MATTARELLA LONTANO DAL PANTANO TAV
NE’ PREOCCUPAZIONE, NE’ MEDIAZIONE… NON STA CADENDO IL PAESE, AL MASSIMO CADE UN GOVERNO
Cosa pensi, in cuor suo, il capo dello Stato di un governo che rischia di cadere su una galleria e di questa gigantesca confusione, a pochi giorni dalla presentazione dei bandi per avviare i cantieri, dopo mesi di chiacchiere allegre, è immaginabile. Ma non è oggetto di questo articolo.
Lo è invece cosa intende fare Mattarella nelle prossime ore, per scongiurare un’eventuale crisi, o come abbia in mente, nel caso, di affrontarla.
O se ha intenzione, in queste ore, di ricorrere alla proverbiale moral suasion per impedire una figuraccia in mondovisione di un governo che in modo goffo e scomposto mette a rischio impegni sottoscritti e votati dal Parlamento.
E la risposta è nulla. Proprio così: nulla.
Non c’è nè un clima di preoccupazione — voi sapete: il presidente è sempre preoccupato per definizione, quando c’è uno snodo politico, stavolta no – nè c’è un tentativo di mediazione in atto, come pure avvenuto in altri momenti, come sulla manovra quando, sia pur con discrezione, il capo dello Stato fu un soggetto attivo nel comporre uno scontro deflagrante con l’Europa, nei giorni in cui lo spread bruciava titoli di Stato.
Questo “stare a guardare” dice molto. E non tanto che, in fondo, non pensa che gli eventi possano precipitare nei prossimi giorni e che, come spesso accade in questo governo, c’è una sproporzione tra parole ultimative e compromessi dell’ultimo istante. Magari finirà così anche questa volta. Sono altri tempi.
Nella Prima Repubblica, il governo sarebbe caduto in diretta tv ieri sera, alle prime dichiarazioni di Salvini e Di Maio, altri tempi.
La lontananza del capo dello Stato da questa vicenda dice, semplicemente, che Mattarella non vuole sporcarsi le mani in questo pantano.
Non sta cadendo il Paese, eventualmente cade un governo, oppure non cade, comunque la responsabilità ricade sui suoi protagonisti. Il che può avvenire per mille ragioni.
Quelle che si vedono, come la Tav o magari quelle che non si vedono, perchè una eventuale crisi oggi, poichè equivarrebbe al ritorno al voto, consentirebbe di evitare uno scoglio che già si intravede all’orizzonte, al netto della retorica dell’anno bellissimo. Ovvero quella “manovra correttiva” praticamente già scritta nei numeri di una crescita ben al di sotto delle previsioni e negli indicatori di una realtà più testarda dei proclami.
A dirla tutta sono apparsi anche un po’ patetici i tentativi di tirare in mezzo il capo dello Stato, come se in questa vicenda fosse un soggetto attivo. Addirittura i ben informati nei Palazzi raccontano che la conferenza stampa di Conte pomeridiana sia stata chiesta proprio per evitare che, una volta salito al Colle per il Consiglio supremo di Difesa, si lasciasse “avvolgere da Mattarella” lasciando solo Di Maio su una posizione oltranzista.
Se la situazione dovesse precipitare, e fino a quel momento non resta che aspettare e guardare, senza cambiare agende e programmi, a quel punto si muoverà come prevede la Costituzione e una lunga prassi.
Se c’è una maggioranza che vuole andare avanti, si va avanti, se c’è una maggioranza per il “voto” non farà nulla per impedirlo, limitandosi a certificare le posizioni, senza che ciò appaia a favore di uno o dell’altro.
Sbaglia chi gli attribuisce, altro riflesso condizionato, la volontà di tenere questo Parlamento, a dispetto dei santi e degli umani.
Un conto era lo scioglimento lo scorso anno, a legislatura iniziata, un conto sarebbe oggi. Finchè il quadro non precipita sta olimpicamente a guardare. Atteggiamento che contiene un giudizio incorporato.
Quello di una situazione che, parafrasando Flaiano, in attesa di capire quanto sia grave, non è seria.
(da “Huffingtonpost“)
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