CIALTRONE: I PAESI ISLAMICI DOVE TRUMP HA INTERESSI ECONOMICI SONO STATI ESCLUSI DALLA BLACK LIST
NEGLI USA E’ RIVOLTA CONTRO TRUMP, UN GIUDICE BLOCCA L’ESPULSIONE DEI CITTADINI CON PASSAPORTO DEI SETTE PAESI… PROTESTE NEGLI AEROPORTI
Ann Donnelly, giudice federale di New York, ha emesso un’ordinanza di emergenza che temporaneamente impedisce agli Stati Uniti di espellere i rifugiati che provengono dai sette paesi a maggioranza islamica soggetti all’ordine esecutivo emanato dal presidente Donald Trump , che ha congelato gli arrivi da quei paesi per tre mesi.
L’ordinanza di emergenza del giudice Donnelly annulla una parte dell’ordine esecutivo del presidente Donald Trump sull’immigrazione, ordinando che i rifugiati e altre persone bloccate negli aeroporti degli Stati Uniti non possono essere rimandate indietro nei loro paesi.
Ma il giudice non ha stabilito che queste stesse persone debbano essere ammesse negli Stati Uniti nè ha emesso un verdetto sulla costituzionalità dell’ordine esecutivo del presidente.
I legali che hanno citato in giudizio il governo per bloccare l’ordine della Casa Bianca hanno detto che la decisione, arrivata dopo un’udienza di urgenza in una corte di New York, potrebbe interessare dalle 100 alle 200 persone che sono state trattenute al loro arrivo negli aeroporti statunitensi sulla base dell’ordine esecutivo che il presidente Donald Trump ha firmato venerdì pomeriggio, una settimana dopo il suo insediamento.
Merkel contro Trump: «Stop all’immigrazione ingiustificato
Per Angela Merkel lo stop agli ingressi in Usa dei rifugiati provenienti da alcuni paesi «non è giustificato». La cancelliera tedesca, ha spiegato il portavoce Steffen Seibert, «è convinta che anche la necessaria lotta al terrorismo non giustifica» una misura del genere «solo in base all’origine o al credo» delle persone.
Gentiloni: «Società aperta è pilastro dell’Ue»
«L’Italia è ancorata ai propri valori. Società aperta, identità plurale, nessuna discriminazione. Sono i pilastri dell’Europa». Così il premier Paolo Gentiloni su Twitter.
«May non è d’accordo con il blocco dell’immigrazione»
Alla premier britannica Theresa May la decisione del presidente americano Donald Trump di sospendere ogni accesso agli Usa da sette Paesi a maggioranza islamica non piace. Il suo portavoce ha affermato oggi che la premier «non è d’accordo» con il decreto esecutivo di Trump e sfiderà il governo americano qualora il bando dovesse avere un effetto negativo sui cittadini britannici. La presa di posizione avviene poche ore dopo che la stessa May, nel corso della sua visita ieri in Turchia, si era rifiutata di commentare il bando deciso dal presidente americano. Si tratta di una decisione, aveva affermato, che riguarda gli Stati Uniti.
Trudeau: «Il Canada accoglie indipendentemente dalla fede
Prendendo le distanze della Casa Bianca che ha deciso di vietare l’ingresso negli Stati Uniti ai cittadini di sette Paesi musulmani, il premier canadese Justin Trudeau, ha invece affermato la volontà del suo Paese di accogliere i rifugiati «indipendentemente dalla loro fede».
«A coloro che fuggono da persecuzione, terrore e guerra, il Canada vi accoglierà , indipendentemente dalla vostra fede. La diversità è la nostra forza. Benvenuti in Canada», ha scritto il premier, su Twitter. Trudeau ha anche pubblicato sull’account una sua foto in procinto di accogliere rifugiati, scattata nel 2015, quando il premier aveva voluto recarsi personalmente in aeroporto per l’arrivo di un primo contingente di rifugiati siriani nel quadro di un ponte aereo organizzato dalle autorità di Otttawa. Da allora il Canada ha accolto più di 35mila rifugiati siriani.
Il ministro degli Esteri iraniano: «La nostra decisione non è retroattiva»
«A differenza degli Usa, la nostra decisione non è retroattiva», ha detto il ministro degli Esteri iraniano Javad Zarif in riferimento alla decisione dell’Iran di applicare il principio di reciprocità dopo la decisione del presidente americano Donald Trump di sospendere i visti per i cittadini iraniani. «Coloro che hanno già un visto valido iraniano saranno accolti volentieri». «Pur rispettando i cittadini americani e facendo differenza fra loro e le politiche ostili del governo statunitense, l’Iran ha dovuto prendere misure reciproche per proteggere i propri cittadini».
Proteste negli aeroporti degli Stati Unit
L’ordine esecutivo con cui Donald Trump ha sospeso temporaneamente l’arrivo di tutti i rifugiati e delle persone provenienti da sette Paesi a maggioranza islamica ha innescato una serie di proteste davanti agli aeroporti internazionali di numerose città degli Stato Uniti. In particolare circa 2.000 persone, tra cui alcune celebrità , si sono riunite davanti al John F. Kennedy Airport di New York (foto) , causando anche alcuni disordini.
L’agenzia che gestisce lo scalo ha tentato di ostacolare l’afflusso dei manifestanti fermando i treni che portano ai terminal, ma il governatore dello stato di New York, il democratico Andrew Cuomo, ha cancellato la misura, affermando che la gente ha il diritto di protestare.
E manifestazioni ci sono state anche nel vicino aeroporto di Newark, in New Jersey, dove si sono radunate circa 120 persone con cartelli contro l’ordine esecutivo di Donald Trump.
E anche all’aeroporto di Denver, in Colorado, decine di manifestanti si sono riuniti davanti al locale scalo internazionale, così come a Chicago, davanti all’aeroporto à’Hare si è radunata una piccola folla e diverse persone sono state arrestate.
Secondo quanto riferisce la stampa locale, anche diversi passeggeri in arrivo allo scalo si sono uniti ai manifestanti.
Simili manifestazioni si sono svolte anche a Dallas, Seattle, Portland, San Diego. E a Los Angeles, circa 300 persone sono entrate nel terminal dopo aver inscenato una veglia a lume di candela. E ancora, a San Francisco, centinaia di persone hanno bloccato la strada che porta allo scalo per esprimere la loro protesta.
I paesi islamici dove Trump ha interessi economici esclusi dalla “black list”.
E sale anche la protesta per l’esclusione di alcuni paesi islamici, da cui sono provenuti molti dei terroristi responsabili di attentati gravissimi contro cittadini americani, dalla black list decisa da Trump.
Sono proprio quei paesi dove il tycoon ha importanti interessi economici.
In un tweet, James Melville ad esempio fa il confronto con gli altri Stati messi al bando dal presidente degli Stati Uniti in relazione alle azioni violente contro gli Usa. Dal confronto emerge un dato sconcertante: le nazioni escluse dalla lista nera sono proprio quelle che hanno dato i natali agli autori delle più efferate stragi contro cittadini americani, mentre dai paesi inseriti nella lista non ci sono persone che hanno compiuto azioni violente negli Usa.
(da “La Repubblica”)
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