Marzo 31st, 2014 Riccardo Fucile
FORMIGONI PROVOCA: “LA CAMPAGNA ACQUISTI DI BERLUSCONI CHE INGAGGIA STORACE E’ UGUALE A QUELLA DEL MILAN”
Storace torna con Berlusconi e su twitter scoppia la rissa. 
Ad aprire il fuoco è Roberto Formigoni che twitta: “La campagna acquisti di Berlusconi che ingaggia Storace è malinconicamente eguale alle campagne acquisti del Milan”.
Storace risponde subito: “Sei abituato a farti comprare evidentemente. Ma sicuramente non sarà vero”, e lancia l’hashtag #ClubDeiRosiconi.
A questo punto arriva anche il cinguettio di Alberto Zangrillo , il medico del Cav: “Formigoni, ma lei che ha l’impudenza di attaccare anche il Berlusconi sportivo, da quanti anni entra gratis a San Siro?”.
Formigoni però rilancia: “Ah, dimenticavo, la campagna di Forza Italia si rivolge anche a cani e gatti: anche loro fan parte della rivoluzione liberale…”.
E ancora: “La notizia del giorno è che Berlusconi e Storace fanno alleanza per le Europee ma in Europa si separeranno, la coerenza è il loro forte”.
Schifani all’attacco
Il leader de La Destra allora ci va giù pesante: “Oppure (in Europa) ci andiamo in vacanza. A spese nostre”. Così a dare una mano a Formigoni arriva Renato Schifani: “Nel 2008 Storace era troppo estremista, adesso invece va bene! Cosa non si fa per non scendere sotto il 20%… Basterà ?”, chiede polemico.
A questo punto interviene Gasparri, in soccorso di Storace e attacca Schifani: “Ognuno badi alla sua percentuale, c’è chi rischia di non raggiungere il quorum minimo del 4%. Nel 2008 il veto su Storace lo aveva messo Fini, come sai”, risponde polemico.
Storace infierisce: “Deve giustificare se stesso, Schifini, l’ex seconda caricatura dello Stato merita di entrare nel club dei rosiconi”. S
chifani non è solito twittare col coltello tra i denti, a differenza dei suoi avversari: ” Non eri tu che richiamavi ad un linguaggio più consono su twitter? Amnesia o malafede?”.
Formigoni allora torna alla carica: “Vedo grandissima agitazione dalle parti di Storace e Forza Italia. Ragazzi, capisco le vostre angosce ma più vi agitate più godono gli altri. Occhio”.
m.m.
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Marzo 29th, 2014 Riccardo Fucile
EX AN IN LIVREA DA MAGGIORDOMI: LUI REALIZZA SUBITO, LE SORELLE D’ITALIA ENTRERANNO IN SERVIZO A FINE TURNO
Avanti dinosauri. Avanti parenti.
Le liste di Forza Italia saranno un po’ così, all’insegna del lancio verso Strasburgo di pantere grigie del calibro di Francesco Storace – che è la new-old-entry nella squadra di Forza Italia dove avrà un diritto di tribuna e a cui promette di portare voti personali e della Destra – e dell’esordio da eurocandidati in pectore di figure familiari su cui l’ex Cavaliere punta tanto per svecchiare il partito e che per ora si riassumono in una mentre si attende lo scioglimento dell’enigma Barbara («E’ tosta come me e stronza come la madre», ossia Veronica è il giudizio attribuito all’ex Cavaliere).
Il parente per ora prescelto come aspirante parlamentare europeo è Edoardo Sylos Labini, marito di Luna che è la nipote di Silvio e la figlia di Paolo.
L’annessione a sorpresa di Sylos Labini (professione attore) tra i maggiorenti del partito, è stato infatti inserito nel comitato di presidenza azzurro, rappresenta il primo passo a cui dovrebbe seguire l’inclusione nella lista azzurra per le consultazioni del 25 maggio.
C’è da chiedersi come mai Berlusconi ricorra ai dinosauri e si rivolga ai parenti.
La spiegazione l’ha data in qualche modo lo stesso ex Cavaliere l’altro giorno alla riunione a Palazzo Grazioli, quando ha raccontato con aria grave e preoccupata questa storia. «Io ho fatto e sto facendo molte richieste a imprenditori, a personaggi pubblici, a persone che si sono distinte nel proprio lavoro – svela il leader di Forza Italia – ma tutti hanno risposto alla mia offerta di candidatura alla stessa maniera: Presidente, sono lusingato dalla proposta, mi ci faccia pensare per dieci giorni e poi le dirò.
Dopo dieci giorni, ognuno di loro mi risponde alla medesima maniera: no, grazie, sarebbe un’avventura bellissima ma in questo momento non me la sento».
LA CACCIA
Dunque, mentre la caccia alle novità si rivela terribilmente faticosa, l’usato sicuro torna di moda.
Ieri Berlusconi ha inviato una lettera al comitato centrale della Destra di Storace che oggi si riunirà e ha chiesto loro: «Tornate alleati di Forza Italia».
La proposta verrà valutata, e intanto – così si racconta tra gli azzurri che sanno – la lunga trattativa tra Berlusconi e Storace su una possibile candidatura di quest’ultimo all’interno delle liste azzurre si sarebbe chiusa.
E Storace, con i suoi voti e le sue preferenze, correrà nella squadra forzista per Strasburgo nel collegio laziale, dove il capolista è Tajani
La questione Fitto è risolta: ha vinto lui e correrà per le Europee come capolista del Sud (Luigi Cesaro, detto Giggino ‘a purpetta, ex consentiniano carico di voti sarà tra i big in gara nella stessa circoscrizione dove Cosentino minacciava fuoco e fiamme contro Forza Italia a trazione Pascale ma ora si sta placando).
Il caso Scajola è chiuso con un no – niente posto in lista per lui – anche se nel ritorno dei dinosauri forse non avrebbe sfigurato il leader di Imperia.
Il sardo Salvatore Cicu è in procinto di adottare il lodo Fitto (candidatura europea e dimissioni da deputato) mentre in molti altri casi si registra una retromarcia.
Svariati parlamentari azzurri, per garantirsi cinque anni pieni a Strasburgo e sfuggire all’indefinitezza della legislatura italiana, premevano su Berlusconi per farsi candidare in Europa.
Ma pensandoci bene – servono molte preferenze personali e spesso gli azzurri hanno soltanto i voti di Silvio – hanno deciso di soprassedere. Anche per un fatto di soldi.
SOLDI
In ogni circoscrizione, in media, il singolo candidato non può spendere più di 170.000 euro che comunque non sono pochi.
In ogni caso, la paura che si vada alle urne e non si venga ricandidati spingerà i parlamentari forzisti a non dare troppa battaglia a Renzi – anche se l’ex Cavaliere ha scelto la linea del «niente sconti» – il cui governo è per loro garanzia di sopravvivenza. Il vero pensiero di Berlusconi però è un altro: «Il 10 aprile mi mettono in galera».
E non aggiunge più, perchè ha perso la sua proverbiale ironia: «Voi dovrete portarmi le arance in cella».
Mario Ajello
(da “il Messaggero”)
Al termine dei lavori del Comitato Centrale di Roma, i dirigenti de La Destra hanno approvato all’unanimita’ l’ordine del giorno roposto dal Segretario Nazionale del partito, Francesco Storace, in cui si dà mandato di rispondere positivamente all’appello rivolto dal presidente Berlusconi nella lettera inviata ieri.
Questo il testo integrale del documento:
“Il Comitato Centrale de La Destra riunito a Roma in data 29 marzo 2014, udita la relazione del Segratario Nazionale;
Apprezzato il contenuto politico dell’appello lanciato dal Presidente Berlusconi teso a ricostruire un’area politica ove La Destra pur nella sua specificità possa portare il suo fattivo contributo;
Analizzata la difficile situazione politica nazionale emersa e dibattuta durante i lavori del Comitato Centrale
Approva
La relazione del Segretario Nazionale, comprese le modifiche statutarie illustrate
Dà mandato
Al Segretario Nazionale Francesco Storace di rispondere positivamente, sin dai prossimi giorni, alla lettera inviata dal Presidente Berlusconi affinchè possa concordare modi e tempi per un comune cammino che deve avere come obiettivo quello di restituire all’Italia, al più presto, un Governo finalmente eletto dal popolo”.
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Marzo 11th, 2014 Riccardo Fucile
ORA SI CONTENDONO UN ELETTORATO “CRITICO” VERSO BERLUSCONI PER POI ALLEARSI O METTERSI IN LISTA CON LUI: SONO ANNI CHE NON SI SMUOVONO DALLA SILVIODIPENDENZA E AL CAVALIERE FANNO GIOCO
Francesco Storace, grande assente di Fiuggi…
«No, guardi, se cominciamo così lasciamo perdere, non mi va più di fare l’intervista».
Il leader de La Destra non è persona che perda facilmente il sorriso. Ma stavolta il tono delle sue parole è amaro, scontroso, con nessuna voglia di scherzare.
«Se non c’ero a Fiuggi non è stato certamente per mia volontà – spiega – ma perchè non mi hanno voluto. Non che pretendessi di avere qualche ruolo in particolare. Mi bastava un invito, alla stregua di Quagliariello o del rappresentante di Sel».
Come si è spiegato il mancato invito?
«Non me lo sono spiegato. Probabilmente non c’è nessun interesse a tentare una ricomposizione, ma è difficile chiarirsi certi meccanismi. Pssa la voglia persino di fare polemiche, meglio chiuderla qui».
Cosa si aspettava da Giorgia Meloni?
«Avrei voluto un appello sincero all’unità . Invece c’è stato solo un dire e un non dire. Condito da diverse insinuazioni su quelle che sarebbero le mie intenzioni per il futuro. Si preoccupi del futuro dell’Italia, non del mio».
C’è invece qualcosa che l’ha colpita positivamente?
«Il discorso pronunciato da Giorgia è largamente condivisibile. Il problema è che sono solo parole. Mentre la credibilità si basa sui fatti».
A cosa allude?
«Penso alla presa di posizione contro l’euro. Eppure loro sono gli stessi che hanno votato la fiducia al governo Monti. Noi la battaglia contro la moneta unica l’abbiamo fatta in tempi non sospetti. Era il 3 marzo 2012 e portammo in piazza ventimila persone. Proprio mentre loro in Parlamento sostenevano il governo tecnico. Altro che Marine Le Pen. Per non parlare della faccenda del Ppe…».
Parliamone.
«In passato la Meloni ammoniva: “Guai a tornare nostalgicamente indietro”. Ora invece hanno cambiato idea. Il che è legittimo se però si risparmiano prediche agli altri. La verità è che se le parole di adesso fossero state identiche ai fatti di ieri non avrebbero avuto problemi a invitarci. Invece hanno avuto paura del richiamo della coscienza, per questo non ci hanno voluti».
L’unità della destra è definitivamente compromessa?
«La Meloni, con la replica di domenica, certamente non ha aiutato. Ma il discorso va allargato. Questo nuovo partito come si pome con il tema delle alleanze? Vuole o non vuole stare con il centrodestra? Anche parlare di Berlusconi in quella maniera non è stato carino…».
In che senso?
«Sono stati per quattro anni nel suo stesso partito, sono stati ministri con lui e ora lo attaccano. Ma così l’elettorato di destra non te lo riprendi. An valeva il 15%. Adesso quei voti sono almeno per metà in Forza Italia. Sperano di riconquistarli insultando il leader di quel partito? Vuole sapere i motivi dello scontro con Fini? Sono diventati concorrenti nell’antiberlusconismo».
Berlusconi non può essere messo in discussione?
«Guardi, io con il Cavaliere ho avuto anche scontri duri. Penso a quando, nel 2008, subì il veto di Fini alla presenza de La Destra nella coalizione. Anche noi, in quel contesto, facemmo un “miracolo” in quaranta giorni, conquistando il 2,5% dei voti. Ma quella storia è indicativa anche sotto un altro punto di vista».
Quale?
«Quando convinsi la Santanchè a guidare quella battaglia non le dissi “se ti va, vieni”. La corteggiai, ci fu un’opera di avvicinamento. In politica, a volte, bisogna anche saper essere garbati. Dall’altra parte, invece, c’era Fini che ci attaccava e la Meloni che lo spalleggiava contro di noi. Anche lei, all’epoca, tuonava contro i partitini. E adesso?».
È vero che andrà con Berlusconi?
«Intanto la Direzione de La Destra, prima del congresso di Fiuggi, aveva varato la doppia tessera. Anche quello voleva essere un segnale distensivo. Ma non è stato colto. Ora convocherò il comitato di presidenza, ascolterò i vari orientamenti e decideremo. Un’idea me la sono fatta, ma ne parlerò solo quando diventerà qualcosa di più concreto».
Car. Sol.
(da “il Tempo”)
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Giugno 15th, 2013 Riccardo Fucile
I “FURBI” CHE SI FACEVANO TOGLIERE LE CONTRAVVENZIONI DA VIGILI URBANI COMPIACENTI…POLITICI LOCALI, DEPUTATI E IMPRENDITORI TRA I 1.500 NOMI SU CUI INDAGA LA PROCURA DI ROMA
C’è Francesco Storace, le auto intestate ad Alleanza nazionale, il Consiglio Regionale del Lazio e una nutrita schiera di pidiellini.
Tutti citati nella lista tenuta segreta per lungo tempo nei cassetti dell’ufficio contravvenzioni del Comune di Roma.
Sono 1500 nomi, molti eccellenti, che negli anni hanno avuto il privilegio di non pagare le multe prese mentre sfrecciavano con le loro auto nelle strade romane.
Quella lista però è finita agli atti dell’inchiesta della procura di Roma, che ha richiesto già il rinvio a giudizio per 4 vigili urbani ed un geometra accusati di concussione per la vicenda delle presunte mazzette chieste ai fratelli Bernabei, titolari di una enoteca a Trastevere, dietro la minaccia di una serie di controlli subordinati ad un abuso edilizio.
Il documento integrale che Il Fatto possiede riporta ben 1500 nomi di persone che hanno avuto il privilegio di non pagare le multe.
Amici di amici, politici, imprenditori, ma anche gente comune che approfittava non si sa in cambio di cosa.
Accanto ai nomi, nella lista, non è scritto l’importo esatto della contravvenzione, ma semplicemente “verbale improcedibile”. Teoricamente, spiegano gli inquirenti, le dichiarazioni di improcedibilità nascono dalla contestazione di cittadini, ma di quel carteggio non c’è più traccia. Di conseguenza, non c’è possibilità per i magistrati di agire contro i citati anche perchè chiunque potrebbe asserire che si tratti di un omonimo.
E così scorrendo la lista, spuntano nomi eccellenti.
Il primo è Francesco Storace, candidato leader de La Destra per le scorse elezioni per la presidenza della Regione Lazio, dove è uscito sconfitto da Nicola Zingaretti.
Addirittura Alleanza Nazionale ha fatto cestinare una multa presa da un auto intestata al partito. Stesso discorso per qualche dipendente del Consiglio regionale del Lazio, che ha approfittato del privilegio molte volte.
Sono quaranta le multe intestate ad auto del Consiglio regionale.
E ancora. Nella lista c’è anche Manuela Di Meglio, moglie di Alessandro Cochi delegato allo sport del comune di Roma, che si è fatta annullare quattro multe; Giovanni Serra, direttore del dipartimento mobilità e trasporti del comune di Roma; Monica Tagarelli, segretaria del delegato allo Sport, e Claudio Giuliani, ex consigliere VII Municipio per la lista civica di Rutelli.
Esce fuori anche una multa intestata a Nazzareno Cecinelli, segretario generale del consiglio regionale Lazio
Cecinelli è finito al centro delle cronache pochi mesi fa perchè la proroga della sua nomina in Regione sarebbe avvenuta in violazione delle disposizioni legislative sull’affidamento di incarichi dirigenziali a tempo determinato.
Proroga decisa dai membri dell’Ufficio di Presidenza della Regione Lazio, come Mario Abbruzzese, presidente, e Isabella Rauti — consigliere e moglie di Gianni Alemanno – che insieme ai colleghi è finita nel registro degli indagati per concorso in abuso d’ufficio.
Anche i membri del Pdl non disdegnavano la pratica che regnava sovrana all’ufficio contravvenzioni del comune.
Come l’onorevole Sestino Giacomoni appena rieletto nella circoscrizione di Lazio 1. A seguire Fabrizio Di Stefano, in passato consigliere comunale d’Abbruzzo, ex Pdl, poi passato a dicembre 2012 con Ignazio La Russa.
E Fabio Sabbatani Schiuma, uno degli esclusi eccellenti del centrodestra romana alle scorse elezioni.
E per concludere nella lista ci sono anche i nomi di Carlo Orichuia, dirigente Rai, di Maurizio Mattei, ex arbitro, oggi dirigente della Federazione italiana gioco calcio, Ludovico Maria Todini, imprenditore e padre di Luisa, membro del consiglio di amministrazione Rai.
E per finire, sono circa 42 le multe che farebbero riferimento a Forno Roscioli, della nota famiglia romana Roscioli.
I magistrati romani non sapranno mai l’importo delle multe, tantomeno il perchè stilare una lista, conservandola.
Durante la gestione Alemanno tutto questo era possibile.
Molti agivano indisturbati, altri ne approfittavano.
Le spese, con conseguenze danno erariale, sono finite sotto la lente della Corte dei conti che ha aperto un’indagine.
Valeria Pacelli
(da Il Fatto Quotidiano”)
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Maggio 15th, 2013 Riccardo Fucile
STORACE PER AFFIGGERE I MANIFESTI DEL “QUOZIENTE ITALIA” SI DEVE AFFIDARE AGLI IMMIGRATI… CHE ABBIA CARENZA DI MILITANTI? NON SI DISPERI, TRA POCO POTRA’ CONTARE SULL’AIUTO DI MENIA
Roma, zona stazione Termini. 
La campagna elettorale per la corsa al Campidoglio offre spunti di riflessione: giovani immigrati che attaccano i manifesti de La Destra di Storace a sostegno di Gianni Alemanno (Pdl), sui quali campeggia in bella vista lo slogan: ‘Roma s’è Destra. Quoziente Italia. Asili nido e servizi sociali agli italiani’.
Chissà se Storace e Alemanno sanno che la loro campagna elettorale è resa possibile, dall’alba alla notte, dalle persone contro le quali si scagliano per farsi eleggere.
La domanda che si pone “il Fatto Quotidiano” (che ha realizzato il video da cui abbiamo tratto la foto che pubblichiamo) è solo retorica: lo sanno, lo sanno…
Una volta le affissioni venivano effettuate dai militanti, ma, in mancanza di questi, ci si affida agli immigrati tanto disprezzati…
Che esempio di coerenza…
Sarebbe interessante sapere se l’agenzia cui si sono affidati ha messo in regola questi attacchini o meno: basterebbe che il comune di Roma, guidato da Alemanno, mandasse in giro qualche vigile per gli opportuni controlli.
Sarebbe il colmo che le due “anime sociali che più sociali non si può” della destra italiana fossero inconsapevoli mandanti di sfruttamento del lavoro nero.
Certo, una volta il problema non si sarebbe posto, perchè a destra i manifesti li affiggevano i militanti.
Forse non ci saranno più, forse i copiosi rimborsi elettorali hanno indotto a meno sacrifici personali, forse gli immigrati li attaccano meglio, chissà …
Ma appena andrà in porto la riunificazione della destra italiana, Storace può stare tranquillo: per le affissioni potrà contare almeno sull’aiuto di Menia.
Dal manifesto di Bastia Umbra a quelli della stazione Termini il passo per qualcuno è breve.
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Febbraio 23rd, 2013 Riccardo Fucile
“ME NE FREGO DELLA SENTENZA DEL TRIBUNALE” CHE INTIMA A “LA DESTRA” DI ONORARE LE SPESE DI 40.000 EURO DA LUI AUTORIZZATE DELLA CANDIDATA SINDACO DI GENOVA…”IL CONTRATTO LO STRACCIO, AL BALLOTTAGGIO VOTO’ DORIA”
Storace se ne frega.
Fa spallucce della sentenza del tribunale di Genova che intima a “la Destra” di pagare i 40.000 euro di spese elettorali per le Comunali dell’anno scorso anticipate da Susy De Martini, allora candidata sindaco.
Se ne frega perchè ” al ballottaggio la De Martini invitò a votare per un candidato di sinistra e io non posso spendere i soldi del mio partito per una cosa del genere”.
Il candidato in questione è Marco Doria per il quale in effetti la De Martini aveva espresso una preferenza rispetto al candidato centrista Enrico Musso.
Ma può una simile considerazione politica strappare un accordo con tanto di firma che prevedeva la copertura di spese elettorali fino a 50.000 euro?
No, infatti il procedimento del tribunale va avanti e potrebbe finire con dei pignoramenti.
La De Martini replica: “Storace, senza rendersene conto, mi fa un complimento. Evidenzia e sottolinea la mia grande autonomia e indipendenza: qualità che, disse proprio lui, lo avevano convinto nella mia scelta come candidato sindaco. Storace sapeva benissimo che mi ero candidata alle Europee con il Pdl e poi in una lista civica che sosteneva Burlando in Regione. Io lavoro per il mio territorio e le mie competenze”.
E aggiunge: “La Giustizia farà il suo corso, chiedo solo il rispetto di un contratto firmato da Storace e così sarà . Certamente non è un bell’esempio non rispettare la legge da parte di chi si ritiene la punta di diamante del centrodestra”.
(da “il Secolo XIX”)
Commento del ns. direttore
La vicenda non riveste solo aspetti locali, trattandosi del comportamento di un politico candidato a governare una delle più importanti regioni italiane, il Lazio, e che dovrebbe quindi in primis onorare i propri impegni interni per pretendere di avere credibilità nei confronti degli elettori della propria regione.
Abituato a lasciare miliardi di buchi nella Sanità laziale, forse di un debito certificato in 40.000 euro “basta fregarsene”, motto in sintonia con il destino di un caratterista e di una macchietta, non certo di un ideologo “sociale”.
Avendo seguito la campagna elettorale per le comunali a Genova, non possiamo negare che l’amica Susy avesse fatto acquisire visibilità a “la Destra” proprio grazie al suo movimentismo fuori dagli schemi.
Tanto è vero che, pur nella modestia del risultato raggiunto dal partito, Susy, come candidata sindaco, aveva raccolto diversi voti in più de “la Destra”.
Interpretando una linea alternativa ai due candidati moderati targati Pdl e terzo Polo, aveva avanzato la provocazione “tanto vale votare Doria” solo al ballottaggio, combattendo fino a quel punto una battaglia in prima linea, scarsamente supportata dal partito.
Non pagare un debito perchè “ha indicato uno di sinistra” al ballottaggio non solo è ridicolo giuridicamente, ma anche patetico politicamente per uno che scimmiotta per interesse la destra sociale.
Trattandosi di soggetto che è rimasto negli annali del Msi per essersi sempre schierato tra gli a-sociali con compiti prima di autista e poi di portaborse e portavoce di Fini.
Insomma portava sempre qualcosa: o un’auto o una borsa.
Fino a indossare la livrea di maggiordomo alla corte di palazzo Grazioli.
Per questo suggeriamo a Susy, in mancanza di denaro contante, visto che la Destra pare non abbia neanche un conto corrente diretto da pignorare, di indirizzare gli ufficiali giudiziari verso il sequestro di qualche cimelio caro a Storace: il crick dell’auto di Marchio, la borsa che ha portato, da stipendiato del partito, a Fini per anni (prima di definirlo “un maiale”, per capirci), la seggiola su cui, da stipendiato, ha posate le chiappe al Secolo d’talia per anni, la livrea da maggiordomo che ha indossato per servire alle cene eleganti del Cavaliere a palazzo Grazioli.
Sicuramente sempre ben ripagato per i suoi servigi.
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Febbraio 21st, 2013 Riccardo Fucile
SUSY DE MARTINI, CAPOLISTA DEL PARTITO ALLE COMUNALI DI GENOVA, HA DENUNCIATO STORACE PER NON AVER FATTO FRONTE A UN IMPEGNO SCRITTO DI RIFONDERLE 40.770 EURO ANTICIPATE PER LA CAMPAGNA ELETTORALE… ARRIVA L’INGIUNZIONE DEL TRIBUNALE MA INCREDIBILMENTE NON SI TROVANO CONTI CORRENTI INTESTATI AL PARTITO
Ingiunzione di pagamento a carico de “la Destra” di Francesco Storace: non ha pagato le spese
elettorali del candidato a sindaco di Genova, Susy De Martini, in lizza lo scorso anno.
Ma il provvedimento del tribunale di Genova, varato ormai oltre due mesi fa, non ha ancora avuto effetto: gli avvocati della De Martini, non solo non hanno avuto risposta dal partito, ma non hanno trovato conti correnti intestati a “la Destra” su cui far valere l’ingiunzione, anche con un pignoramento.
La notizia, però, ieri è trapelata perchè finalmente un conto corrente intestato al movimento di Storace è uscito fuori: è su una banca di Tivoli, ma il timore dei legali è che non sia così florido da coprire le spese.
La De Martini d’altra parte, ha pagato di tasca sua fatture per la Destra per 40.770 euro, forte di un documento agli atti che le consentiva di spendere fino a 50.000 euro.
Due questioni.
Prima: non era mai accaduto che un candidato sindaco si dovesse rivolgere alla macchina della Giustizia per ottenere un rimborso spese, con una legge vigente peraltro estremamente precisa.
Secondo: le difficoltà dei suoi legali a reperire beni mobili e immobili intestati a la Destra hanno fatto pensare il peggio alla candidata: “Dove finiscono i soldi del partito?”.
E, in assenza di risposte da parte di Storace, i legali hanno già fatto fare un calcolo di quanto possa valere la sede romana del partito o di quanto potrebbe valere un pignoramento di strumenti informatici o di arredo.
De Martini ieri ha ammesso la circostanza e, dopo qualche titubanza, ha svelato la sua ira verso l’attuale candidato governatore alla Regione Lazio: “Gli avevo dato fiducia perchè pensavo fosse la parte sana del centrodestra. Invece dopo aver esposto il mio nome e aver coinvolto persone che stimo nel progetto della candidatura a sindaco, in cambio sto ricevendo oltre al danno morale anche quello economico. La politica dovrebbe dare fiducia ai cittadini onesti: altro che rimborso dell’Imu, se non viene rispettato neppure un minimo accordo scritto, come accaduto a me”.
La rabbia cresce: “Berlusconi ha scelto Storace nel Lazio, ma è proprio Storace che non mantiene gli impegni, nonostante a luglio abbia ricevuto i fondi del rimborso elettorale”.
Giovanni Mari
(da “il Secolo XIX“)
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Febbraio 1st, 2013 Riccardo Fucile
LA GDF CERCA DI FARE LUCE SULLA DESTINAZIONE DI 2,3 MILIONI DI EURO VERSATI AI GRUPPI CONSILIARI DI STORACE (CHE HA SPESO COME SE AVESSE 24 COLLABORATORI) E DELLA LISTA POLVERINI
Due milioni e 280mila euro di soldi pubblici. E’ l’ammontare del denaro su cui sta investigando la Guardia di
Finanza nella regione Lazio secondo quanto riportato dal Secolo XIX.
La cifra è stata erogata nelle casse de La Destra e della Lista Polverini nell’anno 2011 attraverso dei versamenti che riportavano la causale “assunzione di personale”.
Si tratta di 721mila e 426 euro per il partito di Francesco Storace e un milione e 560mila euro per quello di Renata Polverini, soldi extra rispetto ai contributi già destinati ai singoli consiglieri (136mila euro a testa di cui 36mila per i collaboratori).
Se si considera che questi fondi non hanno a che fare con le consulenze, ma dovrebbero riguardare i soli collaboratori assunti, è una somma spropositata.
Abnorme soprattutto alla luce del fatto che nel 2011 La Destra aveva in consiglio regionale solo due membri: se un collaboratore può costare circa 30mila euro all’anno, per arrivare a 721mila euro significa che i due consiglieri si sarebbero avvalsi di 24 collaboratori.
Per quanto riguarda la lista Polverini, invece, per 13 consiglieri dovrebbero essere stati assunti 52 collaboratori.
Gli investigatori stanno dunque cercando di fare luce su questi fondi.
E nel frattempo Storace ha annunciato querele rispondendo a Franco Fiorito che in un verbale di alcuni mesi fa aveva detto: “In realtà io ho copiato da lui“.
Er Batman ha accusato il leader de La Destra, candidato alla presidenza della regione Lazio, di essersi fatto versare del denaro pubblico direttamente con dei bonifici, “troverete forse sul suo conto le quote in più”.
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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Gennaio 31st, 2013 Riccardo Fucile
CENTRODESTRA SPACCATO IN LISTE RIVALI TRA EX AN, EX FORZA ITALIA E CENTRISTI
Diaspora nel Pdl: una grana che rischia di far perdere a Francesco Storace il sempre
determinante apporto del Lazio sud alla causa del centrodestra.
Reduci dalla battaglie intestine contro Renata Polverini ed un governo centrale mai tenero con le periferie, i maggiorenti di quel che resta della creatura di Berlusconi decidono comunque di marciare.
Ma in liste diverse. E divise.
Tra i sostenitori dell’ex governatore a caccia del bis molti consiglieri uscenti, in prima linea o nelle retrovie dell’imbarazzante stagione degli scandali alla Pisana
CORSA IN SALITA
La campagna elettorale di Francesco Storace, già in salita per via del ritardo con cui il centrodestra ha individuato il proprio candidato alla Regione Lazio, prosegue all’insegna di un unico grande argomento-motivazione: sovvertire i pronostici che lo danno soccombente e affermarsi come quando, ormai tredici anni orsono, sconfisse Piero Badaloni con il 51,2% delle preferenze , mentre il giornalista prestato alla politica si fermò al 47%.
FRAMMENTAZIONE ECCESSIVA
La non trascurabile guerra di riposizionamento dei big del Pdl a livello regionale e provinciale, conferisce ulteriore incertezza alla sfida nei confronti di Zingaretti: le scissioni del Pdl berlusconiano hanno portato a coagularsi da un lato i vecchi esponenti di Forza Italia, dall’altro una buona dose di ex An nostalgici di una destra identitaria, mentre i centristi hanno scelto una ricetta alternativa che mette insieme Futuro e libertà con l’Udc.
Storace si trova a gestire un panorama frammentato, in cui anche le vecchie certezze rischiano di venir meno.
RISORSE ELETTORALI A RISCHIO
La provincia di Latina per esempio, potrebbe non dare al candidato del centrodestra quell’apporto del 57% di preferenze registrato nel 2005 quando, lo stesso Storace, perdeva sul piano regionale con il 47%, contro Marrazzo che conquistava il 50%. Oppure di non determinare la vittoria del candidato al contrario di quanto accadde con Polverini nel 2010: quando perdeva Roma con il 47,6%, Latina le conferiva voti a palate: il 63,3% ( tant’è che per vantarsene troppo, di lì a poco il sindaco del capoluogo incappò nella sfiducia e cadde), insieme a Frosinone con un ragguardevole 60%.
Anche nel Frusinate, per Storace, la situazione non è rosea.
FRUSINATE E NOMI IN LIZZA
Nelle liste regionali del Pdl a Latina e nel Frusinate restano i signori delle tessere e amministratori eletti (molti di rito forzista) che spesso hanno contestato il proprio partito e le scelte politiche che negativamente sono – o sarebbero – ricadute sul territorio.
Per la Ciociaria i nomi sono quelli di Antonello Iannarilli, presidente della provincia dimissionario, insieme a Mario Abbruzzese, reduce dalla presidenza del consiglio regionale guidato nella torbida stagione degli scandali non senza finirne in qualche modo invischiato.
Con loro anche l’uscente Annalisa D’Aguanno.
Nel Pontino corrono nomi nuovi (eccetto Lilli D’Ottavi consigliera Pdl uscente eletta con un pugno di voti): si tratta di Enrico Tiero (sostenitore di primarie mai svolte), Angelo Tripodi (gasparriano) e Pino Simeone, uomo di fiducia del potente Claudio Fazzone, sempre il più votato nonostante la flessione registrata nel 2010 con 28 mila preferenze. Storace, poi, mette nel listino un altro uomo di Fazzone, il costruttore Michele Nasso.
LA CAMPAGNA ACQUISTI DI MELONI
Si chiama Fratelli d’Italia l’ulteriore spina nel fianco: il movimento di Giorgia Meloni, Crosetto e La Russa ha operato una imponente campagna acquisti in casa Pdl.
Si prende, per candidarlo, il presidente del consiglio comunale di Latina Nicola Calandrini; poi incassa l’apporto del sindaco di Terracina Nicola Procaccini e di quello dello stesso capoluogo Giovanni Di Giorgi. Altro big di preferenze viene lanciato alla Camera: si tratta dell’ assessore comunale Pasquale Maietta.
A Frosinone è fuga di massa: tanti ex Pdl sono ora in lizza con la corrente Meloni-Rampelli.
Pensiamo al vicesindaco del capoluogo ciociaro Fulvio De Santis, all’ex portavoce di Iannarilli Antonio Salvati, all’assessore provinciale Massimo Ruspandini.
GLI «ANTI REGIONE»
In coalizione per Storace anche una lista che paradossalmente non vuole la Regione così com’è, bensi propugna una istituzione fatta delle sole province senza la troppo ingombrante Roma.
Parliamo di Mcl (Movimento cittadini e lavoratori) che ha tra i sui sponsor il presidente della provincia di Latina Armando Cusani.
Quello che ha riconsegnato la tessera del Pdl protestando contro lo scampato riassetto delle province, che non ha mancato di bacchettare un ministro di Berlusconi come Stefania Prestigiacomo, e che è in eterna lotta con la Regione sul tema del ciclo dei rifiuti, sino all’ultima battaglia sulla questione del conferimento dei rifiuti romani a Latina sulla scorta del decreto Clini.
Il movimento è presieduto da Giuseppe Paliotta e tra i candidati in Ciociaria schiera il sindaco di Ripi Gianni Celli, anche lui ex Pdl.
FRANCESCO E RENATA
Intanto Francesco Storace corre ai ripari prendendo con sè quel che resta dell’esperimento Città Nuove.
Dopo aver irrimediabilmente perso Gianfranco Sciscione, ex polveriniano divenuto presidente dell’Ater che ha ottenuto la candidatura in quota Udc per la Bongiorno, l’ex governatore accoglie in lista con la Destra Alessandra Mandarelli che era stata eletto alla Pisana con la lista di Renata Polverini.
A Latina invece corre il consulente della Polverini, ex Ugl , Claudio Durigon, inserito nella lista Storace.
Alla fine resta un dubbio: se tutte queste truppe, pur marciando divise, riusciranno a colpire unite.
Michele Marangon
(da “il Corriere della Sera“)
argomento: La Destra, Storace | Commenta »