IL GIOCO DELLE PARTI, STORACE ATTACCA LA MELONI: “NO EURO E FUORI DAL PPE? DUE ANNI FA VOTAVA ANCORA LA FIDUCIA A MONTI”
ORA SI CONTENDONO UN ELETTORATO “CRITICO” VERSO BERLUSCONI PER POI ALLEARSI O METTERSI IN LISTA CON LUI: SONO ANNI CHE NON SI SMUOVONO DALLA SILVIODIPENDENZA E AL CAVALIERE FANNO GIOCO
Francesco Storace, grande assente di Fiuggi…
«No, guardi, se cominciamo così lasciamo perdere, non mi va più di fare l’intervista».
Il leader de La Destra non è persona che perda facilmente il sorriso. Ma stavolta il tono delle sue parole è amaro, scontroso, con nessuna voglia di scherzare.
«Se non c’ero a Fiuggi non è stato certamente per mia volontà – spiega – ma perchè non mi hanno voluto. Non che pretendessi di avere qualche ruolo in particolare. Mi bastava un invito, alla stregua di Quagliariello o del rappresentante di Sel».
Come si è spiegato il mancato invito?
«Non me lo sono spiegato. Probabilmente non c’è nessun interesse a tentare una ricomposizione, ma è difficile chiarirsi certi meccanismi. Pssa la voglia persino di fare polemiche, meglio chiuderla qui».
Cosa si aspettava da Giorgia Meloni?
«Avrei voluto un appello sincero all’unità . Invece c’è stato solo un dire e un non dire. Condito da diverse insinuazioni su quelle che sarebbero le mie intenzioni per il futuro. Si preoccupi del futuro dell’Italia, non del mio».
C’è invece qualcosa che l’ha colpita positivamente?
«Il discorso pronunciato da Giorgia è largamente condivisibile. Il problema è che sono solo parole. Mentre la credibilità si basa sui fatti».
A cosa allude?
«Penso alla presa di posizione contro l’euro. Eppure loro sono gli stessi che hanno votato la fiducia al governo Monti. Noi la battaglia contro la moneta unica l’abbiamo fatta in tempi non sospetti. Era il 3 marzo 2012 e portammo in piazza ventimila persone. Proprio mentre loro in Parlamento sostenevano il governo tecnico. Altro che Marine Le Pen. Per non parlare della faccenda del Ppe…».
Parliamone.
«In passato la Meloni ammoniva: “Guai a tornare nostalgicamente indietro”. Ora invece hanno cambiato idea. Il che è legittimo se però si risparmiano prediche agli altri. La verità è che se le parole di adesso fossero state identiche ai fatti di ieri non avrebbero avuto problemi a invitarci. Invece hanno avuto paura del richiamo della coscienza, per questo non ci hanno voluti».
L’unità della destra è definitivamente compromessa?
«La Meloni, con la replica di domenica, certamente non ha aiutato. Ma il discorso va allargato. Questo nuovo partito come si pome con il tema delle alleanze? Vuole o non vuole stare con il centrodestra? Anche parlare di Berlusconi in quella maniera non è stato carino…».
In che senso?
«Sono stati per quattro anni nel suo stesso partito, sono stati ministri con lui e ora lo attaccano. Ma così l’elettorato di destra non te lo riprendi. An valeva il 15%. Adesso quei voti sono almeno per metà in Forza Italia. Sperano di riconquistarli insultando il leader di quel partito? Vuole sapere i motivi dello scontro con Fini? Sono diventati concorrenti nell’antiberlusconismo».
Berlusconi non può essere messo in discussione?
«Guardi, io con il Cavaliere ho avuto anche scontri duri. Penso a quando, nel 2008, subì il veto di Fini alla presenza de La Destra nella coalizione. Anche noi, in quel contesto, facemmo un “miracolo” in quaranta giorni, conquistando il 2,5% dei voti. Ma quella storia è indicativa anche sotto un altro punto di vista».
Quale?
«Quando convinsi la Santanchè a guidare quella battaglia non le dissi “se ti va, vieni”. La corteggiai, ci fu un’opera di avvicinamento. In politica, a volte, bisogna anche saper essere garbati. Dall’altra parte, invece, c’era Fini che ci attaccava e la Meloni che lo spalleggiava contro di noi. Anche lei, all’epoca, tuonava contro i partitini. E adesso?».
È vero che andrà con Berlusconi?
«Intanto la Direzione de La Destra, prima del congresso di Fiuggi, aveva varato la doppia tessera. Anche quello voleva essere un segnale distensivo. Ma non è stato colto. Ora convocherò il comitato di presidenza, ascolterò i vari orientamenti e decideremo. Un’idea me la sono fatta, ma ne parlerò solo quando diventerà qualcosa di più concreto».
Car. Sol.
(da “il Tempo”)
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