Marzo 21st, 2021 Riccardo Fucile
“ITALIA VIVA OGGI E’ SOSPESA, NON DECISA”
Il senatore Eugenio Comincini di Italia viva passa al Pd. 
L’annuncio oggi su Facebook. “Ho chiesto di poter tornare nel Pd. Un anno e mezzo fa aderii ad Italia Viva”, scrive il parlamentare, “fu una scelta sofferta” per “costruire, fuori dal Pd, “una casa dei riformisti”.
“Italia Viva oggi appare sospesa, non decisa su aspetti sui quali per me non può esserci confusione”. Secondo Comincini i campi politici, “continuano ad essere due: il centrosinistra, imperniato sul Pd, e il centrodestra, imperniato sulla Lega. Non c’è una terza via: io non vedo le condizioni perchè possa nascere un soggetto centrista liberaldemocratico”.
“Ritorno nel Pd senza etichette, con le mie idee e le mie convinzioni”, si legge ancora nell’annuncio dell’addio a Italia viva da parte senatore Comincini che sottolinea “rientro nel Pd da persona libera”.
“Quella – aggiunge – che qualche giornalista chiama “transumanza” per me è libertà di assumere scelte difficili in un quadro politico che definire mutevole sarebbe riduttivo.
Il tema giustamente posto da Enrico Letta dei cambi di casacca (sul quale pure io mi sono a lungo interrogato) va affrontato alla radice: riconnettendo realmente gli eletti con la scelta degli elettori. Torno in pace, senza essere “cavallo di Troia” di nessuno, disponibile al confronto sulle idee”. “Un anno e mezzo fa non avevo chiesto garanzie nè ho avuto nulla in cambio per la mia scelta. Come è naturale e giusto che sia, non le ho certo chieste ora che torno sui miei passi. – prosegue il senatore – Non è nel mio stile. Se peraltro avessi voluto ottenere qualcosa in cambio, avrei fatto questa scelta quando, durante la crisi di governo, la transumanza (quella vera) mi riconosceva un peso politico e numerico infinitamente maggiore di quello che ho in questo momento”.
“Questa settimana – scrive Comincini – ho quindi chiesto di rientrare nel Pd motivandone la ragioni alla segreteria nazionale di Enrico Letta, al capigruppo Marcucci, ai segretari lombardo Vinicio Peluffo e metropolitano milanese Silvia Roggiani. Li ringrazio per l’accoglienza: non era affatto scontata dopo la mia scelta di un anno e mezzo fa. Nelle prossime ore formalizzerò la mia decisione alla Presidente del Senato Casellati. E quindi riprenderò l’attività con il colleghi Senatori con i quali avevo iniziato la legislatura”.
(da “Huffingtronpost”)
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Marzo 19th, 2021 Riccardo Fucile
A MILANO CON IL PD DI BEPPE SALA, A ROMA NON SI SA
“Matteo Renzi è di destra”: quante volte lo abbiamo sentito? Ora, la notizia di oggi (ovviamente) non
è questa. Ma comunque ci si avvicina: perchè se è vero che il neo segretario del Partito democratico Enrico Letta ha aperto al dialogo perchè vuol costituire un fronte largo anche con Italia Viva (tra i due, si sa, non scorre buon sangue), è altrettanto vero che il senatore di Scandicci ha già posto i primi veti.
Uno su tutti: no al Movimento 5 Stelle. Assolutamente, anche perchè — sostiene — nei prossimi mesi e anni perderà peso, malgrado la presenza dell’ex presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Quindi o M5s o lui.
Per cui, immaginando quale sarà la risposta di Letta, ecco che Renzi gira la testa e inizia a guardare altrove. Nella panoramica passa per Azione e +Europa: Azione nì, il rapporto con Calenda è stato sempre un odi et amo; +Europa bene, ma dopo l’arrivederci di Emma Bonino e Benedetto Della Vedova non si sa che fine farà il partito (se esisterà ancora).
E allora, chi resta? Il centrodestra, con cui Matteo Renzi non è nuovo nel fare alleanze (ricordiamo tutti l’asse Renzi-Berlusconi).
Scrive La Repubblica:
«La crisi ci ha dato visibilità ma ci ha anche attirato antipatie, dobbiamo lavorare duro», dice il vicepresidente della Camera Ettore Rosato. Ma il nodo centrale è quello della collocazione politica. Su questo punto Renzi sfuggirà a indicazioni precise. Il centrosinistra è un’opzione, specie dopo l’apertura di Letta al maggioritario, ma c’è anche la prospettiva di un’alleanza solo con Azione e +Europa, che però fa a pugni con la dichiarata perplessità di Calenda e con la situazione di caos dentro +Europa, dopo le dimissioni di Emma Bonino. Di certo, nell’attesa di un’intesa strutturale per le Politiche, Italia viva non si farà molti scrupoli alle prossime Regionali e amministrative, concedendosi al miglior offerente: andrà probabilmente con il centrodestra in Calabria e a Torino, con il Pd e con Beppe Sala a Milano. La politica delle mani libere.
(da agenzie)
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Marzo 19th, 2021 Riccardo Fucile
RENZI PRONTO A FARE UN PASSO DI LATO PER EVITARE DI RIMANERE DA SOLO
Alla vigilia dell’assemblea di Italia Viva, prevista per domani, Matteo Renzi pensa a un piccolo “passo di lato” per placare i malumori nel partito, dove quattro parlamentari sarebbero pronti a rientrare nel Pd.
“Ragazzi, sono pronto a un passo indietro. Ci sto pensando”, avrebbe detto Renzi secondo quanto riporta oggi Il Foglio.
Il senatore, che a breve partirà per un viaggio in Africa (con tappe Senegal e Kenya, forse anche Ruanda), starebbe quindi prendendo in considerazione una pausa per far calmare le acque, soprattutto dopo la mossa che ha portato alla nascita del governo Draghi e le polemiche sui suoi viaggi a Riad e Dubai.
Complice il partito inchiodato al 2,5 per cento nei sondaggi e l’arrivo di Enrico Letta alla guida dei dem, due senatori e due deputati sarebbero pronti a tornare al Nazareno.
Si tratterebbe, secondo il Foglio, dei senatori Eugenio Comincini e Leonardo Grimani (che avrebbero già annunciato le loro intenzioni ad Andrea Marcucci) e dei deputati Marco Di Maio e Camillo D’Alessandro. Tra le voci “critiche” anche il senatore Mauro Marino.
Dall’assemblea Iv di domani dovrebbe uscire un appello a Letta affinchè scelga: il centrosinistra o i grillini. Ma la percezione di alcuni esponenti di Iv, è che la strategia fin qui tenuta — criticando il Pd che si faceva troppo assoggettare da M5S e da Conte — ormai vada cambiata.
(da TPI)
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Marzo 9th, 2021 Riccardo Fucile
“HO UNA BUONA RAGIONE E MI SONO PAGATO TUTTO DA SOLO” FA SAPERE RENZI… I LEGAMI CON TOSCANA AEROPORTI SOTTO LA LENTE
Un nuovo viaggio di Matteo Renzi a Dubai dopo il caso Khashoggi scoppia in questi giorni: il senatore di Scandicci è atterrato il 6 marzo e ha alloggiato nel Burj Al Arab Jumeirah, un hotel a forma di vela gigante situato su un’isola privata: solo suites da 1500 euro a notte.
Il viaggio non è stato nè annunciato nè pubblicizzato ma a parlarne è stato Niccolò Carratelli su La Stampa: dopo la pubblicazione della notizia Renzi ha minacciato di querelare il direttore del quotidiano Massimo Giannini ma senza spiegare per cosa ha ritenuto diffamatorio l’articolo.
Oggi però qualche spiegazione è arrivata insieme a un’altra notizia: con il leader di Italia Viva, scrive sempre La Stampa, c’era anche Marco Carrai, suo finanziatore, testimone di nozze e amico strettissimo.
E qui c’è un possibile legame illustrato dal quotidiano: Toscana Aeroporti, la società di cui Carrai è presidente, ha come azionista di maggioranza la Corporacion America Italia dal 2017 (che è stata anche donatrice della fondazione Open per un totale di 75mila euro).
Il 25% delle quote di CAI è stato rilevato dalla Mataar Holdings, indirettamente controllata dal principale fondo degli Emirati Arabi, ovvero la Investment Corporation of Dubai. Ma cosa è andato a fare Renzi a Dubai?
Oggi Repubblica spiega che Renzi non si è mosso per andare in vacanza nè per un lavoro retribuito, ma non ha intenzione di dare spiegazioni sui motivi del viaggio. Ma ha avuto “una buona ragione” per volare negli Emirati Arabi, dove “si è pagato tutto da sè: sia il biglietto di andata e ritorno su un volo di linea, sia la suite. E chi sostiene il contrario verrà querelato”.
C’è però da notare che la normativa anti-Covid in materia di spostamenti vieta i viaggi di piacere e di vacanza: è consentito spostarsi a Dubai solo per motivi di lavoro, studio, salute o assoluta necessità e urgenza.
Stavolta la ragione della missione resta avvolta dal mistero: escluso un ingaggio professionale o il viaggio di piacere, tra i fedelissimi si avanza l’ipotesi che l’ex premier abbia discusso di futuri incarichi di lavoro o abbia trattato questioni politico-diplomatiche, sebbene a titolo personale, come dimostra il pagamento delle spese di viaggio.
Ma il ritorno di Renzi tra gli sceicchi ha già minacciato querele e azioni risarcitorie in sede civile (queste ultime sono le più insidiose per i giornalisti).
A difenderlo ieri è scesa in campo ancora una volta la ministra per le Pari opportunità e la Famiglia Elena Bonetti, esponente di Italia Viva, a Radio Capital: “Renzi a Dubai? Si sta facendo di questo un dibattito surreale. Nell’ambito del suo lavoro e delle sue attività il senatore Renzi ha delle relazioni internazionale. Dove si trova non è così importante. Immagino sia lì per lavoro. Se prende un compenso? Non lo so, ma se anche fosse e quando è stato, è sempre stato nella piena trasparenza e legalità . è tutto dichiarato da un punto di vista fiscale”.
Il senatore di Scandicci ci era già stato: nel marzo del 2019 per partecipare al Global Education and skills Forum, organizzato dalla Fondazione Varkey, legata al governo degli Emirati.
Nicola Fratoianni di Sinistra Italiana è tornato all’attacco: “Già nel 2015 il nostro partito fece una battaglia per impedire che le imprese private con interessi in bandi e società gestrici di servizi pubblici potesse finanziare partiti e fondazioni. Dal Pd e pure dai 5 stelle solitamente così attenti a questi temi allora ricevemmo assoluto silenzio e indifferenza”. “Oggi do un’ulteriore notizia – conclude Fratoianni – quel testo di legge lo stiamo rivedendo, per specificare che vale anche per fondazioni e imprese estere e che debbono essere vietati anche i compensi ai singoli senatori e parlamentari, nonchè ai componenti gli organismi dirigenti di partiti e fondazioni politiche”.
Di certo è la seconda volta che Renzi finisce sui giornali per i suoi rapporti con la penisola araba: a fine gennaio, in piena crisi di governo, ha dialogato in un video sul Rinascimento arabo con il principe ereditario Mohammed bin Salman accettando 80mila euro da un paese che viola i diritti umani.
Le critiche sono aumentate quando la Cia ha rivelato che bin Salman sarebbe coinvolto nell’omicidio del giornalista Jamal Khashoggi. A scoprire l’impegno (pubblico) di Renzi e a parlarne per primo era stato Emiliano Fittipaldi su Domani, mentre già il giorno dopo il video in cui il senatore di Scandicci, a colloquio con Bin Salman, diceva che l’Arabia Saudita poteva essere il posto giusto per un “Nuovo Rinascimento” e di invidiare “il costo del lavoro” nel paese era già diventato un must sui media italiani e su Twitter. Una situazione abbastanza prevedibile visto che nel frattempo Renzi aveva fatto cadere il Conte-Bis, stava per far crollare l’ipotesi di Conte-Ter dopo l’esplorazione del presidente della Camera Roberto Fico e per questo si trovava nell’occhio del ciclone della politica, attaccato dagli ex alleati del MoVimento 5 Stelle, del Partito Democratico e di Liberi e Uguali. Proprio quel giorno il governo dimissionario di Conte revocava la concessione delle licenze per l’export di bombe verso Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti, con un tempismo che sapeva proprio di battaglia politica.
Nei giorni scorsi Renzi ha annunciato una querela al Fatto Quotidiano e a Marco Travaglio per il titolo in prima pagina in cui si scriveva che “si tiene i soldi insanguinati” mentre persino uno come Giuliano Ferrara sul Foglio scriveva che “con Bin Salman ha fatto qualcosa di più e di peggio di una gaffe, un errore politico. Non avrebbe dovuto fare quell’intervista sul Rinascimento saudita con Lucrezio Bin Borja, assassino di un giornalista d’opposizione con sega elettrica incorporata. Non in quel modo, non con quelle parole, non con quella faccia tra l’impudente e l’imbarazzato, non in quel momento. Sarà rimproverato finchè campa per un gesto troppo disinvolto e immoralistico, se lo dico io credetemi, difficile scampare a un errore politico in un ambiente di finti moralisti”.
Oggi tra i renziani c’è molto imbarazzo a parlare di una vicenda che è esplosa in tutta la sua virulenza dopo l’episodio del proiettile inviato a mezzo posta. Tra di loro in molti nemmeno conoscono i motivi del viaggio a Dubai, così come non sapevano nulla del duetto con Khashoggi programmato in Arabia Saudita. E chi lo sapeva si interroga su come sia finita sulla stampa la storia, visto che in altre occasioni i viaggi di Renzi non erano stati accompagnati dai riflettori. C’è chi si spinge a portare avanti anche ipotesi di complotto che toccano le forze dell’ordine italiane. Ma intanto sulla graticola c’è ancora lui.
(da Today)
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Marzo 7th, 2021 Riccardo Fucile
RENZI: “RIPORTATE FALSITA'” MA POI AMMETTE DI ESSERE A DUBAI… GIANNINI: “DOMANI CI RITORNIAMO SOPRA”
Stamattina alle cinque e diciassette esatte del mattino Renzi mi ha mandato un sms sul telefonino.
E cosa ti ha scritto?
Testuale? “Bastava un tuo messaggio e ti saresti risparmiato di scrivere tutte queste cazzate. Ci vedremo in tribunale”.
Simpatico. E tu?
Mi sono rimesso a dormire.
E quando ti sei svegliato?
Gli ho risposto: “Caro Matteo, il giorno prima mi ero scambiato dei messaggi con il tuo portavoce Agnoletti, che mi aveva detto, testualmente: ‘Non so cosa dirti su Dubai. Non ne so nulla’. Quindi io ero a posto.
E poi?
Ho aggiunto: “Dimmi in ogni caso se c’è qualcosa di sbagliato, che nel caso rettifico”. E il bello è venuto dopo.
È ancora stupito Massimo Giannini, direttore de La Stampa, dopo il clamore suscitato dall’articolo su Renzi a Dubai, e per l’annuncio di una querela da parte dell’ex premier contro il suo giornale
L’ufficio stampa del senatore ha fatto sapere che Renzi “ha dato mandato ai propri legali di adire in giudizio in sede civile” il quotidiano torinese e la nostra testata per le “falsità riportate”, nonostante non abbia smentito i fatti.
Massimo, perchè sei stupito delle cose che ti ha detto e scritto Renzi?
Perchè non capisco quale sarebbe il motivo della querela: non c’è nulla di infamante in ciò che abbiamo scritto. Non c’era nessun attacco. È un semplice fatto.
“Dubai” era la voce più discussa sui social, oggi.
Sì, d’accordo, su questo non ci posso fare nulla. Casomai è una riprova del fatto che interessino e facciano discutere le sue missioni. Noi abbiamo saputo una notizia. Abbiamo chiamato il portavoce di Renzi, Agnoletti. Lui non ci ha dato nessuna risposta, e nemmeno smentita. Noi abbiamo pubblicato.
Cosa ha risposto Renzi sul silenzio del suo portavoce, che non ha smentito la notizia della sua presenza a Dubai?
Ehhh.
Cosa?
Mi ha detto: “Gli hai mandato il messaggio ad un’ora assurda, mentre c’era Sanremo”.
E poi?
Io ho risposto con questi messaggi alle otto del mattino, in un orario civile del fuso italiano.
E poi è finita lì?
Nooo… Poi Renzi mi ha chiamato al telefono e mi ha parlato in uno stile, come dire? Alla Renzi.
E cosa ti ha detto?
Testuale? “Ma come fa un grande giornale a scrivere tutte queste cazzate?”.
E cosa gli hai risposto tu?
“Non ho ancora capito — perchè era vero — cosa non trovi corretto nell’articolo de La Stampa”. Insomma, quali erano le “cazzate”?
E lui?
Era sarcastico: “Troppo comodo. Poi, le motivazioni del mio viaggio, le leggerai nel mio atto di citazione”.
E tu?
Mi sono seccato e gli ho chiesto, a bruciapelo: “Ma perchè, forse tu non sei a Dubai?”. E lui: “Ci sono, e dunque? Le ragioni per cui sono qui sono altre”.
Quali?
Ti assicuro che mi avrebbe fatto piacere conoscerle anche a me. Noi avevamo scritto, come sai bene, soltanto che lui era a Dubai. Sai cosa ha risposto a questo punto lui?
No, dimmi
Sono qui per motivi che non ti dico. Ma anche questi li potrai leggere direttamente sulla querela che ti arriva.
Bene, dimmi la tua impressione dopo questi dialoghi a voce e per messaggio.
Nel momento in cui Renzi non smentisce di essere a Dubai noi abbiamo vinto sei a zero. Perchè quello che abbiamo scritto è vero. E questo abbiamo scritto, non che stia vendendo armi. È questo atteggiamento di Renzi che mi pare inaccettabile.
Faccio l’avvocato del diavolo: perchè tu consideri una notizia la sua presenza?
Renzi è una personalità pubblica, ha un ruolo pubblico, ha una responsabilità politica. Dopo le enormi polemiche sul viaggio a Riad, se lui va a Dubai, per me è una notizia.
Ma allora perchè querela? Perchè avete scritto che sta in un albergo di lusso, forse?
Ma questo è parte di quella notizia.
Uno degli alberghi più costosi del mondo. E se fosse stato alla pensione Flora?
Avremmo scritto che era alla pensione Flora. Il tema è che lui lì può esserci per lavoro, o in vacanza, ma in ogni caso è rilevante.
Era necessario dire che sta in un albergo extra lusso?
Secondo me sì. Non c’è nulla di male. È un fatto, ognuno lo giudica come crede, noi non lo abbiamo criticato nel nostro articolo.
E adesso? La finite qui?
Al contrario. Se noi diciamo che sta a Dubai e lui si arrabbia sarà un problema suo, non nostro. A questo punto ci divertiremo anche noi.
Cosa intendi dire?
Che domani ci torniamo su, e che ci facciamo una bella paginetta.
(da TPI)
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Marzo 7th, 2021 Riccardo Fucile
MISTERO SULLA MISSIONE, ALLOGGIA NELL’HOTEL PIU’ LUSSUOSO DEL MONDO
Ci risiamo. A poco più di un mese dalla contestata missione in Arabia Saudita, Matteo Renzi ci ricasca. Il leader di Italia Viva è tornato dagli sceicchi: questa volta negli Emirati Arabi
Secondo quanto scrive Niccolò Carratelli sul quotidiano La Stampa, Renzi da ieri, sabato 6 marzo 2021, si trova a Dubai. Il motivo della visita, questa volta, è sconosciuto.
Si sa solo che alloggia al Burj Al Arab Jumeirah, considerato l’hotel più lussuoso del mondo, nonchè simbolo di Dubai con la sua forma a vela gigante, costruito su un’isola privata artificiale in mezzo al mare.
Non è la prima volta che Renzi visita gli Emirati Arabi. Due anni fa, a marzo 2019, l’allora senatore del Pd aveva partecipato a Dubai al “Global education and skills Forum”, importante congresso mondiale sull’educazione organizzato dalla Varkey Foundation, ente di beneficenza vicino alla monarchia emiratina.
Da segnalare anche che — come rivelato nei giorni scorsi da Giovanni Tizian sul quotidiano Domani — tra il 2014 e il 2016 la Fondazione Open, notoriamente renziana, ha ricevuto donazioni per 75mila euro complessivi da parte dalla holding Mataar Holding, che ha sede proprio a Dubai.
La stessa holding partecipa alla quota di maggioranza della società Aeroporti Toscana, il cui presidente è il finanziere Marco Carrai, vicinissimo a Renzi nonchè membro del direttivo di Fondazione Open.
Il ritorno di Renzi in Medio Oriente, a circa un mese dalla missione in Arabia Saudita, ripropone l’urgenza di un chiarimento da parte del senatore fiorentino circa i suoi rapporti con l’autoritaria monarchia di Riad.
Il leader di Italia Viva, per il momento, si è limitato a rispondere a interrogativi formulati da lui stesso.
(da TPI)
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Marzo 3rd, 2021 Riccardo Fucile
IL DEPUTATO: “UNA FORZA RIFORMISTA COME LA NOSTRA NON PUO’ ANDARE A DESTRA”
“Tutto è cambiato con il governo Draghi. E tutto cambia anche per noi di Italia viva. Che vogliamo fare? Dove vogliamo collocarci? Serve chiarezza nel posizionamento, e può venirci solo dalla celebrazione di un congresso”.
Anche Italia viva è percorsa da una fronda, come avviene già nel Pd e nei Cinquestelle? “Non ho questa ambizione”, assicura Camillo D’Alessandro, che ieri ha scritto una lettera sul Foglio per invocare un’assemblea: “Per Italia viva questo è il momento di un congresso nazionale che decida, non i nomi, ma se la nostra esperienza è conclusa e va verso altri contenitori, e quale è il campo su cui costruiamo (dai territori al livello nazionale) la nostra proposta per il Paese”. Ha 44 anni, abruzzese di Arielli (Chieti), e fa politica da sempre. Commercialista, è stato eletto due volte in Provincia e tre volte in Regione Abruzzo. Stesso percorso di Matteo Renzi: Popolari, Margherita, Pd.
E adesso? “Andare con la Lega o con il Pd per me non è la stessa cosa. Dobbiamo chiarirlo, a prescindere da come sarà la legge elettorale. Italia viva è nata per rafforzare il centrosinistra, temendo l’abbraccio tra il Pd con il populismo buono dei Cinquestelle, ma ora che questo abbraccio si è sciolto, bisogna porre le condizioni per costruire il campo del dopo Draghi. E dobbiamo deciderlo ora, non tra un anno”.
Renzi l’ha chiamata, chiediamo. “Intanto mi lasci esprimere la mia solidarietà per i bossoli inviati a Matteo, un attacco vigliacco figlio del clima di odio che si è creato nei suoi confronti”. Insistiamo, l’ha chiamata? “No”.
Ma lei come lo immagina, questo congresso? “Un confronto politico, l’importante che si apra un dibattito vero, abbiamo il dovere di essere netti anche con la nostra base, i nostri elettori hanno il dovere di sapere dove ci collochiamo”.
Ma lei quindi sospetta che Renzi non escluda di collocarsi nel centrodestra? “Non credo. E’ un uomo del centrosinistra, è nato lì, quello è il suo terreno da sempre, tuttavia si pone la necessità di ribadirlo. Una forza riformista come Italia viva non può andare a destra”.
Italia viva finora non ha deluso finora le aspettative? “Io mi aspettavo di più, mi aspetto di più, ma la verifica non sono i sondaggi, bensì il prossimo test nazionale. E siccome siamo presenti in ogni provincia a quel punto capiremo quanto valiamo”.
(da agenzie)
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Marzo 2nd, 2021 Riccardo Fucile
COME PERDERE LA FACCIA PER DUE SPICCI
Sdraiandosi ai piedi insanguinati del principe Mohammed bin Salman, il senatore Matteo Renzi si è infilato in
un guaio senza via d’uscita. Dice che quel viaggio a Riyad era privato. Ne fa fede l’ingaggio di 80 mila dollari.
Peccato che per giustificarlo, esibisca, dal giorno dello scandalo, ragioni pubbliche e politiche. L’Arabia Saudita “è un baluardo contro l’estremismo islamico”, dice. Un “alleato dell’Occidente”. Una manna “per le nostre aziende”. Perfetto.
E allora perchè l’ingaggio? Se vai in missione politica, anzi geopolitica, dovresti farlo a spese tue, del tuo partito, della tua nazione, non dell’ospite.
Specialmente se l’alleato da sollecitare decapita in pubblico i condannati, tortura i detenuti politici, sigilla le donne nel velo, sfrutta lavoratori immigrati imprigionandoli senza diritti. Ed è capace di fare a pezzi Jamal Khashoggi nel proprio consolato a Istanbul per poi scioglierlo nell’acido
Per mandare in malora la sua storia, Renzi ha accettato un ingaggio equivalente allo stipendio annuo di un funzionario. Il suo ammirato maestro, Silvio B., lo ha fatto almeno per una montagna di miliardi, coi quali si è comprato tutto: il potere, le leggi, gli avvocati, i testimoni. Oltre alla libertà e al sesso. Cavalcando a suo piacere l’intera Repubblica per un quarto di secolo.
Cosa ci ha fatto il Bomba con gli spiccioli di Riyad? Forse la veranda della villetta più qualche mese di scuola di dizione alla Berlitz. In cambio ha chiamato “Rinascimento arabo” quel mattatoio di cristallo.
E ora crede di cavarsela accampando ragioni private al suo gesto pubblico. E motivazioni politiche al suo patetico guadagno personale. Immaginando, proprio come il suo principe, di far sparire il corpo del reato. Non con l’acido, ma con il silenzio.
(da Il Fatto Quotidiano”)
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Febbraio 27th, 2021 Riccardo Fucile
COME NO, SOPRATTUTTO SE TI PAGANO 80.000 EURO PER LE CONFERENZE… LA SOLITA PALLA DEL “BALUARDO CONTRO L’ESTREMISMO ISLAMICO”, COME SE CI FOSSE DIFFERENZA TRA DUE BANDE DI CRIMINALI
“Renzi chiarisca i suoi rapporti con il principe ereditario dell’Arabia Saudita Mohammed Bin Salman e tronchi la collaborazione con la fondazione Future Investment Iniziative”. Arriva da Pd, M5S e Sinistra italiana la richiesta di chiarimenti al leader di Italia viva Matteo Renzi.
A riaccendere le polemiche la pubblicazione da parte dell’amministrazione americana del rapporto della Cia con le prove del coinvolgimento del principe saudita nell’omicidio del giornalista del Washington Post Jamal Khashoggi.
“Matteo Renzi aveva detto che dopo la crisi avrebbe chiarito i suoi rapporti con l’Arabia Saudita e il ‘grande principe ereditario’. Ci ha pensato Joe Biden. Chiarire ora non è solo questione di opportunità , ma di interesse nazionale”, scrive tra gli altri l’ex ministro del Sud e dirigente del Pd, Peppe Provenzano. Ma la polemica monta per tutto il giorno e alla fine l’ex premier risponde.
Nella sua Enews Matteo Renzi scrive: “Intrattenere rapporti con un Paese come l’Arabia Saudita è giusto e necessario, perchè è un baluardo contro l’estremismo islamico ed è uno dei principali alleati dell’Occidente da decenni”.
Poi, rispetto all’omicidio del giornalista Khashoggi, aggiunge: “Ho condannato già tre anni fa quel tragico evento. Difendere i giornalisti in pericolo di vita è un dovere per tutti, così come difendere la loro libertà “.
Renzi fa parte del board della Future Investment Initiative, il cuore del potere di Mohammed bin Salman, la vetrina che ha costruito per il mondo.
Creata cinque anni, la Davos nel deserto (come è chiamata) ha puntato in questo periodo a portare nel regno i più importanti protagonisti della finanza e dell’economia mondiale, da Christine Largarde a Masayoshi Son per convincere il mondo del nuovo corso saudita: solo i fedelissimi hanno una poltrona nel Board o personaggi il cui prestigio internazionale serve ad elevare e legittimare il profilo del principe.
E’ gestita dal Pif, il fondo di investimento sovrano che è la longa manus del principe nel mondo della finanza e degli affari internazionali e che controlla buona parte dell’economia saudita.
Qui Mbs ha fatto alcuni dei suoi annunci internazionali più importanti, dalla lotta all’Islam estremo all’investimento di miliardi di dollari in Neom, la cosidetta città del futuro. Non c’è altra piattaforma che il principe abbia usato nella stessa maniera per lanciare la sua immagine di riformatore devoto alla modernità e a un futuro diverso per il suo Paese: non a caso è qui che è stato evidente il ruolo di pariah che il principe si è guadagnato nella comunità internazionale dopo il delitto Khashoggi. Nel 2018, buona parte degli invitati disertarono l’evento proprio dopo l’omicidio del giornalista.
Renzi non ha ritenuto di seguire questo atteggiamento, anche perchè è pagato 80.000 euro l’anno per tenere qualche conferenza.
(da agenzie)
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