrere alla proverbiale moral suasion per impedire una figuraccia in mondovisione di un governo che in modo goffo e scomposto mette a rischio impegni sottoscritti e votati dal Parlamento.
E la risposta è nulla. Proprio così: nulla.
Non c’è nè un clima di preoccupazione — voi sapete: il presidente è sempre preoccupato per definizione, quando c’è uno snodo politico, stavolta no – nè c’è un tentativo di mediazione in atto, come pure avvenuto in altri momenti, come sulla manovra quando, sia pur con discrezione, il capo dello Stato fu un soggetto attivo nel comporre uno scontro deflagrante con l’Europa, nei giorni in cui lo spread bruciava titoli di Stato.
Questo “stare a guardare” dice molto. E non tanto che, in fondo, non pensa che gli eventi possano precipitare nei prossimi giorni e che, come spesso accade in questo governo, c’è una sproporzione tra parole ultimative e compromessi dell’ultimo istante. Magari finirà così anche questa volta. Sono altri tempi.
Nella Prima Repubblica, il governo sarebbe caduto in diretta tv ieri sera, alle prime dichiarazioni di Salvini e Di Maio, altri tempi.
La lontananza del capo dello Stato da questa vicenda dice, semplicemente, che Mattarella non vuole sporcarsi le mani in questo pantano.
Non sta cadendo il Paese, eventualmente cade un governo, oppure non cade, comunque la responsabilità ricade sui suoi protagonisti. Il che può avvenire per mille ragioni.
Quelle che si vedono, come la Tav o magari quelle che non si vedono, perchè una eventuale crisi oggi, poichè equivarrebbe al ritorno al voto, consentirebbe di evitare uno scoglio che già si intravede all’orizzonte, al netto della retorica dell’anno bellissimo. Ovvero quella “manovra correttiva” praticamente già scritta nei numeri di una crescita ben al di sotto delle previsioni e negli indicatori di una realtà più testarda dei proclami.
A dirla tutta sono apparsi anche un po’ patetici i tentativi di tirare in mezzo il capo dello Stato, come se in questa vicenda fosse un soggetto attivo. Addirittura i ben informati nei Palazzi raccontano che la conferenza stampa di Conte pomeridiana sia stata chiesta proprio per evitare che, una volta salito al Colle per il Consiglio supremo di Difesa, si lasciasse “avvolgere da Mattarella” lasciando solo Di Maio su una posizione oltranzista.
Se la situazione dovesse precipitare, e fino a quel momento non resta che aspettare e guardare, senza cambiare agende e programmi, a quel punto si muoverà come prevede la Costituzione e una lunga prassi.
Se c’è una maggioranza che vuole andare avanti, si va avanti, se c’è una maggioranza per il “voto” non farà nulla per impedirlo, limitandosi a certificare le posizioni, senza che ciò appaia a favore di uno o dell’altro.
Sbaglia chi gli attribuisce, altro riflesso condizionato, la volontà di tenere questo Parlamento, a dispetto dei santi e degli umani.
Un conto era lo scioglimento lo scorso anno, a legislatura iniziata, un conto sarebbe oggi. Finchè il quadro non precipita sta olimpicamente a guardare. Atteggiamento che contiene un giudizio incorporato.
Quello di una situazione che, parafrasando Flaiano, in attesa di capire quanto sia grave, non è seria.
(da “Huffingtonpost“)
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Marzo 5th, 2019 Riccardo Fucile
AL QUIRINALE LA CERIMONIA PER IL RICONOSCIMENTO ASSEGNATO A 33 CITTADINI, TRA LORO ANCHE STRANIERI
“Il nostro paese è ricco di energie positive, di persone che sanno che si vive meglio se ci si
impegna per il bene comune, se si combatte per sconfiggere prevaricazioni e pregiudizi. Siamo nati per vivere insieme e non separati”.
Lo ha detto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella consegnando le onoreficenze ai 33 “eroi civili” da lui premiati. I nomi erano stati annunciati dal Quirinale il 29 dicembre scorso.
“I vostri comportamenti – ha aggiunto Mattarella rivolgendosi agli insigniti – hanno indicato queste sensibilità . I riconoscimenti sono il segno che si vuole dare al Paese, non solo l’indicazione di comportamenti da apprezzare ma anche da conoscere”.
Tra gli “eroi” l’ambulante, di origine marocchina che aveva salvato una dottoressa dalla furia omicida di un italiano a Crotone; la cittadina rumena che si è rifiutata di lasciare il suo bar alla violenza dei Casamonica; il calciatore dilettante che ha scelto di saltare una partita importante per donare il suo midollo spinale ad una donna malata; la signora napoletana che aveva apostrofato il responsabile di un’aggressione razzista dicendogli: “Tu non sei razzista. Sei stronzo”.
Ma proprio contro la definizione di eroi si è soffermato il presidente, definendo i premiati appunto non eroi ma “persone che davanti a problemi comuni hanno fatto quel che pensavano fosse giusto. È questa la definizione migliore”.
“Vi ringrazio – ha detto il Capo dello Stato – per aver testimoniato sensibilità , impegno, solidarietà “.
“Non siete soli, in tanti in Italia si impegnano in base agli stessi valori. Voi rappresentate tante persone che nel Paese adottano comportamenti così belli e positivi. Il Paese è ricco di energie positive, di queste risorse di umanità , di senso della comunità “, ha ribadito Mattarella.
(da agenzie)
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Febbraio 15th, 2019 Riccardo Fucile
L’ANNUNCIO DELLA VISITA DI STATO A PARIGI
Il caso sembra definitivamente chiuso. E il ruolo fondamentale, nella soluzione della crisi tra Francia e Italia, è stato giocato da Sergio Mattarella.
Il presidente della Repubblica ha ricevuto oggi al Quirinale l’ambasciatore di Francia in Italia, Christian Masset che gli ha consegnato una lettera del presidente Macron con l’invito a compiere una visita di Stato in Francia. Offerta che il presidente Mattarella ha accettato. Un incontro immortalato da un tweet sull’account del Quirinale.
Il faccia a faccia – tra Masset e Mattarella – arriva d’altra parte dopo la telefonata della svolta tra Quirinale e Eliseo del 12 febbraio.
Insomma, il Colle ha impiegato tutto il suo peso istituzionale per accelerare la soluzione della crisi tra Parigi e il governo italiano.
L’annuncio del ritorno in Italia di Masset era arrivato stamattina da parte della ministra per gli Affari europei, Nathalie Loiseau.
Chiudendo così lo strappo aperto con il richiamo in patria dell’ambasciatore seguito in particolare all’incontro tra il vicepremier Luigi Di Maio e esponenti dei gilet gialli alla periferia di Parigi.
Il governo francese aveva parlato di “inaccettabili provocazioni che violano il rispetto proprio della scelta democratica, fatta da un popolo amico e alleato. E violano il rispetto che i governi democraticamente e liberamente eletti devono avere l’uno verso l’altro”.
Oggi d’altra parte era arrivato un mezzo dietrofront dello stesso Di Maio sul rapporto con i gilet gialli con un no a chi inneggia alla violenza. “Dialogo ma non con chi parla di guerra civile”, ha detto il leader Cinquestelle prendendo così le distanze dal controverso esponente incontrato a Parigi: Christian Chalenà§on.
(da agenzie)
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Febbraio 14th, 2019 Riccardo Fucile
ANCORA UNA VOLTA IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA RIMEDIA AGLI ERRORI DEI CIALTRONI AL GOVERNO… L’AMBASCIATORE FRANCESE RIENTRERA’ A ROMA
L’ancora di salvataggio per tutte le crisi oltre confine è il presidente della Repubblica Sergio
Mattarella.
Sempre più spesso i leader di altri paesi si rivolgono al Quirinale per risolvere e stemperare situazioni “imbarazzanti”.
Questa volta il presidente francese Macron non ha indugiato un attimo e si è rivolto al presidente italiano per ritrovare il filo della ragionevolezza su cui ancorare i rapporti storici, a dire dei francesi “eccezionali”, tra Francia e Italia.
Durante il colloquio telefonico Macron ha espresso il desiderio di avere Mattarella quale suo ospite all’Eliseo. Mattarella, naturalmente, ha accettato l’invito e ha espresso il rammarico per il ritiro dell’ambasciatore francese da Roma.
In serata poi la notizia che l’ambasciatore transalpino ritornerà presto in Italia.
Una fonte diplomatica francese ha poi voluto precisare: “Il nostro gesto non è mai stato contro il popolo italiano ma una reazione dovuta a comportamenti inaccettabili di alcuni membri dell’attuale governo”.
L’ambasciatore Christian Masset è ancora a Parigi per una serie di appuntamenti istituzionali. Domani incontrerà la ministra Elisabeth Borne, omologa di Danilo Toninelli, per discutere della spinosa questione Tav. “Continueremo ad avere ogni tanto posizioni divergenti su alcuni dossier conclude la fonte diplomatica francese — ma auspichiamo che ora ci sia maggiore consapevolezza che la risoluzione dei problemi va cercata insieme”.
(da agenzie)
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Gennaio 1st, 2019 Riccardo Fucile
E’ ANCHE BOOM SUI SOCIAL, PIU’ DI DUE MILIONI DI VISUALIZZAZIONI
Picco in tv e sui social per il discorso di fine anno di Sergio Mattarella trasmesso a reti
unificate su Rai1, Rai2, Rai3 e Rainews24, dalle 20.30 alle 20.44 e in onda anche su Canale 5 e Rete4.
Complessivamente sui canali Rai gli spettatori sono stati 6 milioni 790mila, con uno share del 40%, in aumento rispetto all’anno scorso.
Su Rai1 la diretta è stata vista da 5 milioni 133mila spettatori con uno share del 30,3%, su Rai2 da 777mila spettatori (4,6%), su Rai3 da 821mila spettatori (4,8%), RaiNews24 ha registrato lo 0,34% di share con 59mila persone collegate.
Su Canale 5 il messaggio del Capo dello Stato è stato visto da 2 milioni 634mila spettatori con share al 15,6%, su Rete4 da 359mila spettatori, pari al 2,1% di share. Complessivamente il dato vola oltre 10 milioni di telespettatori.
Boom sui social
Sull’account Twitter del Quirinale il discorso del presidente ha fatto registrare finora (ma i numeri sono ancora in aumento) 2 milioni e 300 mila visualizzazioni, un dato triplicato rispetto all’anno scorso.
Stanno affluendo intanto i dati delle altre reti social, in particolare Facebook, ma si può già dire che il messaggio di Capodanno del presidente della Repubblica è stato probabilmente il più visto ascoltato e twittato dei quattro discorsi che finora Mattarella ha tenuto nel corso del suo mandato.
Un messaggio in cinque cartelle, che il presidente ha rivolto dal suo studio privato nella Palazzina, con alle spalle una copia della Costituzione e a fianco il dipinto che gli hanno regalato i ragazzi di un centro per gli autistici di Verona.
(da agenzie)
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Dicembre 31st, 2018 Riccardo Fucile
IN EPOCA MUSCOLAR-SOVRANISTA PERSINO RICHIAMARE I BUONI SENTIMENTI DIVENTA UN ATTO POLITICO… UNA NARRAZIONE BEN DIVERSA DAI SEMINATORI DI ODIO E PAURA
Anche l’esaltazione dei “buoni sentimenti” e dei valori “positivi” è politica. Quello della comunità , che significa “condividere valori, prospettive, diritti e doveri” e pensarsi dentro un “destino comune”.
Il “rispetto gli uni degli altri” che vuol dire battersi certo per le proprie idee, ma “rifiutare l’astio, l’insulto, l’intolleranza, che creano ostilità e timore”.
L’Italia “che ricuce e dà fiducia”, come fanno le realtà del terzo settore, inopinatamente tassate dal governo, misura da evitare perchè equivarrebbe a una “tassa sulla bontà “.
C’è, nel discorso di fine anno del capo dello Stato, parafrasando Gobetti, una “certa idea dell’Italia”, di un paese che ha nella sua cultura e nella sua storia i principi della solidarietà , della convivenza civile, profondamente diverso dal paese rabbioso e incattivito descritto nell’ultimo rapporto del Censis.
E profondamente diverso, nel primo anno dell’era sovranista, dall’iconografia di una politica muscolare e cattivista, divisiva nei toni e nei atti, in cui l’altro, più che una risorsa, diventa una minaccia.
La politica, insomma, come fabbrica dell’odio rivolta a curve da aizzare nei loro istinti primordiali, non come governo ragionevole e razionale: “Il modello di vita dell’Italia — dice Mattarella – non può essere e non sarà mai quello degli ultras violenti degli stadi di calcio, estremisti travestiti da tifosi. Alimentano focolai di odio settario, di discriminazione, di teppismo”.
Odio è una parola che ricorre più volte nel discorso, come sempre quando un termine diventa la cifra di un’epoca e racchiude lo spirito dei tempi, segnati dalla ricerca e dalla costruzione del nemico.
All’Italia dell’odio il capo dello Stato contrappone l’Italia che crede nella comunità e “l’Europa dei diritti, della convivenza, della pace” e l’auspicio, a proposito di nemici, che la campagna elettorale per le europee si “svolga con serenità ” e sia “l’occasione per un confronto serio”. Non, appunto, un altro stadio per amplificare i cori delle curve.
Ecco il senso della “retorica dei buoni sentimenti” di cui parla Sergio Mattarella: non un buonismo di maniera, ma un affondo unitario verso chi ha la forza del consenso, usata finora come esercizio divisivo del potere più che come costruzione di un senso comune.
Una narrazione che, nei toni e nei principi, è l’opposto del salvinismo, della retorica securitaria e della gigantesca macchina della paura alimentata a prescindere dai risultati.
Proprio il passaggio della sicurezza è, forse, politicamente il più severo. E non solo perchè il capo dello Stato sottolinea che la sicurezza “parte da un ambiente in cui tutti si sentano rispettati e rispettino le regole del vivere comune” e, dunque, non “c’è sicurezza se non c’è comunità “.
Ma, sia pur in modo felpato, Mattarella stavolta va oltre. Quasi sfidando Salvini sul suo terreno, perchè la “domanda c’è” ed “è forte” — come dire: questo è un dato di fatto che resta irrisolto al di là dei proclami — ma, ecco il punto, “non sono ammissibili zone franche dove la legge non è osservata e si ha talvolta l’impressione di istituzioni inadeguate, con cittadini che si sentono soli e indifesi”.
Impressione di istituzioni inadeguate: frase che lascia, nell’ascoltatore, la facoltà di pensar male — certe volte ci si indovina — a proposito di un ministro dell’Interno impegnato più nei comizi che nel suo lavoro al Viminale.
E più attivo su twitter che nella gestione dei dossier.
Discorso asciutto, breve, una dozzina di minuti, etico nel suo taglio, coerente con l’ispirazione poco interventista di questo capo dello Stato, che ha espunto dal suo repertorio moniti, bacchettate, sermoni pedagogici alla politica.
E anche un certo protagonismo nella gestione della crisi, nella costante attenzione a non dare a chi governa l’alibi che c’è qualcuno che vuole impedire il libero e sacrosanto esercizio della volontà popolare.
Anche il passaggio, forse il più atteso, sullo strappo che si è consumato attorno una manovra presentata la sera e votata di notte, senza neanche il tempo di leggerla, è un invito alla ricomposizione futura più che la denuncia di uno strappo già consumato.
Di fronte alla “grande compressione dell’esame parlamentare e la mancanza di un opportuno confronto”, Mattarella si limita ad auspicare, a manovra promulgata, che “Parlamento, governo e gruppi politici trovino il modo di discutere costruttivamente su quanto avvenuto e assicurino per il futuro condizioni adeguate di confronto”.
Molto indulgente, magari, per le opposizioni che hanno denunciato l’umiliazione del Parlamento, magari indulgente anche per i presidenti di Camera e Senato che non hanno impedito forzature, in definitiva un approccio che sa di realpolitik, perchè Parigi val bene una messa e aver evitato la procedura di infrazione è motivo sufficiente per chiudere l’anno con un sospiro di sollievo, e non con un rimprovero.
E solo con una incisiva evocazione di un patrimonio di principi e valori, da tenere vivo, in attesa di tempi migliori. Buon anno.
(da “Huffingtonpost”)
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Dicembre 29th, 2018 Riccardo Fucile
IMPEGNO CIVILE, DEDIZIONE AL BENE COMUNE, FEDELTA’ ALLA REPUBBLICA: CI SONO ANCORA ITALIANI DI CUI NON VERGOGNARCI
Alcuni di loro si sono distinti nel campo della solidarietà , altri nella tutela dei minori, della
legalità , dell’inclusione sociale, altri ancora hanno mostrato il loro impegno nel soccorso o nella cooperazione internazionale.
Sono 33 e ognuno di loro, per il presidente della Repubblica, meritava di essere insigniti dell’onorificenza al Merito della Repubblica italiana.
Sergio Mattarella ha individuato, tra i tanti esempi presenti nella società civile e nelle istituzioni, alcuni casi significativi di impegno civile, di dedizione al bene comune e di testimonianza dei valori repubblicani.
Ecco l’elenco e le motivazioni dei nuovi insigniti dal Capo dello Stato.
Maria Tiziana Andriani, 56 anni, presidente della Onlus Afron: “Per la professionalità e l’umanità con cui è impegnata nella lotta al cancro nei Paesi africani”. Tra i risultati raggiunti dalla Onlus: più 600.000 persone coinvolte in campagne di sensibilizzazione sui tumori, 15.587 donne hanno ricevuto uno screening senologico e ginecologico gratuito, più 100 bambini colpiti dal cancro hanno beneficiato di attività di supporto psico-sociale e ludico-ricreativo.
Fabio Caramel, 26 anni (Marcon – VE), calciatore e donatore di midollo spinale: “Per aver testimoniato in prima persona il valore e la responsabilità della scelta di donare il midollo” Calciatore dilettante dello Spinea, squadra del veneziano. Nel febbraio 2018 ha scelto di saltare una partita importante, contro la squadra capolista del campionato dilettanti, per donare il suo midollo spinale ad una donna malata.
Vincenzo Castelli, 63 anni (Roma), medico specializzato in Allergologia, lavora all’ospedale Vanini: “Per il suo quotidiano impegno nella divulgazione e promozione della cultura dell’emergenza e del primo soccorso”. È il padre di Giorgio Castelli, giovane calciatore stroncato da un arresto cardiaco mentre si allenava nello stadio di Tor Sapienza nel 2006. Dopo la morte del figlio ha creato, insieme alla moglie Rita e agli altri due figli Alessio e Valerio, la Fondazione di ricerca scientifica Giorgio Castelli, il cui obiettivo è contribuire alla lotta alle malattie cardio-vascolari attraverso la promozione e divulgazione della cultura dell’emergenza e del primo soccorso. L’attività della Fondazione ha preceduto di fatto la Legge Balduzzi del 2012 sulla presenza dei defibrillatori negli impianti sportivi e sulla cultura dell’emergenza.
Vito Massimo Catania, 39 anni (Regalbuto – EN), atleta: “Per il suo generoso impegno nella sensibilizzazione sul tema delle barriere architettoniche e sociali”. È un podista tesserato con l’Atletica Regalbuto. Nel 2014 ha vinto l’Etnatrail di 64 Km; nel 2016 la Super maratona dell’Etna. Da un paio di anni ha deciso di smettere di gareggiare e di mettere disposizione le sue gambe e polmoni a chi non ha la possibilità di poter correre permettendo ai disabili di vivere l’esperienza della corsa. Sensibilizza così gli sportivi e il pubblico sulla vita dei disabili, vittime delle barriere architettoniche e sociali.
Aldo Chiavari, 76 anni (Tolentino – MC), presidente della Dafram Spa, che costruisce valvole a sfera flottante: “Per la sensibilità e la generosità con cui ha sostenuto due dipendenti duramente provati dalla malattia e dalla successiva scomparsa della figlia”. I vertici della società si sono distinti per umanità e solidarietà nei confronti di due loro dipendenti, impiegati come operai, Amos e Giuseppina Pazzaglia che nel 2015 hanno perso la figlia Valentina a cui tre anni prima era stato diagnosticato un rabdomiosarcoma maxillo-facciale. Durante i tre anni di cure i datori di lavoro hanno sostenuto la famiglia sia moralmente che economicamente. In occasione dei numerosi spostamenti per/da il Policlinico Gemelli di Roma e l’ospedale di Padova hanno pagato le spese di viaggio, vitto e alloggio. Pur non sapendo quando sarebbero potuti rientrare in servizio, la società Dafram ha conservato il loro posto di lavoro.
Maria Rosaria Coppola, 62 anni (Napoli), dipendente del centro di produzione Rai: “Per il coraggio e lo spirito di iniziativa con cui ha pubblicamente difeso un giovane straniero vittima di una aggressione razzista”. Nel novembre 2018 mentre viaggiava su un treno della rete circumvesuviana ha difeso un ragazzo proveniente dallo Sri Lanka, vittima di una aggressione (verbale) razzista da parte di un giovane passeggero. Davanti al silenzio e all’indifferenza degli altri viaggiatori, è stata l’unica ad intervenire. L’accaduto è stato filmato con lo smartphone da un altro viaggiatore e poi postato su Facebook. È diventato virale in pochissimo tempo. Nel video si vede il giovane che inveisce contro gli immigrati, lanciando accuse.
Roberto Luigi Giuseppe Crippa, 51 anni e Luisa Fricchione, 57 anni (Tione – TN), Ufficiali dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana: “Per lo straordinario esempio di generosità e solidarietà che li ha visti adottare otto giovani etiopi rimasti orfani in seguito alla guerra civile” Genitori adottivi dell’atleta (nazionale italiana) Yemen Crippa, medaglia di bronzo nei 10mila agli Europei di atletica a Berlino (agosto 2018). Tra il 2003 e il 2008 hanno adottato, a più riprese, un gruppo di giovani etiopi (8 tra fratelli e cugini) rimasti orfani. Hanno cresciuto ed educato questi ragazzi permettendo loro di costruirsi una vita indipendente.
Irma Dall’Armellina, 93 anni (Noventa Vicentina – VI), Commendatore dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana: “Per l’eccezionale prova di altruismo con cui ha prestato il proprio servizio in qualità di volontaria in una missione umanitaria in Kenya” Rimasta vedova con tre figli, ha vissuto gli anni della guerra e cresciuto da sola la sua famiglia. Nel febbraio 2018, nonostante il bastone e i problemi alle gambe, è partita per il Kenya per una missione umanitaria di tre settimane in un orfanotrofio che da sempre aiuta a distanza con offerte economiche.
Mustapha El Aoudi, 40 anni (Crotone), Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana: “Per il coraggio e l’altruismo con cui, a proprio rischio, è intervenuto in difesa di una donna violentemente aggredita” Cittadino marocchino, in Italia dal 1990. È un venditore ambulante. Il 4 dicembre scorso è intervenuto in difesa di Nuccia Calindro, una dottoressa dell’ospedale “San Giovanni di Dio” di Crotone, aggredita violentemente (e gravemente ferita) da un uomo che l’accusava della morte della madre. Grazie all’intervento di Mustapha l’aggressore è stato fermato dalla Polizia e portato in Questura.
Carmen Isabel Fernandez Reveles, 60 anni (Milano), Commendatore dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana: ‘In qualità di Presidente di EMDR, per l’opera di sostegno psicologico che i professionisti dell’associazione, offrono, a titolo volontario, alle vittime e testimoni di eventi traumatici’ Presidente dell’Associazione EMDR Italia che riunisce i terapeuti formati, secondo gli standard internazionali, all’applicazione dell’Eye Movement Desensitization and Reprocessing – Desensibilizzazione e Rielaborazione attraverso i Movimenti Oculari. Dal 1999 l’Associazione è diventata un riferimento per la gestione dei disturbi legati a situazioni di stress cronico e traumatico. Dal 2001 ha contribuito alla formazione di volontari e funzionari della Protezione civile e supportato Croce Rossa Italiana, Polizia di Stato, Vigili del Fuoco, Esercito, Arma dei Carabinieri, Polizie locali.
Ilaria Galbusera, 27 anni (Bergamo), Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana: “Per l’impegno e la passione con cui fa dello sport uno strumento di conoscenza e inclusione delle diversità ” Capitano della Nazionale Femminile Volley sorde, medaglia d’argento ai Deaflynmpics 2017, Giochi dedicati agli atleti sordi. Lavora in banca e si sta laureando all’Università Cattolica di Milano. Ha una sordità congenita ereditaria ed è cresciuta fra due mondi: mamma udente e papà sordo. In occasione dei Deaflympics, fra social e siti, instagram e post su facebook cominciò a girare un video: una squadra con la maglia azzurra che “canta” l’Inno d’Italia nella lingua dei segni. Appassionata di corti visivi, ha voluto raccontare lo sport sordo attraverso “Il rumore della vittoria”, documentario realizzato con Antonino Guzzardi, altro videomaker. Ne è nato un viaggio attraverso l’Italia, seguendo il percorso umano e sportivo di sei giovani atleti sordi che indossano la maglia azzurra.
Attivissima nel sociale, è stata promotrice di un viaggio in Ghana per aiutare la Federazione locale sordi, che non aveva potuto partecipare alla competizione olimpica per mancanza di risorse economiche, a raccogliere fondi. L’ultima iniziativa di Ilaria si chiama “Champions’ Camp”: sono campi estivi sportivi per ragazzi sordi e udenti insieme che condividono non solo una vacanza ma un progetto educativo.
Germana Giacomelli, 71 anni (Craviana – MN), Commendatore dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana: “Per aver dedicato tutta la sua vita all’accoglienza e all’inclusione di minori in condizioni di disagio e di abbandono” Conosciuta come la “Grande Madre d’Italia” ha avuto finora 121 “figli”: 5 li ha partoriti lei, 8 li ha adottati, gli altri le sono stati affidati dai Tribunali per Minorenni di Milano, Brescia e Venezia. Il più piccolo aveva 15 giorni, il più grande oggi ha 47 anni. Da 33 anni mette a disposizione tutto il suo tempo a favore delle persone più deboli. Vive con il marito Gianpaolo Brizzolari, fornaio, nella grande casa dove accoglie tutti i ragazzi che le sono stati affidati. I bambini provengono da situazioni familiari complicate; sono figli di tossicodipendenti, di genitori che hanno subito condanne, vittime di violenze domestiche o orfani di entrambi i genitori. Per sostenere questi ragazzi Germana si fa aiutare da una psicologa, altri tre educatori ed una logopedista, tutti pagati da lei ed il marito.
Antonio La Cava, 73 anni (Matera), Commendatore dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana: “Per l’impegno profuso, nel corso della sua vita, nella promozione del valore della cultura” Maestro in pensione. Da 18 anni ha fatto della sua vita una missione in nome della cultura: portare libri ai bambini delle scuole elementari dei paesi più piccoli e isolati della Basilicata, dove spesso non ci sono biblioteche o librerie. Lo fa con un mezzo speciale: il bibliomotocarro, un motocarro trasformato in una vera e propria biblioteca ambulante. L’idea del bibliomotocarro è nata nel 1999 per richiamare l’attenzione sulla crescente disaffezione nei confronti del libro da parte, soprattutto, delle nuove generazioni. Racconta La Cava: “Nel corso di questi anni ho percorso 170mila chilometri a bordo di questo motocarro e nonostante l’età e la scomodità del mezzo rifarei tutto da capo. Nessuno nasce lettore, sta a noi genitori, alla scuola, alla società fare dei nostri bambini, di tutti i bambini indistintamente, dei lettori perchè è con la lettura che si formano gli uomini di domani ma soprattutto si trasmette ai bambini l’importanza della cittadinanza attiva.”
Roberta Leporati, 52 anni (Martina Franca – TA), Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana: “Per il suo contributo nella formazione delle giovani generazioni e a favore della promozione della cultura” Dirigente scolastico dell’Istituto comprensivo Chiarelli di Martina Franca (Taranto). In collaborazione con Katia Ricciarelli, Marco Carrozzo e il tenore Francesco Zingariello, ha dato vita ad un progetto di avvicinamento degli studenti al mondo dell’opera lirica. Il progetto pilota, che ha visto come capofila l’Istituto Chiarelli, è iniziato con un mini tour di Puglia e Basilicata, per poi proseguire in Sicilia, nelle Marche, in Emilia Romagna, in Veneto coinvolgendo amministrazioni comunali, associazioni musicali, conservatori, famiglie. L’edizione del 2019 è in programma per il 27 gennaio, Giorno della Memoria, e vedrà la messa in scena di Brundibar, originariamente rappresentata nel campo di concentramento di Theresienstadt.
Nilo Mattugini, 65 anni e Simonetta Stefanini, 60 anni (Lido di Camaiore – LU), Ufficiali dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana: “Per l’esempio di accoglienza e disponibilità offerti in tema di tutela dell’infanzia”. Già genitori di una ragazza con disabilità , sono stati i primi a rendersi disponibili per il progetto “Nonna per amica” del Comune di Camaiore. Obiettivo dell’iniziativa è quello di creare una banca dati di over50 che possano dedicare il loro tempo a bambini e ragazzi in carico al Servizio sociale e contribuire così alla realizzazione dei progetti educativi definiti dal Servizio sociale in accordo anche con la famiglia di origine. Nilo e Simonetta si prendono cura di un bambino di 8 anni che vive a Camaiore con la sola madre dal vissuto complicato e priva di alcuna rete familiare: lo ospitano in casa nei pomeriggi e nelle sere in cui la madre lavora, lo accompagnano a praticare attività sportive, lo hanno inserito in esperienze di socializzazione.
Claudio Madau, 37 anni (Oristano): “Per la sua preziosa iniziativa a supporto della condizione dei malati durante la degenza ospedaliera” Libraio. Ideatore di Dottor Libro, la prima rassegna letteraria pensata e organizzata negli ospedali romani di San Giovanni e San Camillo. Dal 2005 si è trasferito dalla Sardegna a Roma dove ha aperto una libreria in via dell’Amba Aradam, accanto all’ospedale San Giovanni. Dal 2016 ha cominciato ad organizzare incontri letterari per i pazienti dell’Ospedale per contribuire ad alleviare la condizione gravosa della degenza. Gli eventi si svolgono a cadenza settimanale e ogni autore ha l’occasione di parlare del suo libro confrontandosi con i pazienti.
Iacopo Melio, 26 anni (Pisa): “Per il suo appassionato contributo alla causa dell’abbattimento delle barriere architettoniche e degli stereotipi culturali” Affetto dalla Sindrome di Escoban che lo costringe su una sedia a rotelle, studia Scienze Politiche a Firenze e lavora come freelance nel mondo del giornalismo e della comunicazione digitale. Si occupa di sensibilizzazione e divulgazione come attivista per i diritti umani e civili. Nel Gennaio 2015 ha fondato la Onlus “#vorreiprendereiltreno”, con l’obiettivo di portare avanti progetti inerenti alla disabilità . Si occupa dell’abbattimento di tutte le barriere, non solo architettoniche, soprattutto culturali.
Davide Monticolo, 45 anni (Trieste), ex cestista: “Per la sua generosa attività di sensibilizzazione e di sostegno a favore di persone con disabilità “. Presidente di “Un Canestro per te Onlus”, fondata nel 2016 allo scopo di aiutare l’amico atleta Dario che, in seguito a un incidente aveva perso l’uso delle gambe e aveva la necessità di intraprendere un nuovo percorso di vita. L’Associazione, attraverso una squadra di pallacanestro, ha di fatto reso “operativo” un gruppo di amici per fornire un aiuto sia concreto che morale a Dario e a chi, come lui, potesse averne bisogno.
Roberto Morgantini, 71 anni (Bologna), lotta contro l’emarginazione sociale: “Per il suo prezioso contributo alla promozione di una società solidale e inclusiva” Vicepresidente di ‘Piazza Grande’, associazione impegnata nella lotta all’emarginazione sociale, e anima storica dell’ufficio stranieri della Cgil. Nel 2015, in occasione del suo matrimonio, chiese agli amici, come regalo, una donazione per raccogliere fondi volti ad avviare una iniziativa alla quale pensava da molto tempo. Il suo sogno era quello di creare “una comunità ” intorno ad una tavola: ha dato vita alle Cucine Popolari. Per ora le sono tre, in zone diverse della città : ci lavorano 100 volontari, preparano 2800 pasti al mese.
Riccardo Muci, 31 anni (Copertino – LE), agente Polstrada di Bologna: “Per il coraggio e l’altruismo con cui, senza esitazione, si è adoperato per prestare soccorso in occasione dell’incidente del 6 agosto sul raccordo autostradale di Casalecchio”. È rimasto ferito nell’incidente dove la collisione tra mezzi pesanti ha provocato l’esplosione di una autocisterna che trasportava GPL uccidendo una persona e ferendone 140. Stava svolgendo attività di controllo del territorio come Capo pattuglia, raggiunto il luogo dell’incidente, rendendosi conto dei rischi per l’incolumità pubblica, si adoperava per mettere in sicurezza l’area al di sotto del cavalcavia. Percorreva l’area interessata intimando ai presenti di allontanarsi con rapidità . Durante queste operazioni è stato travolto dall’esplosione e sbalzato per diversi metri procurandosi ustioni di II e III grado. Nonostante le gravi lesioni riportate, continuava a prestare soccorso. All’ospedale Bufalini di Cesena è stato sottoposto a intervento chirurgico a entrambe le braccia.
Marco Omizzolo, 43 anni (Sabaudia – LT), combatte il caporalato: “Per la sua coraggiosa opera in difesa della legalità attraverso il contrasto al fenomeno del caporalato”. Sociologo, legale rappresentante dell’associazione di promozione sociale Tempi moderni e consigliere della cooperativa sociale In Migrazione che svolge servizi di mediazione culturale e assistenza ai migranti. Ha più volte denunciato il fenomeno del caporalato e dello sfruttamento degli stranieri nei campi. Segue da anni il fenomeno dei braccianti nell’Agro Pontino.
Marco Ranieri, 38 anni (Bari): “Per l’appassionato impegno nel recupero e redistribuzione degli alimenti e nella promozione dell’educazione contro lo spreco”. È il rappresentante legale dell’associazione Farina 080, fondata con tre amici (Antonio Scotti, Marco Costantino e Antonio Spera) e volta a contribuire a ridurre lo spreco alimentare attraverso una serie di strumenti tra i quali il food sharing ossia lo scambio di cibo tra gli utenti di una comunità registrata sulla piattaforma Avanzi popolo 2.0. Da questa idea di scambio tra privati si è passati al concetto di recuperare e ridistribuire quantità di alimenti provenienti da imprese o eventi che ne hanno in eccedenza. In particolare, su Bari è stata avviata una collaborazione con tre pizzerie: volontari dell’associazione consegnano i prodotti in eccedenza alle suore di madre Teresa di Calcutta per la mensa o alle Caritas parrocchiali.
Roxana Roman, 34 anni (Roma): “Per il suo contributo nell’affermazione del valore della legalità “. Di cittadinanza rumena. È proprietaria del bar “Roman Roxana”, nel quartiere Romanina dove, il giorno di Pasqua 2018, due appartenenti al clan dei Casamonica hanno aggredito il marito Marian Roman e una cliente disabile. Gli stessi aggressori, hanno rivolto ai presenti espressioni intimidatorie, distrutto gli arredi del locale e costretto a tenere chiusa l’attività commerciale per due giorni a causa delle continue minacce. Roxana e il marito hanno deciso di denunciare. La donna racconta: “La mia denuncia è stato un gesto normale. Nel quartiere la paura c’ è sempre, è lo strumento dei Casamonica per avere più potere”.
Massimiliano Sechi, 32 anni (Sassari): “Per il suo encomiabile esempio di reazione alle avversità , spirito costruttivo e impegno sociale”. Affetto da una focomelia che lo ha costretto sulla sedia a rotelle, deve affrontare da subito pietismo e bullismo. Un lungo periodo di depressione lo porta a buttarsi nei videogiochi, grazie ai quali diventa popolare (è campione dei Gec – Giochi elettronici competitivi). Si rende conto di avere una grande responsabilità nei confronti delle migliaia di persone che lo seguono: decide quindi di reagire dando un nuovo senso alle sofferenze. Nel 2015 fonda l’Associazione Massimiliano Sechi definendola la sua “risposta alla disabilità “. È promotore del progetto “No Excuse”, con cui intende “invitare tutte le persone a non avere scuse e ad impegnarsi nella società “.
Rebecca Jean Spitzmiller, 62 anni (Roma), lotta contro il degrado urbano: “Per il suo coinvolgente impegno nella lotta contro il degrado urbano e nella difesa dei beni comuni”, ricercatore presso l’Università degli Studi Roma Tre dove insegna Diritto comparato e internazionale. Ha iniziato la carriera come insegnante d’arte negli Stati Uniti. È impegnata nella lotta contro il degrado, nella valorizzazione dei beni comuni e nella diffusione del senso civico sul territorio di Roma Capitale. Nel 2009, stanca delle scritte e tag che imbrattavano la zona in cui vive (Viale Eritrea), ha cominciato a pulire le strade con alcuni solventi. In pochi mesi centinaia di cittadini si sono uniti. Nell’ottobre 2014 ha fondato Retake Roma, una Organizzazione di Volontariato necessaria per creare un rapporto con gli enti, dare risalto e credibilità alle attività , gestire le donazioni (vernici, gel, ecc.) di privati, aziende e multinazionali.
Rosella Tonti, 51 anni (Norcia): “Per la professionalità e l’umanità con cui si è spesa per garantire il regolare svolgimento dell’attività scolastica e la coesione della comunità locale a seguito del sisma del 2016”, dirigente scolastico degli istituti di Norcia e Cascia. In occasione del terremoto dell’ottobre 2016 è stata in prima linea per garantire le attività scolastiche e il sostegno alla comunità duramente colpita.
Igor Trocchia, 46 anni (Bergamo),ex calciatore: “Per il suo esempio e la sua determinazione nel rifiuto e contrasto a manifestazioni di carattere razzista”. Ex calciatore, è venditore di generi alimentari e allenatore del Pontisola, squadra di calcio giovanile della provincia di Bergamo. Il 1° maggio 2018, a Ponte San Pietro (BG) in occasione di un torneo della categoria esordienti, durante la partita Rozzano-Pontisola, un calciatore del Rozzano offende, con insulti razzisti, il centravanti del Pontisola, mediano tredicenne, di cittadinanza italiana, figlio di genitori del Burkina Faso. A fine partita Trocchia si accorge che il suo giocatore rifiuta di dare la mano all’avversario e chiede spiegazioni. Quando i calciatori del Pontisola raccontano al mister l’episodio, Trocchia decide di dare subito un segnale forte: “Giochino gli altri, noi ce ne andiamo”. Ha commentato: “nessuna coppa e nessun torneo valgono la dignità di un ragazzino”. La squadra viene ritirata nonostante stesse vincendo il torneo, la scelta è condivisa da tutti: dai calciatori alla dirigenza.
Suor Elvira Tutolo, 69 anni (Termoli – CB): “Per il suo impegno in ambito internazionale nella difesa e recupero dei bambini e ragazzi di strada” Missionaria delle Suore della Carità di S. Giovanna Antida Thouret. Dopo aver svolto servizio in Italia per il recupero dei giovani dalle tossicodipendenze, da più di 25 anni è missionaria in Africa.
Annalisa Ubertoni, 56 anni (Treia – MC): “Per l’esemplare contributo a favore di una politica di pacifica convivenza e piena integrazione”. Coordinatrice del Centro di studi e servizi per la famiglia dell’associazione La Goccia onlus. Responsabile del gruppo marchigiano di Refugees Welcome Italia, organizzazione impegnata nella promozione di una politica dell’inclusione sociale che passa attraverso una accoglienza domestica dei migranti.
Carlo Vettorato, 71 anni (Aosta): “Per il suo prezioso contributo nella ideazione e realizzazione dell’attività di elisoccorso in Valle d’Aosta e nella sensibilizzazione sul tema della sicurezza in montagna”. È una colonna della Protezione Civile in Valle d’Aosta, a lui si deve la nascita del moderno Servizio di Elisoccorso della Regione. Nel 1972, in qualità di medico anestesista e rianimatore in servizio presso l’ospedale Parini di Aosta, ha cominciato le attività di elisoccorso operando con la Smalp (Scuola Militare Alpina) e il Ral (Reparto Aviazione Leggera dell’Esercito). Il 1° dicembre 1984, anche grazie all’arrivo del dott. Alessandro Bosco, il servizio diviene permanente (365 giorni all’anno).
Don Eugenio Renzo Zocca, 75 anni (Settimo di Pescantina – VR): “Per la dedizione e il quotidiano impegno a favore di anziani in condizioni di disagio economico e sociale”. Ordinato prete nel 1967, nel 1980 nella periferia ovest di Verona denominata “Saval”, ha dato vita a una parrocchia, Santa Maria Maddalena, che è diventata il fulcro delle attività di un quartiere in cui non c’era nulla se non il capolinea dell’autobus ed una scuola elementare, sotto il cui portico, si celebrava la messa. Ha fondato l’associazione L’Ancora impegnata a Settimo (VR) con L’oasi di Gina e Enrico, struttura di accoglienza inaugurata nel 2011, che offre ospitalità ad anziani in condizione di disagio economico e sociale.
(da “Huffingtonpost”)
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Dicembre 20th, 2018 Riccardo Fucile
L’ELOGIO DEL PLURALISMO E IL CONTE NEGOZIATORE
C’è tutta l’antica sapienza democristiana nel passaggio in cui Sergio Mattarella, nel tradizionale discorso alle Alte Cariche, presenta la resa del governo come una sua scelta consapevole di responsabilità , e, perchè no, il successo politico anche del Colle come una vittoria di tutti, non di una parte che prevale su un’altra: “Ho valutato molto positivamente la scelta del governo di avviare un dialogo costruttivo con la Commissione europea — che ha agito con spirito collaborativo — sulla manovra di bilancio per giungere a soluzione condivise”.
Se la bestia sovranista è stata addomesticata, non c’è ragione — politica e di stile — per risvegliarla. Perchè, in fondo, conta il risultato.
Raggiunto senza ricorrere al repertorio di strappi, moniti e reprimende, con la granitica convinzione che esacerbare il conflitto con un pubblico braccio di ferro, avrebbe sortito l’effetto opposto.
Le immagini, si sa, in questi casi rendono più delle parole. E basterebbe una sequenza di istantanee dei volti al ricevimento al Quirinale per dare la misura di un clima dimesso e di un equilibro cambiato.
Di quelle che ci sono, come Luigi Di Maio, visibilmente provato, degli assenti come Salvini, corso a Milano per partecipare alla recita di Natale della figlia, ottima ragione per sottrarre il suo volto al giorno della resa, di quelli come Giancarlo Giorgetti, particolarmente a suo agio con i vecchi amici del centrodestra in grande spolvero, che si abbandona a considerazioni su quanto la strada a questo punto si faccia impervia e difficile.
Finalmente sorridente, dopo settimane di tensione, voci di dimissioni, numeri nervosi, il ministro Tria parla più con Gianni Letta che con i suoi colleghi di governo.
Fotografie che cozzano con la retorica degli impegni rispettati, di una manovra che non è una resa nonostante gli oltre dieci miliardi di tagli, che resta ancora sub judice dell’Ue, disseminata di balzelli e falcidiata dei capitoli di spesa sulle due misure simbolo, reddito di cittadinanza e quota cento.
Al ricevimento al Quirinale va in scena la celebrazione sobria non solo del “metodo Mattarella”, ma di un cambio di fase del “governo sovranista”, rimasto ingabbiato e costretto a fare i conti con il set di regole italiane ed europee sui cui aveva promesso sfracelli.
E costretto a misurarsi con la reazione dei mercati allegramente sottovalutata finchè i dati di un’imminente recessione la rivolta del “partito del Pil” — artigiani, commercianti, partite Iva, base sociale della Lega nelle urne – non hanno smontato manovra ed esuberanza sovranista.
Perchè poi la chiave politica è tutta qui, nel giorno di un finale “paradossale”, col premier che rinvia di un’ora il suo discorso al Senato per attendere — cose mai viste — che i contenuti della manovra vengano svelati da Moscovici e Dombrovskis, i quali annunciano anche che l’esame non è ancora finito.
E cioè che, a questo punto, sarà complicato considerare l’accaduto una parentesi, dopo il quale riprendere tutto come prima: l’Europa matrigna, le perfide burocrazie, quelli che a Bruxelles voglio imporre le loro scelte ai governi nazionali.
E se in questa vicenda c’è un prima e un dopo, il discorso di Mattarella è un auspicio che il dopo che non sia come prima e che la brusca scoperta del principio di realtà sulla realtà dei conti diventi una consapevolezza democratica più ampia.
È questo il senso dell’elogio del pluralismo, parola ripetuta ben sei volte.
Pluralismo inteso come parti sociali da ascoltare, libertà di stampa da tutelare, Parlamento da rispettare, assetto istituzionale da non stravolgere (come potrebbe avvenire, ad esempio, con la riforma Fraccaro che stravolge il processo legislativo), pluralismo come presa d’atto della complessità della società e dell’articolazione dello Stato democratico (vai alla voce: autorità di garanzia), insomma come cultura del limite nell’esercizio del potere, perchè governare non significa essere o sentirsi padroni del paese.
È un discorso di valori di valori e di principi, che ha un carattere generale, ma dentro il quale, come con la manovra, c’è anche un investimento politico che riguarda la figura del premier, circondato al Quirinale da una selva di giornalisti e fotografi come qualche mese accadde a Salvini e Di Maio, il giorno del giuramento del governo gialloverde.
Perchè è vero che si è trovato ad essere un protagonista quasi per caso, e per esplicita cessione di sovranità da parte dei due vicepremier, nel momento in cui andava gestita la più grossa rogna di governo, dopo i primi “favolosi” cinque mesi vissuti spericolatamente.
Ma è anche vero che, nella fase in cui è stato chiamato a gestire la ritirata, la guida subliminale ha giocato in uno spazio reale, anche con una certa ambizione, spazio dilatatosi anche grazie all’appannamento della leadership altrui, nel senso di Di Maio. Trovandosi ad essere uno dei perni della strategia della “limitazione del danno”, messa in campo da Mattarella.
Certo, nelle condizioni date, e nell’ambito di un percorso molto tattico. Ma comunque come se fosse davvero il premier.
E come se lo fosse davvero rimarrà , anche nelle turbolenze annunciate della campagna elettorale, il principale interlocutore per limitare i danni futuri.
(da “Huffingtonpost”)
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