C’E’ POLVERE SOTTO IL TAPPETO
GUALTIERI OTTIMISTA SUL MASSIMO DELLA FLESSIBILITA’ CHE CI CONCEDERA’ L’EUROPA… MA SITUAZIONE COMPLICATA DAI TARGET IRREALISTICI DI TRIA SULLE PRIVATIZZAZIONI
“Una manovra restrittiva sarebbe controproducente, l’ho detto ai colleghi dell’Eurogruppo”. Pacato e senza i toni alti che mal si concilierebbero sia con la fase che con il suo modo di essere, Roberto Gualtieri lascia Helsinki fiducioso che anche quest’anno la nuova Commissione europea, guidata da Ursula von der Leyen a partire da novembre, possa garantire all’Italia altri margini di flessibilità previsti dalle regole europee. “Ovvio che questo governo si batte all’interno di regole che comprendono un pieno uso della flessibilità ”, dice il neo-ministro evitando di dare cifre, “premature”.
Al termine di questa due giorni di Eurogruppo ed Ecofin informali in Finlandia, presidente di turno dell’Ue, al suo debutto europeo da neoministro dell’economia Gualtieri procede coi piedi di piombo, ma sa anche di poter contare su un clima diverso non solo nei confronti dell’Italia, che ora non è più governata dal sovranista Matteo Salvini, bensì su tutto l’impianto economico europeo: le regole stesse del patto di stabilità e crescita che ormai sono in discussione, sebbene ancora senza esito, e le responsabilità della Germania.
La flessibilità da chiedere riguarderebbe investimenti nell’economia ‘green’, nel solco delle priorità europee annunciate da von der Leyen. Il punto è che non basterà .
Ci sarà da recuperare risorse per disinnescare le clausole di salvaguardia sull’Iva e per tentare un’operazione di riduzione del cuneo fiscale.
Ma il Governo “Conte I”, con Giovanni Tria all’economia, ha lasciato polvere sotto il tappeto: in primo luogo quel target di incasso di 18 miliardi di euro dalle privatizzazioni. Gualtieri dice chiaramente che quella “è una cifra irrealistica” e poi, in generale, non è dalle privatizzazioni che “si fa cassa: si possono trarre vantaggi nell’immediato, ma alla lunga si rischia di non avere player nell’economia globale.
“Da parte mia – spiega – c’è grande prudenza, ma non esiste ancora un piano del governo”. Altra cosa è che ci debba essere una “gestione migliore del patrimonio pubblico che è una componente della strategia del debito, ma — aggiunge — la mia visione è che l’Italia disponga di aziende pubbliche molto efficienti che portano dividendi allo Stato, non sono un costo e concorrono a essere nella loro autonomia elementi di capacità di politica industriale”.
Chiaro. Ma entro 4 settimane, da qui al 15 ottobre quando tutti gli Stati europei dovranno presentare il loro documento economico e finanziario, le risorse dovranno essere trovate, al netto della flessibilità che la nuova Commissione potrà concedere.
La manovra non sarà “restrittiva”, promette Gualtieri, mostrandosi prudente, ma sicuro di dossier che conosce bene dopo 5 anni di esperienza da presidente della Commissione problemi economici del Parlamento europeo.
Così bene da maneggiarli in un inglese non sempre immediato per i lettori italiani: “Stiamo lavorando per collocare la manovra economica nel quadro di una ‘fiscal stance’”, cioè ‘orientamento di politica fiscale’. L’8 e il 9 ottobre, Gualtieri potrà parlarne con i colleghi europei alla prossima riunione dell’Eurogruppo a Lussemburgo.
Però il vento è dalla parte di Roma e dei paesi del sud con debito più alto, questa volta.
Il che non è detto che di colpo gli ostacoli per una revisione delle regole non ci siano più. O che da un momento all’altro magicamente scompaia il tetto del 3 per cento di deficit sul pil o la soglia del 60 per cento cui allineare il debito.
Però la discussione sulle regole — chiesta anche dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella sabato scorso a Cernobbio – è davvero iniziata, qui alla riunione informale dell’Ecofin stamattina, malgrado le resistenze di Francia e Germania. Stamane, in effetti, i ministri degli Stati più ‘forti’ dell’Unione – dal francese Bruno Le Maire, al tedesco Olaf Scholz e i colleghi olandese – non erano presenti: se ne sono andati ieri sera, a dimostrare che la revisione delle regole non è la loro priorità o comunque è un punto difficile da maneggiare nei confronti del loro elettorato.
Al dibattito naturalmente erano rappresentati dai loro vice, la discussione c’è stata. E starà a von der Leyen trarre le conclusioni “entro dicembre” con una “comunicazione della Commissione”, dice Gualtieri.
In sostanza, stamane Thygesen Niels, il presidente del Consiglio europeo di bilancio – organismo indipendente chiamato a valutare l’applicazione del Patto di Stabilità Ue — ha presentato un rapporto molto critico sulle regole attuali e il modo in cui sono state applicate dal 2011 in poi.
“Queste regole spesso non proteggono la qualità degli investimenti — spiega Niels — Ci si è concentrati troppo sulla regola del debito e del deficit e poco sugli investimenti: perciò ora la priorità dovrebbe andare agli investimenti nell’economia ‘verde’. Insomma le regole non hanno funzionato come avrebbero dovuto anche perchè la crisi è stata più severa nei paesi con alto debito”, vale a dire Grecia e Italia. “Devono ridurre il debito quando il ciclo è positivo”, aggiunge Niels, uno che solo l’anno scorso rimproverava alla Commissione Juncker di aver concesso all’Italia troppa flessibilità .
Ecco, Gualtieri e il governo M5s-Pd piombano (non a caso, comunque) in una Europa che nel frattempo sta iniziando a rivedere molto di se stessa, a cominciare dalla richiesta alla Germania di usare il surplus accumulato in questi anni per investimenti che servano alla crescita di tutta l’Eurozona. Non era mai successo prima, ieri qui a Helsinki persino il ‘falco dell’austerity’ Valdis Dombrovskis, confermato vicepresidente della Commissione Ue anche con von der Leyen, lo ha detto al tedesco Scholz.
Tutto in discesa? No, ma nemmeno in salita. Lo dice chiaramente Giuseppe Conte, intervenendo alla Fiera del Levante: “Durante la mia visita a Bruxelles, ho avuto conferma che l’Italia si trova a un punto di svolta, una sfida cruciale. Gode oggi di un prezioso capitale di fiducia che, se sarà speso al meglio, produrrà effetti benefici nel breve, medio e lungo periodo”. Si vede sui mercati, dalla “sensibile riduzione dello spread”, che “scommettono con forza sulla capacità dell’Italia di recuperare il treno della crescita economica e sulla nuova fase politica”.
Gualtieri risponde ad una domanda sul ‘collega di partito’ Paolo Gentiloni, nuovo commissario all’Economia, l’altra gamba su cui poggia l’impegno europeista del nuovo governo: “Mi aspetto che Gentiloni sia protagonista del rilancio dell’Europa, non sarà il commissario della flessibilità dell’Italia ma del rilancio dell’Ue. Tutta la nostra impostazione è questa. Non chiediamo eccezioni per l’Italia ma vogliamo concorrere quale paese fondatore al rilancio del progetto europeo per affrontare le grandi sfide, dalla globalizzazione all’uguaglianza sociale, al cambiamento climatico”.
(da “Huffingtonpost”)
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